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<strong>Wiki</strong> <strong>Africa</strong> <strong>Trek02</strong><br />

<strong>Africa</strong> Archimedica<br />

PDF generato attraverso il toolkit opensource ''mwlib''. Per maggiori informazioni, vedi [[http://code.pediapress.com/ http://code.pediapress.com/]].<br />

PDF generated at: Sun, 29 Jan 2012 16:33:01 UTC


Indice<br />

Voci<br />

Guinea 1<br />

Guinea 1<br />

Conakry 14<br />

Storia della Guinea 16<br />

Mali 18<br />

Mali 18<br />

Bamako 30<br />

Burkina Faso 34<br />

Burkina Faso 34<br />

Ouagadougou 42<br />

Storia del Burkina Faso 45<br />

Costa D'avorio 48<br />

Costa d'Avorio 48<br />

Yamoussoukro 56<br />

Storia della Costa d'Avorio 58<br />

Togo 63<br />

Togo 63<br />

Lomé 77<br />

Storia del Togo 79<br />

Benin 83<br />

Benin 83<br />

Porto-Novo 90<br />

Storia del Benin 92<br />

Regno del Benin 93<br />

Niger 99<br />

Niger 99<br />

Niamey 109<br />

Storia del Niger 111<br />

Campionato di calcio nigerino 114


Nigeria 117<br />

Note<br />

Nigeria 117<br />

Abuja 126<br />

Storia della Nigeria 129<br />

Politica della Nigeria 136<br />

Economia della Nigeria 138<br />

Musica della Nigeria 143<br />

Fonti e autori delle voci 151<br />

Fonti, licenze e autori delle immagini 153<br />

Licenze della voce<br />

Licenza 156


Guinea<br />

(dettagli)<br />

Guinea<br />

'"Travail, Justice,<br />

Guinea<br />

Solidarité"(francese)<br />

"Lavoro, Giustizia, Solidarietà"<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica di Guinea<br />

Nome ufficiale République de Guinée<br />

Lingue ufficiali francese<br />

Capitale Conakry (1.091.483 ab. / 1996)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica semipresidenziale<br />

Capo di Stato Alpha Condé<br />

Capo di Governo Mohamed Said Fofana<br />

Indipendenza Dalla Francia, 2 ottobre 1958<br />

Ingresso nell'ONU 8 ottobre, 1962<br />

Superficie<br />

Totale 245.857 km² (75º)<br />

1


Guinea 2<br />

% delle acque trascurabile<br />

Popolazione<br />

Totale 7.466.200 ab. ( ) (83º)<br />

Densità 30,4 ab./km²<br />

Geografia<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

Fuso orario UTC +0<br />

Economia<br />

Valuta Franco guineano<br />

PIL (PPA) 10.501 milioni di $ (142º)<br />

PIL pro capite (PPA) 1.046 $ (2010) (166º)<br />

ISU (2010) 0,340 (basso) (156º)<br />

Varie<br />

TLD .gn<br />

Prefisso tel. +224<br />

Sigla autom. xx<br />

Inno nazionale Liberté<br />

Festa nazionale<br />

La Repubblica di Guinea (République de Guinée), nota anche informalmente come Guinea Conakry, [1] è uno<br />

Stato dell'<strong>Africa</strong> Occidentale. Confina con Guinea-Bissau e Senegal a nord, Mali a nord e nord-est, Costa d'Avorio a<br />

sud-est, Liberia a sud, e Sierra Leone ad ovest. Il suo territorio racchiude la sorgente dei fiumi Niger, Senegal, e<br />

Gambia.<br />

Dominato da vari regni africani, il paese divenne uno dei punti nevralgici della tratta degli schiavi, che lo spopolò.<br />

Divenuta colonia francese nel 1890, la Guinea ha raggiunto l'indipendenza per consultazione referendaria nel 1958;<br />

da allora fino al 1984 è stato retto dittatorialmente da Ahmed Sékou Tourè. Dopo questi la situazione politica si è<br />

fatta fosca: dal 1984 il regime non-democratico è proseguito con la presidenza di Lansana Contè, terminata il 23<br />

dicembre 2008 con la morte del capo di stato dopo una grave malattia. La mattina del 23 dicembre l'esercito<br />

guineiano attua un colpo di stato militare sospendendo ogni attività politica e sindacale e sciogliendo l'Assemblea<br />

Nazionale. Dotata di notevoli risorse minerarie, la Guinea affida al loro sfruttamento lo sviluppo della propria


Guinea 3<br />

economia, che conta non solo sull'attività mineraria ma anche su quella agricola.<br />

Nome<br />

Il nome Guinea (geograficamente assegnato a gran parte della costa occidentale dell'<strong>Africa</strong>, a sud del Deserto del<br />

Sahara e a nord del Golfo di Guinea) è di origine berbera ed è traducibile in "terra dei marroni".<br />

Storia<br />

Epoca precoloniale<br />

L'odierna Guinea prima di essere colonizzata fu parte di diversi imperi africani, il primo di questi fu l'Impero del<br />

Ghana, che conquistò questo territorio nel 900. Seguì il regno dei Soussou nei secoli dodicesimo e tredicesimo.<br />

Ancora dopo l'Impero del Mali prese il controllo della regione dopo la battaglia di Kirina nel 1235, ma aspri conflitti<br />

interni portarono alla sua dissoluzione nel 1610 circa. Subentrò l'Impero Songhai, uno stato molto più forte e solido<br />

dei precedenti, ma destinato anch'esso al declino a causa di scontri interni. Seguì un periodo di generale confusione,<br />

l'Impero Shongai aveva lasciato un grande vuoto.<br />

Il XVIII secolo fu molto importante per la Guinea, perché segnò l'inizio della diffusione dell'Islam e l'arrivo, nella<br />

regione del Futa Gialòn, dei Fula, gruppo etnico che è attualmente il più diffuso del paese. Quando i portoghesi<br />

arrivarono, trovarono il territorio diviso in varie signorie vassalle dei regni sudanesi.<br />

Epoca coloniale<br />

I portoghesi furono i primi a giungere in Guinea, avviando contatti con gli indigeni fin dal XV secolo. In seguito la<br />

Guinea fu al centro della tratta degli schiavi, che causò una drastica riduzione della sua popolazione. Per fermare il<br />

commercio di schiavi la Francia decise di stipulare patti con i capi locali. Nel 1890 la Guinea divenne una colonia<br />

francese e proprio i francesi fondarono la capitale, Conakry, sull'isola Tombo. In realtà i francesi erano penetrati nel<br />

territorio già in precedenza, ottenendo nel 1880 il protettorato sulla regione del Futa Gialòn. Nel 1895 la Guinea fu<br />

incorporata nell'<strong>Africa</strong> occidentale francese.<br />

In seguito al referendum promosso da Charles De Gaulle, la Guinea votò per la sua piena indipendenza il 28<br />

settembre 1958. Il paese divenne ufficialmente indipendente il 2 ottobre dello stesso anno: il periodo coloniale si era<br />

quindi concluso.<br />

Indipendenza<br />

Periodo Tourè (1958-1984)<br />

Primo Capo di Stato fu Ahmed Sékou Tourè, leader del Partito Democratico della Guinea, che alle elezioni<br />

territoriali del 1957 aveva ottenuto 56 seggi su 60. Orientato su politiche socialiste, il paese riuscì comunque a<br />

ricevere un notevole flusso di capitale dai paesi capitalisti. Sotto Tourè la Guinea ebbe un sistema politico chiuso e<br />

monopartitico, sordo a questioni come diritti umani e libertà d'espressione: entrambe le cose vennero ripetutamente e<br />

abitualmente calpestate. Tourè fu un presidente tanto forte da essere considerato un dittatore [2] ; estese il suo<br />

controllo anche ai media [3] .


Guinea 4<br />

L'economia fu condotta verso un controllo statale pressoché completo,<br />

attuato con nazionalizzazioni di massa. L'opposizione politica ricevette<br />

una durissima repressione e le riforme economiche di quegli non<br />

portarono a progressi economici particolari. Tourè, sostenuto per il suo<br />

nazionalismo etnico, si scontrò per la sua politica repressiva con la sua<br />

stessa etnia, i Malinkè. Ossessionato da possibili complotti alle sue<br />

spalle, Tourè, divenuto un vero e proprio dittatore, fece imprigionare<br />

gli oppositori presunti o effettivi in veri e propri gulag. Questa<br />

situazione portò molti cittadini ad emigrare verso i paesi vicini.<br />

Presidenza Contè<br />

Ahmed Sékou Tourè.<br />

Tourè morì il 26 marzo 1984. Fu sostituito momentaneamente dal Primo Ministro Louis Lansana Beavogui,<br />

rovesciato il 3 aprile da una giunta militare guidata da Lansana Contè e Diarra Traorè. I due divennero<br />

rispettivamente presidente e primo ministro. Contè denunciò subito gli abusi di Tourè e il suo scarso rispetto dei<br />

diritti umani, liberando 250 prigionieri politici e invitando 200.000 emigrati a tornare nel paese. Inoltre si adoperò<br />

per cancellare molte delle misure politiche ed economiche introdotte dal dittatore, ma la povertà non diminuì<br />

esponenzialmente e non si avvertirono segni forti di un ritorno alla democrazia. Nel 1985 Traorè tentò di rovesciarlo<br />

con un colpo di stato, ma questa azione fallì e Traorè stesso venne giustiziato. Nel 1992 Contè annunciò il ritorno del<br />

potere nelle mani dei civili con delle elezioni presidenziali nel 1993 e delle elezioni parlamentari nel 1995, nelle<br />

quali la formazione del presidente, il Partito dell'unità e del progresso, conquistò 71 seggi su 114.<br />

Nonostante questi apparenti esercizi di democrazia, il controllo di Contè sul paese si fece sempre più saldo e andò<br />

consolidandosi negli anni. Parallelamente le proteste si intensificarono, culminando nell'assalto al palazzo<br />

presidenziale nel febbraio del 1996: vista l'emergenza Contè fu costretto a prendere il controllo dell'esercito e a dare<br />

un segnale di democratizzazione, nominando dopo tanto tempo un primo ministro, Sydia Tourè, che rappresentasse<br />

una divisione del potere. La situazione interna non parve cambiare e la riconferma del presidente nel 1998 rese il<br />

clima interno ancora più pericoloso. Nel settembre 2001 fu arrestato il principale membro dell'opposizione, Alpha<br />

Condè. Condè, catturato e processato, fu condannato a cinque anni di reclusione ma dopo non molto rilasciato, anche<br />

se trascorse un periodo di esilio in Francia. Intanto il presidente promosse sempre nel 2001 un referendum, per<br />

allungare il termine del mandato presidenziale: il referendum fu vinto con il 98,4% dei votanti a favore. Venne<br />

confermato per la terza volta nel 2003 con il 95,3% dei voti. Nel gennaio 2005 è sfuggito ad un probabile attentato<br />

alla sua vita, durante una sua rara apparizione pubblica a Conakry. Nel frattempo la corruzione ha raggiunto livelli<br />

altissimi, e la situazione economica non mostra grandi miglioramenti.<br />

Nel gennaio 2007 è cominciato un periodo di protesta generale a livello nazionale, che ha portato migliaia di<br />

guineani in piazza a protestare contro il presidente e il suo ormai lunghissimo mandato. Le proteste si sono fermate il<br />

27 gennaio, dopo forti scontri tra manifestanti e polizia, che hanno causato circa 90 morti e 300 feriti [4] . Sull'orlo di<br />

una guerra civile e in crisi politica, la Guinea vede ormai sempre più prossima la possibilità di un radicale<br />

cambiamento politico. Il contestato presidente Lansana Conté ha nominato nel febbraio 2007 come nuovo primo<br />

ministro Eugene Camara, suo stretto collaboratore. Tale decisione è stata avversata duramente dall'opposizione. Il 1<br />

marzo 2007 è diventato primo ministro Lansana Kouyatè, molto più gradito del predecessore: la sua nomina è stata<br />

approvata dagli oppositori del presidente [5] .<br />

Le proteste terminarono proprio grazie alla nomina di Kouyatè, poiché come imprescindibile condizione per la fine<br />

delle contestazioni vi era la scelta di un primo ministro che venisse approvato dalla popolazione [6] . Nonostante<br />

questo, Contè stesso ha detto che la nomina di Kouyatè non è derivata da pressioni ed ha affermato di esser<br />

soddisfatto dell'operato del primo ministro [7] . Come accennato prima, si temette la guerra civile: Stati Uniti e Unione<br />

Europea espressero la loro preoccupazione per i fatti di quei giorni e l'Unità di Crisi Internazionale ha chiarito che un


Guinea 5<br />

eventuale conflitto civile guineano avrebbe compromesso la stabilità dei paesi confinanti [8] : proprio riguardo a ciò<br />

Lansana Contè ha incontrato il 20 febbraio il presidente della Liberia Ellen Johnson-Sirleaf e il presidente del Sierra<br />

Leone Ahmad Tejan Kabbah [9] .<br />

Il 23 dicembre 2008, a 74 anni, Conté è morto al termine di una grave malattia.<br />

La mattina del 23 dicembre l'esercito guineiano attua un colpo di stato militare sospendendo ogni attività politica e<br />

sindacale e sciogliendo l'Assemblea Nazionale e sospendendo la costituzione.<br />

Il 24 dicembre il Capitano Moussa Dadis Camara, in precedenza responsabile dei carburanti per le forze armate, si è<br />

posto alla guida dello Stato dell'<strong>Africa</strong> occidentale, annunciando le elezioni per il 2010.<br />

Nel novembre 2010 per la prima volta dopo più di 50 anni si sono svolte elezioni giudicate relativamente libere e<br />

trasparenti. Da queste elezioni esce vincitore il leader del partito d'opposizione Alpha Condé, che diventa Presidente<br />

e promette riforme per il Paese.<br />

Geografia<br />

Morfologia<br />

La Guinea si estende su un'area di 245.857 chilometri quadrati, poco più grande di quella del Regno Unito. Il paese<br />

si trova nella regione dell'<strong>Africa</strong> occidentale, poco più a sud della fascia del Sahel. Confina con la Guinea Bissau per<br />

386 km, il Mali per 858 km e il Senegal per 330 km a nord, Mali e Costa d'Avorio per 610 km a est, e Sierra Leone<br />

per 652 km e Liberia per 563 km a sud; affaccia a ovest sul golfo di Guinea. Geograficamente ricca di diversità, la<br />

Guinea risulta molto varia sotto il profilo geografico.<br />

Il paese è diviso in quattro regioni principali: la Bassa Guinea, una stretta striscia costiera; la Guinea Centrale, una<br />

regione interna pastorale, caratterizzata da forti escursioni termiche; l'Alta Guinea si trova a nord, copre anche alcune<br />

aree di Sierra leone, Costa d'Avorio e Liberia e l'ambiente è quello della savana; e la Guinea delle foreste, che è<br />

appunto una zona con un grande patrimonio forestale e nella quale abbondano le piogge: anche per questo è la parte<br />

più popolata del paese e ha addirittura problemi di sovrappopolamento. In questa regione ripararono molti rifugiati<br />

scappati in seguito alle guerre civili in Sierra Leone, Liberia e Costa d'Avorio. Nella Guinea centrale vi è la regione<br />

del Fouta Djalon, abitata più che altro dall'etnia Fula. Tale regione, ricca di acque e situata ad un'altitudine di circa<br />

900 metri, è la più importante del paese.<br />

Idrografia<br />

Molti fiumi attraversano la Guinea. Alcuni di questi sono Konkourè, Moa, Saint Paul, Saint John, Sankarani, Koro,<br />

Corubal, Gambia. I due fiumi più imoportanti sono Bafing (secondo per lunghezza); il Niger è il più lungo. Ha due<br />

affluenti: Bala e Milo; sfocia a delta nel Golfo di Guinea.<br />

Clima<br />

La Guinea, poco a nord dell'equatore, ha ovviamente un clima tropicale nelle zone costiere e anche in buona parte di<br />

quelle interne. La stagione delle piogge dura da aprile a novembre, e presenta temperature abbastanza alte ed elevata<br />

umidità. Al contrario, da novembre a marzo si ha una stagione secca, dannosa per lo sviluppo della vegetazione.<br />

Nonostante questo, piove in media 11 mesi su 12; all'estremo nord-est la stagione secca ha però una durata superiore:<br />

le zone settentrionali, essendo vicine alla fascia del Sahel, sono minacciate dalla siccità. Ma oltre questa, diversi sono<br />

i problemi ambientali: soprattutto nelle vicinanze della regione del Sahel avanza la desertificazione, e anche la<br />

deforestazione grava sul territorio. Infine, il suolo è danneggiato da inquinamento ed erosione.<br />

Notevoli le risorse del sottosuolo: anzitutto bauxite, ma anche ferro e diamanti.


Guinea 6<br />

Popolazione<br />

Demografia<br />

La popolazione guineana conta 9.947.814 abitanti (luglio 2007). Il<br />

tasso annuo di crescita demografica è stato del 2.62% nel 2007, con un<br />

tasso di natalità del 41% e di mortalità del 15%. La mortalità infantile è<br />

altissima, miete 90 vittime ogni 1.000 nati vivi. Questo dato è in lento<br />

miglioramento, ma riflette una situazione sanitaria veramente critica.<br />

Breve l'aspettativa di vita: 50 anni per le donne e 48 per gli uomini.<br />

La popolazione è in continua crescita ed è in gran parte rurale: a parte<br />

Conakry le città non sono molto abitate. La densità è di 38 abitanti per<br />

chilometro quadrato, bassa ma irregolare: gli abitanti del paese si<br />

concentrano specialmente nella regione delle foreste, dove sono affluiti<br />

Conakry.<br />

molti rifugiati dalla Sierra Leone, dalla Costa d'Avorio e dalla Liberia durante le guerre civili in questi paesi. E sono<br />

proprio i rifugiati a variare ulteriormente la composizione etnica, linguistica e religiosa della Guinea. L'istruzione<br />

deve fare molti passi avanti: al 2005 l'analfabetismo tocca il 59% dei guineani. La situazione sanitaria sembra però<br />

migliorata dall'Iniziativa di Bamako, nel 1987, che ha portato un miglioramento dei principali indicatori sanitari [10] .<br />

Ma un grave problema è rappresentato dall'Aids, alla cui diffusione concorre anche la poligamia [11] .<br />

Etnie<br />

Nella Guinea la popolazione comprende 24 gruppi etnici. I più diffusi sono i Fula, che formano il 40% della<br />

popolazione e abitano soprattutto nella regione montuosa del Futa Gialòn. Il secondo gruppo è quello dei Mandinka,<br />

noto anche come Mandinko: costituiscono il 30% degli abitanti del territorio.<br />

Abitano soprattutto nella parte centro-orientale, nelle regioni di<br />

Kankan e Faranah. I terzi per numero di individui sono i Soussou, la<br />

cui lingua è il Susu, formano il 20% della popolazione. Sono<br />

concentrati quasi tutti a Conakry e nella regione di Kindia. Altri gruppi<br />

si spartiscono il restante 10%.<br />

Lingue<br />

La lingua ufficiale è il francese, ma sono largamente diffuse le lingue<br />

locali, appartenenti alle diverse etnie che abitano il territorio: Fula,<br />

Maninka, Susu e Wolof sono gli idiomi locali tra i più parlati. Modesta<br />

la diffusione dell'arabo, però favorita dal forte seguito che l'Islam ha in<br />

Guinea. Il Susu, parlato a Conakry e nelle zone costiere, non è una<br />

lingua franca ma la sua diffusione è comunque notevole tra la<br />

popolazione.<br />

Donne di etnia Fula.


Guinea 7<br />

Religione<br />

La composizione religiosa della popolazione guineana è la seguente:<br />

• Musulmani 85%<br />

• Cristiani 10%<br />

• Credenze tradizionali 5%<br />

In seguito alla colonizzazione e alla diffusione dell'Islam, i culti tradizionali africani hanno subito un<br />

ridimensionamento molto deciso, ma sono comunque ancora praticati da una percentuale consistente degli abitanti.<br />

La componente cristiana è divisa tra varie confessioni, ma in maggioranza si tratta di cattolici romani.<br />

Ordinamento dello stato<br />

Suddivisione amministrativa e principali città<br />

La Guinea è amministrativamente organizzata in 7 regioni, che a loro<br />

volta si dividono in 32 prefetture. La capitale Conakry gode dello<br />

status di regione ed è una zona speciale, che ha una propria prefettura.<br />

Le regioni della Guinea, più la capitale, sono qui elencate:<br />

• Bokè<br />

• Conakry<br />

• Faranah<br />

• Kankan<br />

• Kindia<br />

• Labé<br />

• Mamou<br />

• Nzérékoré<br />

Prefetture<br />

Prendono il nome dal capoluogo:<br />

Beyla (Beyla) sup. km². 17.452 popol. 161.347 densità 9 Cap. ab. 12.100<br />

Boffa (Boffa) sup. km². 5.003 popol. 141.719 densità 28 Cap. ab. 2.000<br />

Boké (Boké) sup. km². 10.053 popol. 225.207 densità 22 Cap. ab. 12.000<br />

Coyah (Coyah) sup. km². 5.576 popol. 134.190 densità 24 Cap. ab. 1.400<br />

Dabola (Dabola) sup. km². 6.000 popol. 97.986 densità 16 Cap. ab. 11.200<br />

Dalaba (Dalaba) sup. km². 5.750 popol. 132.802 densità 23 Cap. ab. 11.000<br />

Dinguiraye (Dinguiraye) sup. km². 11.000 popol. 133.502 densità 12 Cap. ab. 5.200<br />

Faranah (Faranah) sup. km². 12.397 popol. 142.923 densità 12 Cap. ab. 8.000<br />

Forécariah (Forécariah) sup. km². 4.265 popol. 116.464 densità 27 Cap. ab. 10.600<br />

Fria (Fria) sup. km². 2.175 popol. 70.413 densità 32 Cap. ab. 8.000<br />

Gaoual (Gaoual) sup. km². 11.503 popol. 135.657 densità 12 Cap. ab. 6.400<br />

Guéckédou (Guéckédou) sup. km². 4.157 popol. 204.757 densità 49 Cap. ab. 2.800<br />

Kankan (Kankan) sup. km². 11.564 popol. 229.861 densità 49 Cap. ab. 161.341<br />

Kérouané (Kérouané) sup. km². 468 popol. 106.872 densità 228 Cap. ab. 6.200<br />

Regioni della Guinea.


Guinea 8<br />

Kindia (Kindia) sup. km². 8.828 popol. 216.052 densità 24 Cap. ab. 187.607<br />

Kissidougou (Kissidougou) sup. km². 8.872 popol. 183.236 densità 21 Cap. ab. 30.724<br />

Koubia (Koubia) sup. km². 1.476 popol. 98.053 densità 66 Cap. ab. 8.500<br />

Koundara (Koundara) sup. km². 5.500 popol. 94.216 densità 17 Cap. ab. 12.000<br />

Kouroussa (Kouroussa) sup. km². 16.405 popol. 136.926 densità 8 Cap. ab. 12.200<br />

Labé (Labé) sup. km². 3.991 popol. 253.214 densità 63 Cap. ab. 249.515<br />

Lélouma (Lélouma) sup. km². 2.149 popol. 138.467 densità 64<br />

Lola (Lola) sup. km². 4.219 popol. 106.654 densità 25 Cap. ab. 1.700<br />

Macenta (Macenta) sup. km². 8.710 popol. 193.109 densità 22 Cap. ab. 28.100<br />

Mali (Mali) sup. km². 8.800 popol. 210.889 densità 24 Cap. ab. 4.700<br />

Marnou (Marnou) sup. km². 6.159 popol. 190.525 densità 31 Cap. ab. 35.700<br />

Mandiana (Mandiana) sup. km². 15.456 popol. 136.317 densità 9 cap. ab. 9.100<br />

Nzérékoré (Nzérékoré) sup. km². 3.781 popol. 216.355 densità 57 Cap. ab. 182.772<br />

Pita (Pita) sup. km². 4.000 popol. 227.912 densità 57 Cap. ab. 17.200<br />

Siguiri (Siguiri) sup. km². 23.377 popol. 209.164 densità 9 Cap. ab. 37.400<br />

Télimélé (Télimélé) sup. km². 8.080 popol. 243.256 densità 30 Cap. ab. 26.000<br />

Tougué (Tougué) sup. km². 6.200 popol. 113.272 densità 18 Cap. ab. 21.900<br />

Yornou (Yornou) sup. km². 2.183 popol. 74.417 densità 34 cap. ab. 3.100<br />

Circa tre quarti dei guineani abita in zone rurali, le città sono in genere poco abitate. La capitale Conakry, con una<br />

popolazione di circa 2 milioni di abitanti [12] , costituisce un'eccezione. Altre notabili città sono Kankan, Labè e<br />

Kindia. Conakry ospita il Museo Nazionale di Guinea e ha un certo numero di attrattive che la rendono la più grande<br />

città del paese. Gli altri centri spesso si sviluppano intorno ad attività economiche di punta, come quella estrattiva.<br />

Nzérékoré, a sud, è la più importante città della parte forestale della Guinea, e nel 1996 aveva più di 100.000<br />

abitanti.<br />

Istituzioni<br />

La Guinea è una repubblica presidenziale. Attualmente, il Capo di Stato è Lansana Contè, in carica dal 1984, e il<br />

Capo di Governo Lansana Kouyatè, dal 1º marzo 2007. Il presidente ricopre anche il ruolo di capo delle forze<br />

armate. Il potere esecutivo è in mano al presidente e ai membri del suo gabinetto, nominato da lui in persona. mentre<br />

l'Assemblea Nazionale detiene il potere legislativo. L'Assemblea Nazionale ha 114 membri eletti ogni quattro anni.<br />

La formazione politica governativa, il Partito dell'unità e del progresso, è quella dominante. Esistono partiti<br />

d'opposizione, ma non hanno serie possibilità di andare al governo.


Guinea 9<br />

Forze armate<br />

Le spese militari assorbono l'1,7% del PIL nel 2007, meno rispetto al 2,9% dell'anno precedente. Dal 1997 il<br />

presidente Contè si occupa in prima persona delle forze armate, che si trovano sotto il controllo del Ministero della<br />

Difesa. Questa decisione gli parve opportuna dopo che nel febbraio del 1996 una massa di suoi contestatori aveva<br />

assaltato il palazzo presidenziale: una gestione diretta delle forze armate gli avrebbe permesso di dare maggiore<br />

stabilità al suo governo.<br />

Le forze armate della Guinea si dividono in quattro branche:<br />

• Esercito, che conta 10.000 membri ed è la branca più grande<br />

• Marina, conta 900 membri<br />

• Aeronautica, di non più di 700 memrbi<br />

• Gendarmeria, con funzioni riguardanti la sicurezza interna.<br />

Politica<br />

Politica interna<br />

Sotto la presidenza di Tourè, che si potrebbe definire una dittatura, il partito dominante fu ovviamente quello del<br />

presidente, il Partito democratico della Guinea. In questo periodo, fatto di abusi e violazioni dei diritti umani, molte<br />

furono le restrizioni per i mezzi di informazione e particolarmente chiusi risultarono i sistemi economico e politico:<br />

nel primo lo stato fu messo al centro di ogni attività, il secondo fu caratterizzato da un rigido monopartitismo. Il<br />

regime si dimostrò abbastanza debole nel mantenere il controllo del potere; morto Tourè, il panorama politico mutò<br />

radicalmente. Quello stesso anno, il 1984, con un colpo di stato Lansana Contè prese la guida del paese insieme a<br />

Diarra Traorè, suo aiutante nel golpe. Contè deplorò le violenze e le scorrettezze del suo predecessore, promettendo<br />

una nuova costituzione e la formazione di un sistema politico democratico e liberale, oltre che aperto a chiunque.<br />

Ma la situazione interna non parve cambiare: la costituzione non fu sostituita e il monopartitismo restò, ma questa<br />

volta con il partito di Contè, Partito dell'unità e del progresso. Nel 1985 Traorè tentò di rovesciarlo, il tentativo fallì<br />

ma espresse apertamente il malcontento popolare, sempre crescente. Sebbene non ci fosse il terribile scenario di<br />

Tourè e venissero anzi registrati seri miglioramenti per i diritti umani, non si parlò di democrazia se on nei primi<br />

anni novanta, quando furono finalmente concesse delle elezioni. Queste ultime non furono altro che plebisciti per<br />

Contè, spesso contestati o boicottati dall'opposizione. Nel 1989 venne finalmente data una nuova costituzione al<br />

paese, che aprì al multipartitismo e segnò la fine, una volta per tutte, del regime. Ma ciò è relativo: da una parte i<br />

partiti di opposizione esistono e sono permessi, ma dall'altro Contè è ancora presidente e non si nutre alcuna<br />

speranza per un passaggio di poteri, se non ad un suo fidato. Questo è avvalorato dal fatto che il presidente ha<br />

affermato di essere sopra tutti [7] .<br />

Nonostante questo il potere dello stesso Contè è instabile: nel 1996 l'assalto di una folla di rivoltosi ala palazzo<br />

presidenziale lo ha costretto a mettersi a capo dell'apparato militare, attività che svolge ancora, segno di una continua<br />

attesa di altre rivolte: che si sono verificate. La mobilitazione generale del gennaio 2007 ha messo in seria crisi non<br />

solo il sistema politico interno, ma anche e soprattutto la stabilità dell'intera regione.<br />

Politica estera<br />

Le politiche socialiste di Tourè lo avvicinarono al modello sovietico prima, a quello cinese poi. Nonostante la<br />

nazionalizzazione generale dell'economia la Guinea riuscì però ad attirare investimenti, e quindi flussi di capitali, dai<br />

paesi capitalisti, con i quali i rapporti non furono mai apertamente ostili. Dopo la presa di potere di Contè l'apertura<br />

ai paesi occidentali è stata molto più netta: Tourè aveva avuto con essi delle relazioni sempre ambigue ed altalenanti.<br />

Nel 1975 furono ristabilite normali relazioni diplomatiche con l'ex madrepatria francese e con la Germania.


Guinea 10<br />

Molto più complicate sono state nel tempo le relazioni della Guinea con i paesi vicini. Tourè nei primi anni sessanta<br />

inaugurò una politica di collaborazione con i paesi africani, ma quest'opera fu vanificata dalle tensioni avute con il<br />

Ghana nel 1966: quell'anno un colpo di stato rovesciò il presidente Nkrumah, che trovò rifugio in Guinea. Proprio<br />

questo causò tra i due paesi non poche tensioni. La Guinea entrò in uno stato di isolamento a livello regionale, al<br />

quale il dittatore tentò di porre rimedio inserendo il paese nell'Organizzazione per la valorizzazione del Senegal. La<br />

Guinea ha continuato i suoi programmi di cooperazione regionale, costituendo con Ghana e Mali l'Unione degli Stati<br />

<strong>Africa</strong>ni e aderì alla Carta dell'organizzazione dell'unità africana. Nel 1978 furono riallacciati normali rapporti con<br />

Senegal e Costa d'Avorio. Dal 1990 il paese ha offerto asilo a circa 700.000 rifugiati scappati dalla Liberia, dalla<br />

Sierra Leone e dalla Guinea Bissau, in fuga dalle guerre civili di questi paesi.<br />

La Guinea fa parte dell'ONU, dell'Unione <strong>Africa</strong>na ed è associata all'Unione Europea.<br />

Economia<br />

Le condizioni economiche della Guinea sono molto precarie: nel 2006 il 47% dei guineani viveva sotto la soglia di<br />

povertà. Il paese fa parte della lista dei Paesi Meno Sviluppati, stilata dalle Nazioni Unite. L'Indice di Sviluppo<br />

Umano, pari a 0,456, è uno dei più bassi del mondo ma ha fatto registrare un discreto incremento. Per il suo sviluppo<br />

economico il paese cerca di contare sulle proprie riserve di bauxite e tenta di migliorare l'agricoltura: le grandi<br />

potenzialità per migliorare il settore agricolo sono date da condizioni geografiche favorevoli, ma un ostacolo serio è<br />

rappresentato dalle infrastrutture generalmente carenti. L'inflazione ha raggiunto il 29% ed è in fase di aumento: nel<br />

2003 era appena del 6%; non si hanno dati certi riguardo alla disoccupazione.<br />

L'economia guineana è stata caratterizzata negli ultimi anni da tassi di crescita ridotti: nel 2005 e nel 2006 il PIL è<br />

cresciuto rispettivamente dell'1% e del 2%, ma le previsioni per il 2007 sono del 3,7%, segnando così un lieve rialzo.<br />

Il debito estero risulta abbastanza oneroso, ma dal 2006 è cominciato un piano di risanamento che ha portato in<br />

quello stesso anno ad una sua diminuzione. Dagli anni novanta il governo ha deciso di ridurre il peso dello stato<br />

sull'economia, prima quasi interamente statalizzata, specialmente per le attività commerciali; molte le misure per<br />

incrementare gli investimenti esteri, attratti soprattutto per la porzione mineraria dell'economia. Tuttavia questi sforzi<br />

sono stati a volte resi vani da corruzione ed inefficienza, nati anche da una situazione sociale poco incoraggiante: sia<br />

il sistema sanitario che quello della pubblica istruzione si dimostrano spesso carenti. E proprio questo è segno di una<br />

maturità economica che non è mai arrivata nel settore dei servizi.<br />

L'agricoltura impiega oltre il 70% della popolazione attiva e<br />

contribuisce alla formazione di un quarto del prodotto interno lordo. I<br />

porgrami di sviluppo del governo agiscono soprattutto in questo<br />

apparato economico, ancora oggi basilare per la crescita dell'economia.<br />

La superficie coltivata è molto limitata, corrisponde [[solo al 3% di<br />

quella totale. Le colture più importanti sono quelle alimentari:riso,<br />

mais, sorgo]], manioca, patate e altro, la maggiore produzione è quella<br />

di riso. Altre coltivazioni sono riservate alle esportazioni, come caffè,<br />

ananas, agrumi, arachidi e palme da olio. Ma il settore primario si basa<br />

anche sull'allevamento, praticato in massima parte nella Guinea<br />

centrale, regione pastorale interno. Il patrimonio zootecnico è costituito<br />

Palazzo del Popolo, Conakry.<br />

soprattutto da ovini, caprini e volatili. La pesca, finalizzata ovviamente alla vivacizzazione del commercio, è in via<br />

di sviluppo, anche se la strada da fare per sensibili miglioramenti è ancora lunga. Godendo di un notevole patrimonio<br />

forestale, sono disponibili considerevoli risorse di legname, utilizzato perlopiù come combustibile.


Guinea 11<br />

Il settore secondario racimola pochi addetti ma contribuisce per il<br />

38,2% alla formazione del PIL. La produzione industriale è in lenta<br />

crescita. Lo sviluppo di questo settore è molto mediocre, perché soffre<br />

della mancanza di manodopera adeguatamente qualificata, molte<br />

aziende sono gestite da capitali stranieri misti. Gli stabilimenti presenti<br />

nel paese sono dediti alla lavorazione dei prodotti agricoli e del<br />

legname. Il sottosuolo dispone di buone risorse, specialmente bauxite,<br />

ferro, diamanti, uranio, oro; petrolio e carbone sono totalmente assenti.<br />

La Guinea è il secondo produttore mondiale di bauxite, dopo<br />

l'Australia: i più importanti giacimenti si trovano a Bokè e Kindia. ma<br />

Lavoro nei campi praticato con metodi<br />

tradizionali.<br />

anche l'estrazione del ferro è ben sviluppata, nella penisola di Kaloum, nella regione di Bokè, è presente un<br />

giacimento che è tra i più grandi del pianeta. Nonostante queste potenzialità, l'arretratezza economica impedisce di<br />

poterle sfruttare appieno; dopo l'agricoltura, proprio l'industria, più nello specifico quella estrattiva, è stata al centro<br />

di grandi sforzi per lo sviluppo. Visti i molti fiumi interni, la Guinea sfrutta il proprio potenziale idroelettrico per<br />

quanto riguarda l'energia.<br />

Il terziario è irrilevante per numero di individui impiegati e per importanza economica, ma in realtà forma oltre il<br />

36% della ricchezza nazionale; nel terziario, come spesso accade nei paesi in via di sviluppo, la mancanza di addetti<br />

è compensata da una produttività maggiore che in settori che assorbono una parte maggiore di popolazione attiva.<br />

Bauxite e diamanti dominano le esportazioni, che consistono anche nei prodotti agricoli da esportazione già citati<br />

(caffè, arachidi etc.); le importazioni consistono in beni strumentali, alimentari e materie prime. Dopo anni di lieve<br />

passivo, attualmente la bilancia commerciale è in leggero attivo.<br />

La valuta è il franco guineano.<br />

Trasporti<br />

La rete di trasporti è insufficiente. Metropolitane e servizio tranviario sono assenti, ma in compenso la Guinea<br />

dispone di 1.086 km di ferrovie, non tutte connesse fra loro. La rete locale si collega con quelle di Liberia, Senegal e<br />

Costa d'Avorio. La linea di collegamento con la Liberia ha un cambio di scartamento di 1.000 mm, ma ne è stato<br />

proposto uno di 1.435 mm [13] . Treni e ferrovie possono avere uno sviluppo maggiore grazie all'esigenza di trasporti<br />

per attività economiche come quella mineraria; la rete che collegava Conakry a Bamako (capitale del Mali) è stata<br />

abbandonata. Al 2006, i trasporti interni avvengono soprattutto per automobile. La rete stradale è di 30.500 km, dei<br />

quali solo poco più di 5.000 asfaltati. Il trasporto aereo non è interno ma solo internazionale; nella Guinea ci sono 15<br />

aeroporti, Conakry possiede un aeroporto internazionale, a Gbessia. Le idrovie sono composte da 1.295 km di acque<br />

navigabili, i porti principali sono Conakry e Kamsar.<br />

Ambiente<br />

Nella divisione in regioni naturali si è già indicata la varietà dei paesaggi vegetali che caratterizzano la Guinea. A<br />

una zona anfibia lungo la costa dove si hanno formazioni di mangrovie succede la zona forestale che si stende fino ai<br />

primi rilievi. Si tratta di una foresta pluviale con alberi d'alto fusto, ricca anche di essenze pregiate come l'ebano. La<br />

foresta prosegue verso i rilievi con lembi che si addossano ai fiumi (foresta a galleria) e trapassa infine nella savana<br />

alberata e arbustiva (specie nella parte più settentrionale lungo il Niger). Nelle zone più elevate del Fouta Djalon essa<br />

lascia il posto alle praterie.<br />

La fauna è quella caratteristica dell'<strong>Africa</strong> occidentale e gli esemplari più tipici si trovano nella zona sudanese, nel<br />

bacino del Niger. Vi predominano elefanti, bufali e soprattutto grandi antilopi. Nelle foreste a galleria del versante<br />

oceanico del Fouta Djalon si trovano numerose scimmie, presenti anche nella zona forestale. Abbondanti ovunque<br />

sono gli insetti, tra i quali hanno grande importanza, per i riflessi sul popolamento umano, la mosca tse-tse e


Guinea 12<br />

l'anofele.<br />

Arte<br />

Come molti paesi dell'<strong>Africa</strong> occidentale, la Guinea ha tradizioni molto ricche in molti ambiti culturali, come<br />

letteratura.<br />

Letteratura<br />

Le notevoli influenze arabe non hanno impedito all'etnia Fula, la maggiore del paese, di sviluppare una propria<br />

tradizione poetica, che si può dire molto ricca: temi principali, la morale e la religione; l'etnia Mandingo si distingue<br />

per i suoi cantastorie, che raccontano le vicende guineane in forma leggendaria. Il primo scrittore guineano è stato<br />

uno schiavo vissuto in Spagna, Juan Latino, che nel XVI secolo compose opere in latino. Varia anche la tradizione<br />

narrativa, che ha potuto contare, prima dell'indipendenza, sull'autore Keita Fodeba. Fodeba, attore noto nel paese, ha<br />

rappresentato con opere teatrali le leggende della sua terra.<br />

Dopo l'indipendenza il panorama letterario mutò, poiché molti autori preferirono alla dittatura di Ahmed Sékou<br />

Tourè l'esilio. Lo stesso Tourè fu un autore di saggi, e molte delle opere composte in Guinea sotto di lui furono<br />

caratterizzate da una propaganda ideologica sempre presente; gli esuli mostrarono nei loro scritti un certo impegno<br />

politico, denunciando apertamente le feroci dittature che opprimevano l'<strong>Africa</strong>. Tra questi si sono distinti Alioune<br />

Fantourè e William Sassine: il primo ha denunciato con Il cerchio dei tropici, del 1972, la lotta interna per il potere,<br />

il secondo con San signor Baly del 1973 mette in risalto gli affanni degli uomini che vivono in società che li<br />

annientano. Numerosi i saggisti, come l'etnologo I. A. Sow e lo storico I. Kakè. Forme di letteratura più moderne e<br />

vivaci hanno sostituito, solo in parte e gradualmente, quella tradizionale. Attualmente, gli autori più popolari sono<br />

quelli tornati dall'esilio dopo la fine di Ahmed Tourè.<br />

Sport<br />

Lo sport più popolare è il calcio: benché la nazionale non sia mai riuscita ad accedere alle fasi finali dei Mondiali, ha<br />

partecipato a ben otto finali della Coppa d'<strong>Africa</strong> ed è arrivata ai quarti di finale alle edizioni del 2004 e del 2006.<br />

L'attuale allenatore della nazionale è Quique Setien, ex giocatore spagnolo, proveniente dalla Cantabria, che ha<br />

giocato in vari club del suo paese come Casablanca, Atletico Madrid e Racing Santander.<br />

Ma non è diffuso solo il calcio: presso Conakry è molto popolare il nuoto, e nel Futa Gialòn è praticabile<br />

l'escursionismo, per via della natura montagnosa della regione.<br />

Voci correlate<br />

• Conakry<br />

• Storia della Guinea<br />

• Franco guineano<br />

• Croce Rossa della Guinea<br />

Note<br />

[1] Per distinguerla dalla Guinea-Bissau.<br />

[2] Accueil | guineeconakry.info (http:/ / www. guineeconakry. info/ index. php?action=read& item=1135190294))<br />

[3] http:/ / www. fsa. ulaval. calpersonel/ Vernag?leadership/ disk/ Guinee-dicateur-enfantshtm<br />

[4] "Guinea union chief calls off strike" (http:/ / english. aljazeera. net/ NR/ exeres/ C8DD5F97-88B8-4225-B288-8B6043097E9B. htm), Al<br />

Jazeera, January 28, 2007.<br />

[5] (FR) Lansana Kouyaté à la primature: Conakry et la Guinée profonde en effervescence! (http:/ / www. aminata. com/ index.<br />

php?option=com_content& task=view& id=377& Itemid=48). Aminata, 27-02-2007. URL consultato il 14-08-2009.


Guinea 13<br />

[6] (EN) Guinea: Conté dichiara lo 'Stato d'assedio' (http:/ / allafrica. com/ stories/ 200702131052. html). All africa news, 13-02-2007. URL<br />

consultato il 14-08-2009.<br />

[7] "I'm still the boss, says ailing Conte" (http:/ / www. int. iol. co. za/ index. php?set_id=1& click_id=68&<br />

art_id=nw20070615161926460C916371), AFP, June 15, 2007.<br />

[8] "Guinea lifts curfew but violence persists" (http:/ / www. afrol. com/ articles/ 24327), AFROL, February 14, 2007<br />

[9] Saliou Samb, "Nervous presidents gather for talks" (http:/ / www. int. iol. co. za/ index. php?set_id=1& click_id=68&<br />

art_id=qw1172003402244B256), Reuters (IOL), February 21, 2007.<br />

[10] (EN) Implementazione dell'Iniziativa di Bamako: strategie in Benin e Guinea (http:/ / www. ncbi. nlm. nih. gov/ entrez/ query.<br />

fcgi?cmd=Retrieve& db=PubMed& list_uids=10173105& dopt=Abstract). URL consultato il 14-08-2009.<br />

[11] (EN) Status dell'HIV/AIDS in Guinea, 2005 (http:/ / www. who. int/ hiv/ HIVCP_GIN. pdf) (pdf). World Health Organisation. URL<br />

consultato il 14-08-2009.<br />

[12] "Background Note: Guinea" (http:/ / www. state. gov/ r/ pa/ ei/ bgn/ 2824. htm). Bureau of <strong>Africa</strong>n Affairs, U.S. Department of State,<br />

January 2007. Accessed February 24, 2007.<br />

[13] Janes World Railways 2002-2003 p182<br />

Collegamenti esterni<br />

• Scheda della Guinea dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?guinea) - Sito curato<br />

dal Ministero degli Esteri e dall'ACI<br />

• (EN) Wolof Language (http:/ / www. omniglot. com/ writing/ wolof. htm) Educational site on Wolof, a language<br />

of Senegal and Guinea<br />

• Permanent UN Mission of the Republic of Guinea (http:/ / www. un. int/ guinea/ )<br />

• (FR) Guinéenews - Formerly Boubah.com (http:/ / www. guineenews. org/ ) Latest news about Guinea - Updated<br />

breaking news about the Republic of Guinea.<br />

• (FR) Aminata.com (http:/ / aminata. com/ ) Online news source concerning Guinea<br />

• (EN) CIA World Factbook - Guinea (https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ the-world-factbook/ geos/ gv.<br />

html)<br />

• (EN) BBC News Country Profile - Guinea (http:/ / news. bbc. co. uk/ 1/ hi/ world/ africa/ country_profiles/<br />

1032311. stm)<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Guinée<br />

• <strong>Wiki</strong>notizie contiene notizie di attualità: http:/ / it. wikinews. org/ wiki/ Guinea


Conakry 14<br />

Conakry<br />

Stato: Guinea<br />

Conakry<br />

Kɔnakiri<br />

Coordinate: 9°31′00″N 13°42′00″W9.516667°N 13.7°O [1] Coordinate: 9°31′00″N 13°42′00″W9.516667°N 13.7°O [1]<br />

Abitanti : 1.857.153 (2008)<br />

Conakry<br />

Conakry (o anche Konakry, in alinké Kɔnakiri) è la capitale e la<br />

città più abitata della Guinea. Porto sull'Oceano Atlantico, e si<br />

sviluppa sul lembro settentrionale dell'isola Tombo.<br />

Storia<br />

Secondo la leggenda, il nome della città sarebbe frutto dell'unione<br />

del nome Cona, un tipo di vino locale prodotto dalla popolazione<br />

Baga, e la parola Nakiri, che significa l'altra riva.<br />

Conakry in Guinea


Conakry 15<br />

Monumento celebrativo della vittoria del 1970<br />

sugli invasori portoghesi<br />

Conakry si sviluppò sull'Tombo all'estremità della penisola di Kaloum,<br />

alla quale è oggi collegata da un istmo, e sulla quale la città si è espansa.<br />

Conakry venne fondata dopo che i britannici cedettero l'isola alla<br />

Francia nel 1887. Divenne la capitale della Guinea Francese attorno al<br />

1904 e prosperò come porto per le esportazioni guadagnandosi il nome<br />

di Parigi d'<strong>Africa</strong>, in particolare il suo sviluppo crebbe quando venne<br />

attivata la ferrovia (oggi chiusa) che la collegava a Kankan.<br />

Nel 1970 il conflitto tra l portoghesi e le forze dell'Partito <strong>Africa</strong>no per<br />

l'Indipendenza della Guinea e di Capo Verde (PAIGC) nella confinante<br />

Guinea Portoghese (ora Guinea-Bissau) si spostò nella Repubblica di<br />

Guinea quando un gruppo di circa 350 soldati portoghesi sbarcarono<br />

vicino a Conakry, attaccarono la città e liberarono centinaia di<br />

prigionieri di guerra tenuti lì dal PAIGC.<br />

Conakry oggi<br />

Oggi la città è cresciuta lungo la penisola, formando cinque distretti<br />

principali. Partendo dalla punta della penisola questi sono Kaloum (il centro città), Dixinn (che ospita l'Università di<br />

Conakry e molte ambasciate), Ratoma (nota per la sua vita notturna), Matam e Matoto, dove si trova l'aeroporto<br />

Gbessia.<br />

Tra le attrazioni della città troviamo il Museo Nazionale della Guinea, diversi mercati, il Guinea Palais du Peuple, la<br />

Moschea Grande di Conakry, oltre alla sua vita notturna e alle vicine Iles de Los.<br />

La città è famosa per i suoi giardini botanici. Oltre all'università in città ha sede l'Istituto Politecnico di Conakry.<br />

Il sistema di numerazione delle strade di Conakry etichetta tutte le strade con KA, seguito da un numero a tre cifre:<br />

dispari per le strade orientate in direzione nord-sud, pari per quelle in direzione est-ovest (ad esempio KA002).<br />

Economia<br />

Conakry è la più grande città della Guinea e ne è il centro amministrativo, economico e delle comunicazioni.<br />

L'economia della città ruota attorno al porto, dotato di moderne strutture per la gestione e il carico dei cargo,<br />

attraverso i quali vengono imbarcati alluminio e banane. L'industria prevalente è quella alimentare e automobilistica.<br />

Personalità legate a Conakry<br />

• Alhassane Keita (1983), calciatore.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Conakry<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Conakry& language=it& params=9. 516667_N_-13. 7_E_


Storia della Guinea 16<br />

Storia della Guinea<br />

Epoca precoloniale<br />

Prima dell'arrivo degli Europei, l'<strong>Africa</strong> Occidentale conobbe un lungo periodo caratterizzato dal succedersi di grandi<br />

imperi, molti dei quali estesero la loro influenza al territorio che corrisponde all'odierna Guinea. Fra questi si<br />

possono citare l'Impero Ghana, l'impero Sosso (XII-XIII secolo), e l'Impero Mali. Si ritiene che questi regni e imperi<br />

fossero di etnie di origine bantu, sebbene molti di essi appartenessero di fatto al mondo arabo, spesso intrattenendo<br />

rapporti espliciti di vassallaggio con regni arabi del Nordafrica. Per esempio Mansa Musa, imperatore di Mali, fece<br />

nel 1235 circa un famoso viaggio di pellegrinaggio (hajj) alla Mecca.<br />

Uno degli ultimi imperi dell'<strong>Africa</strong> Occidentale fu quello Impero Songhai, che prosperò fino a circa metà del XVI<br />

secolo, per poi cadere di fronte a un esercito di invasione proveniente dal Marocco (battaglia di Tondibi, 1585). Dal<br />

crollo dell'impero Songhai nacquero numerosi piccoli regni, tra cui quello di Fouta Djallon, nella Guinea centrale,<br />

fondato da musulmani di etnia Fulani. Questo regno sopravvisse come stato indipendente dal 1735 fino al 1898.<br />

Colonizzazione francese<br />

Durante il colonialismo, la costa della Guinea conobbe le razzie dei mercanti di schiavi Europei. Tuttavia, fu solo a<br />

metà del XIX secolo i Francesi diedero inizio a una vera e propria conquista militare della regione. Nel 1898 i<br />

Francesi vinsero la battaglia decisiva contro Samori, imperatore dello stato di Ouassoulou, assicurandosi il controllo<br />

dell'intera regione.<br />

I confini attuali della Guinea sono frutto di un lungo processo di negoziazione fra la Francia, l'Inghilterra (che<br />

controllava la Sierra Leone), il Portogallo (che possedeva la Guinea-Bissau) e la Liberia. Durante l'occupazione<br />

francese, la Guinea era uno dei territori costituendi l'<strong>Africa</strong> Occidentale Francese, amministrata da un governatore<br />

insediato a Dakar.<br />

L'independenza e il regime di Touré<br />

Nel 1958, con il crollo della Quarta Repubblica Francese, le colonie francesi ebbero l'opportunità di scegliere fra una<br />

posizione di autonomia nel contesto della Comunità Francese o l'indipendenza immediata. A differenza della<br />

maggior parte delle altre colonie, la Guinea votò in modo netto per l'indipendenza. Questa decisione fu influenzata<br />

dal forte consenso popolare riscosso da Ahmed Sékou Touré, indipendentista e leader del Partito Democratico della<br />

Guinea (PDG), che aveva conquistato 56 seggi su 60 nelle elezioni territoriali del 1957. Il 2 ottobre 1958 la Guinea<br />

si autoproclamò repubblica indipendente e sovrana, e Touré ricevette l'incarico come primo presidente.<br />

Il rimpatrio dei molti francesi presenti in Guinea sottrasse al paese molti capitali e gran parte della funzionalità delle<br />

sue infrastrutture. Il governo di Touré adottò una linea politica socialista, allineandosi prima all'Unione Sovietica e<br />

poi alla Cina. Ciononostante, la Guinea continuò a ricevere aiuti e investimenti da diversi paesi occidentali, quali gli<br />

Stati Uniti e ovviamente la Francia.<br />

Come in molti altri stati africani nel periodo postcoloniale, la Guinea divenne rapidamente una dittatura con un solo<br />

partito politico legale, un'economia chiusa, e un regime autoritario e oppressivo. Touré, che inizialmente aveva<br />

mostrato di voler perseguire il dialogo fra le diverse etnie del paese, iniziò ad accentrare le posizioni di potere nelle<br />

mani di rappresentanti della sua etnia (Malinké). Complessivamente, il governo di Touré ebbe l'effetto di condurre<br />

l'economia della Guinea al collasso e di isolare il paese persino rispetto ai vicini stati africani socialisti.


Storia della Guinea 17<br />

Amministrazione Conté<br />

Touré morì il 26 marzo 1984 durante un intervento al cuore in una clinica degli Stati Uniti. Fu sostituito dal Primo<br />

Ministro Louis Lansana Beavogui, che rimase in carica solo pochi giorni; il 3 aprile 1984, infatti, una giunta militare<br />

guidata da Lansana Conté e Diarra Traoré prese il potere con un colpo di stato incruento.<br />

Conté divenne presidente, e dichiarò immediatamente di voler riparare i danni fatti dal precedente governo. Furono<br />

liberati oltre 250 prigionieri politici e circa 200.000 persone rientrarono dall'esilio.<br />

Nel 1992 Conté annunciò la fine del regime militare e indisse una elezione presidenziale (nel 1993) e parlamentare<br />

(nel 1995), vincendole entrambe col suo Partito di Unità e Progresso.<br />

Nel settembre del 2001 uno degli oppositori di Conté, Alpha Condé, fu imprigionato e poi esiliato con l'accusa di<br />

aver agito contro la sicurezza del paese. Nello stesso anno Conté vinse un referendum con il quale si prolungava la<br />

durata della carica presidenziale, e nel 2003 vinse nuovamente le elezioni (boicottate dall'opposizione).<br />

Bibliografia<br />

• (DE) Adama Sow: Chancen und Risiken von NGOs - Die Gewerkschaften in Guinea während der Unruhen 2007<br />

[1] - EPU Research Papers: Issue 03/07, Stadtschlaining 2007<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:History<br />

of Guinea<br />

Note<br />

[1] http:/ / www. aspr. ac. at/ epu/ research/ rp_0307. pdf


Mali<br />

Mali<br />

Mali<br />

(dettagli) (dettagli)<br />

Un popolo, un obiettivo, una fede<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica del Mali<br />

Nome ufficiale République du Mali (fr)<br />

Lingue ufficiali Francese<br />

Capitale<br />

Mali ka Fasojamana (bm)<br />

Bamako (1.809.106 [1] ab. / 2009)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica presidenziale<br />

Capo di Stato Amadou Toumani Touré<br />

Capo di Governo Cissé Mariam Kaïdama Sidibé<br />

Indipendenza dalla Francia nel 1960<br />

Ingresso nell'ONU 1960<br />

Superficie<br />

Totale 1.240.142 km² (23º)<br />

% delle acque 1,6 %<br />

18


Mali 19<br />

Totale<br />

Popolazione<br />

Densità 10,9 ab./km²<br />

14.517.176 [2] ab. (2009) (68º)<br />

Geografia<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

Fuso orario UTC +0<br />

Economia<br />

Valuta Franco CFA<br />

PIL (PPA) 15.902 milioni di $ (129º)<br />

PIL pro capite (PPA) 1.252 $ (2010) (159º)<br />

ISU (2010) 0,308 (basso) (160º)<br />

Varie<br />

TLD .ml<br />

Prefisso tel. +223<br />

Sigla autom. RMM<br />

Inno nazionale Pour l'Afrique et pour toi, Mali<br />

Festa nazionale<br />

Il Mali (in francese République du Mali) è uno stato (1.240.142 km², 14.517.176 abitanti [2] ; capitale Bamako)<br />

dell'<strong>Africa</strong> occidentale situato all'interno e senza sbocchi sul mare.<br />

Il Mali confina a nord con l'Algeria, ad est il Niger, a sud con il Burkina Faso e la Costa d'Avorio, a sud-ovest con la<br />

Guinea e ad ovest con il Senegal e la Mauritania.<br />

Il suo territorio, per la maggior parte pianeggiante, è costituito al nord da deserto, al sud dalla savana.


Mali 20<br />

Geografia<br />

Il Mali confina a ovest con il Senegal e la Mauritania, a nord con l'Algeria, a est con il Niger ed a sud con il Burkina<br />

Faso, la Costa d'Avorio e la Guinea.<br />

Morfologia e Idrografia<br />

Savana - Zona meridionale dello stato, caratterizzata da arbusti<br />

Una prima zona morfologica, a Nord, è costituita dagli<br />

altipiani sedimentari sahariani tra i quali predomina il<br />

vasto massiccio dell' Adrar des Ifoghas, articolato in<br />

rilievi tabulari di scarsa altitudine, confinanti con ampie<br />

superfici sabbiose. Quest'area è quasi completamente<br />

priva di corsi d'acqua superficiali. La zona centrale del<br />

paese è una depressione occupata dal medio corso del<br />

Niger, che attraversa il Mali per 1800 km, in gran parte<br />

navigabili, e comprende nel suo bacino circa un quarto<br />

del paese. Proveniente dall'altopiano guineano, il Niger<br />

si impaluda nella depressione centrale in un ampio<br />

sistema di laghi e bracci morti denominato Delta<br />

interno del Niger. L'ultima zona morfologica, a Sud, è<br />

costituita dalle propaggini settentrionali dell'altopiano guineano, unico grande declivio interrotto dalle vallate del<br />

Niger e dei suoi affluenti e dalla grande pianura di Kaarta a Sud-Ovest.<br />

Fiume Niger - Isole sabbiose instabili nei pressi di Koulikoro<br />

Clima<br />

Data la latitudine, la presenza del deserto in gran parte<br />

del suo territorio, il fatto che non ha sbocchi sul mare,<br />

il Mali ha un clima subtropicale e arido. Durante la<br />

stagione secca, dal Sahara si levano sovente roventi<br />

ondate che provocano siccità ricorrenti.<br />

Popolazione<br />

Demografia<br />

La densità media di popolazione è molto bassa, e si<br />

innalza solo nelle regioni centromeridionali (soprattutto<br />

Sikasso e Ségou, con circa 30 ab./km²) dove si concentrano i 3/4 dei maliani e la totalità della popolazione urbana<br />

(circa 1/3 degli abitanti). Al contrario, nelle regioni sahariane del nord, che occupano oltre il 60% del territorio, la<br />

rarefazione demografica è massima. Il forte incremento demografico (superiore al 3% annuo a causa di un indice di<br />

fecondità di oltre 6 figli per donna) alimenta intensi flussi migratori, sia stagionali verso il Senegal (e prima della<br />

crisi del 2002, anche verso la Costa d'Avorio) sia verso l'Europa; molto alto è il numero degli emigrati stabili<br />

(800.000 ca); la comunità più numerosa vive in Francia (32.000 persone nel 2003). Il Mali si colloca nelle<br />

ultimissime posizioni (174°) della graduatoria dell'Indice di sviluppo umano delle Nazioni Unite. Le condizioni di<br />

vita sono precarie per la maggior parte della popolazione, come attestano l'alta mortalità infantile (122‰), la bassa<br />

speranza di vita (48 anni), l'elevato tasso di analfabetismo (81%) e le carenti condizioni igienico sanitarie che<br />

favoriscono il diffondersi di epidemie (per esempio di colera), il persistere di parassitosi e la propagazione<br />

dell'AIDS.


Mali 21<br />

Etnie<br />

Bambara, Bozo, Dogon, Malinke, Sarakollé (Soninke), Songhai, Touareg<br />

Lingue<br />

Il francese è l'unica lingua ufficiale,è parlata ovunque e<br />

serve come lingua degli affari e del commercio, grazie<br />

alla scolarizzazione sempre maggiore e l'esplosione<br />

demografica, il francese cresce e le altre lingue<br />

minoritarie cominciano a scomparire. Nel paese è<br />

parlata anche la lingua tuareg nel nord.La lingua<br />

Bambara un tempo la più diffusa si sta ridimensionando<br />

drasticamente negli ultimi anni grazie alla diffusione<br />

del francese tra la popolazione e nell'<strong>Africa</strong> francofona<br />

in particolare. In alcune zone del paese il Soninke. Il<br />

Mali è pure membro dell'OIF.<br />

Religione<br />

Musulmani (80%, in maggioranza sunniti), animisti<br />

(18%), cristiani (1%), altri (1%). Le circoscrizioni<br />

ecclesiastiche cattoliche consistono in un'arcidiocesi<br />

con sede a Bamako, avente cinque diocesi suffraganee:<br />

Kayes, Mopti, San, Ségou e Sikasso.<br />

Storia<br />

Mansamusa, imperatore del Mali nel XIV secolo<br />

Pescatori Bozo<br />

Fulbe. Conosciuti anche come Peul o Fulani, sono il secondo gruppo<br />

etnico maliano per quantità<br />

Il Mali possiede una storia ricca e relativamente<br />

conosciuta. Il suo territorio è stato sede di tre grandi<br />

imperi: l'Impero del Ghana, l'Impero del Mali e<br />

l'Impero Songhai.<br />

I francesi iniziarono la colonizzazione del suo territorio<br />

nel 1864 e nel 1895 venne integrato nell'<strong>Africa</strong><br />

Occidentale Francese con il nome di Sudan francese.<br />

La Repubblica Sudanese e il Senegal proclamarono la<br />

loro indipendenza dalla Francia nel 1960 con il nome di<br />

Federazione del Mali. Appena alcuni mesi dopo il<br />

Senegal si separò e la Repubblica Sudanese prese il


Mali 22<br />

nome di Mali. Nei mesi seguenti fu eletto primo presidente della nazione Modibo Keita che in poco tempo instaurò<br />

un regime con partito unico, di orientamento marxista: Keita avviò una serie di disastrose iniziative economiche e<br />

politiche che piegarono l'economia del paese e resero fortemente impopolare il regime stesso. Nel 1968 Keita fu<br />

deposto con un sanguinoso colpo di stato militare che portò al potere Moussa Traoré. Nel 1991 Traoré fu spodestato<br />

da un colpo di stato, ma i militari anziché prendere le redini del paese decisero di formare un governo di transizione<br />

civile che portò nel 1992 alle prime elezioni democratiche, con Alpha Oumar Konare eletto presidente. Dopo la sua<br />

rielezione nel 1997, Konare continuò le riforme politiche e economiche, lottando contro la corruzione. Alla fine del<br />

suo secondo mandato, limite costituzionale per un presidente, fu sostituito nel 2002 da Amadou Toumani Touré che<br />

venne rieletto nel 2007<br />

Ordinamento dello stato<br />

In base alla costituzione del 1992, il Mali è una repubblica parlamentare, con regime semipresidenziale. Il Capo<br />

dello Stato, che nomina il primo ministro, viene eletto a suffragio universale diretto con mandato quinquennale.<br />

L'Assemblea Nazionale (160 membri eletti ogni 5 anni, di cui 13 eletti dai maliani residenti all'estero) detiene il<br />

potere legislativo e il controllo sul governo. La pena di morte è stata sospesa nel 2002. Il paese è membro di ONU,<br />

Ua, WTO, Oci; fa parte dei paesi Acp e di organizzazioni regionali come l'Unione Economica e Monetaria<br />

dell'<strong>Africa</strong> Occidentale (Waemu/Uemoa) e la Comunità Economica dell'<strong>Africa</strong> Occidentale (Cedeao/Ecowas).<br />

Suddivisioni storiche e amministrative<br />

Il Mali è suddiviso in otto regioni, più il<br />

distretto della capitale. Le regioni sono poi<br />

divise in 49 circondari (cercles). I circondari<br />

e il distretto della capitale sono divisi in 703<br />

comuni (communes).<br />

Regioni del Mali


Mali 23<br />

Città principali<br />

• Bamako, la capitale<br />

• Aguelhok, Almoustarat, Andéramboukane, Anefis,<br />

Ansongo, Aourou, Araouane.<br />

• Bafoulabé, Ballé, Banamba, Bandiagara, Bankas,<br />

Bénéna, Bla, Bourem, Bouressa.<br />

• Diafarabé, Dialafara, Diamou, Didiéni, Diéma,<br />

Dilly, Dinagourou, Dioila, Dioura, Diré, Djenné,<br />

Doro, Douentza, Douna, Dyero.<br />

• Fana, Faléa, Faraba, Filamana.<br />

• Gao, Garalo, Gossi, Goundam, Gourma-Rharous.<br />

• Hombori.<br />

• I-n-Kak, I-n-Tabezas, I-n-Tallak.<br />

Regioni<br />

Regione Capoluogo Abitanti Area km² Abitanti regione Densità<br />

Gao Gao 30.863 321.996 461.000 1,5<br />

Kayes Kayes 49.431 197.760 1.093.000 5,5<br />

Kidal Kidal 16.923 260.000 85.695 0,3<br />

Koulikoro Koulikoro 16.134 89.833 1.170.000 13<br />

Mopti Mopti 53.885 88.752 1.416.000 15,9<br />

Ségou Ségou 64.890 56.127 1.316.000 23,4<br />

Sikasso Sikasso 47.030 76.480 1.383.000 18,1<br />

Timbuctu Timbuctu 20.483 408.927 601.000 1,5<br />

Bamako Bamako 267 863.000 3232,2<br />

• Kadioto, Kanioumé, Kaogaba, Kati, Kayes, Ké Maina, Kéniéba, Kidal, Kinyan, Kita, Kofo, Kolondiéba, Kona,<br />

Konenzé, Koulikoro, Koundian, Koury, Koussané, Koutiala, Ktéla,<br />

• Manankoro, Markala, Ménaka, Mopti, Mourdiah.<br />

• Nangaré, Nampala, Nara, Niafounke, Niono, Nioro du Sahel, Nyamina.<br />

• Ouatagouna, Ouolossébougou.<br />

• San, Sandaré, Sébékoro, Séféto Ouest, Ségou, Sévaré, Siby, Sikasso, Sokolo.<br />

• Taoudenni, Telatai, Ténenkou, Tessalit, Ti-n Essako, Timetrine, Timbuctu, Tominian, Toukoto.<br />

• Yanfolila, Yélimané, Yorosso.<br />

Kati


Mali 24<br />

Istituzioni<br />

Istruzione<br />

• Tasso di alfabetizzazione: 43% (2005)<br />

• Studenti universitari: 6.073.<br />

Sanità<br />

Il sistema sanitario locale deve fronteggiare quotidianamente la malaria e la situazione generale del paese lascia<br />

aperti ampi spazi anche alla febbre gialla: inoltre molte malattie, trasmesse con il cibo e le bevande, si manifestano<br />

sotto forma di diarrea e di dissenteria: nel paese, oltre al tifo e alle epatiti sono molto diffuse le malattie da vermi<br />

intestinali, le dissenterie e la giardiasi.<br />

Il problema principale è quindi quello dell'acqua potabile e un deciso piano per la potabilizzazione delle acque e di<br />

distribuzione delle stesse permetterebbe di per sé di risolvere almeno in parte i problemi derivanti da questa<br />

situazione. Lo stato, in fatto di sanità, spende circa 5 dollari per abitante e ciò denota anche la mancanza di medici<br />

messi a disposizioni delle popolazioni: cifra esigua ed inadeguata alle reali necessità della popolazione. Ma adeguati<br />

progetti legati non solo alla progettazione ma anche alla effettiva realizzazione di piccole unità ospedaliere lungo il<br />

Niger potrebbero risolvere parte dei problemi (produzione di energia, di acqua potabile, di acqua per irrigazione e<br />

così via).<br />

È segnalata inoltre la presenza di filariosi, di focolai endemici di oncocercosi, della leishmaniosi cutanea e viscerale<br />

(più frequenti nelle zone aride), della tripanosomiasi (soprattutto in zone rurali), le febbri ricorrenti, il tifo da<br />

pidocchi, pulci o zecche e le febbri emorragiche di natura virale. Anche la tungosi è diffusa come la schistosomiasi<br />

(malattia dovuta a un parassita presente nelle acque dolci).<br />

Politica<br />

Dal 1991 la costituzione ha subito cambiamenti che hanno consentito la creazione di un sistema pluripartitico;<br />

l’assemblea nazionale è composta da 147 membri eletti ogni 5 anni a suffragio universale.<br />

Il capo dello stato è Amadou Toumanì Touré<br />

(soprannominato ATT), presidente del Mali dal maggio<br />

2002, eletto democraticamente dopo la fine del<br />

mandato e le dimissioni di Alpha Oumar Konaré e<br />

rieletto nel 2007.<br />

A partire dall’autunno del 2008 si sono riacutizzate le<br />

tensioni nel Nord del paese tra il gruppo etnico Tuareg<br />

(accusato di sostenere la ribellione ancora latente nella<br />

regione di Kidal, al confine con quella di Gao) e le<br />

etnie maggioritarie nel paese. Violenze e intimidazioni<br />

contro elementi Tuareg da parte di ex miliziani<br />

filo-governativi si sono ripetuti senza che le autorità<br />

intervenissero a difesa delle vittime. La situazione resta<br />

Amadou Toumani Toure, Presidente del Mali dal 2003<br />

tesa: si attendono gli esiti delle elezioni amministrative, previste per aprile 2009, sperando che il loro passaggio<br />

riporti la calma.<br />

Il 3 aprile 2011 il presidente Amadou Toumani Touré,dopo le dimissioni di Modibo Sidibe e di tutta l’equipe<br />

governativa, ha nominato capo del governo Cissé Mariam Kaïdama Sidibé prima donna della storia a ricoprire tale<br />

incarico in Mali.


Mali 25<br />

Relazioni estere e militari<br />

L'orientamento delle relazioni estere del Mali è diventato sempre più<br />

pragmatico e filo-occidentale nel corso del tempo. [3] Poiché con<br />

l'instaurazione nel 2002 di una forma democratica di governo, le<br />

relazioni del Mali con l'Occidente in generale e con gli Stati Uniti, in<br />

particolare, sono notevolmente migliorate. [3] Il Mali ha un rapporto<br />

ambivalente di lunga data con la Francia, ex potenza coloniale [3] . Il<br />

Mali è attivo in organizzazioni regionali come l'Unione <strong>Africa</strong>na. [3]<br />

Lavorare per controllare e risolvere i diversi conflitti regionali, come<br />

quelli in Costa d'Avorio, Liberia e Sierra Leone, è uno dei principali<br />

obiettivi della politica estera del paese [3] . Il Mali si sente minacciato<br />

dalle potenziali ripercussioni dei conflitti nei paesi limitrofi, e le<br />

relazioni con i vicini sono spesso difficili [3] . L'insicurezza lungo i<br />

Il President maliano, Amadou Toumani Touré,<br />

con ex Presidente americano George W. Bush<br />

confini del nord, tra banditismo transfrontaliero e il terrorismo, rimangono questioni fortemente problematiche delle<br />

relazioni regionali [3] .<br />

Le forze armate del Mali consistono di un esercito, che comprende le forze terrestri e forze aeree [4] , nonché i<br />

paramilitari della Gendarmeria e della Guardia Repubblicana, che sono tutti sotto il controllo del Ministero della<br />

Difesa edei Veterani del Mali, guidato da un civile. [5] L'esercito è sottopagato,male equipaggiato, e necessita di una<br />

razionalizzazione [5] . L'organizzazione della struttura delle forze armate ha sofferto molto l'incorporazione delle<br />

forze irregolari dei Tuareg nel proprio organico regolare a seguito di un accordo del 1992 tra il governo e le forze<br />

ribelli Tuareg. [5] L'esercito ha generalmente mantenuto un profilo basso, con la transizione democratica del 1992. Il<br />

presidente in carica, Amadou Toumani Touré, è un ex generale dell'esercito e come tale gode di ampio sostegno in<br />

ambito militare. [5] Nella relazione annuale sui diritti umani per il 2003, il Dipartimento di Stato americano, il<br />

controllo civile nominale delle forze di sicurezza è generalmente efficace, ma ha osservato alcuni "casi in cui<br />

elementi delle forze di sicurezza hanno agito in modo indipendente dell'autorità di governo". [5] Le potenze<br />

occidentali come gli Stati Uniti aiutano le forze armate del Mali con la formazione del personale militare e la<br />

dotazione di attrezzature e armi. . [6][7]<br />

Economia<br />

L'economia è prevalentemente agricola e i raccolti dipendono quasi interamente dall'irrigazione e dalle piene<br />

stagionali del Niger e dei suoi affluenti. La coltivazione di generi destinati al fabbisogno alimentare occupa circa<br />

l'86% della popolazione attiva; le colture principali sono il miglio, il riso, il sorgo, il mais, le arachidi, il cotone e la<br />

canna da zucchero.<br />

La popolazione del nord è votata soprattutto all’allevamento estensivo e transumante di copiose greggi che popolano<br />

tutta la fascia del Sahel; lungo il corso del fiume Niger la pesca è una delle attività più praticate assieme<br />

all’orticoltura: la pianura alluvionale del delta del Niger, durante la stagione invernale (settembre-dicembre) diventa<br />

una vera e propria risorsa irrigua. Da settembre a febbraio il Niger costituisce un canale di navigazione che taglia il<br />

paese da sud-ovest a nord-est, favorendo scambi commerciali di ogni sorta.


Mali 26<br />

Risorse<br />

Agricoltura<br />

La quasi totalità della popolazione attiva è occupata<br />

nell'agricoltura, settore che partecipa per il 46% alla<br />

formazione del prodotto nazionale lordo; tuttavia il<br />

terreno arabile e le colture arborescenti ricoprono meno<br />

del 2% del territorio. Oltre che per la scarsità di buoni<br />

terreni, il livello produttivo è generalmente molto basso<br />

per la piovosità insufficiente e comunque fortemente<br />

irregolare; si hanno poi ritardi ed errori dovuti alla<br />

organizzazione arcaica dell'attività agricola: al<br />

momento, neppure l'istituzione di un numero<br />

abbastanza considerevole di cooperative ha dato esiti<br />

consistenti. Per quanto riguarda le coltivazioni<br />

tradizionali, destinate all'alimentazione locale e peraltro<br />

Raccolta del cotone<br />

in larga misura decimate dalle tremende siccità che a più riprese hanno devastato il paese attorno alla metà degli anni<br />

settanta, prevalgono il miglio (6,9 milioni di q.), mentre il riso (3,7 milioni di q.), coltivato nelle zone irrigue del<br />

delta del Niger, è di introduzione recente, così come il mais. Importanti per l'alimentazione locale sono anche la<br />

manioca e la batata, nonché taluni ortaggi e legumi. Nelle zone irrigue si pratica in prevalenza un'agricoltura<br />

moderna e commerciale, in parte ad opera delle cooperative di contadini di recente istituzione. Disastrosi sono stati<br />

però i raccolti di 1980, 1982 e 1983 per i danni causati dalla siccità. Fra le colture predomina il cotone (2,4 milioni di<br />

q. tra fibra e semi), che è la principale voce dell'esportazione nazionale; seguono l'arachide (1,6 milioni di q.), il tè e<br />

la canna da zucchero. Altri prodotti destinati al commercio sono il tabacco, il karité o "albero del burro", il kapok,<br />

ecc. Purtroppo il paese non dispone di foreste, il legname è tutto importato attraverso il Burkina dal Ghana e dalla<br />

Costa d'Avorio ed i pochi sprazzi di foresta vengono distrutti per offrire legna da ardere alle genti del paese che non<br />

dispone di altra energia: degli sforzi dovranno essere fatti per arrestare la desertificazione con piantagioni di Curcas<br />

che fra le tante doti, coi semi, offrirà gas ed energia alle popolazioni del paese; sono solo prodotti discreti quantitativi<br />

di gomma arabica. Da rilevare poi il grave fenomeno del contrabbando di prodotti alimentari, avviati ai più<br />

vantaggiosi mercati della Costa d'Avorio, del Burkina Faso e del Senegal.<br />

Attori e politiche agricole<br />

Le strategie di valorizzazione del mondo rurale hanno sempre rivestito un ruolo fondamentale sia nelle politiche<br />

delle potenze coloniali che in quelle dello stato post-coloniale.<br />

Attualmente la Loi d'Orientation Agricole si articola attorno a cinque temi maggiori:<br />

• il primo descrive gli obiettivi generali e le strategie di sviluppo agricolo;<br />

• il secondo tratta delle questioni legate allo statuto dei lavoratori, delle exploitations agricoles, alle organizzazioni<br />

contadine e alla formazione professionale legata al settore primario, al fine di migliorare la qualità delle risorse<br />

umane e di rafforzare le organizzazioni agricole;<br />

• il terzo si rapporta ai fattori di produzione ovvero l’insieme delle attività e beni materiali che concorrono al<br />

miglioramento della produzione agricola (gestione razionale della terra, della risorse naturali, del finanziamento<br />

all’agricoltura, dell’accesso all’acqua, della realizzazione di infrastrutture e di equipaggiamento, di sostenere la<br />

ricerca agronomica);<br />

• il quarto concerne da una parte le strategie di sviluppo e dall’altra la promozione delle filiere e dei mercati<br />

(crescita produttiva nei diversi sotto settori, trasformazione dei prodotti e creazione di valore aggiunto, qualità dei<br />

prodotti agricoli, organizzazione del mercato interno, accesso ai mercati esteri);


Mali 27<br />

• il quinto tratta del quadro istituzionale che accompagnerà l’entrata in vigore della legge.<br />

Allevamento<br />

Allevatori nomadi Fiera del bestiame. Mercato allestito a Kambila<br />

La pesca viene effettuata solo sul fiume Niger, visto<br />

che il Mali è privo di sbocchi sul mare, ed è destinato<br />

esclusivamente all'autoconsumo della popolazione.<br />

Risorse minerarie<br />

Il Mali possiede estesi giacimenti di fosfati, oro, uranio,<br />

ferro,bauxite, manganese e sale, sebbene siano poco<br />

sfruttati a causa delle infrastrutture carenti. Molto più<br />

modesti i giacimenti diamantiferi situati nel sud-ovest<br />

del paese.<br />

Industria<br />

L'industria del Mali presenta ancora i segni di<br />

un'industria arretrata e ancora molto legata al settore<br />

primario.<br />

Le industrie presenti sono concentrate quasi<br />

esclusivamente nelle vicinanze di Bamako e<br />

comprendono: industrie chimiche, tessili, alimentari,<br />

diamantifere e del cemento, oltre a quelle<br />

agroalimentari.<br />

L'industria garantisce il 26% delle entrate.<br />

Trasporti<br />

La rete dei trasporti del Mali è molto limitata e<br />

comprende, oltre a strade poco e mal asfaltate che<br />

Pesca nel Mali - piroga sul fiume Niger<br />

Bamako. La discarica di Bamako, uno dei rari esempi di terziario<br />

collegano Bamako con Segou, l'utilizzo di imbarcazioni per spostarsi sul fiume Niger. Nel nord del paese si usano<br />

prevalentemente cammelli negli spostamenti.


Mali 28<br />

Un miglioramento delle comunicazioni aiuterebbe il Mali ad intraprendere un certo sviluppo, visto che molte delle<br />

attività terziarie si svolgono sulle poche strade esistenti e i cibi, facilmente deperibili, giungono nelle zone dove non<br />

è possibile la coltivazione in tempi molto lunghi, creando così anche problemi sanitari in quelle zone.<br />

Turismo<br />

Il turismo può contare su un buon numero di attrattive quali: la moschee in stile sudanese, la famosissima città di<br />

Timbuctu (Timbuctù) ed anche il deserto, situato nel nord del paese.<br />

Le entrate del turismo ammontano a 71 milioni di dollari, ed è in continua crescita, dato che nel 1995 erano solo 19 i<br />

milioni. I turisti crescono ad un ritmo annuale del 18.4%.<br />

Esportazioni<br />

Le esportazioni ammontano a 1.140 milioni dollari U.S.A., esse costituiscono il 36% del P.I.L.<br />

Importazioni<br />

le importazioni costituiscono il 41% del prodotto interno lordo e ammontano a 1.200 mil. $ U.S.A.<br />

Ambiente<br />

Le condizioni climatiche differenziate tra le plaghe del Nord e dell'Est e le rimanenti del Paese si riflettono anche sul<br />

paesaggio vegetale. Di pari passo con la progressiva diminuzione delle precipitazioni che si riscontra procedendo<br />

verso nord si verifica anche un progressivo impoverimento del paesaggio vegetale. In corrispondenza delle zone<br />

irrigate dal Niger e dal Senegal ed in quelle più favorite dalle precipitazioni, si è sviluppata la savana arborea con<br />

alberi (acacie gommifere, Tamarindus indica, baobab, ecc.) sovente di grandi proporzioni, inframezzati da<br />

formazioni erbose che in corrispondenza della zona deltizia del Niger si sono sviluppate in forme rigogliose.<br />

Allorché ci si allontana da queste regioni, subentra la savana con copertura di arbusti inframezzati da graminacee.<br />

Tra gli arbusti occorre ricordare la Capparis decidua che sul Niger, presso Tombouctou, assume forma arborescente.<br />

Nelle zone a precipitazioni più scarse del sahel alligna la steppa a piante xerofile e, con minor frequenza, erbacee,<br />

finché nelle regioni più settentrionali si presenta la tipica vegetazione sahariana a palme dattilifere, limitata alle oasi.<br />

In quanto alla fauna la savana è la sede dei grandi erbivori (giraffe, antilopi, elefanti) e dei carnivori (leoni, leopardi,<br />

ghepardi, licaoni, iene, genette, gatti selvatici, sciacalli). Nelle acque delle lagune, degli stagni e dei fiumi vivono<br />

ippopotami e coccodrilli. Nelle zone settentrionali troviamo anche la lince, la volpe bionda delle sabbie, il fennec.<br />

Comune in tutta la vasta regione desertica è, tra gli animali domestici, il dromedario, che non è però autoctono.<br />

Ricchissima è l'avifauna, che trova nelle zone anfibie del delta l'ambiente adatto, specie per trampolieri e palmipedi.<br />

Numerosi gli anfibi ed i pesci nel Niger.


Mali 29<br />

Cultura<br />

Le tradizioni musicali del Mali derivano dai griot, che sono noti come<br />

"Custodi di memorie". La Musica maliana è varia e ha diversi generi.<br />

Alcune famose influenze nella musica del Mali sono del virtouso<br />

musicista Kora ,Toumani Diabaté, le profonde radici del chitarrista<br />

blues Ali Farka Touré, il gruppo tuareg Tinariwen, e numerosi artisti<br />

afro-pop come Salif Keita, il duo Amadou & Mariam, Oumou Sangare,<br />

e Habib Koité. [8]<br />

Anche se la letteratura del Mali è meno famosa della sua musica [9] ,il<br />

Mali è sempre stato uno dei paesi con i più vivaci centri intellettuali.<br />

La tradizione letteraria [10] del Mali in passato è stata trasmessa<br />

principalmente con il passaparola, con jalis a recitare o cantare stori<br />

conosciute a memoria. [10][11] Amadou Hampâté Bâ, lo storico più<br />

Il duo musicali maliano Amadou & Mariam sono<br />

conosciuti internazionalmente per la loro musica<br />

che combina influnze maliani e internazionali.<br />

conosciuto del Mali, ha trascorso gran parte della sua vita a scrivere di queste tradizioni orali perché il mondo se ne<br />

ricordi. [11] Il romanzo più conosciuto di uno scrittore del Mali è Yambo Ouologuem, Le Devoir de violenza, che ha<br />

vinto il Premio Renaudot 1968, ma la cui eredità è stata segnata dalle accuse di plagio. [10][11] Altri noti scrittori del<br />

Mali Baba Traoré comprendono, Modibo Keita Sounkalo, Massa Makan Diabaté, Moussa Konaté, e Fily Dabo<br />

Sissoko [10][11] Altri ben conosciuti scrittori maliani includono: Baba Traoré, Modibo Sounkalo Keita, Massa Makan<br />

Diabaté, Moussa Konaté, and Fily Dabo Sissoko. [10][11] .<br />

La variegata cultura quotidiana dei maliani riflette la diversità etnica e geografica del paese. [12] La maggior parte dei<br />

maliani indossa fluenti abiti colorati chiamati boubous che sono tipici dell'<strong>Africa</strong> occidentale. I maliani partecipano<br />

spesso a feste tradizionali, balli e cerimonie. [12] Riso e miglio sono la base della cucina del Mali, che è fortemente<br />

basata su cereali. [13][14] I cereali sono generalmente preparati con salse a base di foglie di spinaci, come o foglie di<br />

baobab, con pomodoro, o con salsa di arachidi, e può essere accompagnata da pezzi di carne alla griglia (tipicamente<br />

di pollo, agnello, manzo o capra). [13][14] La cucina del Mali varia regionalmente. [13][14]<br />

Sport<br />

• Di nazionalità maliana è il giocatore del Paris Saint-Germain Mohamed Sissoko (di passaporto francese),<br />

acquistato a luglio 2011 dalla Juventus.<br />

• Mahamet Diagouraga, calciatore franco-maliano.<br />

Note<br />

[1] (FR) Risultati provvisori del censimento 2009 forniti dall'INSTAT-Institut National de la Statistique (http:/ / instat. gov. ml/ documentation/<br />

bamako. pdf) (pdf). URL consultato il 14.04.2010.<br />

[2] (FR) Risultati provvisori del censimento 2009 forniti dall'INSTAT-Institut National de la Statistique (http:/ / instat. gov. ml/ documentation/<br />

mali. pdf) (pdf). URL consultato il 14.04.2010.<br />

[3] Mali country profile, p. 17.<br />

[4] CIA - The World Factbook - Mali (https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ the-world-factbook/ geos/ ml. html)<br />

[5] Mali country profile, p. 18.<br />

[6] U.S. Government Provides Equipment to Malian Army (http:/ / www. africom. mil/ getArticle. asp?art=3601& blog=all). U.S. <strong>Africa</strong><br />

Command, 2009. URL consultato il 6 maggio 2010.<br />

[7] Joint Military Exercise FLINTLOCK to be Held In Mali (http:/ / www. africom. mil/ getArticle. asp?art=2223). U.S. <strong>Africa</strong> Command,<br />

2008. URL consultato il 6 maggio 2010.<br />

[8] Michelle Crabill e Bruce Tiso. Mali Resource Website (http:/ / www. fcps. edu/ KingsParkES/ technology/ mali/ malihis. htm). Fairfax<br />

County Public Schools. January 2003. Retrieved on June 4, 2008.<br />

[9] Velton, p. 29.<br />

[10] Milet & Manaud, p. 128.<br />

[11] Velton, p. 28.


Mali 30<br />

[12] Pye-Smith & Drisdelle, p. 13.<br />

[13] Velton, p. 30.<br />

[14] Milet & Manaud, p. 146.<br />

Bibliografia<br />

• La Geografia - dizionario enciclopedico - Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas S.p.A., Milano<br />

(1984)<br />

Voci correlate<br />

• Croce Rossa del Mali<br />

• Rotte africane dei migranti<br />

• Rotte dei migranti africani nel Sahara<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Mali<br />

• <strong>Wiki</strong>zionario contiene la voce di dizionario: http:/ / it. wiktionary. org/ wiki/ Mali<br />

• <strong>Wiki</strong>notizie contiene notizie di attualità: http:/ / it. wikinews. org/ wiki/ Mali<br />

Collegamenti esterni<br />

• Scheda del Mali dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?mali) - Sito curato dal<br />

Ministero degli Esteri e dall'ACI<br />

Bamako<br />

Stato: Mali<br />

Regione: Bamako Capital District<br />

Bamako<br />

Coordinate: 12°39′N 8°00′W12.65°N 8°O [1] Coordinate: 12°39′N 8°00′W12.65°N 8°O [1]<br />

Altitudine: 330 m s.l.m.<br />

Superficie: 252 km²


Bamako 31<br />

Abitanti : 1.809.106 [2] (2009)<br />

Densità: 7.178,99 ab./km²<br />

Fuso orario: UTC+0<br />

Bamako<br />

Bamako è la capitale e la città più popolosa del Mali. Sorge sul Niger, nelle vicinanze delle rapide che separano la<br />

valle del Niger superiore e la valle del medio Niger, nella parte sud-occidentale del paese.<br />

Buon porto fluviale e principale centro amministrativo e commerciale del Mali, è attivo nella produzione di caucciù,<br />

resina e legname, così come nel tessile, nella carne lavorata, nel metallo e nel settore ittico. È scalo aereo<br />

internazionale.<br />

Storia<br />

Bamako è abitata sin dal paleolitico, anche se la leggendaria fondazione è fissata nel XVI secolo. Bamako, in origine<br />

Bammako («stagno del coccodrillo» in lingua bambara) sarebbe stata fondata verso la fine del XVI secolo dai Nairé<br />

anticamente chiamati Niakate, che erano Sarakollé. Niaréla è uno dei quartieri più antichi di Bamako.<br />

La città fu un importante centro commerciale nonché principale centro dell'insegnamento dell'Islam, sotto l'impero<br />

del Mali, ma entrò in declino nel XIX secolo.<br />

Alla fine del XIX secolo Bamako è un grosso villaggio fortificato di 600 abitanti, quando il 1º febbraio 1883, i<br />

francesi, con il generale Gustave Borgnis-Desbordes, la conquistarono.<br />

Nel 1904, viene inaugurata la linea ferroviaria Dakar-Niger. Nel 1905, iniziò la costruzione dell'Hôpital du point G,<br />

il vecchio ospedale. Nel 1908 Bamako diventa capitale del Sudan francese, e tra il 1903 ed il 1907 è costruito il<br />

palazzo di Koulouba, palazzo del governatore; successivamente si riunirà la presidenza della Repubblica a partire<br />

dall'Indipendenza nel 1960.<br />

Il 20 dicembre 1918, Bamako diviene un comune misto amministrato da un sindaco. Nel 1927 è costruita la<br />

cattedrale mentre la "Maison des artisans" nel 1931. Nel 1947 viene eretto un primo ponte sul Niger, e la grande<br />

moschea di Bamako risale al 1948.<br />

Il 18 novembre 1955 Bamako diventa un comune a pieno titolo, il suo sindaco, Modibo Keïta, è eletto la prima volta<br />

un anno più tardi.<br />

La popolazione di Bamako, assai cresciuta, nel 1960 raggiunge circa i 160 000 abitanti.<br />

Il 22 settembre 1960 è proclamata l'indipendenza del Mali e Bamako diventa capitale della nuova repubblica.


Bamako 32<br />

Suddivisione amministrativa<br />

La città costituisce una regione autonoma, chiamata "Distretto di Bamako" (District de Bamako), non appartenente<br />

ad alcuna delle Regioni del Mali. Il distretto è a sua volta suddiviso in sei comuni (communes), numerati da I a VI in<br />

numeri romani.<br />

Quartieri<br />

• Hippodrome, sede di molte ambasciate<br />

• Niaréla, uno dei più antichi quartieri di Bamako<br />

• Korofina<br />

• Badalabougou<br />

• Torokorobougou<br />

• Bamako Coura<br />

• Djicoroni<br />

• Baco Djicoroni (= "oltre il fiume")<br />

• Missira<br />

• Médina Coura<br />

• Bankoni<br />

• Magnambougou<br />

• Point G, sede dell'ospedale<br />

• Koulouba, centro amministrativo e sede del governo<br />

Città gemellate<br />

• Angers, dal 1974<br />

• Rochester, dal 1975<br />

• Maubeuge<br />

Personalità legate a Bamako<br />

• Mahamadou Diarra, calciatore del Real Madrid<br />

• Aminata Dramane Traoré, scrittrice e politica<br />

• Dabo Filly, scrittore<br />

• Ahmadou Keita, cestista<br />

• Seydou Keita, calciatore del Barcellona<br />

• Amadou & Mariam, Musicisti di livello internazionale<br />

Comune Popolazione 2009 [2]<br />

Commune I 335.407<br />

Commune II 159.805<br />

Commune III 128.872<br />

Commune IV 300.085<br />

Commune V 414.668<br />

Commune VI 470.269<br />

Totale 1.809.106


Bamako 33<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Bamako& language=it& params=12. 65_N_-8_E_<br />

[2] (FR) Risultati provvisori del censimento 2009 forniti dall'INSTAT-Institut National de la Statistique (http:/ / instat. gov. ml/ documentation/<br />

bamako. pdf) (pdf). URL consultato il 14.04.2010.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Bamako<br />

Collegamenti esterni<br />

• Budapest-Bamako (http:/ / www. budapest-bamako. org)


Burkina Faso<br />

Burkina Faso<br />

(dettagli) (dettagli)<br />

Unité, Progrès, Justice<br />

(francese: Unità, Progresso, Giustizia)<br />

Nome completo Burkina Faso<br />

Nome ufficiale Burkina Faso<br />

Lingue ufficiali francese<br />

Burkina Faso<br />

Dati amministrativi<br />

Capitale Ouagadougou (1 181 702 ab. / 2006)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica semipresidenziale de iure (Dittatura militare de facto)<br />

Capo di Stato Blaise Compaoré<br />

Capo di Governo Tertius Zongo<br />

Indipendenza Dalla Francia, 5 agosto 1960<br />

Ingresso nell'ONU 20 settembre 1960<br />

Totale 274 200 km² (72º)<br />

Superficie<br />

34


Burkina Faso 35<br />

% delle acque 0,1 %<br />

Popolazione<br />

Totale 15 224 780 ab. (2009) (64º)<br />

Densità 50,07 ab./km²<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

Fuso orario UTC 0<br />

Valuta Franco CFA<br />

Geografia<br />

Economia<br />

PIL (PPA) 18.712 milioni di $ (123º)<br />

PIL pro capite (PPA) 1.360 $ (2010) (156º)<br />

ISU (2010) 0,305 (basso) (161º)<br />

TLD .bf<br />

Prefisso tel. +226<br />

Sigla autom. BF<br />

Inno nazionale Une Seule Nuit<br />

Festa nazionale 11 dicembre<br />

Varie<br />

Il Burkina Faso, già Repubblica dell'Alto Volta, è uno stato (274.200 km², abitanti 15.224.780 nel 2009 [1] )<br />

dell'<strong>Africa</strong> Occidentale privo di sbocchi sul mare e confinante con Mali a nord, Niger a est, Benin a sud-est, Togo e<br />

Ghana a sud e Costa d'Avorio a sud-ovest.<br />

È una repubblica semi-presidenziale. L'attuale capo dello stato è Blaise Compaoré. Il capo del governo è Tertius<br />

Zongo.<br />

La lingua nazionale è il francese.<br />

Dapprima colonia, ottenne l'indipendenza dalla Francia nel 1960 e divenne Repubblica dell'Alto Volta. Il nome<br />

attuale, Burkina Faso, fu istituito il 4 agosto 1984 dal presidente rivoluzionario Thomas Sankara, e significa "la terra<br />

degli uomini integri" nella lingua more e nella lingua bamanankan parlate rispettivamente dall'etnia mossi e dell'etnia<br />

dioula.


Burkina Faso 36<br />

Storia<br />

Preistoria<br />

Come tutta l'<strong>Africa</strong> occidentale, la regione del Burkina Faso fu abitata fin dall'antichità (dal 12.000 al 5.000 a.C.) da<br />

popolazioni di cacciatori-raccoglitori; strumenti di pietra di questo periodo sono stati ritrovati a partire dal 1973. I<br />

primi insediamenti agricoli apparvero fra il 3600 e il 2600 a.C. Fra il XV e il X secolo a.C. si sviluppò l'uso del ferro,<br />

della ceramica e della pietra levigata; a questo periodo risalgono anche i primi ritrovamenti che testimoniano riti<br />

funebri.<br />

Fra i popoli che abitarono il Burkina Faso ci furono sicuramente i Dogon, localizzati nella parte settentrionale della<br />

regione, in seguito migrati verso Bandiagara. Altre popolazioni non ancora identificate costruirono alte mura nel<br />

sudovest e in Costa d'Avorio.<br />

Fra il XV e il XVI secolo d.C. la regione del Burkina Faso fu uno dei centri economici più importanti dell'impero<br />

Songhai.<br />

Colonizzazione<br />

I francesi iniziarono la colonizzazione della regione del Burkina Faso nel 1896, sottomettendo il regno Mossi di<br />

Ouagadougou. Il regno divenne un protettorato, e nel 1898 l'intera regione era sotto il controllo francese. Nel 1904, il<br />

protettorato fu annesso all'<strong>Africa</strong> Occidentale Francese, insieme agli odierni Senegal e Niger. I Burkinabe<br />

parteciparono alla Prima guerra mondiale all'interno della fanteria senegalese (tirailleurs sénégalais).<br />

Nel 1919, il Burkina Faso divenne una colonia separata (col nome di Alto Volta); il primo governatore fu François<br />

Charles Alexis Édouard Hesling. Il 5 settembre 1932, la colonia fu smembrata e suddivisa fra Costa d'Avorio, Mali e<br />

Niger. Fu ricostituita il 4 settembre 1947, con gli stessi confini che aveva in precedenza.<br />

Indipendenza<br />

L'Alto Volta ottenne l'autogoverno l'11 dicembre 1958, diventando una repubblica membro della Comunità<br />

Franco-<strong>Africa</strong>na (La Communauté Franco-<strong>Africa</strong>ine). Due anni dopo la Francia concesse l'indipendenza.<br />

Come per molti altri stati africani, il periodo successivo all'indipendenza fu caratterizzato da una forte instabilità<br />

politica. Un primo colpo di stato, nel 1966, portò al potere i militari fino al 1978. Il secondo colpo di stato, nel 1980,<br />

fu messo in atto da Saye Zerbo, rovesciato due anni dopo. Nel 1983 venne arrestato Thomas Sankara, già primo<br />

ministro, ma a seguito di ciò si scatenarono numerose rivolte popolari che portarono al potere proprio quest'ultimo.<br />

Sankara cercò di cambiare radicalmente il paese, in primis dal nome cambiato da Alto Volta a Burkina Faso, ed attuò<br />

una serie di vaste riforme sociali. Sankara sarà ricordato anche per essere stato il primo presidente africano ad aver<br />

denunciato la piaga dell'AIDS oltre che per le sue numerose critiche ai paesi più sviluppati sul problema del debito<br />

estero degli stati africani. Sankara verrà tuttavia fatto uccidere nel 1987 dal suo vice Blaise Compaoré che instaurerà<br />

un regime militare tuttora vigente.


Burkina Faso 37<br />

Geografia<br />

Morfologia<br />

L'altitudine media del Burkina Faso è di 400 m; si tratta quindi di una<br />

regione relativamente piana, con poche eccezioni localizzate.<br />

La gran parte del territorio del Burkina Faso è costituito da un<br />

penepiano, in alcune zone mosso da poche colline, ultime vestigia di<br />

un massiccio del Precambriano. Il sudovest è invece dominato da un<br />

massiccio di arenaria; qui si trova la più alta vetta del paese, il<br />

Ténakourou (749 m s.l.m.). I bordi del massiccio sono costituiti da<br />

ripide scarpate, con dislivelli fino a 150 m.<br />

Idrografia<br />

La Piazza dell'ONU ad Ouagadougou, Burkina<br />

Il vecchio nome del paese, Alto Volta, si doveva a quattro importanti fiumi che ne attraversano il territorio: il<br />

Comoé, il Mouhoun (precedentemente chiamato Volta Nero), il Nakambé ("Volta Bianco") e il Nazinon ("Volta<br />

Rosso"). Il Mouhoun e il Comoé sono i due unici corsi d'acqua con presenza di acqua tutto l'anno.<br />

Il bacino del fiume Niger costituisce il 27% della superficie del Paese. I tributari (Béli, Gorouol, Goudébo e Dargol)<br />

hanno andamento stagionale; sono in secca per circa metà dell'anno, ma possono anche causare notevoli inondazioni.<br />

Fra i numerosi laghi del Burkina Faso, i principali sono il Tingrela, il Bam e il Dem, oltre ai grandi bacini di Oursi,<br />

Béli, Yomboli e Markoye.<br />

La siccità è un problema ricorrente del paese, specialmente nella zona settentrionale.<br />

Clima<br />

Il clima del Burkina Faso è principalmente tropicale, con due stagioni distinte: la stagione delle piogge, da<br />

maggio-giugno a settembre (più breve nel nord), con precipitazioni comprese fra i 600 e i 900 mm; e la stagione<br />

secca, in cui soffia l'harmattan, un vento secco e caldo proveniente dal Sahara.<br />

Popolazione<br />

Gli abitanti del Burkina Faso sono chiamati Burkinabé (pronunciato<br />

[burkiːnəˈbeː]).<br />

La popolazione è concentrata nella parte centrale e meridionale del<br />

paese. A causa del forte tasso di disoccupazione, centinata di migliaia<br />

di Burkinabé migrano stagionalmente nei paesi confinanti in cerca di<br />

lavoro.<br />

Demografia<br />

L'aspettativa di vita in Burkina Faso è di poco inferiore ai 50 anni; l'età<br />

media degli abitanti è 17. Il tasso di crescita della popolazione,<br />

Faso<br />

Un negozio.<br />

secondo una stima del 2000, è di 2,71%. Queste valutazioni tengono conto del forte impatto dell'AIDS (il 4% della<br />

popolazione ne è affetto) come causa di morte nel paese.


Burkina Faso 38<br />

Etnie<br />

I Burkinabé sono suddivisi in due grandi gruppi etnico-culturali: i<br />

Voltaici e i Mande, a cui si aggiungono circa 5 000 Europei. I Voltaici,<br />

più numerosi, includono il sottogruppo dei Mossi, che costituiscono<br />

circa metà della popolazione. I Bobo occupano la regione<br />

sud-occidentale di Bobo-Dioulasso mentre le aree aride del Sahel sono<br />

abitate da Tuareg, Peul e Hausa.<br />

Religione<br />

Venditori a Bobo-Dioulasso.<br />

Circa il 50% della popolazione è di fede islamica, e il 30% cristiana. Il restante 20% è costituito principalmente da<br />

seguaci delle religioni africane tradizionali animiste. Elementi della tradizione animista si ritrovano anche nelle<br />

pratiche di culto cristiane e musulmane dei Burkinabé.<br />

Lingue<br />

Il francese è l'unica lingua ufficiale del paese, ma quella più parlata è la Lingua More. Sono parlate numerose lingue<br />

locali e dialetti (ben 67) [2] .<br />

Ordinamento dello stato<br />

Suddivisione amministrativa<br />

Il Burkina Faso è suddiviso in 13 regioni, 45 province, e 351 dipartimenti.<br />

Regioni:<br />

• Alti Bacini<br />

• Altopiano Centrale<br />

• Boucle du Mouhoun<br />

• Cascate<br />

• Centro<br />

Province:<br />

• Centro-Est<br />

• Centro-Nord<br />

• Centro-Ovest<br />

• Centro-Sud<br />

• Balé • Komandjoari • Passoré<br />

• Bam • Kompienga • Poni<br />

• Banwa • Kossi • Sanguié<br />

• Bazèga • Koulpélogo • Sanmatenga<br />

• Bougouriba • Kouritenga • Séno<br />

• Boulgou • Kourwéogo • Sissili<br />

• Boulkiemdé • Léraba • Soum<br />

• Comoé • Loroum • Sourou<br />

• Ganzourgou • Mouhoun • Tapoa<br />

• Gnagna • Nahouri • Tuy<br />

• Gourma • Namentenga • Yagha<br />

• Houet • Nayala • Yatenga<br />

• Ioba • Noumbiel • Ziro<br />

• Est<br />

• Nord<br />

• Sahel<br />

• Sud-Ovest


Burkina Faso 39<br />

• Kadiogo • Oubritenga • Zondoma<br />

• Kénédougou • Oudalan • Zoundwéogo<br />

Città principali<br />

La capitale è Ouagadougou, chiamata dai locali "Ouaga". Altre città importanti sono Bobo-Dioulasso, Koudougou,<br />

Ouahigouya e Banfora.<br />

Istituzioni<br />

Il Burkina Faso, in base alla Costituzione del 1991 è una repubblica presidenziale, dove il capo dello stato, in carica<br />

per cinque anni, detiene il potere esecutivo, ed ha il potere di nominare il primo ministro.<br />

Il parlamento è composto da 111 membri, mentre il potere giudiziario ha il suo vertice nella Corte suprema che tiene<br />

le sue sedute a Ouagadougou.<br />

Istruzione<br />

L'istruzione è obbligatoria per i ragazzi tra i 7 ed i 13 anni. Nonostante questo, ed il fatto che sia gratuita, il tasso di<br />

alfabetizzazione è molto basso: 28,5% nel 2005.<br />

Nel paese esistono tre università: nella capitale Ouagadougou, a Bobo-Dioulasso e a Koudougou.<br />

Politica<br />

Economia<br />

Con un PIL procapite di 1.300 $, il Burkina Faso è uno dei paesi più poveri del mondo. Gran parte della sua<br />

economia è finanziata da aiuti internazionali.<br />

L'elevatissimo tasso di disoccupazione causa un altrettanto notevole fenomeno di emigrazione; circa tre milioni di<br />

Burkinabé vivono stabilmente in Costa d'Avorio. Questo fenomeno causa periodicamente attriti con i paesi<br />

confinanti.<br />

Agricoltura<br />

L'80% della popolazione occupata si dedica all'agricoltura e all'allevamento. Fra le colture principali ci sono sorgo,<br />

miglio, mais, arachidi, riso e cotone.<br />

L'attività agricola è minacciata costantemente dalla siccità, che si riflette nella scarsità di terreni destinabili alla<br />

coltivazione (intorno al 18% del territorio), localizzati soprattutto nel sud del paese.<br />

Risorse minerarie<br />

Altre risorse, di minore rilievo, sono quelle minerarie: soprattutto rame, ferro, manganese (a Tambao) e oro. Infine,<br />

relativamente attivo è il settore dell'artigianato.


Burkina Faso 40<br />

Commercio<br />

A Ouagadougou si tiene ogni due anni una delle più importanti fiere di prodotti artigianali dell'intera <strong>Africa</strong>, il SIAO<br />

(Salon International de l'Artisanat de Ouagadougou).<br />

Trasporti<br />

Il paese dispone di una rete ferroviaria complessiva di soli 600 km, ma è in fase di costruzione una linea che<br />

collegherà la capitale a Tambao che si sta sviluppando in virtù dell'attività estrattiva.<br />

Sono presenti anche circa 12 000 km di strade, di cui solo una piccola parte (circa il 16%) è asfaltata.<br />

L'unico aeroporto internazionale si trova nella capitale Ouagadougou.<br />

Cinema<br />

Il cinema del Burkina Faso rappresenta una parte importante dell'industria filmografica dell'<strong>Africa</strong> Occidentale. Il<br />

contributo del Burkina Faso al cinema <strong>Africa</strong>no risale alla costituzione del film festival FESPACO (Festival<br />

Panafrican du Cinéma et de la Télévision de Ouagadougou), lanciato come settimana del cinema nel 1969.<br />

Molti dei produttori nazionali sono conosciuti a livello internazionale e hanno vinto premi internazionali. Per molti<br />

anni la sede della Federation of Panafrican Filmmakers (FEPACI) fu in Ouagadougou, salvata nel 1983 da un<br />

periodo di inattività dall'entusiastico intervento e contributo economico del Presidente Sankara (nel 2006 il<br />

Secretariat del FEPACI si trasferisce in Sud <strong>Africa</strong> ma la sede centrale dell'organizzazione rimane a<br />

Ouagaoudougou).<br />

Tra i registi più conosciuti del Burkina Faso: Gaston Kaboré, Idrissa Ouedraogo e Dani Kouyate.<br />

Il Burkina Faso produce anche famose serie televisive quali Bobodjiouf. Tra i produttori più conosciuti a livello<br />

internazionale: Ouedraogo, Kabore, Yameogo, and Kouyate.<br />

Ambiente<br />

Il mantello vegetale ricopre quasi tutto il territorio, salvo alcuni spuntoni rocciosi e le falesie delle zolle tabulari più<br />

alte. Si tratta della cosiddetta savana, detta in francese brousse, associazione mista arborea ed erbacea, molto<br />

rigogliosa nella stagione umida, mentre in quella secca il ciclo vegetativo si arresta. A seconda delle condizioni<br />

climatiche e altimetriche possiamo distinguere tre tipi di savana: arborea, erbacea e spinosa, i quali però non si<br />

succedono regolarmente, ma si alternano in modo alquanto irregolare, anche in rapporto alla funzione bioselettiva<br />

dei terreni e all'opera di deforestazione condotta dall'uomo e dagli incendi spontanei, che sono frequenti nella<br />

stagione secca. Nella parte meridionale del Paese domina però la savana arborea, anche se molto spesso è stata<br />

sostituita dalle colture. In quella centro-settentrionale compare invece più frequentemente la savana erbacea che<br />

talvolta cede il passo a quella spinosa, mentre verso nord trapassa insensibilmente nella steppa pre-desertica, con<br />

erbe basse e qualche pianta gommifera.<br />

La vegetazione arborea è molto varia, ma presenta quasi dovunque adattamenti xerofili, per resistere alla lunga<br />

siccità. Le radici sono profonde, i tronchi molto grossi si allargano talvolta a bottiglia per immagazzinare l'acqua, il<br />

fogliame si sviluppa a ombrello per proteggere dall'arsura l'apparato radicale. L'albero più tipico è il baobab<br />

(Adansonia digitata), l'albero feticcio delle popolazioni africane. Non mancano le acacie, le mimose e le euforbie.<br />

Un albero caratteristico è il formaggere (del genere Bombax), che colpisce per la sua altezza (fino a 25 m), mentre<br />

alberi utili sono il karité (Butyrospermum parkii) che somiglia «ad un grande pero con frutti simili a noci, contenenti<br />

una polpa grassa che dà un burro molto apprezzato» (Migliorini), il nerè (Parkia biglobosa), che produce dei baccelli<br />

da cui si ricava un condimento, l'albero del kapok (Ceiba pentandra), che dà una fibra tessile, la palma dum e il<br />

tamarindo. Questi alberi sono anche coltivati attorno ai villaggi.


Burkina Faso 41<br />

La fauna presenta in tutto il Paese caratteri di grande mobilità in rapporto all'andamento del ciclo climatico ed è<br />

costituita in massima parte da erbivori che conducono vita associata in branchi. Nel Nord ci sono elefanti, giraffe,<br />

antilopi e leoni. Più a sud accanto alle antilopi si possono trovare i bufali, numerosi roditori ed anche le termiti. La<br />

densità di questa fauna va lentamente rarefacendosi, per quanto il Burkina Faso sia ancora un Paese non raggiunto<br />

dai cacciatori.<br />

Sport<br />

Ogni anno a novembre si svolge il Tour du Faso. Inoltre sta avendo un notevole successo il calcio.<br />

Tradizioni<br />

Festività<br />

L'11 dicembre si festeggia la Festa della Repubblica.<br />

Note<br />

[1] (FR) Dati preliminari del censimento 2006 dal sito dell'Institut National de la Statistique e de la Démographie (http:/ / www. insd. bf/<br />

Documents/ Publications/ INSD/ Publications/ Resultats_enquetes/ Autres enq/ Rapport_preliminaire_RGPH06. pdf) (pdf). URL consultato il<br />

05-05-2008.<br />

[2] Tra essi circa 60 000 persone parlano un dialetto tuareg (Sudlow 2001: 6).<br />

Bibliografia<br />

• La Geografia - dizionario enciclopedico - Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas S.p.A., Milano<br />

(1984)<br />

• David Sudlow, The Tamasheq of North-East Burkina Faso, Köln, Köppe, 2001 - ISBN 3-89645-380-7<br />

• Carlo Batà "L'<strong>Africa</strong> di Thomas Sankara" - Edizioni Achab - www.edizioni-achab.it<br />

• Vittorio Martinelli con Sofia Massai, La voce nel deserto, Zona Editrice, 2009<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Burkina<br />

Faso<br />

Collegamenti esterni<br />

• (FR) Premier Ministère (http:/ / www. primature. gov. bf/ ) Governo


Ouagadougou 42<br />

Ouagadougou<br />

Stato: Burkina Faso<br />

Regione: Centro<br />

Provincia: Kadiogo<br />

Ouagadougou<br />

Traffico cittadino nella Piazza delle Nazioni Unite<br />

Coordinate: 12°21′N 1°32′W12.35°N 1.53333°O [1] Coordinate: 12°21′N 1°32′W12.35°N 1.53333°O [1]<br />

Abitanti : 1.273.355 [2] (2006)<br />

Ouagadougou<br />

Sito istituzionale [3]<br />

Ouagadougou è la capitale del Burkina Faso, la città più grande del Paese ed il suo centro culturale, economico ed<br />

amministrativo.


Ouagadougou 43<br />

Storia<br />

Fondata nell'XI secolo, il suo nome - spesso abbreviato in Ouaga - risale al XV secolo: all'epoca, l'area era popolata<br />

da due etnie differenti, gli Yonyonse ed i Ninsi, costantemente in lotta tra loro. Nel 1441 Wubri, condottiero<br />

Yonyonse e una delle principali figure della storia del Burkina Faso, condusse la sua etnia alla vittoria e mutò il<br />

nome del luogo da “Kumbee-Tenga” (nome attribuito dai Ninsi) a “Wogodogo”, che significava "il luogo dove le<br />

persone ottengono onore e rispetto". Capitale dell'Impero Mossi, a seguito della conquista francese dell'area nel 1896<br />

entrò a far parte della colonia dell'Alto Volta (Haute Volta) e ne divenne capitale nel 1919; in quest'occasione si<br />

mutò il nome della città da Kombemtinga a Ouagadougou, che deriva da una deformazione di "Wogodogo" e rispetta<br />

l'ortografia e la pronuncia francese. Ouagadougou divenne nel 1960 la capitale dell'indipendente Repubblica<br />

dell'Alto Volta, ribattezzata Burkina Faso nel 1984.<br />

Posizione e clima<br />

La città è collocata approssimativamente nel centro del paese (12,4° N 1,5° O). Il clima è piuttosto caldo, come nel<br />

resto dell'area sudanese-sahariana: le precipitazioni non superano i 750mm annui, si distinguono la stagione delle<br />

piogge (da maggio ad ottobre) con una temperatura media di 30 °C, la stagione fredda (dicembre e gennaio) con una<br />

temperatura media di 19 °C e la stagione calda (aprile e maggio), in cui si raggiungono anche i 40 °C. I venti<br />

principali che interessano Ouagadougou sono un vento secco ed il monsone.<br />

Ordinamento e popolazione<br />

Si è sviluppata attorno al palazzo imperiale di Mogho Naaba ed è diventata un centro urbano rilevante proprio grazie<br />

alla presenza coloniale.<br />

L'organizzazione amministrativa del dipartimento di Ouagadougou è diverso da quella di tutti gli altri, ad esclusione<br />

del distretto di Bobo-Dioulasso, secondo del Paese per popolazione: esiste infatti un'ulteriore suddivisione<br />

amministrativa in 5 distretti (in francese arrondissement), ognuno dei quali ha un proprio sindaco ed un proprio<br />

consiglio che lo amministra.<br />

I distretti di Ouagadougou<br />

Economia<br />

Distretto N. settori N. villaggi Abitanti [2]<br />

Baskuy 12 0 180.512<br />

Bogodogo 5 2 374.473<br />

Boulmiougou 4 4 366.182<br />

Nongremasson 6 5 188.329<br />

Sig-Noghin 3 3 163.859<br />

La moneta ufficiale del Burkina Faso è il Franco CFA. Dispone di un aeroporto internazionale, una tratta ferroviaria<br />

la collega ad Abidjan nella Costa d'Avorio e un'altra a Kaya nel nord del paese. Infine una strada la collega a<br />

Niamey, nel Niger. I mezzi di trasporto più diffusi in città sono le motociclette e le biciclette, anche se negli ultimi<br />

anni è cresciuto il numero delle automobili; nelle ore di punta il traffico è molto intenso. Ouagadougou possiede<br />

un'industria limitata, principalmente nel settore alimentare e tessile, e vi si svolgono il Gran mercato di<br />

Ouagadougou, uno dei più grandi dell'<strong>Africa</strong> occidentale, ed un festival biennale dell'artigianato, che sostiene di<br />

essere il più importante dell'<strong>Africa</strong>. Il settore alberghiero e della ristorazione è stato recentemente sviluppato ed ora


Ouagadougou 44<br />

sono presenti anche alberghi di lusso. In città ci sono due ospedali nazionali, il Centro ospedaliero nazionale Yalgado<br />

Ouedraogo (CHNYO) e il Centro ospedaliero nazionale pediatrico Charles De Gaulle (CHNP-CDG), e numerose<br />

altre infrastrutture sanitarie. Nella popolazione la medicina tradizionale gode ancora di notevole fiducia.<br />

Strutture<br />

La città possiede pochi edifici moderni importanti, ad eccezione della sede della West <strong>Africa</strong>n Central Bank, e la<br />

vecchia Moschea centrale resta uno degli edifici più alti e significativi. Altre attrazioni comprendono il Museo<br />

nazionale del Burkina Faso, il Palazzo Moro-Naba e diversi mercatini di artigianato, oltre alla Cattedrale di<br />

Ouagadougou ed alla Maison du Peuple. Nella città si trovano alcuni parchi. Il principale è il parco Bangr-Weoogo,<br />

bosco un tempo considerato sacro e sede di riti iniziatici; con l'arrivo dei colonizzatori ha perso tali valenze ed è stato<br />

riconosciuto e tutelato come parco urbano (1932-1936), nel 1985 sono state rinnovate la sua conformazione e le sue<br />

finalità e nel 2001 il bosco ha assunto la denominazione di "Parco urbano Brang-Weoogo”, che significa "bosco della<br />

conoscenza". Il parco si estende per circa 263 ettari. Il parco denominato "L’Unité Pedagogique” è un giardino<br />

botanico di 8 ettari popolato da animali in semilibertà; un museo al suo interno illustra la storia nazionale. Il<br />

Giardino dell'amicizia Ouaga-Loudun è un altro spazio verde, rinnovato nel 1996 e legato al gemellaggio tra<br />

Ouagadougou and Loudun (Francia), collocato nel centro della città vicino alla Piazza delle Nazioni Unite. La Piazza<br />

della grande Lione ed la statua di un leone rampante collocatavi testimoniano i legami con Lione. Di fronte alla<br />

stazione ferroviaria si trova il monumento chiamato “Naba Koom”, una statua alta 6m raffigurante una donna. A<br />

30km dalla città in direzione orientale si trovano il Parco di Ziniare e “Laongo”, dove blocchi di granito lavorati da<br />

numerosi scultori testimoniano i legami che legano artisti internazionali a Ouagadougou. A 55 km a Nord-Ovest dal<br />

centro cittadino il Museo Manega espone tutti gli strumenti musicali del Burkina Faso.<br />

Il nuovo palazzo presidenziale<br />

Cattedrale di Ouagadougou.<br />

Lingua e cultura<br />

La lingua ufficiale è il francese e le principali lingue locali sono More,<br />

Djula e Fulfulde, dal 1994 l'insegnamento del francese si affianca a<br />

quello di una lingua locale. Il tasso di scolarizzazione e di<br />

alfabetizzazione non è molto alto. L'Università di Ouagadougou,<br />

fondata nel 1974 e a carattere pubblico, è stata la prima istituzione di<br />

istruzione superiore del Burkina Faso. Negli ultimi anni le autorità<br />

hanno investito sulle comunicazioni ed i media per favorire lo sviluppo<br />

e sensibilizzare la popolazione per favorire il rispetto di norme<br />

igieniche e sradicare criminalità, prostituzione e analfabetismo.<br />

Ouagadougou costituisce un centro culturale grazie al SIAO (fiera<br />

internazionale di arte ed artigianato), al FESPACO, festival<br />

panafricano di cinema e televisione, e ad alcune altre rassegne<br />

organizzate dalla municipalità (FESPAM, FITMO e FESTIVO). Sono<br />

presenti molti cinema, oltre a nightclub e centri culturali francesi,<br />

americani e Zaka.<br />

Sport<br />

Ouagadougou è la città dove ha disputato la sua ultima corsa Fausto<br />

Coppi, prima di contrarre la malaria.


Ouagadougou 45<br />

Città gemellate<br />

• Francia, Lione<br />

• Francia, Grenoble<br />

• Canada, Québec<br />

• Italia, Torino<br />

• Italia, San Miniato<br />

• Belgio, Leuze-en-Hainaut<br />

• Kuwait, Kuwait City<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Ouagadougou& language=it& params=12_21__N_1_32__W_<br />

[2] (FR) Dati preliminari del censimento 2006 dal sito dell'Institut National de la Statistique e de la Démographie (http:/ / www. insd. bf/<br />

Documents/ Publications/ INSD/ Publications/ Resultats_enquetes/ Autres enq/ Rapport_preliminaire_RGPH06. pdf) (pdf). URL consultato il<br />

12-05-2008.<br />

[3] http:/ / www. mairie-ouaga. bf/<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/<br />

Category:Ouagadougou.<br />

Collegamenti esterni<br />

• Ouagadougou (http:/ / www. mairie-ouaga. bf/ ) sito ufficiale<br />

Storia del Burkina Faso<br />

Preistoria<br />

Come gran parte delle nazioni dell'<strong>Africa</strong> occidentale, il Burkina Faso era abitato ai primordi dell'umanità da<br />

popolazioni di cacciatori e raccoglitori di bacche nella parte nord-occidentale della regione in un'epoca databile tra il<br />

12000 a.C. e il 5000 a.C. ed i loro strumenti (raschiatoi, scalpelli e punte di freccia) sono stati scoperti nel 1973.<br />

Alcuni insediamenti apparvero tra il 3600 a.C. ed il 2600 a.C. con la costruzione di fattorie di cui sono rimaste tracce<br />

evidenti. L'utilizzo di materiali come il ferro, la ceramica e la pietra liscia si svilupparono tra il 1500 a.C. e il 1000<br />

a.C., in concomitanza con il sorgere di una coscienza religiosa come testimoniato dai resti di alcune sepolture<br />

cerimoniali.<br />

Sino alla fine del XIX secolo questa regione fu dominata dalla cultura del regno Mossi fondato da popolazioni<br />

migrate dal Ghana settentrionale (dove attualmente ancora esiste il gruppo etnico dei Dagomba ad essa<br />

ricollegabile). Per secoli i Mossi furono una popolazione di agricoltori e guerrieri e grazie alla loro potenza<br />

riuscirono a sconfiggere tutti i tentativi apportati dai musulmani provenienti da nord-ovest di convertire la regione<br />

all'Islam.<br />

Sono state trovate anche tracce della cultura Dogon soprattutto nelle regioni centrali, centro-settentrionali e<br />

occidentali, ma questi insediamenti vennero poi abbandonati tra il XV secolo e il XVI secolo per colonizzare le cime<br />

del Bandiagara. Sparsi un po' ovunque nella regione sud-occidentale del Burkina-Faso si trovano resti di alte<br />

muraglie ma nulla ancora è stato possibile ricostruire dei loro edificatori.<br />

Tra il XV ed il XVI secolo il Burkina-Faso fu un importante crocevia economico per l'Impero Shongay.


Storia del Burkina Faso 46<br />

Il periodo coloniale<br />

Nel 1896 il regno Mossi venne conquistato dai francesi con la presa della capitale Ouagadougou e divenne un<br />

protettorato francese. Nel 1898 venne conquistata gran parte del territorio che avrebbe in seguito costituito l'attuale<br />

Burkina-Faso. Nel 1904 questi territori vennero integrati nell'<strong>Africa</strong> Occidentale Francese nel cuore dell'<br />

Haut-Sénégal-Niger. Durante la Prima guerra mondiale i suoi abitanti combatterono nei battaglioni francesi dei<br />

Tirailleurs sénégalais e nel 1919 la regione divenne una colonia separata. Il 1 marzo 1919 François Charles Alexis<br />

Édouard Hesling divenne il primo governatore della nuova realtà coloniale dell'Alto Volta che venne disgregata il 5<br />

settembre 1932 divenendo parte territoriale di Costa d'Avorio, Mali e Niger ma già nel 1937 essa venne ricostituita<br />

con il nome di Alto Costa. Dopo la Seconda guerra mondiale la popolazione Mossi fece pressione per tornare una<br />

colonia autonoma e il 4 settembre 1947 l'Alto Volta tornò nuovamente ad esistere.<br />

Il 23 luglio 1956 la Francia iniziò a riorganizzare le proprie colonie d'oltremare cominciando ad assegnare loro un<br />

maggiore grado di autonomia con l'attuazione delle cosiddetta Loi Cadre. Questo processo terminò l'11 dicembre<br />

1958 quando l'Alto Volta divenne una repubblica autonoma all'interno del territorio coloniale francese.<br />

L'indipendenza<br />

Il 5 agosto 1960 l'Alto Volta ottenne la piena indipendenza ed elesse come primo Presidente della Repubblica<br />

Maurice Yaméogo, leader del movimento politico Union démocratique voltaïque (UDV). La costituzione del 1960<br />

prevedeva l'elezione di un presidente e di una assemblea generale tramite suffragio universale con una durata di<br />

cinque anni. Appena giunto al potere, tuttavia, Yaméogo bandì tutti i partiti politici tranne l'UDV e il suo governo si<br />

protrasse fino al 1966 quando, a seguito di una massiccia protesta popolare soprattutto da parte di studenti e classi<br />

lavoratrici, un colpo di stato depose Yaméogo.<br />

La giunta militare che depose Yaméogo era guidata dal colonnello Sangoulé Lamizana che divenne il nuovo capo di<br />

stato, sospendendo la Costituzione e l'Assemblea Nazionale. La sua giunta militare restò al potere per quattro anni, e<br />

il 14 giugno 1970 una nuova elezione a suffragio universale ratificò una nuova costituzione che prevedeva un<br />

periodo di transizione verso il governo civile di quattro anni. Lamizana rimase al potere per tutti gli anni '70 come<br />

capo di un governo misto di militari e civili ed approvò una nuova Costituzione nel 1977 venendo rieletto con libere<br />

elezioni nel 1978.<br />

Il 25 novembre 1980 un nuovo colpo di stato militare guidato dal colonnello Saye Zerbo depose Lamizana ed istituì<br />

un Comitato Militare di Salvezza Nazionale come suprema autorità di governo che annullò la Costituzione<br />

promulgata nel 1977.<br />

Tuttavia anche il governo del colonnello Zerbo venne a sua volta destituito il 7 novembre 1982 da un nuovo colpo di<br />

stato guidato dal maggiore Jean-Baptiste Ouédraogo e dal Consiglio di Salvezza Nazionale (CSP). Pur continuando a<br />

negare la Costituzione e a bandire tutti i partiti politici, la nuova giunta del CSP promise una fase di transizione per il<br />

ritorno alla guida civile del paese ed una nuova Costituzione.<br />

All'interno del CSP sorsero presto dei conflitti intestini tra i moderati e la fazione radicale guidata dal capitano<br />

Thomas Sankara che venne eletto Primo Ministro nel gennaio 1983. Le lotte di fazione all'interno del CSP e la<br />

politica di sinistra di Sankara portarono presto al suo arresto ed il movimento sorto in tutto il paese per il suo rilascio<br />

portarono ad un nuovo colpo di stato guidato dal capitano Blaise Compaoré il 4 agosto 1983.<br />

Dopo il colpo di stato lo stesso Sankara formò il Consiglio Nazionale della Rivoluzione (CNR) del quale si elesse<br />

egli stesso Presidente. Al fine di mobilitare le masse al suo programma politico, Sankara istitutì parallelamente dei<br />

consigli politici denominati Comitati per la Difesa della Rivoluzione i cui membri mantenevano segreta la propria<br />

identità. Ancora attualmente poco si sa sui componenti di questi direttorati tranne il fatto che la sua leadership era<br />

capitanata da intellettuali di inclinazione politica marxista-leninista.<br />

Il 4 agosto 1984 l'Alto Volta cambiò denominazione chiamandosi Burkina Faso, ovvero Terra di uomini onesti,<br />

nome con il quale Thomas Sankara intendeva infondere nella popolazione un sentimento di partecipazione attiva alle


Storia del Burkina Faso 47<br />

sue iniziative per un salto di qualità verso la modernità del suo paese, cercando nel contempo di attuare un vero e<br />

proprio strappo culturale e politico con il passato.<br />

Il 25 dicembre 1985 la tensione con il Mali per il controllo dei giacimenti minerari della Striscia di Agacher<br />

portarono il Burkina Faso ad uno scontro diretto che durò circa cinque giorni ed ebbe come conseguenza la morte di<br />

circa 100 persone; le ostilità ebbero termine grazie all'intervento di mediazione del Presidente della Costa d'Avorio<br />

Félix Houphouët-Boigny e viene ricordato in Burkina Faso come la guerra di Natale.<br />

Secondo i suoi detrattori i tentativi di riforme strutturali tentati da Sankara implicarono decisive e strette misure di<br />

austerity che minarono enormemente la sua popolarità e la sua figura carismatica agli occhi della popolazione e del<br />

suo stesso movimento politico. Per moltissimi <strong>Africa</strong>ni, tuttavia, Sankara è ancora oggi un mito, capace di vaccinare<br />

in 3 settimane oltre metà dei bambini del Paese contro febbre gialla, meningite e morbillo, di portare avanti con<br />

determinazione (anche usando le maniere forti) programmi sanitari e di scolarizzazione, di combattere la corruzione<br />

e gli sprechi della politica, primo leader africano ad avviare progetti contro la desertificazione e a trattare con<br />

l'Occidente per la cancellazione del debito estero dei Paesi africani nonché primo leader ad aver denunciato il<br />

diffondersi della piaga dell'AIDS in <strong>Africa</strong>. Durante il governo Sankara tutti i principali indici della qualità della vita<br />

migliorarono sensibilmente. Il 15 ottobre 1987 Thomas Sankara venne assassinato a Ouagadougou durante un colpo<br />

di stato guidato da alcuni ufficiali dell’esercito, alla testa del capitano Blaise Compaoré (l’attuale presidente del<br />

Burkina Faso), compagno di lotta e braccio destro di Sankara.<br />

Blaise Compaoré, insieme al capitano Henry Zongo ed al maggiore Jean-Baptiste Boukary Lengani composero un<br />

triumvirato al comando del Fronte Popolare il cui scopo era di continuare l'opera rivoluzionaria e rimediare alle<br />

deviazioni di Sankara dagli obiettivi originari rivoluzionari. Per assicurarsi l'adesione al nuovo governo della classe<br />

media del paese, il triumvirato abbandonò gran parte delle misure economiche populiste di Sankara e accettarono in<br />

una nuova coalizione politica sorta nel 1989 alcune formazioni non marxiste. A questa iniziativa si oppose<br />

l'Organisation pour la Démocratie Populaire/Mouvement du Travail (ODP/MT) ed il 18 settembre 1989, mentre<br />

Compaoré si trovava in una visita diplomatica in Asia gli altri due membri del triumvirato, Lengani e Zongo,<br />

vennero arrestati con l'accusa di voler rovesciare il Fronte Popolare; dopo essere stati sommariamente accusati di<br />

tradimento e condannati vennero giustiziati la stessa notte dell'arresto. Dopo il suo ritorno Compaorè riorganizzò un<br />

nuovo governo tenendo per sé la carica di Ministro della Difesa e della Sicurezza.<br />

Voci correlate<br />

• Alto Volta<br />

Altri progetti<br />

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of Burkina Faso


Costa d'Avorio<br />

Costa D'avorio<br />

Costa D'Avorio<br />

(dettagli) (dettagli)<br />

Unione, Disciplina, Lavoro<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica della Costa d'Avorio<br />

Nome ufficiale République de Côte d'Ivoire<br />

Lingue ufficiali francese<br />

Capitale<br />

Yamoussoukro 1 (299.243 (cens.1998) ab.)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica<br />

Capo di Stato Alassane Ouattara<br />

Capo di Governo Guillaume Soro<br />

Indipendenza Dalla Francia il 7 agosto 1960<br />

Ingresso nell'ONU 20 settembre 1960<br />

Superficie<br />

Totale 322.460 km² (67º)<br />

% delle acque 1,4 %<br />

48


Costa d'Avorio 49<br />

Popolazione<br />

Totale 21,500,000 (stima 2011) ab. (56º)<br />

Densità 67 ab./km²<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

Fuso orario UTC +0<br />

Geografia<br />

Economia<br />

Valuta Franco CFA<br />

PIL (PPA) 35.752 milioni di $ (97º)<br />

PIL pro capite (PPA) 1.681 $ (2010) (150º)<br />

ISU (2010) 0,397 (basso) (149º)<br />

TLD .ci<br />

Prefisso tel. +225<br />

Sigla autom. CI<br />

Varie<br />

Inno nazionale L'Abidjanaise<br />

Festa nazionale<br />

1 La città più importante è Abidjan<br />

La Repubblica di Costa d'Avorio (conosciuta dal 1985 come République de Côte d'Ivoire) è uno Stato dell'<strong>Africa</strong><br />

occidentale.<br />

Confina ad ovest con la Liberia e la Guinea, a nord con il Mali e il Burkina Faso, ad est con il Ghana e a sud con il<br />

Golfo di Guinea.<br />

La Costa d'Avorio è una repubblica presidenziale con capitale Yamoussoukro; la lingua ufficiale è il francese.<br />

Nonostante il suo sviluppo economico sia insidiato dall'agitazione politica dovuta alla dilagante corruzione, la Costa<br />

d'Avorio rimane uno degli stati più prosperi dell'<strong>Africa</strong> occidentale.<br />

Circa un quarto della popolazione vive con meno di 1,25 dollari statunitensi al giorno. [1]


Costa d'Avorio 50<br />

Il nome<br />

Il paese è conosciuto in italiano come Costa d'Avorio e corrispondentemente tradotto in altre lingue: Elfenbeinküste<br />

in tedesco, Costa de Marfil in spagnolo, Ivory Coast in inglese, Ακτή Ελεφαντόδοντος in greco, Fildişi Sahilleri in<br />

turco e così via. A causa del disordine che tutti questi nomi avrebbero potuto produrre nelle tribune internazionali,<br />

nell'ottobre 1985 il governo chiese che il paese fosse conosciuto in ogni lingua come Côte d'Ivoire (e non<br />

Côte-d'Ivoire come avrebbe dovuto esserlo in tipografia corretta francese). Infatti, secondo la legge nazionale, il<br />

nome del paese non può essere tradotto dal francese. Malgrado ciò, il nome continua ad essere tradotto nelle varie<br />

lingue. Però la Côte d'Ivoire fa applicare con tenacia questa sua volontà in ambito ONU, dove il nome non è mai<br />

tradotto, neanche in inglese.<br />

Storia<br />

La Costa d'Avorio, ex colonia francese, ha ottenuto l'indipendenza nel 7 agosto 1960. Tra il 1900 e il 1911, la<br />

popolazione ivoriana fu vittima di genocidio, riducendosi da 1,5 milioni a 160.000, a causa della schiavitù imposta<br />

dal colonialismo francese. Il suo presidente fondatore è stato Félix Houphouët-Boigny, in carica fino al 1993.<br />

Geografia<br />

Morfologia<br />

La Costa d'Avorio è un paese dell'<strong>Africa</strong> occidentale subsahariana. La costa occidentale è caratterizzata dalla<br />

presenza di scogli, baie e promontori rocciosi; quella orientale è percorsa da grandi e profonde lagune, gran parte<br />

delle quali risulta inaccessibile al mare a causa della presenza di piccoli arcipelaghi sabbiosi che formano una<br />

barriera naturale tra la zona litoranea e il mare aperto.<br />

L'entroterra è caratterizzato da fitte foreste pluviali, dimora e rifugio di più di 200 specie di piante. Le foreste<br />

digradano rapidamente verso nord lasciando il posto ad una vegetazione più rada, tipica delle savane.<br />

Gli unici rilievi presenti si trovano nelle regioni occidentali di Man e Odienné, tra cui spiccano i monti Nimba, alti<br />

più di 1.750 metri.<br />

Fiumi<br />

I fiumi principali sono il Bandama, il Sassandra e il Comoé, nessuno dei quali navigabile poiché interrotti in più<br />

punti da rapide o soggetti a siccità durante la stagione secca. Si dovette attendere il 1950 perché venisse costruito il<br />

primo canale, nella laguna Ebrié, ad Abidjan.<br />

Clima<br />

Il clima della Costa d'Avorio è caldo e umido, equatoriale sulla costa meridionale, tropicale nel centro e arido nella<br />

parte settentrionale. Sono individuabili tre stagioni: da novembre a marzo il clima è caldo e secco, da aprile a maggio<br />

torrido e secco e da giugno a ottobre caldo e umido.


Costa d'Avorio 51<br />

Popolazione<br />

21.075.010<br />

Demografia<br />

Densità: 54 abitanti per km²<br />

Etnie<br />

La popolazione odierna della Costa d'Avorio appartiene a circa 60 gruppi etnici, raggruppabili in cinque grandi ceppi<br />

accomunati da caratteristiche socio-culturali o etno-linguistiche: Akan, i Gur o Voltaici (come i Senufo), Kru, Mandé<br />

del Nord e Mandé del Sud.<br />

Gli Akan sono il gruppo etnico maggiore (42,1% della popolazione) e si trovano prevalentemente nelle regioni<br />

orientali e centrali dello stato.<br />

I gruppi principali, per quanto riguarda le regioni settentrionali, sono i Mandé del Nord (16,5% della popolazione) ed<br />

i Voltaici (17,6%). Anche se questi gruppi etnici sono originari del Nord, molte persone che vi appartengono vivono<br />

oggi nelle regioni meridionali della nazione; ad esempio, circa il 23% dei Mandé del Nord vive ad Abidjan.<br />

Nelle regioni occidentali la popolazione si divide tra i gruppi etnici dei Kru (12,7%) e dei Mandé del Sud (10%).<br />

Dagli anni quaranta, agli autoctoni del paese si aggiunsero i lavoratori provenienti dal Burkina Faso, che si<br />

installarono nelle piantagioni di caffè e di cacao. Anche dopo l'abolizione del lavoro forzato la Costa d'Avorio<br />

continuò ad attrarre ondate di migranti dai paesi limitrofi. Félix Houphouët-Boigny favorì questo flusso introducendo<br />

la legge di libera proprietà della terra, con lo slogan "the land belongs to those that develop it".<br />

Oggi gli stranieri ammontano a circa il 25% della popolazione ivoriana e appartengono principalmente al gruppo<br />

etnico dei Voltaici e dei Mandé del Nord. Di questi, circa il 50% è nato nel paese. Nel paese si riscontra anche la<br />

presenza di cittadini di origine francese, inglese, spagnola, statunitense e canadese.


Costa d'Avorio 52<br />

Lingue<br />

La lingua ufficiale della Costa d'Avorio è il francese che è parlato da circa il 70% della popolazione, [2] mentre la<br />

lingua dioula è il dialetto commerciale (creolo) più utilizzato nelle transazioni quotidiane. C'è anche l'Agni<br />

Religioni<br />

La religione predominante è il Cristianesimo (45,4%, in maggioranza cattolici), segue l'Islam (38,6%); mentre l'11%<br />

pratica i culti animisti indigeni. Una parte della popolazione (5%) non si considera seguace di alcuna religione.<br />

Ordinamento dello Stato<br />

Suddivisione amministrativa<br />

Le regioni della Costa d'Avorio: (1) Agnéby (2) Bafing (3) Basso Sassandra (4)<br />

Denguélé (5) Montagne (6) Fromager (7) Alto Sassandra (8) Laghi (9) Lagune (10)<br />

Marahoué (11) Medio Cavally (12) Medio Comoé (13) N'zi-Comoé (14) Savane<br />

(15) Bandama Sud (16) Comoé Sud (17) Valle del Bandama (18) Worodougou<br />

(19) Zanzan


Costa d'Avorio 53<br />

Città principali<br />

Regione Nome ufficiale<br />

Popolazione [3] Area (km²) Capoluogo<br />

Agnéby Agnéby 720.000 9.080 Agboville<br />

Alto Sassandra Haut-Sassandra 1.186.600 15.200 Daloa<br />

Bafing Bafing 178.400 8.720 Touba<br />

Bandama Sud Sud-Bandama 826.300 10.650 Divo<br />

Basso Sassandra Bas-Sassandra 25.800 San-Pédro<br />

Comoé Sud Sud-Comoé 536.500 6.250 Aboisso<br />

Denguélé Denguélé 277.000 20.600 Odienné<br />

Fromager Fromager 679.900 6.900 Gagnoa<br />

Laghi Lacs 597.500 8.940 Yamoussoukro<br />

Lagune Lagunes 4.210.200 14.200 Abidjan<br />

Marahoué Marahoué 651.700 8.500 Bouaflé<br />

Medio Cavally Moyen-Cavally 443.200 14.150 Guiglo<br />

Medio Comoé Moyen-Comoé 488.200 6.900 Abengourou<br />

Montagne Montagnes 1.125.800 16.000 Man<br />

N'zi-Comoé N'zi-Comoé 909.800 19.560 Dimbokro<br />

Savane Savanes 1.215.100 40.323 Korhogo<br />

Valle del Bandama Vallée du Bandama 1.335.500 28.530 Bouaké<br />

Worodougou Worodougou 400.200 21.900 Séguéla<br />

Zanzan Zanzan 839.000 38.000 Bondoukou<br />

Due sono le città principali: Abidjan, capitale economica del paese, e l'odierna capitale Yamoussoukro.<br />

Istituzioni<br />

Le istituzioni sono 19.<br />

Politica<br />

Dal 1983 la capitale ufficiale è Yamoussoukro; comunque, Abidjan resta il centro amministrativo. La maggior parte<br />

dei paesi mantiene la propria ambasciata ad Abidjan. La popolazione continua a soffrire a causa del continuo stato di<br />

guerra civile. Le organizzazioni internazionali per i Diritti Umani hanno segnalato problemi relativi al trattamento<br />

dei civili prigionieri da parte di entrambi gli schieramenti e la ricomparsa del fenomeno dei bambini ridotti in<br />

schiavitù e impiegati come lavoratori nella produzione del cacao.<br />

Economia<br />

La Costa d'Avorio possiede una delle economie più prospere dell'<strong>Africa</strong>, benché fragile poiché basata principalmente<br />

sull'esportazione di materie prime.<br />

Il suo mercato dipende pesantemente dal settore agricolo; infatti quasi il 70% del popolo ivoriano è impiegato in<br />

qualche forma di attività agricola. Il paese è inoltre il maggior produttore ed esportatore mondiale di caffè, semi di<br />

cacao e olio di palma. Conseguentemente, l'economia è altamente sensibile alle fluttuazioni dei prezzi internazionali


Costa d'Avorio 54<br />

di questi prodotti e alle condizioni meteorologiche.<br />

Dall'indipendenza del 1960 fino ai primi anni ottanta il paese godette di un lungo periodo di notevole sviluppo<br />

economico, conquistandosi in tal modo un posto tra i paesi in via di sviluppo a medio reddito. Negli anni successivi<br />

l'economia subì però un forte arresto a causa del crollo dei prezzi dei principali prodotti d'esportazione e subì<br />

ulteriori danni a causa della siccità che interessò il paese. Fu inaugurato un programma di privatizzazione e il<br />

governo tentò, senza successo, di differenziare l'economia nazionale. Nonostante tutti questi sforzi, la Côte d'Ivoire<br />

continuò a dipendere ancora in gran parte dall'agricoltura e dalle attività ad essa collegate; a tutt'oggi quelle stesse<br />

attività danno lavoro a circa il 68% della popolazione del paese. Oltre a caffè, cacao e olio di palma, lo stato produce<br />

ed esporta grandi quantità di banane e ananas (soprattutto nell'Unione Europea), noci, canna da zucchero, cotone,<br />

sesamo, copra, arachidi e caucciù. Ma è anche produttore di manioca, riso, mais, miglio, patate dolci e sorgo,<br />

destinati soprattutto al consumo locale.<br />

Un altro settore di notevole rilevanza divenne, a partire dal 1977, quello manifatturiero, grazie soprattutto alla<br />

scoperta di giacimenti di petrolio al largo della costa. Il principale legname destinato all'esportazione è il mogano e,<br />

per quanto riguarda le estrazioni minerarie, bisogna segnalare la presenza di notevoli quantità di diamanti,<br />

manganese, nichel, bauxite e oro.<br />

Nel 2002 il PIL pro capite raggiungeva i 710 dollari.<br />

Molto sviluppata è la pesca, soprattutto per quanto riguarda il tonno, lavorato ed esportato anche all'estero.<br />

Ambiente<br />

Flora<br />

La foresta Tai è un parco nazionale di interesse scientifico che si estende su un territorio di 350.000 ettari nella<br />

regione sud-occidentale della Costa d'Avorio, ai confini con la Liberia. Rappresenta l'ultima porzione intatta della<br />

grande distesa di alberi.<br />

Fauna<br />

La fauna indigena comprende bufali, scimpanzé e altri primati, antilopi e gazzelle di vario genere, fra cui alcune<br />

delle specie tipiche della foresta tropicale africana come il bongo e i vari cefalofi "duikers" fra cui il raro<br />

cephalophus zebra, elefanti, e diverse specie di rettili fra cui serpenti anche velenosi.<br />

Arte<br />

L'arte della Costa d'Avorio si contraddistingue per le peculiarità delle varie popolazioni che la abitano.<br />

Per i Baulé e per i Guro la produzione artistica è strettamente collegata sia alle esigenze agricole sia alla tradizionale<br />

religione ancestrale e quindi tipiche sono sia le maschere, raffiguranti animali legati all'alimentazione, sia quelle<br />

rappresentanti figure umane impreziosite da elementi simbolici, come il sole, la fecondità e la potenza. [4]<br />

Per gli Agni, invece, le sculture in terracotta, rappresentanti teste o figure di antenati illustri rappresentano la<br />

massima espressione artistica.<br />

Sport<br />

Calcio<br />

La Costa d'Avorio si è qualificata per la prima volta nella sua storia ai Mondiali di calcio nel 2006, nell'edizione<br />

disputata in Germania, concludendo le qualificazioni in testa al Gruppo 3 della Zona <strong>Africa</strong>na, davanti al Camerun.<br />

Ai Mondiali, si è piazzata terza nel proprio gruppo, in un girone non facile, mancando così il passaggio agli ottavi di<br />

finale; precisamente, dopo aver perso di misura le prime due partite, sempre per 2-1, contro le forti nazionali di


Costa d'Avorio 55<br />

Argentina ed Olanda, ha vinto per 3-2 l'ultima partita contro la Serbia e Montenegro. Successivamente, la selezione<br />

ivoriana è riuscita a qualificarsi anche ai Mondiali del 2010 in Sudafrica, vincendo il proprio gruppo di<br />

qualificazione. Anche stavolta la Costa d'Avorio ha trovato un girone non facile, finendo insieme a Brasile,<br />

Portogallo e Corea del Nord.<br />

Tradizioni<br />

La Costa d'Avorio riunisce una sessantina di etnie (malinké, senoufo, lobi, dan, krou, baoulé, akan...) ed ognuna di<br />

esse possiede ricche usanze e molteplici riti iniziatici. Sul piano artistico, queste etnie, in particolare i dan e i baoulé,<br />

hanno prodotto maschere e statue di rara bellezza, che oggi figurano tra le opere più quotate sul mercato artistico<br />

africano. A parte i malinké e i dioula, convertiti all'islamismo, la maggior parte delle etnie sono animiste, ossia<br />

venerano un dio unico presente in modo diffuso nell'insieme dell'universo. Anche i culti si basano su una serie di<br />

intermediari di natura concreta, come geni, antenati, dei secondari, al fine di captare le influenze benefiche e di<br />

tenere lontane le potenze maligne. Bisogna assistere alle cerimonie iniziatiche e alle feste rituali, costellate di danze<br />

al suono di tam tam, flauti e zucche utilizzate come strumenti, come per esempio i riti di Poro, dell'etnia sénoufo, o la<br />

danza dei trampolieri, nel paese di Yacouba. Le feste tradizionali possono essere legate ai raccolti (festa dell'ignam),<br />

all'iniziazione a una nuova fascia d'età, a occasioni come funerali, ecc. Ogni etnia possiede le sue tradizioni, e per<br />

questo le feste hanno un calendario molto variabile. Per quanto riguarda i costumi, i villaggi della savana presentano<br />

un'organizzazione sociale molto rigida. Ogni individuo ha il suo posto all'interno di una serie di legami familiari e<br />

dello spirito di clan. All'interno di queste gruppi, la solidarietà tra i membri, la sottomissione al capo e il rispetto dei<br />

tabù sono regole assolute. Per tale motivo un visitatore non può entrare in un villaggio, e ancor meno in una casa,<br />

senza essere stato invitato dal capo villaggio, con il quale avrà preso contatto in precedenza, attraverso la mediazione<br />

di una guida.<br />

Note<br />

[1] http:/ / hdr. undp. org/ en/ media/ HDI_2008_EN_Tables. pdf<br />

[2] http:/ / www. francophonie. org/ IMG/ pdf/ Fcs_enjeu_21esiecle. pdf<br />

[3] Stima del 2002<br />

[4] "Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol. III, pag.467<br />

Fonti<br />

Le fonti di questo articolo sono il CIA World Factbook 2000 e il sito web del Dipartimento di Stato USA del 2003.<br />

(L'articolo è in parte tradotto dalla wikipedia in lingua inglese). Per la seconda parte della Storia vedi: 'Côte d'Ivoire -<br />

Carving up the country' The Economist March 10th 2007, pp.45-46.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Côte<br />

d'Ivoire<br />

• <strong>Wiki</strong>versità contiene informazioni: http:/ / it. wikiversity. org/ wiki/ Costa d'Avorio: laboratorio africano<br />

Collegamenti esterni<br />

• Scheda della Costa d'Avorio dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?costa_avorio) -<br />

Sito curato dal Ministero degli Esteri e dall'ACI.<br />

• (FR) Journal d'information et d'actualité sur l'Afrique - Côte d'Ivoire (http:/ / www. jeuneafrique. com/ pays/<br />

cote_ivoire/ cote_ivoire. asp)<br />

• (EN) Lonely Planet country profile (http:/ / www. lonelyplanet. com/ destinations/ africa/ cote_divoire/ )


Costa d'Avorio 56<br />

• (EN) BBC country profile (http:/ / news. bbc. co. uk/ 1/ hi/ world/ africa/ country_profiles/ 1043014. stm)<br />

• (EN) <strong>Africa</strong>ST country profile (http:/ / www. africast. com/ country. php?strCountry=Ivory Coast)<br />

Yamoussoukro<br />

Stato: Costa d'Avorio<br />

Regione: Laghi<br />

Yamoussoukro<br />

Coordinate: 6°49′00″N 5°16′00″W6.816667°N 5.283333°O [1] Coordinate: 6°49′00″N 5°16′00″W6.816667°N 5.283333°O [1]<br />

Superficie: 3.500 km²<br />

Abitanti : 200.659 (2005)<br />

Densità: 57,33 ab./km²<br />

Sindaco: N'Dri Koffi Apollinaire<br />

Yamoussoukro<br />

Sito istituzionale [2]<br />

Yamoussoukro è la capitale amministrativa della Costa d'Avorio, situata 240 km a nord di Abidjan.


Yamoussoukro 57<br />

Storia<br />

Periodo coloniale<br />

La Regina Yamousso, nipote di Kouassi N'Go, governava il villaggio di N'Gokro all'epoca della colonizzazione<br />

francese. Il villaggio contava 475 abitanti ed era uno dei 129 villaggi Akoué.<br />

Vennero stabilite delle relazioni commerciali e diplomatiche, ma nel 1909, su ordini del capo di Djamlabo, gli<br />

Akoué si rivoltarono contro l'amministrazione. La stazione di Bonzi, a sette chilometri da Yamoussoukro sulla strada<br />

Bouaflé, venne messa a fuoco, e l'amministratore francese, Simon Maurice, fu risparmiato solo grazie all'intervento<br />

di Kouassi N'Go. Questo rispettato ex-capo persuase gli Akoué a non scatenare una guerra che avrebbe potuto finire<br />

solo con un disastro.<br />

Con il ritorno alla normalità della situazione, Simon Maurice, giudicando che Bonzi era diventata insicura, decise di<br />

trasferire la stazione militare francese a N'Gokro, dove l'amministrazione francese fece costruire una piramide in<br />

memoria di Kouassi N'Go, capo degli Akoué, e in omaggio a Yamousso, N'Gokro venne ribattezzata Yamoussoukro.<br />

Nel 1919, la stazione civile di Yamoussoukro venne rimossa, e Félix Houphouët-Boigny divenne capo del villaggio<br />

nel 1939. Passò un lungo periodo in cui Yamoussoukro, piccola cittadina agricola, rimase nell'ombra, fino a dopo la<br />

guerra, quando vide la creazione dell'<strong>Africa</strong>n Agricultural Trade Union, e le prime conferenze dei suoi dirigenti. Ma<br />

fu solo con l'indipendenza che Yamoussoukro iniziò finalmente a crescere.<br />

Dall'indipendenza<br />

Dopo il 1964, il presidente Félix Houphouët-Boigny fece dei piani ambiziosi per la città ed iniziò a costruire. In un<br />

giorno del 1965, successivamente chiamato la "Grande Lezione di Yamoussoukro", egli visitò le piantagioni con i<br />

leader del paese, invitandoli a riportare nei loro villaggi gli sforzi e i conseguimenti agricoli della regione. Il 21<br />

luglio 1977, Houphouët-Boigny offrì le sue piantagioni allo Stato.<br />

Nel marzo 1983, Yamoussoukro divenne la capitale politica ed amministrativa della Costa d'Avorio, dopo che, nel<br />

giro di un secolo, lo erano state Grand-Bassam (1893), Bingerville (1900) e Abidjan (1933). La maggior parte delle<br />

attività economiche si svolgono comunque tuttora ad Abidjan.<br />

Il 6 novembre 2004, l'Aeroporto di Yamoussoukro venne attaccato dalla fanteria francese, dopo che un aereo militare<br />

proveniente dall'aeroporto aveva bombardato i soldati dell'ONU, oltre a degli obiettivi dei ribelli, e nove militari<br />

francesi e un civile statunitense erano rimasti uccisi. Due Sukhoi Su-25 della Costa d'Avorio e diversi elicotteri Mil<br />

Mi-24 vennero distrutti, vale a dire la maggior parte delle forze aeree della nazione. La folla cercò di attaccare le<br />

truppe francesi in seguito all'incursione nell'aeroporto.<br />

Luoghi di interesse<br />

Yamoussoukro è sede di quello che viene dichiarato come il luogo di culto cristiano più alto e più grande del pianeta:<br />

la Basilica di Nostra Signora della Pace di Yamoussoukro, consacrata da Papa Giovanni Paolo II il 10 settembre<br />

1990.<br />

Luoghi degni di interesse sono la Diga di Kossou, la Fondazione Félix Houphouët-Boigny, la Casa del PDCI-GDR,<br />

le varie scuole dell'Istituto Politecnico Félix Houphouët-Boigny, l'aeroporto internazionale (con una media di 600<br />

passeggeri e 36 voli nel 1995, è l'unico aeroporto in <strong>Africa</strong> che poteva ospitare il Concorde), il Municipio, il Tempio<br />

Protestante, la Moschea e il Palazzo degli Ospiti.


Yamoussoukro 58<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/<br />

Category:Yamoussoukro<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Yamoussoukro& language=it& params=6. 816667_N_-5. 283333_E_<br />

[2] http:/ / yamoussoukro. org/ en/ index. htm<br />

Storia della Costa d'Avorio<br />

Non si sa molto della storia della Costa d'Avorio nel periodo precedente l'arrivo delle navi europee, i primi contatti<br />

avvennero nel 1637 quando alcuni missionari francesi approdarono nei pressi di Assinie vicino al confine con la<br />

Costa d'Oro (attuale Ghana).<br />

Epoca precoloniale<br />

Il gruppo etnico principale vi giunse in epoca piuttosto recente, dalle zone vicine: il popolo Kru migrò dalla Liberia<br />

attorno al 1600; i Senoufo e i Lubi vi giunsero scendendo verso sud dal Burkina Faso e dal Mali. Bisogna aspettare il<br />

XVIII e XIX secolo perché vi giungesse anche il popolo Akan, inclusi i Baoulé, che emigrarono dal Ghana nell'area<br />

orientale del paese, insieme ai Malinké, migrati nello stesso periodo dalla Guinea verso il nordovest della Costa<br />

d'Avorio.<br />

In confronto con il confinante Ghana, la Côte d'Ivoire non ha sofferto molto dal traffico di schiavi. Le navi dei<br />

mercanti di schiavi preferivano altre zone lungo la costa che offrivano approdi migliori.<br />

Inizi del colonialismo europeo in <strong>Africa</strong><br />

La storia degli imperi coloniali è dominata da due periodi fondamentali. Il primo periodo inizia alla fine del<br />

Quattrocento e si chiude alla fine del Settecento, il secondo si apre all’alba del XIX secolo e si prolunga fino al 1950.<br />

Il primo è caratterizzato da tentativi di espansione commerciale: dall’oltremare si importano merci di grande valore<br />

(oro, pietre preziose, spezie e schiavi) in quanto i costi di trasporto sono molto alti. La seconda fase invece prende<br />

piede con la rivoluzione industriale che abbassa i costi di trasporto e aumenta il consumo di materie prime. Fino al<br />

1880, l’Inghilterra è dominatrice assolta della corsa coloniale, seguita dai Paesi Bassi e dalla Francia. Dopo il 1880,<br />

la rivalità fra le potenze coloniali acquisisce una nuova dimensione, dopo la comparsa di nuovi concorrenti<br />

(Germania,Italia,Stati Uniti,Belgio e Giappone). La colonizzazione di estende dall’<strong>Africa</strong> subsahariana, ultima<br />

regione a subire l’espansione territoriale europea. La conquista dell’<strong>Africa</strong> nera, terminata intorno al 1913, segna, in<br />

pratica, la fine della spartizione della Terra. All’alba dell’era industriale, la colonizzazione interessa il 18% delle terre<br />

emerse e circa il 3% della popolazione. Intorno al 1938, momento del suo apogeo, s’impone sul 42% delle superfici e<br />

sul 32% degli abitanti del pianeta. L’esplorazione dell’<strong>Africa</strong> inizia nel ‘400, quando gli Europei cercano una via<br />

alternativa per le Indie, da dove importavano le spezie. Questo commercio, prima della conquista ottomana della<br />

Terra Santa, era in mano a mercanti italiani (in particolare genovesi). Così nel 1400, alcuni navigatori italiani, e poi<br />

portoghesi, cominciarono a esplorare la costa occidentale dell’<strong>Africa</strong>. Nel 1498, Vasco de Gama doppia il capo di<br />

Buona Speranza, aprendo quindi una via marittima diretta tra l’Europa e le Indie. Progressivamente gli Europei<br />

esplorano le coste dell’<strong>Africa</strong> e risalgono i grandi fiumi dove trovano mercati d’oro, pietre preziose, schiavi, avorio e<br />

caffè. Fino al XIX secolo, il continente africano presentava solo forme di colonialismo commerciale diffuso lungo le<br />

coste. Dal XIX secolo inizia il colonialismo moderno, voluto allo sfruttamento delle risorse dei paesi colonizzati.<br />

Ebbe inizio così la corsa alle colonie in <strong>Africa</strong>: le potenze europee (soprattutto Gran Bretagna e Francia) inviano


Storia della Costa d'Avorio 59<br />

militari per occupare i vasti territori africani nell’entroterra. Questi territori, secondo gli europei, formalmente non<br />

appartenevano a nessuno e venivano occupati sia con la forza, si con la diplomazia, con trattati coi capi delle tribù<br />

africane che in questa maniera cedevano sovranità alle potenze europee.<br />

Inizi del colonialismo europeo in Costa d’Avorio<br />

I portoghesi, seguiti da olandesi e francesi, iniziarono a commerciare con l’<strong>Africa</strong> occidentale nel 1500 ma, la<br />

scarsità di porti naturali della Costa d’Avorio, impedì una colonizzazione europea del suo territorio. L’unico<br />

commercio che si sviluppò nel 1600 su quello dell’avorio, che condusse gli elefanti della zona all’estinzione, tanto<br />

che questo, all’inizio del 1700 cessò del tutto. A metà del 1800 i Francesi istituirono i primi avamposti di Assimie e<br />

Grand-Bassam, i Francesi stipularono dei trattati con i capi locali ai quali pagavano un dazio per l’uso della terra. La<br />

sconfitta della Francia nella guerra Franco-Prussiana (nel 1871) costrinse i francesi a ritirare le loro guarigioni<br />

militari ai loro avamposti nell’<strong>Africa</strong> occidentale, lasciandovi solo le comunità di mercanti. L’avamposto di<br />

Grand-Bassam fu affidato a un armatore di Marsiglia, Arthur Verdier, che nel 1878 divenne il ministro residente<br />

(agente diplomatico) francese nella regione, col compito di restaurare i presidi militari per proteggere le installazioni<br />

commerciali. Nel 1885, Francia e Germania, organizzarono una conferenza a Berlino per regolare la “corsa alle<br />

colonie” in <strong>Africa</strong>. Nel 1886 la Francia procede all’occupazione effettiva della Costa d’Avorio (chiamata in francese<br />

Côte-d'Ivoire). L’anno dopo il tenente Louis Gustav Binger, intraprese un viaggio d’esplorazione di due anni<br />

al’interno della Costa d’Avorio. Durante il viaggio, egli negoziò quattro trattati con capi locali della Costa d’Avorio e<br />

nello stesso anno un suo agente (Laplène) negoziò altri cinque trattati che estesero l’influenza francese su tutto il<br />

paese fino al bacino del Niger. Nel 1889 anche la Gran Bretagna riconobbe la sovranità francese su quest’area, la<br />

Francia promosse Laplène a governatore del territorio. Nel 1893 la Costa d’Avorio fu proclamata una colonia<br />

francese e Binger, a cui era stato incaricato di diventare capitano, fu nominato governatore. La capitale della colonia<br />

fu Grand-Bassam, successivamente trasferita a Bingerville, dal 1893 al 1896, Abidjan iniziò a svilupparsi e negli<br />

anni ’30 diventò la città più importante della colonia. Accordi con la Liberia nel 1892 e con la Gran Bretagna nel<br />

1893 permisero di fissare i confini occidentali e orientali della colonia. Ma i confini settentrionali non furono fissati<br />

fino al 1947 perché i francesi speravano di annettere parti dell’alto-volta (attuale Burkina Faso) e del Sudan francese<br />

(attuale Mali) alla colonia della Costa d’Avorio. Il 10 marzo 1893 la Costa d’Avorio diventò colonia francese. Binger<br />

cominciò una serie di campagne militari contro Samari-Ture, fondatore dell’impero Luassdu che resistette ai francesi<br />

nell’<strong>Africa</strong> occidentale dal 1882 fino alla cattura nel 1898. Samari-Ture importava armi da fuoco moderne dalla<br />

colonia britannica del Sierra Leone. La conquista delle miniere d’oro di Buè (poste tra Mali e Guinea) gli promise di<br />

formare un esercito moderno con più di 30.000 soldati, organizzati su modello europeo. I francesi riuscirono a<br />

catturarlo solo nel 1898 e a pacificare la regione.<br />

Epoca francese<br />

La Francia si interessò alla Côte d'Ivoire intorno al 1840, persuadendo i capi locali a dare il monopolio dei commerci<br />

lungo la costa ai mercanti francesi. Successivamente, i francesi costruirono delle basi navali per tenere lontano gli<br />

altri mercanti e iniziarono una conquista sistematica dell'interno. L'occupazione fu ottenuta soltanto intorno al 1890<br />

dopo una lunga guerra contro i Mandinka, originari per lo più del Gambia.Tra il 1900 e il 1911, la popolazione<br />

ivoriana fu vittima di un genocidio, riducendosi da 1,5 milioni a 160.000, a causa della schiavitù imposta dal<br />

colonialismo francese. La resistenza armata da parte dei Baoulé e di altri gruppi dell'est continuò fino al 1917. I<br />

francesi avevano un obiettivo prevalente: stimolare la produzione di generi per l'esportazione. In breve tempo furono<br />

avviate lungo la costa delle piantagioni per la produzione di caffè, cacao e olio di palma. La Côte d'Ivoire divenne<br />

l'unico paese dell'<strong>Africa</strong> Occidentale con una apprezzabile popolazione di 'coloni'; altrove in <strong>Africa</strong> Occidentale e<br />

Centrale i francesi e gli inglesi erano essenzialmente dei burocrati. Di conseguenza, un terzo delle piantagioni di<br />

cacao, caffè e banane erano nelle mani di cittadini francesi e un odiato sistema di lavoro forzato divenne la spina<br />

dorsale dell'economia. Nel 1900 i francesi introdussero la tassa del testatico col ché potranno iniziare una serie di


Storia della Costa d'Avorio 60<br />

lavori pubblici nella colonia. In breve tempo furono avviate lungo la costa delle piantagioni per la produzione di<br />

caffè, cacao e olio di palma. Durante la seconda guerra mondiale (1943) tutte le colonie dell’<strong>Africa</strong> occidentale<br />

passarono al potere di Charles de Gaulle. Fino al 1958, Parigi amministrava la Costa d’Avorio, nominandovi i propri<br />

governatori. Nel dicembre 1958, dopo un referendum, la Costa d’Avorio proclamò l’indipendenza.<br />

L'indipendenza<br />

Félix Houphouët-Boigny, figlio di un capo Baoulé, era destinato a diventare l'artefice dell'indipendenza della Côte<br />

d'Ivoire. Nel 1944 fondò il primo sindacato agricolo dei coltivatori di cacao, come lui stesso era. Irritati dal fatto che<br />

la politica coloniale favoriva i proprietari di piantagioni francesi, essi si unirono per reclutare lavoratori migranti per<br />

le loro stesse aziende agricole. Houphouët-Boigny assunse in breve un ruolo di rilievo e in un anno venne eletto al<br />

Parlamento di Parigi. Un anno dopo la Francia aboliva il lavoro forzato. Man mano che Houphouët-Boigny cominciò<br />

ad apprezzare il denaro e il potere, e divenne più amichevole nei confronti dei Francesi, lasciò gradualmente cadere<br />

le rivendicazioni più radicali. La Francia lo ricompensò facendolo diventare il primo <strong>Africa</strong>no a diventare ministro in<br />

un governo Europeo.<br />

Al momento della indipendenza della Côte d'Ivoire nel 1960, il Paese era nettamente il più prospero dell'<strong>Africa</strong><br />

Occidentale Francese, dal paese proveniva oltre il 40% alle esportazioni totali della regione. Quando<br />

Houphouët-Boigny divenne il primo presidente del Paese, il suo esecutivo assicurò ai coltivatori prezzi elevati per<br />

stimolare ulteriormente la produzione. La produzione di caffè aumentò in modo significativo lanciando la Côte<br />

d'Ivoire al terzo posto come volume totale esportato dopo Brasile e Colombia. Per il cacao avvenne lo stesso: entro il<br />

1979 i Paese era il maggiore produttore mondiale, diventando anche il maggior esportatore <strong>Africa</strong>no di ananas e olio<br />

di palma. Tecnici francesi avevano pilotato da dietro le quinte questo programma, a cui spesso ci si riferiva come al<br />

'miracolo Ivoriano'. Nel resto dell'<strong>Africa</strong> gli Europei venivano espulsi a seguito dei processi di indipendenza; in Côte<br />

d'Ivoire al contrario aumentavano vistosamente. La comunità Francese crebbe da 10000 a 50000 unità, la maggior<br />

parte dei quali insegnanti e consiglieri. Per 20 anni l'economia mantenne un tasso annuo di crescita di quasi il 10%, il<br />

maggiore fra i paesi <strong>Africa</strong>ni non esportatori di petrolio.<br />

Il governo di Houphouët-Boigny<br />

Houphouët-Boigny governò con una fermezza definita da alcuni "pugno di ferro" e da altri "metodo paternalistico".<br />

La stampa non era indipendente ed era ammesso un unico partito politico. Houphouët-Boigny fu anche il maggior<br />

ideatore <strong>Africa</strong>no di progetti faraonici. Fu aspramente criticato per avere utilizzato ingentissime risorse allo scopo di<br />

trasformare il suo villaggio, Yamoussoukro, nella nuova capitale. All'inizio degli anni ottanta l'economia Ivoriana fu<br />

scossa dai contraccolpi della recessione internazionale e dalla siccità locale. Anche a causa del taglio indiscriminato<br />

degli alberi da alto fusto e della caduta del prezzo dello zucchero, il debito estero triplicò. L'eco dell'aumento della<br />

criminalità ad Abidjan arrivò sino in Europa. Il miracolo era finito.<br />

Nel 1982 Laurent Gbagbo fonda in esilio il Fronte Popolare Ivoriano, ispirandosi al Partito Socialista Francese.<br />

Nel 1990, centinaia di lavoratori civili scioperarono, insieme agli studenti che protestavano contro la corruzione<br />

istituzionale. L'agitazione forzò il governo ad accettare la democrazia multipartitica. Houphouët-Boigny divenne<br />

sempre più debole e morì nel 1993. Il suo successore fu Henri Konan-Bédié.<br />

Il governo Bédié<br />

Nell'ottobre 1995, Bédié venne confermato alla presidenza con il 96% dei voti contro un'opposizione frammentata e<br />

disorganizzata. Il suo governo perse però in breve tempo il sostegno internazionale. Bédié favorì l'aumento della<br />

corruzione, causando la diffusione del malcontento anche all'interno dell'esercito. Mandò in prigione diverse<br />

centinaia di sostenitori dell'opposizione ma d'altro canto migliorò l'economia, almeno superficialmente, con la<br />

diminuzione dell'inflazione e un tentativo di eliminare il debito estero.


Storia della Costa d'Avorio 61<br />

L'ivorianità<br />

Al contrario di Houphouët-Boigny, che fu molto attento nell'evitare ogni forma di conflitto etnico lasciano l'accesso<br />

alle posizioni di potere a tutti i cittadini indipendentemente dalla provenienza Bedié enfatizzò il concetto di<br />

"ivorianità" (Ivoirité) tramite il quale escluse dalle elezioni presidenziali Alassane Ouattara, suo principale rivale e<br />

candidato dell'opposizione, usando come pretesto le sue origini del Burkina Faso. Le altre cariche pubbliche<br />

rimasero aperte a tutti gli Ivoriani, così come tutti (ivoriani di prima o più generazioni) furono chiamati alle<br />

votazioni.<br />

La decisione dell'esclusione di Ouattara infiammò l'opposizione, in gran parte sostenuta dagli Ivoiriani del nord, per<br />

lo più di origini straniera, tra cui moltissimi del Burkina Faso. Reagendo all'esclusione del suo candidato migliore,<br />

l'opposizione boicottò in maniera massiccia lo scrutinio e denunciò la manovra. Poco dopo, il presidente Bédié<br />

allontanava il generale Gueï, capo dell'esercito, dopo che quest'ultimo aveva rifiutato di impegnare le sue truppe<br />

contro l'opposizione.<br />

Quattro anni dopo essere stato allontanato, cioè il 24 dicembre 1999, il generale Robert Gueï, alla testa di un gruppo<br />

di soldati, rovesciò il governo di Henri Konan Bédié. Accolto come un riparatore dei torti dalla popolazione, il<br />

generale Gueï promise di ridurre il crimine e la corruzione; i generali fecero pressioni per introdurre severe misure di<br />

austerità economica, e auspicarono una società meno dispendiosa, anche attraverso campagne di sensibilizzazione<br />

lungo le strade. L'esercito instaurò, il 4 gennaio 2000 un Comitato di Salute Pubblica con il compito di condurre al<br />

più presto a libere elezioni nel paese.<br />

Il governo Gbagbo<br />

Il 1 agosto 2000, la Costa d'Avorio si dotò di una nuova<br />

costituzione, approvata dall'86% degli elettori ivoriani<br />

in occasione di un plebiscito popolare condotto nel<br />

mese precedente. Grazie alla nuova costituzione, il<br />

generale Gueï, su modello del suo predecessore, Henri<br />

Konan Bédié, decise a sua volta di invocare il concetto<br />

di ivorianità per escludere Alassane Ouattara dalla<br />

corsa elettorale per una seconda volta. Il generale Gueï<br />

e Laurent Gbagbo si trovarono allora ad essere i soli<br />

candidati alla presidenza del paese. Laurent Gbagbo,<br />

candidato del Fronte Popolare Ivoriano, sfidò il<br />

generale Robert Guéi, capo del Comitato di Salute<br />

Pubblica, alla presidenza del paese.<br />

L'elezione, tenutasi nell'ottobre del 2000 non fu né<br />

pacifica né democratica, la vigilia delle elezioni fu<br />

segnata da agitazioni sia tra le file dell'esercito che tra i<br />

civili. Il tentativo di brogli elettorali da parte di Guéi<br />

portò a un sollevamento popolare, che causò la morte di<br />

180 persone e la sua rapida sostituzione con il vincitore<br />

I risultati delle elezioni del 2002<br />

delle elezioni, Gbagbo. Appena eletto, il presidente Gbagbo respinse la legittimità politica di Alassane Ouattara,<br />

capo del RDR (raccolta dei repubblicani) scatenando violente proteste nel nord del paese.


Storia della Costa d'Avorio 62<br />

Il colpo di stato<br />

Il 19 settembre 2002, truppe di ribelli provenienti dal nord guadagnarono il controllo di gran parte del paese. L'ex<br />

presidente Guéi rimase ucciso nei combattimenti. Una prima tregua con i ribelli, che godevano del pieno appoggio<br />

della popolazione del nord, prevalentemente musulmana, si rivelò di breve durata e ripresero i combattimenti per<br />

conquistare le principali zone di coltivazione del cacao. La Francia inviò delle truppe per il rispetto dei confini della<br />

tregua; milizie irregolari, comprendenti signori della guerra e combattenti provenienti dalla Liberia e dalla Sierra<br />

Leone, approfittarono della crisi per impossessarsi di parte delle regioni occidentali.<br />

Nel gennaio 2003, il presidente Gbagbo e i capi dei ribelli firmarono degli accordi per la creazione di un 'governo di<br />

unità nazionale'. Il coprifuoco fu tolto e le truppe Francesi ripulirono il confine occidentale del paese, che era fuori<br />

controllo. Ma i problemi centrali rimasero e nessuna delle due fazioni riuscì a realizzare i propri obiettivi.<br />

Da allora, il governo di unità nazionale si è dimostrato estremamente instabile. Nel marzo 2004, 120 persone furono<br />

uccise durante un raduno dell'opposizione. Un rapporto sull'accaduto concluse che le uccisioni erano state<br />

premeditate. Nonostante i mediatori delle Nazioni Unite fossero sul posto, le relazioni tra Gbagbo e l'opposizione<br />

continuarono a deteriorarsi.<br />

Il 31 ottobre 2010 si sono svolte nuove elezioni presidenziali: tra i candidati vi erano Alassane Ouattara, candidato<br />

dell'Unione dei repubblicani della Costa d'Avorio e Laurent Gbagbo, candidato del Fronte Popolare Ivoriano, che<br />

ottennero rispettivamente il 32,08% e il 38,02%. Il 28 novembre si è svolto il ballottaggio, al termine del quale<br />

Ouattara ha annunciato la sua vittoria con il 54,10% dei voti. Gbagbo, contestando il risultato a lui avverso, non ha<br />

lasciato la Presidenza nonostante le innumerevoli pressioni provenienti anche dall'estero. Con il fallimento di tutte le<br />

trattative diplomatiche si è così giunti ad un nuovo sanguinoso scontro tra opposte fazioni che ha percorso tutto il<br />

paese. Dopo l'intervento di truppe francesi, l'11 aprile 2011 Gbagbo viene arrestato ed Alassane Ouattara diventa il<br />

nuovo presidente della Costa d'Avorio.<br />

Altri progetti<br />

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of Côte d'Ivoire


Togo<br />

(dettagli) (dettagli)<br />

Travail, Liberté, Patrie<br />

(Traduzione: Lavoro, Libertà, Patria)<br />

Togo<br />

Togo<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica togolese<br />

Nome ufficiale République Togolaise<br />

Lingue ufficiali francese e numerose lingue locali<br />

Capitale Lomé (700.000 ab. / 1998)<br />

Forma di governo Repubblica<br />

Capo di Stato Faure Gnassingbe<br />

Politica<br />

Capo di Governo Yawovi Agboyibo<br />

Indipendenza Dalla Francia<br />

27 aprile 1960<br />

Ingresso nell'ONU 20 settembre 1960<br />

Totale 56.785 km² (122º)<br />

% delle acque 4,2 %<br />

Superficie<br />

Popolazione<br />

Totale 5.548.702 ab. (2006) (107º)<br />

63


Togo 64<br />

Densità 97,7 ab./km²<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

Fuso orario UTC 0<br />

Valuta Franco CFA<br />

Geografia<br />

Economia<br />

PIL (PPA) 5.662 milioni di $ (153º)<br />

PIL pro capite (PPA) 858 $ (2010) (171º)<br />

ISU (2010) 0,428 (basso) (139º)<br />

TLD .tg<br />

Prefisso tel. +228<br />

Sigla autom. TG<br />

Varie<br />

Inno nazionale Salut à toi, pays de nos aïeux (Salve a te, paese dei nostri avi)<br />

Festa nazionale 27 aprile - Festa dell'indipendenza<br />

Il Togo, ufficialmente Repubblica Togolese (in francese République Togolaise), è uno stato dell'<strong>Africa</strong><br />

Occidentale. Confina a ovest con il Ghana, a est con il Benin, a nord con il Burkina Faso. Si affaccia per un breve<br />

tratto (soltanto 56 km) sul Golfo di Guinea a sud; in questo tratto di costa si trova la capitale Lomé. Lo stato è vasto<br />

56.785 km² ed è abitato da 6.145.000 abitanti con una densità di 97,7 ab/km². La lingua ufficiale è il francese (è<br />

membro dell'associazione dei paesi francofoni) ma vi si parlano molte altre lingue africane. Col nome di Togoland fu<br />

colonia prima della Germania e poi della Francia, da cui ottenne l'indipendenza nel 1960.<br />

Circa il 40 % della popolazione vive con meno di 1,25 dollari statunitensi al giorno. [1]


Togo 65<br />

Il nome<br />

Originariamente, il nome "Togo" indicava un insediamento del popolo Ewe che si trovava sulle sponde del lago<br />

omonimo. In lingua ewe, to-go significa approssimativamente "andare all'acqua". Presso il villaggio di Togo i<br />

tedeschi trattarono con un capo locale ottenendo il controllo della regione, che battezzarono Togoland ("terra di<br />

Togo"). In seguito, "Togo" divenne un modo comune per riferirsi all'intera colonia tedesca, e il villaggio di Togo fu<br />

ribattezzato Togoville.<br />

Storia<br />

Storia antica<br />

Della storia del Togo prima dell'avvento dei portoghesi (fine XV secolo) si sa poco. Il popolo più antico della<br />

regione è quello dei Tamberna, che vivevano nel nord in famiglie estese, in villaggi di case fortificate. Molte tribù<br />

entrarono in Togo dalle regioni confinanti fra l'XI e il XIX secolo: gli Ewe dalla Nigeria e dal Benin, i Mina dal<br />

Ghana. Fra il XVIII e il XIX secolo, i popoli del Togo subirono l'influenza dei potenti regni di Ashanti (a ovest) e<br />

Dahomey (a est).<br />

La colonizzazione<br />

I primi Europei a raggiungere le coste del Togo furono molto probabilmente i portoghesi, nel XV secolo, seguiti dai<br />

danesi, dai francesi e dagli inglesi. Gli Europei iniziarono a commerciare con le popolazioni locali, soprattutto con la<br />

compravendita di schiavi. Il popolo Mina fu quello che strinse con i bianchi i rapporti commerciali più importanti;<br />

compravano schiavi dai Kabyé e da altri popoli dell'entroterra e li rivendevano agli Europei.<br />

Gli europei non tentarono di occupare il Togo fino al XVIII secolo. Dapprima fu la Danimarca a rivendicare il<br />

proprio diritto al controllo della regione. Nel 1884, il diplomatico tedesco Gustav Nachtigal stipulò una serie di patti<br />

commerciali con il sovrano locale Mlapa III (i cosiddetti trattati di Togoville). Tali patti diedero origine a un<br />

rapporto privilegiato fra le popolazioni locali e la Germania; l'intera regione (ribattezzata Togoland) divenne in<br />

seguito protettorato e poi colonia tedesca. I tedeschi introdussero tecniche molto moderne per la coltivazione di<br />

cacao, caffè e cotone e svilupparono le infrastrutture del paese fino a renderle tra le migliori nell'<strong>Africa</strong> del tempo,<br />

esercitando al contempo un controllo dispotico sui nativi. Nella prima guerra mondiale le esigue truppe tedesche che<br />

presidiavano il Togo capitolarono in poche settimane di fronte ai britannici e ai francesi, che si spartirono il paese.<br />

Un mandato della Società delle Nazioni sancì in seguito la situazione creata dagli eventi bellici.<br />

Indipendenza<br />

Durante il periodo coloniale, i Mina videro crescere la loro influenza politica ed economica grazie ai loro antichi<br />

legami con gli Europei e al fatto di vivere in prossimità della costa. Gli Ewe, al contrario, si ritrovarono divisi e<br />

indeboliti dalla spartizione del Togo fra britannici e francesi, e da entrambi i lati del confine iniziarono a premere per<br />

la riunificazione. Le speranze degli Ewe svanirono quando il Togoland britannico votò a favore dell'unificazione con<br />

il Ghana, che stava proprio allora ottenendo l'indipendenza. Il Togoland francese, invece, dichiarò la propria<br />

indipendenza nell'aprile del 1960, costituendo il moderno stato del Togo. Sylvanus Olympio fu eletto primo<br />

presidente del Togo.


Togo 66<br />

Colpo di stato militare<br />

Nel 1963, il Togo fu teatro del primo colpo di stato militare in<br />

<strong>Africa</strong>. Olympio fu rovesciato da un gruppo di 626 veterani<br />

togolesi dell'esercito francese il 13 gennaio 1963. A tali veterani<br />

Olympio aveva precedentemente negato l'accesso nell'esercito<br />

regolare del Togo. Il giorno dopo il colpo di stato, Olympio fu<br />

ucciso, e al suo posto subentrò il primo ministro, l'Ing. Nicolas<br />

Grunitzky. Nel 1967, Grunitzky fu deposto dal sergente Étienne<br />

Eyadéma, che controllava l'esercito, e che instaurò un regime<br />

monopartitico. Eyadéma nazionalizzò le principali risorse<br />

economiche del paese (a partire dalle miniere di fosfati),<br />

espropriandole alle società straniere che le avevano acquisite nel<br />

Koffi Panou col politico francese Charles Debbasch<br />

periodo coloniale. In segno di emancipazione dagli Europei, egli ordinò a tutti i togolesi che avevano un nome di<br />

battesimo europeo di cambiarlo con un nome locale; egli stesso si fece da allora chiamare Gnassingbé Eyadéma.<br />

Nonostante queste iniziative anticolonialiste, Eyadéma continuò a intrattenere rapporti commerciali e politici con<br />

l'Europa, e in particolare la Francia. Negli anni del regime di Eyadéma, molte organizzazioni internazionali (tra cui<br />

Amnesty International), denunciarono frequenti violazioni dei diritti umani da parte dei militari e del governo<br />

togolese, criticando anche l'appoggio a Eyadéma fornito dalla Francia.<br />

All'inizio degli anni novanta, sotto forti pressioni internazionali, Eyadéma rassegnò le dimissioni da capo del<br />

governo. Appena dopo l'elezione del primo ministro ad interim, tuttavia, l'esercito iniziò a mettere in atto una serie di<br />

azioni terroristiche tra cui il bombardamento dell'abitazione del primo ministro e una serie di attentati e omicidi<br />

politici ai danni della stampa, di sindacati e altre organizzazioni che si opponevano a Eyadéma. Il Togo apparve<br />

sull'orlo della guerra civile; molti profughi fuggirono in Benin e in Ghana. Nel 1993 si tennero le prime elezioni<br />

formalmente multipartitiche, che videro la vittoria quasi plebiscitaria di Eyadéma (96% dei voti). Nel corso del suo<br />

governo, Eyadéma si macchiò di numerose altre azioni antidemocratiche che portarono a un progressivo isolamento<br />

del Togo sulla scena internazionale. Tra l'altro, fece ripetutamente modificare la costituzione in modo da rimanere in<br />

carica per tutta la vita.<br />

Il secondo colpo di stato<br />

Il 5 febbraio 2005, Eyadéma morì di un attacco di cuore. Secondo la costituzione vigente all'epoca, a succedergli alla<br />

guida di un governo di transizione (della durata massima di 60 giorni) avrebbe dovuto essere Fambaré Ouattara<br />

Natchaba, portavoce del Parlamento. In quel momento, tuttavia, Natchaba si trovava fuori dal paese. L'esercito<br />

togolese, controllato da Faure Gnassingbé (figlio di Eyadéma), chiuse le frontiere; l'aereo dell'Air France su cui<br />

Natchaba stava rientrando nel paese dovette atterrare in Benin. Il giorno successivo, il parlamento procedette a<br />

rimuovere Natchaba dalle sue funzioni, sostituendolo con Gnassingbé, che divenne quindi presidente ad interim.<br />

Inoltre, il parlamento modificò la costituzione eliminando il vincolo di 60 giorni come durata massima della<br />

presidenza ad interim; in questo modo, la fine del mandato di Gnassingbé venne a coincidere con la fine del mandato<br />

del padre, fissato per il 2008.<br />

Queste manovre furono eseguite, almeno formalmente, nei limiti della legalità; tuttavia, da molte parti (incluse<br />

l'Unione <strong>Africa</strong>na e le Nazioni Unite) si denunciò l'accaduto come un nuovo colpo di stato militare, essendo le azioni<br />

del parlamento visibilmente pilotate dall'esercito, fedele alla famiglia Eyadéma. Le manifestazioni popolari contro<br />

Gnassingbé furono soffocate nel sangue; diversi episodi, come il massacro di civili in una rappresaglia dell'esercito<br />

ad Aného, furono taciute dai mass media togolesi. Pochi giorni dopo, in risposta alle crescenti pressioni<br />

internazionali, Gnassingbé decise di indire nuove elezioni, rassegnando le proprie dimissioni il 25 febbraio. Le<br />

elezioni, che si tennero il 24 aprile seguente, che confermarono Gnassinbé come presidente del Togo, furono oggetto<br />

di molti sospetti e denunce di irregolarità e brogli, anche a causa della mancanza di osservatori internazionali durante


Togo 67<br />

lo svolgimento dell'elezione.<br />

Geografia<br />

Il Togo è un piccolo (56.785 km²) stato dell'<strong>Africa</strong> guineana situato pochi gradi<br />

ad est del Meridiano di Greenwich e a nord dell'Equatore. Confina a sud con il<br />

Golfo di Guinea (56 km), a ovest con il Ghana (877 km), a nord con il Burkina<br />

Faso (126 km) e ad est con il Benin (644 km). La sua conformazione è quella di<br />

una lunga striscia di terra che dalla costa a sud si dirama vero nord-nord-ovest.<br />

La sua larghezza media (110 km) è circa un quinto della sua lunghezza<br />

(540 km) dal punto più meridionale situato a Lomé fino al suo punto più<br />

settentrionale nella regione Savanes.<br />

Morfologia<br />

Nel nord il territorio è caratterizzato dalla presenza della savana situata in una<br />

zona abbastanza pianeggiante; al centro del paese il terreno è di tipo collinare.<br />

Da sud-ovest a nord-est si snoda la catena montuosa dei Monti del Togo, di<br />

altezza poco rilevante (il monte più alto dello stato è il Pic Baumann, 986 m).<br />

Nella zona meridionale si estende un altopiano (di altezza compresa fra 100 e<br />

300 m) che va a unirsi lentamente in un bassopiano costiero ricco di ampie<br />

zone paludose e lagunari.<br />

Idrografia<br />

L'idrografia del paese è definita da due bacini: quello del fiume Oti, che nasce<br />

nel nord del Benin e diventa poi immissario del Lago Volta (Ghana), e quello<br />

del fiume Mono che nasce dai Monti del Togo per poi formare gran parte della<br />

pianura costiera e sfociare nel Golfo di Guinea. Il Mono alimenta il lago<br />

Immagine satellitare del Togo<br />

artificiale di Nangbéto. Vicino al mare è presente una vasta laguna, la cui parte più importante è detta Lago Togo; è<br />

separata dal mare da una stretta striscia di terra dove si trova una zona densamente abitata e coltivata.


Togo 68<br />

Clima<br />

Il clima è tipicamente tropicale con le temperature medie che variano dai 27 °C, che si registrano nel breve tratto<br />

costiero, ai circa 30 °C delle regioni più settentrionali con un clima più secco e non più tropicale ma caratteristico<br />

della savana. A sud vi sono due stagioni della pioggia (la prima tra aprile e luglio e la seconda tra ottobre e<br />

novembre) anche se la media delle precipitazioni non è molto elevata (circa 1.000 mm nelle zone montuose, le più<br />

piovose).<br />

Popolazioni<br />

Demografia<br />

Con 5.548.702 di abitanti (dato del<br />

2006), il Togo si colloca alla 107 a<br />

posizione nella classifica mondiale<br />

degli stati per popolazione. La densità<br />

di popolazione è di 97,7 ab/km². Gran<br />

parte della popolazione (il 65% circa)<br />

vive in villaggi rurali ed è dedita<br />

all'agricoltura o alla pastorizia. La<br />

popolazione del Togo è in forte<br />

crescita: dal 1961 (anno successivo<br />

all'indipendenza) al 2003 è<br />

quintuplicata.<br />

Etnie<br />

Andamento demografico nello stato fino al 2003. L'immagine non è aggiornata<br />

Nel paese sono presenti circa 45 diverse etnie; le più importanti e numerose sono gli Ewe a sud (36%), i Kabyé a<br />

nord (22%), i Uaci o Ouatchis (14%), i Mina, i Mossi, gli Aja e i Kotokoli a nord-est (16%) .<br />

Lingue<br />

La lingua ufficiale è il francese, un'altra lingua europea<br />

parlata, solo in alcune regioni, è il tedesco. Sono<br />

diffuse anche numerose lingue africane, tra cui molti<br />

dialetti della lingua ewe, lingua kotokoli e kabye. Le<br />

lingue indigene dello stato si suddividono in due<br />

gruppi: nella parte centro-meridionale ci sono le lingue<br />

gbe (o lingue kwa), appartenenti alla famiglia<br />

guineiana; in quella centro-settentrionale predominano<br />

le lingue gur (appartenenti alla famiglia africana<br />

occidentale). Complessivamente sono stati catalogati<br />

39 diversi idiomi in uso corrente nel paese. [2]<br />

Mappa delle lingue GBE parlate attorno alla zona costiera del Togo


Togo 69<br />

Religione<br />

Il 51% dei togolesi sono animisti. Il secondo maggior gruppo religioso è costituito dai cristiani (29% di cui 21%<br />

cattolici, 7% protestanti e il rimanente 1% di altre confessioni cristiane); il resto della popolazione è principalmente<br />

di fede islamica. [3] Nella valutazione di questi dati occorre comunque considerare che la maggior parte dei togolesi<br />

cristiani o musulmani mantiene anche, almeno in parte, il sistema di credenze e di riti tradizionali delle religioni<br />

animiste locali. Fra i prodotti specifici di questo sincretismo religioso c'è il Voudou, molto diffuso in Togo come nei<br />

paesi circostanti (in particolare nel Benin).<br />

Ordinamento dello stato<br />

Suddivisione amministrativa<br />

Il Togo è suddiviso amministrativamente in regioni (régions), a loro volta suddivise in<br />

prefetture (préfectures). Fa eccezione la capitale Lomé, che non appartiene ad alcuna<br />

prefettura, e che ha la qualifica amministrativa di comune (commune).<br />

Le regioni sono cinque: da nord a sud, sono la Région des Savanes ("regione delle<br />

savane", capitale Dapaong, suddivisa in 4 prefetture), la Région de la Kara ("regione di<br />

Kara", capitale Kara, suddivisa in 7 prefetture), la Région Centrale ("regione centrale",<br />

capitale Sokodé, suddivisa in 4 prefetture), la Région des Plateaux ("regione degli<br />

altopiani", capitale Atakpamé, suddivisa in 9 prefetture) e la Région Maritime ("regione<br />

marittima", capitale Lomé, suddivisa in 6 prefetture e un comune).<br />

Città principali<br />

Le città più importanti dello stato sono Lomé, la capitale, e Sokodé; importanti sono<br />

anche da nord a sud Niamtougou, Kara (anticamente Lama-Kara), Bassar, Atakpamé,<br />

Kpalimé, Tabligbo, Tsévié, Togoville (città di importanza storica) e Aného. Nella<br />

maggior parte dei casi, queste città possono essere considerate come grandi villaggi; fatta<br />

eccezione per Lomé, non superano i 100.000 abitanti, hanno pochissime infrastrutture, le strade sono quasi tutte<br />

sterrate, e le abitazioni sono di tipo quasi rurale, organizzate in quartieri che si sviluppano in modo sostanzialmente<br />

caotico attorno al centro (in genere segnato dai mercati locali).<br />

Istituzioni<br />

Ordinamento politico<br />

Secondo la costituzione del 1992 (approvata con un referendum) il presidente e capo del governo viene eletto ogni<br />

cinque anni con suffragio universale. Viene eletta ogni cinque anni anche l'Assemblea di 81 membri che controlla il<br />

potere legislativo.<br />

Istruzione<br />

Nel Togo l'istruzione è obbligatoria dai 6 ai 12 anni; nonostante ciò il tasso di alfabetizzazione è appena al 63%. È<br />

presente un forte dislivello del tasso di alfabetizzazione tra uomini (77,4%) e donne (49,9%) [4] . La scolarizzazione<br />

varia anche in maniera significativa di regione in regione; raggiunge il 93% nella zona di Lomé, attestandosi intorno<br />

al 50% nella Région Maritime e nella Région des Plateaux, e solo al 20% circa nella Région des Savanes. Le scuole<br />

sono in parte statali, e in parte amministrate da privati o dalle missioni cristiane. Il principale istituto universitario del<br />

paese è l'Università di Lomé.


Togo 70<br />

Economia<br />

Il Togo fa parte della Comunità finanziaria africana (CFA); la<br />

moneta ufficiale è quindi il Franco CFA, legato all'Euro ed emesso<br />

dalla banca centrale degli stati della CFA situata a Dakar, in<br />

Senegal.<br />

Produzione alimentare<br />

Il PIL è di 2.061 milioni di dollari (dato della Banca Mondiale,<br />

2005), pari a 380 dollari per persona. L'economia dipende<br />

pesantemente dall'agricoltura, sia commerciale che di sussistenza,<br />

che impiega il 65% della forza lavoro locale. I proventi di cacao,<br />

caffè e cotone, in particolare, costituiscono da soli il 30% dei<br />

guadagni dovuti alle esportazioni; il governo togolese sta cercando<br />

di diversificare la coltura di esportazione. Oltre all'attività agricola<br />

rimane un settore fondamentale la pesca, praticata sia nel mare che<br />

nei fiumi e laghi, e l'allevamento, principalmente di sussistenza.<br />

Agricoltura, pesca e allevamento sono teoricamente sufficienti a<br />

soddisfare le necessità alimentari di base del paese; talvolta,<br />

tuttavia, la distribuzione delle derrate non raggiunge in modo<br />

efficace tutte le regioni.<br />

Estrazione mineraria<br />

La principale risorsa mineraria del Togo sono i fosfati, che<br />

costituiscono circa il 50% delle esportazioni complessive del<br />

paese; questo settore ha comunque sofferto molto a causa del<br />

crollo dei prezzi nel mercato internazionale e della crescente<br />

concorrenza straniera. Altre risorse minerarie minori sono<br />

giacimenti di ferro e cave di marmo.<br />

Industria manifatturiera<br />

Contadini al lavoro<br />

Un piccolo allevamento di capre<br />

L'industria manifatturiera rappresenta proporzioni assai limitate di impiego e guadagno; si producono soprattutto<br />

cemento, olio di palma e farina. Un ruolo minore viene anche svolto dall'industria tessile.<br />

Turismo<br />

Il Togo rappresenta una delle principali mete del turismo statunitense ed europeo in <strong>Africa</strong> occidentale. Le principali<br />

attrazioni sono le spiagge incontaminate, ma parte del turismo è diretto verso mete naturalistiche (i parchi nazionali, i<br />

Monti del Togo) e culturali (i villaggi delle popolazioni locali). L'instabilità politica e la presenza di un regime di<br />

tipo dittatoriale, tuttavia, hanno causato negli ultimi decenni un forte calo di visitatori; nonostante ciò rimane<br />

un'importante destinazione turistica.


Togo 71<br />

Importazioni<br />

Il Togo non riesce ad essere autosufficiente in diversi settori. Vengono importati soprattutto prodotti delle industrie<br />

tessili, materiale tecnologico, materiali da costruzione e petrolio. Quest'ultima importazione supplisce alla quasi<br />

totale assenza di risorse energetiche nel paese, che storicamente ha utilizzato a questo scopo soprattutto il legname<br />

proveniente dalle foreste. I principali partner commerciali del Togo sono Francia, Paesi Bassi, Germania, Italia e<br />

Stati Uniti d'America.<br />

Trasporti<br />

I Trasporti in Togo sono molto carenti. Gran parte delle strade che attraversano il paese non sono asfaltate (5.144 km<br />

su 7.520 km totali) e non sono presenti autostrade. Le linee ferroviarie ammontano a un totale di 525 km, con<br />

collegamenti internazionali verso Benin e Burkina Faso e (con cambio di scartamento) verso il Ghana. Le autolinee<br />

sono limitate alla capitale e alle vie stradali principali del paese. Il porto e l'aeroporto principali del paese si trovano a<br />

Lomé.<br />

Politica<br />

Dopo un periodo di dittatura iniziato immediatamente dopo l'indipendenza, dagli anni novanta in Togo si è avviato<br />

un processo che avrebbe dovuto portare in breve tempo a una democrazia multipartitica. Sebbene questa transizione<br />

sia formalmente avvenuta, molte istituzioni internazionali (incluse l'Unione <strong>Africa</strong>na e le Nazioni Unite) hanno<br />

accusato l'attuale presidente Faure Gnassingbé, salito al potere nel 2005, di aver dato luogo a un colpo di stato.<br />

L'istituto statunitense Freedom House cataloga attualmente il Togo come paese "non libero". [5]<br />

Il partito di maggioranza è il Raggruppamento del popolo togolese (Rassemblement du peuple togolais, RPT), partito<br />

unico durante la dittatura. Di importanza rilevante nell'opposizione ci sono il Raggruppamento per il sostegno della<br />

democrazia e dello sviluppo (Rassemblement pour le soutien de la démocratie et du développement, RSDD) e<br />

l'Unione per la democrazia e il progresso sociale (Union pour la démocratie et le progrès social, UDPS).<br />

Dalla fine degli anni settanta non avvengono esecuzioni, la pena di morte è rimasta in vigore fino al 2009. Il 23<br />

giugno 2009 il parlamento del Togo ha votato all'unanimità l'abolizione della pena di morte nel Paese.<br />

Ambiente<br />

Flora e fauna<br />

Nel paese domina una vegetazione e una fauna tipica della savana<br />

boscosa o fitta, nelle regioni costiere il manto vegetale è composto<br />

principalmente da vari tipi di mangrovie e nella parte<br />

centro-meridionale si possono ancora trovare ampie zone di foresta<br />

pluviale.<br />

Nel Togo vivono numerose specie animali, anche se mai in grandi<br />

quantità. Tra i mammiferi vi sono ippopotami, giraffe, antilopi d'acqua,<br />

cefalofi, oribi, bufali, cinghiali, facoceri, iene, cercopitechi verdi e<br />

babbuini; presenti, ma rarissimi, sono gli elefanti e i leoni. Tra i rettili,<br />

è endemico della zona il pitone reale. Nel Togo si trovano più di 670<br />

specie di uccelli (di cui 65 rari o accidentali), tra cui la tortora a testa<br />

azzurra, la gru, il marabù africano, diverse specie di Lagonosticta e<br />

Il pitone reale o pitone palla è originario della<br />

zona


Togo 72<br />

La tortora a testa azzurra è un uccello<br />

caratteristico dell'<strong>Africa</strong> Occidentale<br />

Lonchura e moltissimi altri. La grande varietà faunistica è stata favorita<br />

in passato dalla vastità delle foreste; oggi, il disboscamento sta<br />

progressivamente riducendo la biodiversità dell'area.<br />

Tutela dell'ambiente<br />

L'ente responsabile della tutela dell'ambiente è il Dipartimento delle<br />

foreste, della caccia e dell'ambiente (Direction des Forêts, des Chasses<br />

et de l'Environnement), facente capo al Ministero dell'ambiente e del<br />

turismo (Ministère de l'Environnement et du Tourisme). [6] Il 7,5 % del<br />

territorio nazionale (ovvero la quasi totalità delle aree boschive<br />

rimaste) è zona protetta. I due più grandi parchi del paese sono il Parco<br />

Nazionale di Keran, che tutela aree di savana, e il Parco Nazionale Fazao-Malfacassa che tutela aree di savana fitta<br />

semi-umida collinare.<br />

L'aumento della popolazione del paese ha dato origine a un veloce processo di deforestazione (con conseguente<br />

desertificazione) a causa dell'aumento della richiesta del legname, principalmente per uso energetico (il Togo non<br />

possiede risorse energetiche). Il governo ha lanciato negli ultimi anni un programma di rimboschimento per cercare<br />

di arginare questo fenomeno. Nel 1983 e nel 1994, inoltre, sono stati firmati dal governo togolese i trattati per il<br />

legname tropicale. Sono stati anche ratificati numerosi accordi internazionali a tutela dell'ambiente, e in particolare<br />

in materia di biodiversità, desertificazione, protezione delle specie in pericolo, abolizione dei test nucleari e<br />

protezione dell'ozonosfera. [7]<br />

Arte<br />

Abitazioni rurali dei Tamberna<br />

La grande varietà etnica e linguistica del Togo corrisponde a un<br />

altrettanto considerevole varietà in termini di cultura, tradizioni e<br />

stile di vita. Il Togo è uno dei paesi dell'<strong>Africa</strong> culturalmente più<br />

eterogeneo, e tra le culture di diversi gruppi ci sono spesso enormi<br />

differenze. Per esempio, gli Ewe ritengono la nascita di gemelli un<br />

evento di ottimo auspicio, e offrono noci di cola e acqua a statuette<br />

che raffigurano gli spiriti gemelli, chiamati Ibéji (diventati ormai<br />

caratteristici del popolo); per i Bassari, al contrario, la nascita di<br />

due gemelli è una grave disgrazia, e anticamente uno dei due o<br />

entrambi i gemelli venivano uccisi per timore delle conseguenze<br />

nefaste del loro concepimento. [8]<br />

I tratti comuni a tutte le culture togolesi, per contro, sono quelli tipici dell'<strong>Africa</strong> subsahariana in genere e dell'<strong>Africa</strong><br />

occidentale in particolare. Il culto degli antenati è molto diffuso nonostante l'alta percentuale di cristiani e<br />

musulmani; i Kokomba, per esempio, dispongono presso gli ingressi delle abitazioni feticci che raffigurano i defunti,<br />

ai quali vengono fatte offerte propiziatorie. I feticci sono molto diffusi anche in relazione al vudù, che nella città<br />

togolese di Ouidah ha uno dei più importanti centri di culto. Nella maggior parte delle culture togolesi, come in gran<br />

parte dell'<strong>Africa</strong> occidentale, la società è suddivisa in classi per genere ed età, e il passaggio da una classe all'altra è<br />

segnata da riti di iniziazione.


Togo 73<br />

Musica<br />

Scuola togolese<br />

Gran parte della popolazione vive in un ambiente rurale, in cui<br />

sopravvivono usanze e tradizioni precoloniali. La tecnologia di<br />

stampo occidentale è diffusa quasi esclusivamente nei centri<br />

cittadini, e anche qui in misura piuttosto ridotta. Le diverse etnie<br />

hanno un diverso rapporto con le innovazioni portate dagli<br />

Europei; per esempio, i Tamberna del Togo centrale hanno<br />

mantenuto in gran parte lo stile di vita tradizionale; i loro villaggi<br />

rurali sono fatti da costruzioni fortificate in mattoni cotti al sole e<br />

col tetto di paglia.<br />

La musica tradizionale togolese conta numerosi diversi stili, corrispondenti alle diverse etnie che popolano il paese.<br />

Gli strumenti musicali tipici includono numerose percussioni, il flauto, l'arco musicale e il litofono (tipico della<br />

regione degli altopiani). Le canzoni sono in genere in lingua ewe, ma esistono anche tradizioni canore in lingua fon e<br />

yoruba. Anche nel Togo, come in altre nazioni dell'<strong>Africa</strong> occidentale, è diffusa la figura del griot (una sorta di<br />

cantastorie).<br />

La musica tradizionale ha spesso la funzione principale di accompagnare danze rituali, anch'esse numerosissime.<br />

Nella Région Maritime si danzano l'adéhoun (una danza dei cacciatori) e l'akpéssè, caratterizzate da fantasiosi<br />

costumi. Nella Région des Plateaux è diffusa la tchébé, una danza acrobatica sui trampoli. Nella Région Central si<br />

ballano due danze sensuali dette lawa e abalé. Nelle regioni di Kara e delle savane si danza l'idjombé durante i rituali<br />

legati alla circoncisione, ed è diffusa anche una "danza di purificazione" detta habyè nella quale, tradizionalmente, i<br />

ballerini si nutrivano di rettili vivi. Altri balli delle regioni settentrionali sono la kpatcha (nelle zone di Landa e<br />

Kétao) e il kondi (zona di Dapaong). [9]<br />

Letteratura<br />

La storia del Togo, e in particolare l'alternarsi di differenti influenze europee (tedesca, francese, inglese) non ha<br />

favorito lo sviluppo di una vera e propria tradizione letteraria. Uno dei primi autori togolesi fu Félix Couchoro, che a<br />

partire dal 1929 pubblicò romanzi in lingua francese in cui raccontava la storia del proprio paese da un punto di vista<br />

fortemente anti-colonialista. Nei primi anni cinquanta David Ananou pubblicò Le fils du fétiche ("il figlio del<br />

feticcio"), un romanzo che viene considerato una pietra miliare della letteratura togolese. Altri scrittori e poeti<br />

piuttosto noti sono Jeannette Ahonsou-Abots, Henriette Akofa, Victor Aladji, Gad Ami, Gnoussira Analla, Pyabelo<br />

Kouly Chaold, Yves-Emmanuel Dogbé, Emilie Anifrani Ehah, Christiane Akoua Ekue, Julien Atsou Guenou, Tété<br />

Michel Kpomassié, Koffi Mawuli Agokla e Laklaba Talakaena. Dogbé ha anche il merito di aver fondato<br />

un'importante casa editrice togolese, la Akpagnon. Nella letteratura togolese, fatto insolito per la letteratura africana,<br />

si trovano diverse opere ambientate in altri paesi, come L'africain du Groenland di Kpomassié, opera autobiografica<br />

in cui l'autore narra della permanenza presso gli inuit della Groenlandia, o Memories of Twelve Years Spent in


Togo 74<br />

Germany di Chaold. Fra le nuove generazioni di scrittori che hanno iniziato a pubblicare negli anni 2000 si possono<br />

citare Fatou Biramah, Kouméalo Anaté e Lauren Ekué.<br />

Anche il teatro togolese iniziò a svilupparsi negli anni cinquanta, con opere in lingua francese. La più celebre opera<br />

letteraria precedente all'indipendenza è Fasi (1956), di Anomou Pedro Santos. Dopo l'indipendenza emersero diversi<br />

nuovi autori, come Modest D'Almeida, Gilbert Laclé, Henri Ajavon, Senouvo Agbota Zinsou, Kossi Efoui e Koffi<br />

Gomez. Gomez è anche a capo della più importante compagnia teatrale del paese. [10]<br />

Sport<br />

Durante le Olimpiadi di Pechino 2008 il Togo ha vinto la sua prima medaglia (bronzo) a livello olimpionico nel<br />

Kayak slalom maschile con l'atleta Benjamin Boukpeti.<br />

Calcio<br />

Tra tutti gli sport più conosciuti il più praticato nel paese ed anche l'unico nel<br />

quale il Togo ha avuto alcuni successi è sicuramente il calcio.<br />

Il calcio ha una lunga tradizione nel Togo; lo si gioca dagli anni venti, e dal 1933<br />

esiste un campionato di calcio nazionale, che a partire dall'indipendenza fu gestito<br />

dalla Federazione togolese di calcio. Alcuni calciatori togolesi hanno fatto fortuna<br />

all'estero; fra questi si può citare Emmanuel Adebayor, attualmente militante nel<br />

Tottenham Hotspur F.C..<br />

La nazionale di calcio del Togo si è guadagnata a sorpresa la qualificazione ai<br />

Mondiali di Germania 2006, classificandosi al primo posto nel gruppo 1 della<br />

Zona <strong>Africa</strong>na, davanti al Senegal. Il Togo ha avuto la sola soddisfazione della<br />

qualificazione, venendo eliminato senza vincere nemmeno una partita.<br />

L'attentato alla Coppa d'<strong>Africa</strong> 2010<br />

Emmanuel Adebayor, calciatore<br />

togolese del Tottenham Hotspur<br />

L'8 gennaio 2010 nell'enclave angolana di Cabinda la squadra è rimasta vittima di un attentato ai due pullman che la<br />

conducevano in Angola, dove la rappresentativa togolese si apprestava a disputare la Coppa d'<strong>Africa</strong> 2010: l'autista è<br />

morto, mentre due giocatori sono rimasti feriti. La federazione togolese ha chiesto il rinvio della manifestazione, ma<br />

la proposta è stata bocciata dalla CAF. Il giorno dopo, morti anche l'addetto stampa e l'allenatore in seconda, il Togo<br />

si è ritirato dalla competizione. Dopo un ripensamento dei giocatori, decisi a giocare per onorare la memoria dei<br />

colleghi deceduti, il governo togolese ha deciso di ritirare ufficialmente la squadra e indire tre giorni di lutto<br />

nazionale.<br />

Tradizioni<br />

Artigianato<br />

L'artigiato togolese presenta una grande varietà di prodotti, tra cui tessuti, ceramiche, sculture, gioielli e batik. Anche<br />

queste forme di arte popolare variano in funzione della regione e dell'etnia. Fra i luoghi rinomati per i tessuti c'è la<br />

zona di Assahoun, dove si realizzano teli in vivaci colori e fantasie geometriche. Kouvé è invece nota per gli oggetti<br />

in terracotta. A Kloto si fabbricano oggetti in corda come cinghie e borse, ma anche oggetti in ceramica; mentre i<br />

batik più rinomati sono quelli di Palimé, che riproducono in stile naif scene di vita, animali e altri soggetti quotidiani.<br />

A Tchamba vengono realizzati molti tipi di oggetti usando foglie di palma. Per il vasellame, infine, i centri più<br />

F.C.


Togo 75<br />

importanti sono nella regione delle savane.<br />

Cucina<br />

La cucina togolese viene spesso considerata come una delle migliori dell'<strong>Africa</strong> Occidentale. Caratteristica dell'arte<br />

culinaria è una salsa con cui vengono serviti molti cibi detta semplicemente sauce (che in francese appunto vuol dire<br />

salsa). Un piatto molto comune è il riz sauce arachide, riso con salsa d'arachidi. Ogni regione ha le sue specialità:<br />

nella regione costiera è diffuso il lamounou déssi o sauce de poisson (salsa di pesce fresco), altre salse sono quelle di<br />

aglan (granchio), tomate (pomodoro), aubergine (melanzana) ed épinard (spinaci). Il vino di palma nel sud e lo<br />

tchakpallo (miglio fermentato) nel nord sono le bevande alcoliche che vengono consumate maggiormente.<br />

Feste nazionali<br />

In Togo, data la coesistenza di Islam e Cristianesimo, si celebrano numerose feste religiose. A queste si aggiungono<br />

alcune importanti ricorrenze storiche. Le principali festività sono le seguenti:<br />

• 1º gennaio (Capodanno);<br />

• 13 gennaio (Giorno della Liberazione);<br />

• 24 gennaio (Giorno della Vittoria);<br />

• 27 aprile (Giorno dell'Indipendenza);<br />

• 1º maggio (Festa del Lavoro);<br />

• 23 settembre (anniversario del fallimento dell'attacco dei dissidenti togolesi a Lomè nel 1986 durante la dittatura)<br />

• 1º novembre (Ognissanti);<br />

• 25 dicembre (Natale).<br />

• le festività cristiane e musulmane a data variabile: ʿīd al-aḍḥā, Pasqua, Lunedì di Pasqua, Ascensione ecc.<br />

Note<br />

[1] http:/ / hdr. undp. org/ en/ media/ HDI_2008_EN_Tables. pdf<br />

[2] Ethnologue report for Togo (http:/ / www. ethnologue. com/ show_country. asp?name=togo)<br />

[3] https:/ / www. cia. gov/ library/ publications/ the-world-factbook/ geos/ to. html CIA Factbook - Pagina dedicata al Togo<br />

[4] Microsoft Encarta 2007 Premium - DVD "Togo in cifre"<br />

[5] Freedomhouse.org (http:/ / www. freedomhouse. org/ template. cfm?page=15/ )<br />

[6] http:/ / www. parks. it/ world/ TG/ index. html/ Parks.it - Scheda Togo<br />

[7] Microsoft Encarta 2007 Premium - DVD "Togo - Problemi e tutela dell'ambiente"<br />

[8] http:/ / www. edt. it/ viaggi/ lonelyplanet/ destinazioni/ wg_1/ single. php?g=246& s=10/ EDT<br />

[9] Vedi (http:/ / www. montogo. com/ fichiers/ art. php)<br />

[10] Togo (http:/ / aflit. arts. uwa. edu. au/ CountryTogoEN. html)<br />

Bibliografia<br />

• <strong>Africa</strong> Nera. Touring, collana Routard, 2005. ISBN 978-88-365-3119-6<br />

• Jim Hudgens e Richard Trillo. Camerun, Ghana, Benin, Nigeria, Togo. Vallardi Viaggi, collana Rough Guides.<br />

2005. ISBN 88-8062-183-1.<br />

• Mary Fitzpatrick. Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Camerun. Edt, collana Lonely Planet, 2003.<br />

ISBN 978-88-6040-098-7.<br />

• Vogan de Sosthène. Partiti politici, elezioni e gestione del potere in <strong>Africa</strong>.. L'Harmanattan Italia, Torino, 2002.<br />

• Angelo Turco. Terra d'<strong>Africa</strong> 2001. Unicopli, Milano, 2001. ISBN 978-88-400-0727-4<br />

In inglese<br />

• The Ewe of Togo and Benin. Woeli Publishing Services, Ghana, 2006. ISBN 978-9988-626-54-9.


Togo 76<br />

Voci correlate<br />

• Storia del Togo<br />

• Togoland<br />

• Regioni del Togo<br />

• Prefetture del Togo<br />

• Diffusione dell'Islam in Togo<br />

• Trasporti in Togo<br />

• Nazionale di calcio del Togo<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Togo<br />

Collegamenti esterni<br />

• (FR) Repubblica del Togo (http:/ / www. republicoftogo. com/ ) Sito ufficiale<br />

• (FR) Web Radio Togo (http:/ / www. togoradio. info/ central. php?o=1& s=37& d=4& i=0/ ) Web Radio ufficiale<br />

• (FR) Assemblea Nazionale del Togo (http:/ / www. assemblee-nationale. tg/ ) Sito ufficiale<br />

• Scheda del Togo dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?togo) - Sito curato dal<br />

Ministero degli Esteri e dall'ACI<br />

• Yahoo Viaggi (http:/ / it. viaggi. yahoo. com/ p-guida_viaggi-7806-togo_guida_viaggi-i/ )<br />

• (FR) Arte e cultura del Togo (http:/ / www. montogo. com/ fichiers/ art. php)<br />

• (FR) Informazioni sulla letteratura togolese (http:/ / aflit. arts. uwa. edu. au/ CountryTogoEN. html)<br />

• (EN) Cultura del Togo (http:/ / library2006. mtandao-afrika. net/ MAF060202/ togolese_culture. htm)


Lomé 77<br />

Lomé<br />

Stato: Togo<br />

Regione: Regione Marittima<br />

Prefettura: Lomé<br />

Lomé<br />

Coordinate: 6°7′N 1°13′E6.11667°N 1.21667°E [1] Coordinate: 6°7′N 1°13′E6.11667°N 1.21667°E [1]<br />

Altitudine: 63 m s.l.m.<br />

Superficie: 345 km²<br />

Abitanti : 756.122 [2] (2007)<br />

Sindaco: Aouissi Lodé<br />

Lomé


Lomé 78<br />

Lomé è la capitale e la città più popolosa (756.122 abitanti) del Togo, capoluogo della Regione Marittima e della<br />

Prefettura di Lomé. Sorge nel sud del paese, sul Golfo di Guinea, vicino alla frontiera con il Ghana. È il principale<br />

centro industriale ed amministrativo del Togo, oltre che il suo porto più grande.<br />

Storia<br />

Lomè venne fondata dagli Ewe nel XVIII secolo, ma rimase un centro di piccole dimensioni fino al 1960, anno in<br />

cui il Togo ottenne l'inpendenza dalla Francia. La popolazione crebbe a ritmi spaventosi, basti pensare che se nel<br />

1950 risiedevano in Lomè circa 30.000 persone, nel 1970 erano circa 200.000 gli abitanti della capitale togolese. Ma<br />

se la popolazione cresceva altrettanto non si poteva dire delle vie di comunicazione o dei servizi, ciò portò gravi<br />

problemi ma non arrestò la crescita. Lomè è ora mai una delle città più grandi del golfo di Guinea, tanto grande che<br />

si è conurbata con la vicina cittadina ghanese di Aflao.<br />

Trasporti<br />

la città è servita dal vicino aeroporto di Lomé-Tokoin situato nel quartiere Tokoin, raggiungibile tramite la vecchia<br />

ferrovia che univa la capitale a Blitta, ora interrotta allo scalo aeroportuale.<br />

Gemellaggi<br />

Lomé è gemellata con:<br />

• Taipei, dal 1966<br />

• Bay City<br />

• Shenzhen, dal 1996<br />

• Duisburg<br />

Personalità legate a Lomé<br />

• Emmanuel Adebayor, calciatore<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Lom%C3%A9& language=it& params=6_7__N_1_13__E_<br />

[2] (EN) Lomé (http:/ / world-gazetteer. com/ wg. php?x=1173659713& men=gpro& lng=en& dat=32& geo=346230135& srt=npan& col=hdq&<br />

geo=346230135). World Gazetteer. URL consultato il 4 agosto 2011.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Lome


Storia del Togo 79<br />

Storia del Togo<br />

Della storia del Togo prima dell'arrivo degli esploratori Portoghesi (XV secolo) si conosce poco. In epoca coloniale,<br />

il Togo fu soggetto all'amministrazione di Germania, Regno Unito e Francia. Dall'indipendenza (ottenuta dal Togo<br />

nel 1955), la storia politica del paese fu tormentata, e caratterizzata da conflitti sociali e colpi di stato.<br />

Storia precoloniale<br />

Dei popoli che abitarono anticamente il Togo non si sa molto. Quando gli Europei giunsero per la prima volta nella<br />

regione, le tre etnie predominanti erano gli Ewe (originari della Nigeria e del Benin), e i Mina e i Guin (originari del<br />

Ghana). Tutti e tre questi gruppi erano presenti soprattutto nella zona costiera.<br />

Nel XVI secolo, i Mina collaborarono con gli Europei nella tratta degli schiavi, comprando prigionieri dalle tribù<br />

settentrionali (come i Kabye) e rivendendoli sulle coste. Pur commerciando con i popoli locali, gli Europei non si<br />

insediarono nel Togo a causa della mancanza di porti naturali.<br />

Il Togoland nel 1885<br />

Amministrazione franco-britannica<br />

L'8 agosto 1914, pochi giorni dopo l'inizio della prima guerra<br />

mondiale, i Francesi e gli Inglesi invasero il Togoland,<br />

costringendo i Tedeschi alla resa il 26 agosto. La popolazione<br />

locale accolse di buon grado i franco-britannici dato che non<br />

tollerava l'amministrazione tedesca sfruttatrice. Nel 1916 la<br />

colonia fu spartita fra Francia e Regno Unito, e questa<br />

suddivisione amministrativa fu confermata da un mandato della<br />

Lega delle Nazioni dopo la guerra. Il mandato di amministrare il<br />

Togoland fu rinnovato dalle Nazioni Unite dopo la seconda<br />

guerra mondiale. Nel dicembre del 1956 la parte britannica del<br />

Togoland, a ovest, votò a favore dell'unificazione con la Costa<br />

d'Oro, andando a far parte della nazione del Ghana. A tale<br />

divisione gli Ewè furono assolutamente contrari.<br />

Colonizzazione tedesca<br />

Nel 1884, con un trattato firmato a Togoville, la Germania<br />

dichiarò suo protettorato la costa del Togo. Negli anni<br />

successivi, il controllo tedesco si estese gradualmente verso<br />

l'entroterra. La colonia, chiamata Togoland, fu una delle più<br />

ricche della Germania, e divenne un modello per la<br />

colonizzazione tedesca di altre regioni. I coloni tedeschi<br />

introdussero nel paese tecniche molto moderne per la<br />

coltivazione di cacao, caffè e cotone e svilupparono le<br />

infrastrutture del paese fino a renderle tra le migliori<br />

nell'<strong>Africa</strong> del tempo.<br />

Suddivisione del Togo dopo la Prima Guerra Mondiale


Storia del Togo 80<br />

Indipendenza<br />

Nel 1955 il Togoland Francese divenne una repubblica indipendente all'interno dell'Unione Francese. Vennero eletti<br />

per suffragio universale un'assemblea legislativa e un governo, e nel 1956 si tenne il referendum in cui fu accettata la<br />

prima costituzione del paese. Il 10 settembre dello stesso anno Nicolas Grunitzky fu eletto come Primo Ministro del<br />

Togo. Tuttavia, a causa di una controversia sulla regolarità delle votazioni, le elezioni furono ripetute nel 1958,<br />

questa volta vinte da Sylvanus Olympio. Il 27 aprile il Togo sciolse definitivamente i suoi legami con la Francia,<br />

diventando una repubblica pienamente indipendente con Olympio come primo presidente.<br />

Nel 1961 venne ratificata una nuova costituzione che ridefiniva la figura del presidente, conferendogli il monopolio<br />

dei poteri esecutivi, e prevedendo la durata di 7 anni per il suo mandato. Nello stesso anno si tennero le elezioni, con<br />

il partito di Grunitzky squalificato; Olympio raccolse il 90% dei voti, diventando anche il primo presidente eletto del<br />

Togo.<br />

La presidenza di Olympio<br />

All'epoca dell'indipendenza, nel Togo esistevano quattro partiti politici principali, in forte attrito l'uno con l'altro:<br />

Juvento (il partito della sinistra giovanile), la Union Démocratique des Populations Togolaises (IDPT); il Parti<br />

Togolais du Progrès (PTP) di Grunitzky e l'Unité Togolaise (UT) di Olympio. Nel 1962, Olympio sciolse tutti i<br />

partiti dell'opposizione accusandoli di aver complottato per rovesciare il governo. Successivamente, Olympio usò il<br />

suo corpo di miliziani (Ablode Sodjas) per instaurare un regime di terrore. I suoi avversari politici (incluso<br />

Grunitzky) furono imprigionati o costretti all'esilio.<br />

La presidenza di Grunitzky<br />

Olympio fu assassinato il 13 gennaio 1963 durante l'insurrezione di un gruppo di militari. Grunitzky rientrò in patria<br />

e formò un governo provvisorio. Il 5 maggio 1963 venne approvata una nuova costituzione che ricostituì il sistema<br />

multipartitico, e Grunitzky fu eletto presidente, con Antoine Meatchi come vicepresidente. Grunitzky formò un<br />

governo in cui comparivano rappresentanti di tutti i partiti.<br />

Grunitzky rimase in carica per circa 4 anni, ma il suo potere andò via via indebolendosi. Un primo tentativo di colpo<br />

di stato fallì il 21 novembre del 1966; il secondo, organizzato nel 1967 dal tenente colonnello Étienne Eyadéma e da<br />

Kléber Dadjo, ebbe successo.<br />

La presidenza di Eyadéma<br />

In seguito al colpo di stato di Eyadéma e Dadjo, tutti i partiti politici furono nuovamente banditi, e la costituzione<br />

sospesa. Dadjo governò per un breve periodo intermedio; nel 1969 Eyadéma fondò un nuovo partito, il<br />

Rassemblement du Peuple Togolais ("Raggruppamento del popolo togolese") e nel 1972 fu eletto presidente.<br />

Eyadéma rimase in carica per molti anni. Nel 1979 dichiarò l'inizio della "terza repubblica" del Togo, caratterizzata<br />

dalla formazione di un governo in parte composto di civili e in parte di militari. Stese anche una nuova costituzione,<br />

che rafforzava ulteriormente i poteri del presidente. Con questo nuovo sistema fu riconfermato presidente nel 1979 e<br />

poi nel 1986.<br />

Alla fine degli anni ottanta, nel clima creato dai mutamenti in corso nell'Europa dell'est e nell'Unione Sovietica,<br />

anche il Togo fu attraversato da dimostrazioni antigovernative. Nell'aprile del 1991 il governo iniziò a trattare con i<br />

nuovi gruppi di opposizione, concedendo un'amnistia generale che permise a molti esiliati di rimpatriare. Dopo uno<br />

sciopero generale e nuove dimostrazioni, Eyadéma decise di indire un "forum nazionale" il 12 giugno per discutere<br />

con l'opposizione. Il forum, dominato dagli oppositori del presidente, si autodichiarò "conferenza nazionale",<br />

dedicandosi alla stesura di una nuova costituzione e chiedendo che venisse istituito un governo provvisorio in attesa<br />

delle nuove elezioni. Il forum elesse Joseph Kokou Koffigoh Primo Ministro del governo di transizione, ma concesse


Storia del Togo 81<br />

a Eyadéma di mantenere il ruolo di capo dello stato, seppure con poteri limitati.<br />

Nei tre anni successivi Eyadéma e i suoi oppositori furono in una situazione di costante conflitto, che ebbe riflessi in<br />

scontri nel paese. L'organo legislativo di transizione (l'Alto Consiglio della Repubblica) decise di sciogliere il partito<br />

di Eyadéma (l'RPT) nel novembre del 1991. L'esercito, ancora controllato da Eyadéma, replicò irrompendo negli<br />

uffici governativi e catturando il Primo Ministro il 3 dicembre dello stesso anno. Dopo ulteriori conflitti, nel 1992<br />

venne formato un nuovo governo, nuovamente sotto la guida di Koffigoh, ma con numerosi ministri dell'RPT.<br />

Gilchrist Olympio, figlio di Sylvanus Olympio e personaggio di spicco dell'opposizione, subì un attentato da parte<br />

dell'esercito il 5 maggio 1992, restando gravemente ferito. Nell'estate del 1992 ci furono nuovi negoziati, e a<br />

settembre il popolo approvò una nuova costituzione, che diede inizio alla "quarta repubblica" del Togo. In ottobre,<br />

tuttavia, l'esercito intervenne nuovamente, catturando i membri della legislazione provvisoria. L'opposizione reagì<br />

indicendo un nuovo sciopero generale il 16 novembre, mettendo in scacco Eyadéma ma danneggiando anche<br />

gravemente l'economia del paese.<br />

Nel gennaio del 1993 Eyadéma dichiarò concluso il periodo di transizione e nominò nuovamente Koffigoh Primo<br />

Ministro, seppure con poteri limitati. Seguirono nuovi scontri fra l'esercito e la popolazione, con oltre 300.000<br />

profughi in fuga verso il Benin e il Ghana.<br />

Con il perdurare dello sciopero generale, Eyadéma fu costretto a negoziare nuovamente. Il risultato del processo di<br />

negoziazione fu l'accordo di Ouagadougou, stipulato l'11 luglio 1993, sulla cui base furono indette nuove elezioni in<br />

agosto. Fra accuse di brogli e difficoltà nell'organizzazione della campagna elettorale, l'opposizione finì per scegliere<br />

il boicottaggio delle elezioni; Eyadéma vinse con il 96% dei voti (votò solo il 36% degli aventi diritto). Dopo nuovi<br />

scontri (con centinaia di morti fra i civili) Eyadéma decise di tenere nuove elezioni legislative il 6 febbraio e il 20<br />

febbraio del 1994. Secondo la testimonianza di osservatori internazionali, il processo di voto e scrutinio si svolsero<br />

correttamente. L'opposizione (costituita principalmente dalla coalizione di UTD e CAR) ottenne una leggera<br />

maggioranza nell'Assemblea Nazionale. Il 22 aprile Eyadéma nominò Primo Ministro Edem Kodjo, dell'UTD.<br />

Poiché l'UTD aveva ottenuto meno voti del CAR, quest'ultimo protestò contro la nomina di Kodjo, uscendo dalla<br />

coalizione e dal governo. Kodjo si trovò quindi costretto a realizzare un governo di coalizione insieme all'RPT.<br />

Il governo di Kodjo pose l'enfasi sul risanamento economico, la creazione di istituzioni democratiche, lo stato di<br />

diritto e il rimpatrio dei togolesi fuggiti o esiliati negli anni precedenti. Egli fu comunque costretto a modificare la<br />

compagine di governo l'anno successivo, rafforzando la rappresentanza dell'RPT. Il potere di Eyadéma tornò a<br />

crescere, e Kodjo si dimise nell'agosto del 1996.<br />

Le elezioni presidenziali del 1998 si svolsero in un contesto di forte irregolarità, e videro nuovamente la vittoria di<br />

Eyadéma. Il 21 marzo 1999 si tennero nuove elezioni legislative, ancora boicottate dall'opposizione e stravinte<br />

dall'RPT.<br />

Nel luglio del 1999 Eyadéma firmò un accordo con l'opposizione (il Lomé Framework Agreement) in cui dichiarava<br />

che non si sarebbe ricandidato al termine del mandato e che avrebbe indetto nuove elezioni legislative nel 2000. Le<br />

elezioni furono in realtà poi rimandate fino all'ottobre del 2002. L'opposizione mantenne la linea del boicottaggio.<br />

Eyadéma fece mettere in atto una nuova modifica della costituzione che consentiva al presidente di candidarsi per un<br />

qualsiasi numero di mandati. Inoltre, la nuova costituzione prevedeva che i candidati a presidente dovessero vivere<br />

da almeno 12 mesi nel Togo; questa misura ebbe l'effetto di escludere dalla competizione per le successive elezioni<br />

Gilchrist Olympio, che era stato a lungo in esilio. Eyadéma vinse nuovamente le elezioni, ancora una volta fra le<br />

accuse di broglio da parte dell'opposizione.


Storia del Togo 82<br />

Amministrazione Gnassingbé<br />

Eyadéma morì il 5 febbraio 2005 mentre si trovava in volo per la Francia, dove andava a farsi ricoverare per un<br />

attacco cardiaco. Gli succedette il figlio Faure Gnassingbé (già ministro dei lavori pubblici, delle miniere e delle<br />

telecomunicazioni). L'Unione <strong>Africa</strong>na e le Nazioni Unite protestarono contro tale nomina, considerata equivalente a<br />

un colpo di stato, e Gnassingbé si ritirò dall'incarico il 25 febbraio, vincendo le successive elezioni del 24 aprile.<br />

Delle stesse elezioni si dichiarò vincitore anche il leader dell'opposizione, Emmanuel Bob-Akitani; ne seguirono<br />

scontri nel paese con diverse vittime civili. La posizione di presidente di Gnassingbé fu poi confermata il 3 maggio.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:History<br />

of Togo<br />

Collegamenti esterni<br />

• Sito ufficiale governativo del Togo [1]<br />

Note<br />

[1] http:/ / www. state. gov/ r/ pa/ ei/ bgn/ 5430. htm


Benin<br />

(dettagli)<br />

Fraternité, Justice, Travail<br />

Benin<br />

Benin<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica del Benin<br />

Nome ufficiale République du Bénin<br />

Lingue ufficiali francese<br />

Capitale Porto-Novo (179.138 ab. / 1992)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica<br />

Capo di Stato Yayi Boni<br />

Indipendenza Dalla Francia, 1º agosto 1960<br />

Ingresso nell'ONU 20 settembre 1960<br />

Superficie<br />

Totale 112.620 km² (99º)<br />

% delle acque 1,8 %<br />

Popolazione<br />

Totale 7.041.490 ab. (94º)<br />

Densità 60 ab./km²<br />

Geografia<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

83


Benin 84<br />

Fuso orario UTC +1<br />

Economia<br />

Valuta Franco CFA<br />

PIL (PPA) 13.507 milioni di $ (134º)<br />

PIL pro capite (PPA) 1.451 $ (2010) (154º)<br />

ISU (2010) 0,435 (basso) (135º)<br />

Consumo energetico 0,008 kW/ab.<br />

Varie<br />

TLD .bj<br />

Prefisso tel. +229<br />

Sigla autom. RPB<br />

Inno nazionale L'Aube Nouvelle<br />

Festa nazionale<br />

La Repubblica del Benin (italiano Benìn; [1] francese /beˈnɛ̃/) è uno stato dell'<strong>Africa</strong> Occidentale, precedentemente<br />

conosciuto con il nome di Dahomey. Si affaccia a sud sul Golfo del Benin, dove la costa misura circa 120 km,<br />

confina ad ovest con il Togo, ad est con la Nigeria e a nord con Burkina Faso e Niger. Non va confusa con il regno<br />

del Benin, conosciuto anche come regno di Edo, che è oggi scomparso e che ebbe origine nella zona ad ovest del<br />

delta del fiume Niger. Di tale regno rimane ai giorni nostri lo stato di Edo che fa parte della repubblica federale di<br />

Nigeria ed ha per capitale Benin City.<br />

Il Benin è una repubblica presidenziale, l'attuale capo dello stato e del governo è Yayi Boni, la capitale è<br />

Porto-Novo, ma la sede del governo è Cotonou. Il Benin è membro dell'ECOWAS.<br />

La lingua ufficiale è il francese.


Benin 85<br />

Nome<br />

Il nome "Benin" ha attinenza con il Regno del Benin e con Benin City, dalle quali prese il nome il golfo su cui<br />

l'odierno Benin si affaccia. Il nome Dahomey fu cambiato nel 1975 in quello di Repubblica popolare del Benin, che<br />

fu scelto per la sua neutralità, visto che nel paese convivono più di cinquanta differenti gruppi linguistici e quasi<br />

altrettante etnie. Il nome Dahomey era quello dell'antico regno Fon, e fu ritenuto inappropriato per definire tutta la<br />

nazione.<br />

Storia<br />

Il regno <strong>Africa</strong>no del Dahomey ebbe origine in Benin. Nel XVII secolo il regno, governato da un Oba, si allargava<br />

oltre gli attuali confini, coprendo larga parte dell'<strong>Africa</strong> occidentale. Il regno era prospero e stabilì relazioni per il<br />

commercio degli schiavi con gli europei, e in particolare con i portoghesi e gli olandesi che per primi giunsero qui<br />

nel tardo XV secolo.<br />

Nel XVIII secolo, il Dahomey iniziò a sfaldarsi, dando quindi la possibilità ai francesi di prendere il controllo<br />

dell'area nel 1892. Nel 1899, il territorio entrò a far parte della colonia dell'<strong>Africa</strong> Occidentale Francese, ancora con<br />

il nome di Dahomey. Nel 1958, fu garantita l'autonomia come Repubblica del Dahomey, e la piena indipendenza<br />

seguì nel 1960.<br />

L'indipendenza fu seguita da un periodo turbolento, e ci furono numerosi golpe e cambi di regime prima che il<br />

controllo del potere fosse preso da Mathieu Kérékou. Egli stabilì un regime di tipo marxista, e il paese fu rinominato<br />

Repubblica popolare del Benin. Alla fine degli anni ottanta, Kérékou abbandonò il marxismo e decise di ristabilire la<br />

democrazia. Fu sconfitto nelle elezioni del 1991, ma tornò al potere con il voto del 1996. Dal 2006 il presidente<br />

eletto è Yayi Boni. Le ultime elezioni presidenziali sono avvenute il 13 marzo 2011, e hanno visto la riconferma di<br />

Yayi Boni [2] .<br />

Geografia


Benin 86<br />

Morfologia<br />

Allungato tra il fiume Niger a nord e l'insenatura di Benin a sud, l'elevazione<br />

del territorio non varia significativamente nelle differenti aree del paese. La<br />

maggior parte della popolazione vive nelle pianure costiere meridionali, dove<br />

sono anche localizzate le maggiori città, tra le quali Porto-Novo e Cotonou. Il<br />

nord del paese è costituito principalmente da altipiani semi aridi e ricoperti da<br />

savana.<br />

Clima<br />

Il clima in Benin è caldo e umido, con una relativa scarsità di piogge che si<br />

concentrano nelle due stagioni piovose (aprile-luglio e settembre-novembre).<br />

D'inverno le notti possono essere piuttosto fresche, a causa dell'harmattan, un<br />

vento secco e polveroso.<br />

Popolazioni<br />

Etnie<br />

In Benin vivono circa 40 gruppi etnici differenti, il maggiore è quello dei Fon<br />

Il Benin dal satellite<br />

che sono circa il 40%, seguono gli Yoruba al 12%, gli Adja all'11%, Somba al 5% Ani al 3% e altre etnie che<br />

rappresentano il 29%.<br />

Lingue<br />

La maggior parte di essi ha la propria lingua, e il francese è utilizzato come lingua ufficiale (il paese è parte<br />

dell'<strong>Africa</strong> francofona) ed è parlato soprattutto nelle aree urbane. Tra le lingue indigene, le più diffuse sono il fon e<br />

lo yoruba.<br />

Religioni<br />

• Cristiani 42.9 %<br />

• Cattolici 27.2 %<br />

• Cristiani celesti 5 %<br />

• Metodisti 3.2 %<br />

• Altri cristiani 7.5 %<br />

• Vudù 17.3 %<br />

• Musulmani 24,4 %<br />

• Religioni locali 6 %<br />

• Altro 1.9 %<br />

• Non religiosi 6.5 %<br />

[3]


Benin 87<br />

Ordinamento dello stato<br />

Suddivisione amministrativa<br />

Dal 1999, il Benin è diviso in 12 dipartimenti (in precedenza i dipartimenti erano 6). I dipartimenti sono a loro volta<br />

suddivisi in 77 comuni.<br />

1. Dipartimento di Alibori*<br />

2. Dipartimento di Atakora*<br />

3. Dipartimento dell'Atlantico<br />

4. Dipartimento di Borgou<br />

5. Dipartimento delle Colline*<br />

6. Dipartimento di Donga*<br />

7. Dipartimento di Kouffo*<br />

8. Dipartimento del Litorale*<br />

9. Dipartimento di Mono<br />

10. Dipartimento di Ouémé<br />

11. Dipartimento dell'Altopiano*<br />

12. Dipartimento di Zou<br />

(*) Creato nel 1999<br />

Città principali<br />

La distribuzione demografica è difforme: nel sud si concentra il 70% dei<br />

cittadini del Benin (con punte di 200 ab/km²), mentre il nord, più arretrato,<br />

è terra d'emigrazione. L'urbanizzazione (55,4%) è notevole a confronto con<br />

i paesi vicini. La capitale Porto-Novo (235.000 ab) si trova nel Dipartimento di Ouémé, è ricca di edifici in stile<br />

portoghese ed ha funzioni politiche e commerciali. Con Ouidah, cittadina poco distante di 65.000 ab. nel<br />

Dipartimento dell'Atlantico, la capitale è uno dei centri mondiali più importanti del vudù. Cotonou (820.000 ab), nel<br />

Dipartimento del Litorale, è il cuore economico del Benin, verdeggiante e caotica città. Essa è dotata dell'unico<br />

aeroporto internazionale e di un importante porto marittimo. Nei pressi sorgono dei villaggi di palafitte unici al<br />

mondo. Nel centro del paese si distinguono Abomey (130.000 ab), nel Dipartimento di Zou, che fu la capitale<br />

dell'antico regno di Dahomey, e Parakou (230.000 ab) nel Dipartimento di Borgou. Nel nord l'unico centro di rilievo<br />

è Natitingou (60.000 ab) che si trova nel Dipartimento di Atakora.<br />

La città più grande e la capitale commerciale del Paese è Cotonou. Il nome deriva da un'espressione in lingua Fon<br />

che significa "presso il lago dei morti" e allude a una laguna adiacente all'abitato. Il riferimento ai morti è legato alla<br />

credenza che le stelle cadenti rappresentino le anime dei morti precipitati negli inferi. Si narra che quando fu fondata<br />

Cotonou, le luci del villaggio lacustre di Ganvié, dall'altra parte della laguna, si riflettessero nelle acque, suggerendo<br />

l'idea delle stelle cadenti. Ganvié è un villaggio di palafitte abitato da pescatori sulla sponda occidentale della laguna.


Benin 88<br />

Istituzioni<br />

Il parlamento del Benin è costituito dall'Assemblea Nazionale, composta da 83 seggi, per la quale vengono tenute<br />

elezioni ogni 4 anni. Capo del governo e dello Stato è il presidente, che è eletto in elezioni presidenziali separate, che<br />

si tengono ogni cinque anni. Il presidente nomina un consiglio dei ministri.<br />

La sede del governo è Cotonou.<br />

Economia<br />

L'economia del Benin è sottosviluppata e dipende dall'agricoltura di sussistenza, dalla coltivazione del cotone e dal<br />

commercio regionale. La crescita del prodotto interno lordo, che ha avuto una media negli ultimi sei anni del 5%, è<br />

stata resa vana dal rapido aumento della popolazione. L'inflazione è stata tenuta sotto controllo negli ultimi anni. Con<br />

lo scopo di aumentare ulteriormente il tasso di crescita dell'economia, il Benin sta tentando di attrarre ulteriori<br />

investimenti stranieri, dare maggior enfasi al turismo, facilitare lo sviluppo di nuovi sistemi di lavorazione degli<br />

alimenti e di nuovi prodotti agricoli, e incoraggiare le nuove tecnologie informatiche e delle telecomunicazioni. Il<br />

programma del 2001 riguardo alle privatizzazioni nei settori delle telecomunicazioni, acqua potabile, elettricità, e<br />

agricoltura è ancora in attuazione, nonostante le iniziali riluttanze del governo. Il Club di Parigi e gli accordi<br />

bilaterali con i paesi creditori hanno alleggerito la situazione del debito estero, accompagnando l'accelerazione delle<br />

riforme economiche strutturali.<br />

Bandiera<br />

La bandiera del Benin venne originariamente adottata nel 1959 e sostituta nel 1975. Il 1º agosto 1990, l'attuale<br />

disegno è stato reintrodotto, a seguito della rimozione del regime marxista. La bandiera è composta da tre rettangoli<br />

di uguali dimensioni. Il primo, posto in verticale sul lato dell'asta, è verde, gli altri due sono disposti in orizzontale, a<br />

destra di quello verde, e sono di colore giallo (in alto) e rosso (in basso). I colori sono quelli tradizionali panafricani:<br />

il verde simboleggia la speranza, il giallo l'invito a mantenere la forza del paese e il rosso il coraggio degli antenati.<br />

Arte<br />

La produzione artistica è stata storicamente influenzata e strettamente collegata alle esigenze di corte. Per quanto<br />

riguarda la scultura il Benin si distinse per lo sviluppo di notevoli rappresentazioni a sfondo religioso, come la statua<br />

del dio della guerra Gu, realizzata in ferro ed alta oltre il metro e mezzo, caratterizzata dal capo riempito di frecce e<br />

di lance. Di grande diffusione anche figure più piccole, costruite in rame ed in ottone. A supporto dell'arte, gli<br />

abitanti del Benin svilupparono una ricca produzione di metalli. [4]<br />

Sport<br />

Il Benin non è una nazione molto sportiva a causa dei recenti e sempre attuali problemi. Comunque continua a dare<br />

al mondo dello sport giovani maratoneti. I beniniani, come moltissimi altri africani, sembrano essere nati per le<br />

maratone anche se questo sembra più per istinto che per bravura, in quanto nella loro nazione devono compiere dei<br />

grandi sforzi che risultano più duri di un allenamento intenso di 4 ore circa.<br />

In tempi recenti a dar lustro allo sport beninese ci ha pensato sicuramente la figura di Coffi Codjia, arbitro di calcio<br />

che è riuscito ad imporsi ad altissimi livelli, nonostante i succitati problemi della sua nazione di provenienza. Con<br />

numerose designazioni a livello internazionale, suddivise tra Coppa d'<strong>Africa</strong>, qualificazioni mondiali, mondiali under<br />

20, mondiali di calcio, Confederations Cup, mondiali per club e quant'altro, il direttore di gara nativo di Cotonou ha<br />

ottenuto un incredibile successo, vincendo qualsiasi scetticismo sulla sua possibile inadeguatezza a dirigere partite di<br />

calcio di un certo livello a causa del suo paese di nascita. Ormai in patria viene considerato quasi al pari di un eroe<br />

nazionale. Si pensi ad esempio al fatto che, di ritorno dall'esperienza dei mondiali in Germania, venne accolto


Benin 89<br />

all'aeroporto da una folla festante.<br />

Tradizioni<br />

Vodun<br />

Si pensa che il Vodun (o "Voodoo", come è conosciuto comunemente) o Vodu abbia avuto origine nel sud del Benin<br />

per essere poi introdotto in Brasile, nelle Isole Caraibiche, e in parte del Nord America dagli schiavi prelevati da<br />

questa zona particolare della Costa degli schiavi. Il termine deriva dalla lingua fon, parlata nel sud del Benin, e<br />

significa «genio», «spirito protettore». Dalle coste del Golfo di Guinea questo antico culto ha poi attraversato<br />

l'oceano sulle navi negriere per approdare sulle coste haitiane dove ha conosciuto uno splendore forse maggiore di<br />

quello riconosciutogli in patria. Pur assorbendo influenze locali ed esterne, che hanno provocato alcune<br />

trasformazioni, il vodu ha mantenuto le sue caratteristiche originali e le sue radici affondano ancora oggi nel fertile<br />

terreno della tradizione culturale africana. Rito di possessione per eccellenza il vodu è spesso stato spacciato come<br />

fenomeno di estasi collettiva, ma studi più recenti hanno conferito a questo culto la dignità di religione poiché si è<br />

riconosciuto in esso una serie di elementi che ne confermano il valore teologico. Dal 1992 il Vodun è stata<br />

riconosciuta come una delle religioni ufficiali del Benin, e una Festa Nazionale del Vodun è celebrata il 10 gennaio.<br />

Personalità legate al Benin<br />

• Angélique Kidjo, cantante.<br />

• Djimon Hounsou, attore.<br />

• Bernadin Gantin, cardinale e arcivescovo cattolico<br />

Libri<br />

1. P. Valente, L'albero dai fiori rossi, EMI Bologna 2004/2006.<br />

2. P. Valente, La papaia di Senan, EMI Bologna 2006.<br />

3. P. Valente, Racconti del vento, Edizioni San Paolo, Milano 2007.<br />

• M. Aime, "Le nuvole dell'Atakora", Torino, EDT, 2002.<br />

• M. Aime, "Nel paese dei re", Trento, Nicolodi, 2003.<br />

• M. Aime, "Gli stranieri portano fortuna", Milano, Epoché, 2007.<br />

Note<br />

[1] Voce Benin (http:/ / www. dizionario. rai. it/ poplemma. aspx?lid=78561& r=50801) del Dizionario d'ortografia e di pronunzia].<br />

[2] (http:/ / www. elezioninews. it/ mondo/ benin-il-partito-presidenziale-vince-anche-elezioni-legislative. html)<br />

[3] Benin - International Religious Freedom Report 2007 (http:/ / www. state. gov/ g/ drl/ rls/ irf/ 2007/ 90082. htm)<br />

[4] "Le Muse", De Agostini, Novara, 1965, Vol.III, pag.469<br />

Voci correlate<br />

• Gangnihessou<br />

• Croce Rossa del Benin


Benin 90<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Benin<br />

• <strong>Wiki</strong>zionario contiene la voce di dizionario: http:/ / it. wiktionary. org/ wiki/ Benin<br />

Collegamenti esterni<br />

• Scheda del Benin dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?benin) - Sito curato dal<br />

Ministero degli Esteri e dall'ACI<br />

• Sito governativo (http:/ / www. gouv. bj/ )<br />

• Worldwide Press Freedom Index (http:/ / www. rsf. fr/ article. php3?id_article=8247) Posizione: 2003 - 29 tra 166<br />

paesi (2002 - 21 tra 139 paesi)<br />

Porto-Novo<br />

Stato: Benin<br />

Dipartimento: Ouémé<br />

Coordinate:<br />

Altitudine: 38 m s.l.m.<br />

Porto-Novo<br />

6°28′60″N 2°37′00″E6.4833°N 2.6167°E [1] Coordinate: 6°28′60″N 2°37′00″E6.4833°N 2.6167°E [1]<br />

Abitanti : 179.138 [2] (Censimento Feb 2002)<br />

Porto-Novo


Porto-Novo 91<br />

Porto-Novo nel 1887<br />

Porto-Novo è la capitale ufficiale del Benin e il<br />

capoluogo del dipartimento di Ouémé. È un porto<br />

affacciato sulla Laguna di Porto-Novo, un braccio del<br />

Golfo di Guinea. Porto-Novo è la seconda città per<br />

dimensioni del Benin, ma è meno importante dal<br />

punto di vista commerciale e industriale di Cotonou.<br />

La città è il centro agricolo della regione, il cui<br />

prodotto principale è l'olio di palma. Esporta inoltre<br />

cotone e kapok.<br />

Porto-Novo venne probabilmente fondata alla fine<br />

del XVI secolo dal popolo Gun. Deve il suo nome ai<br />

portoghesi, (Porto-Novo significa "Porto Nuovo"),<br />

che vi costruirono uno scalo commerciale nel XVII<br />

secolo allo scopo di imbarcare gli schiavi africani diretti nelle Americhe. Il regno di Porto-Novo accettò la<br />

protezione francese nel 1863 allo scopo di difendersi dall'accerchiamento britannico. Comunque, il confinante Regno<br />

di Abomey non tollerava la presenza francese e scoppiò la guerra. Nel 1883 la marina francese sbarcò a Porto-Novo<br />

e Cotonou, e Porto-Novo venne inclusa nella colonia francese del Dahomey, della quale nel 1900 divenne la capitale.<br />

Nella città si trovano l'Istituto di Studi Superiori del Benin, il Museo di etnografia di Porto-Novo e il Palazzo di Re<br />

Toffa.<br />

Voci correlate<br />

• Diocesi di Porto Novo<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Porto-Novo& language=it& params=6. 4833_N_2. 6167_E_<br />

[2] Statoids (http:/ / www. statoids. com/ ybj. html). URL consultato il 9 luglio 2007.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/<br />

Category:Porto-Novo


Storia del Benin 92<br />

Storia del Benin<br />

Il nome Benin non ha un preciso legame di provenienza dal regno del Benin. Tuttavia il nome Repubblica del<br />

Benin ha sostituito lo storico nome di regno del Benin nel tentativo di soppiantare l'antico nome coloniale di<br />

Dahomey che venne utilizzato per indicare la regione ancora prima dell'avvento dei francesi.<br />

Il regno del Benin<br />

Durante il XIII secolo la popolazione dell'Edo della Nigeria occidentale occupò la regione in piccoli insediamenti<br />

locali che vennero unificati nel XV secolo sotto un solo sovrano, chiamato oba. Sotto la dinastia fondata da Ewuare<br />

il Grande, il più famoso degli oba, il territorio del Benin si espanse fino a coprire il territorio fra il del fiume Niger e<br />

quella che oggi è la città nigeriana di Lagos. Il regno degli oba fondò uno stato fortemente centralizzato e stabilirono<br />

relazioni commerciali fondate sul traffico degli schiavi con i colonizzatori portoghesi e i tedeschi giunti nel XV<br />

secolo in <strong>Africa</strong>.<br />

Il periodo coloniale<br />

Il declino degli oba iniziò al principio del XVIII secolo, quando una<br />

serie di lotte intestine si prolungò fino al XIX secolo aprendo la strada<br />

alla colonizzazione della Francia nel 1872.<br />

Il 23 febbraio 1863 la Francia, in seguito ad un accordo con il sovrano<br />

locale, assunse il protettorato sul regno di Hogbonu (Porto-Novo) nella<br />

parte meridionale del paese, nel 1868, in virtù di un accordo stipulato<br />

con Glele, sovrano del regno di Dahomey, estese il suo controllo su<br />

Cotonou e nel 1879 iniziò l'espansione nelle aree settentrionali del<br />

territorio. Nel 1883 i protettorati francesi di Ouidah, Grand-Popo,<br />

Porto-Novo e Cotonou vennero uniti da un punto di vista<br />

Francobollo del periodo coloniale con la<br />

stampigliatura "Dahomey"<br />

amministrativo con il nome di Les Établissements Français du Golfe de Benin e sottoposti all'autorità dapprima del<br />

Governatore del Gabon e dal 1886 a quello del Senegal.<br />

Negli anni successivi si susseguirono scontri con le forze del regno del Dahomey fino a quando, il 22 giugno 1893,<br />

dopo la sconfitta del sovrano Béhanzin e la sua deportazione a Martinica Porto Novo venne dichiarata colonia<br />

francese.<br />

L'anno successivo la regione venne inglobata nel territorio dell'<strong>Africa</strong> Occidentale Francese con il nome di<br />

Dahomey. Durante il dominio francese venne costruito un porto a Cotonou, in concomitanza con diversi tratti di<br />

strada ferrata. Grazie all'apporto della Chiesa Cattolica vennero aperti diversi istituti scolastici e molte missioni.<br />

Nel 1946 il Dahomey divenne un protettorato d'oltremare con un proprio parlamento e dei rappresentanti<br />

nell'assemblea nazionale francese. Il 4 dicembre 1958 il paese divenne la Repubblica del Dahomey, godendo del<br />

diritto di autogoverno.<br />

il Benin post-coloniale<br />

Il 1 agosto 1960 la Repubblica del Dahomey ottenne la piena indipendenza dalla Francia. Il suo primo presidente fu<br />

Hubert Maga che aveva ottenuto la carica di Primo Ministro nel periodo di transizione dal dominio francese. A causa<br />

dell'instabilità del paese causata da problemi economici, dalle forti disuguaglianze sociali e dalle tensioni etniche, un<br />

colpo di stato nel 1963 destituì Maga che venne sostituito da Justin Ahomadegbé in qualità di presidente, il quale<br />

venne a sua volta deposto nel 1963 dal colonnello Paul-Émile de Souza. Nel 1970 la carica presidenziale venne<br />

affidata ad un triumvirato composto dallo stesso Maga, dal suo alleato politico Sourou Migan Apithy e da


Storia del Benin 93<br />

Ahomadegbé. Nel 1972 un altro colpo di stato portò alla presidenza il maggiore Mathieu Kérékou. Il nome del paese<br />

venne cambiato in Benin nel 1975 e dal 1974 al 1988 il Benin, sotto il comando di Kérékou, divenne uno stato<br />

socialista, guadagnandosi l'appellativo di Cuba d'<strong>Africa</strong>.<br />

Le libere elezioni indette nel 1991 videro la sconfitta di Kérékou in favore di Nicéphor Soglo, che perse le<br />

successive elezioni a favore di Kérékou nel 1996, nonostante evidenti brogli elettorali. Nelle elezioni del 2006<br />

Kérékou ha rinunciato alla candidatura portando alla elezione di Yayi Boni.<br />

Altri progetti<br />

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of Benin<br />

Regno del Benin<br />

Regno del Benin<br />

Dati amministrativi<br />

Nome ufficiale Regno di Edo, Igodomigodo<br />

Lingue ufficiali Lingua edo<br />

Lingue parlate<br />

Capitale Edo (oggi Benin City)<br />

Politica<br />

Forma di Stato Monarchia<br />

Forma di governo<br />

Nascita 1180<br />

Fine 1897<br />

Territorio e popolazione<br />

Bacino geografico Nigeria meridionale<br />

Territorio originale Stato di Edo, Nigeria<br />

Evoluzione storica<br />

Preceduto da Dinastia Ogiso<br />

Succeduto da Impero coloniale britannico


Regno del Benin 94<br />

Il Regno del Benin o Regno Edo fu un regno<br />

dell'<strong>Africa</strong> occidentale britannica nato intorno all'anno<br />

40 a.C. A partire dal 1470 il regno conobbe una rapida<br />

espansione militare, giungendo a occupare l'intera area<br />

dell'odierna Nigeria; con riferimento a quest'epoca,<br />

viene chiamato anche Impero del Benin. L'impero<br />

declinò nel XIX secolo in seguito al contatto con<br />

l'Impero Britannico, che fece della Nigeria prima un<br />

protettorato e poi una colonia.<br />

Storia del nome<br />

Il nome "Benin" deriva da "Bini", un nome di dubbia<br />

origine con cui divennero noti, da un certo momento<br />

storico in avanti, gli Edo, un'etnia della regione<br />

dell'odierna Nigeria. Tale denominazione potrebbe<br />

derivare da birnin, "territorio fortificato", con<br />

riferimento alle mura che alla fine del XV secolo furono<br />

erette attorno alla città di Edo (oggi Benin City). Un'<br />

altra possibilità è che il nome derivi da Ubini, il nome<br />

che il quarto Oba, Ewedo, diede alla capitale e al regno.<br />

Quando i portoghesi entrarono in contatto con l'Impero<br />

alla fine del XV secolo, il re Ewuare aveva appena<br />

cambiato il nome del regno da Ubini in Edo, ma Ubini<br />

era ancora largamente usato ed i portoghesi lo<br />

storpiarono in Benin [1] .<br />

Storia<br />

Uno dei bronzi del Regno del Benin conservati nel British Museum<br />

a Londra<br />

La storia del Regno del Benin si può suddividere in quattro fasi: storia antica (origini e nascita del Regno del Benin<br />

sotto la dinastia Ogiso), storia medievale (avvento della dinastia Oba e suo consolidamento), l'epoca imperiale<br />

(Impero del Benin) e l'epoca coloniale (protettorato britannico e colonizzazione).<br />

Storia antica<br />

Le origini del Regno del Benin sono tramandate nella tradizione orale del popolo Edo e dei popoli vicini, come gli<br />

Yoruba. L'interpretazione storiografica di questi racconti resta comunque controversa. Secondo alcune di queste<br />

tradizioni la classe dominante aveva origini egiziane, e a seguito di una massiccia emigrazione si stabilì nella zona ad<br />

ovest del delta del Niger entrando in contatto con le primitive tribù indigene.<br />

Tali tribù vennero unificate nel 40 a.C. dalla dinastia degli Ogiso ("re del cielo"), sovrani considerati di discendenza<br />

divina, che diedero vita al regno di Igodomigodo. Nel periodo degli Ogiso i divini sovrani avevano un potere<br />

immenso in tutti i campi ( politico, militare, economico, giudiziario, legislativo etc.), che amministravano<br />

consultandosi col consiglio degli anziani, i potenti Edionisen [1] . Fu dato un grande sviluppo ai mercati ed alle arti, in<br />

particolare quelle degli intarsi in legno e della lavorazione del bronzo, tanto che ancora oggi i bronzi del Benin sono<br />

considerati dei capolavori. La tradizione riporta i nomi di 31 ogiso, sia uomini che donne. Di questo periodo non si<br />

sa molto. La dinastia si estinse nell'anno 1100 con la morte dell'ogiso Owodo.


Regno del Benin 95<br />

Il figlio di questi, che era stato esiliato in precedenza, aveva fondato la città di Ife ed era diventato il mitico sovrano,<br />

col nome di Ododuwa, del vicino popolo Yoruba, da segnalare come nelle tradizioni Yoruba questo re avesse invece<br />

origini diverse. Seguì un periodo in cui il regno fu governato da alcuni reggenti (chiamati Ogiamien) della dinastia<br />

Irebor [1] . Dopo diversi anni gli Edionisen rintracciarono Ododuwa e gli offrirono il trono di Igodomigodo, questi<br />

rifiutò ma mandò il figlio Oranmiyan in sua vece. Oranmiyan fu osteggiato dagli Ogiamien, che volevano conservare<br />

il potere, questi lo confinarono nel villaggio di Usama e, dopo un periodo di interregno, deluso dall'accoglienza<br />

ricevuta, se ne andò, dando il nome a quelle terre Ili Ibinu, le terre della vessazione. Fondò in seguito il regno<br />

Yoruba di Oyo [1] . Il popolo di Igodomigodo però voleva un sovrano che fosse di discendenza divina e gli Ogiamien<br />

non lo erano, fu così che a Usama si stabilì Eweka, il figlio di Oranmiyan. Eweka al contrario del padre si abituò<br />

all'ambiente e divenne così nel 1170 il primo Oba (termine con cui gli Yoruba chiamavano i loro sovrani) del regno,<br />

contemporaneamente monarca e capo religioso. Le storie relative a questo periodo intrecciano la storia degli Edo con<br />

quella dei vicini Yoruba. Alcuni racconti, evidentemente elaborati in epoche successive, fanno risalire a un sovrano<br />

locale persino l'origine degli Europei. [2]<br />

Storia medievale<br />

Dopo 70 anni di reggenza finalmente il popolo aveva ritrovato il monarca, oba Eweka I era il bisnipote dell' ultimo<br />

Ogiso, Owodo, e fondò la dinastia Oba che tuttora guida il popolo Benin. Al tempo di oba Eweka I e dei successivi<br />

due sovrani vi furono due governi, uno a Igodomigodo, controllato dagli ogiamien, e uno a Ili Ibinu con a capo gli<br />

oba [1] . Il potere del monarca era inoltre bilanciato da quello dell'Uzama (il consiglio dei capi tribali) e da quello di<br />

altri funzionari di alto rango. L'Uzama, in particolare, aveva il compito di scegliere il successore del re. Il quarto oba,<br />

Ewedo, cambiò il nome di Ili Ibinu in Ubini. Intraprese alcune guerre che vinse ed acquisì molto potere, decise<br />

quindi di trasferire la corte a Igodomigodo ed entrò così in conflitto con l' allora ogiamien, Ode, che non intendeva<br />

essere esautorato. Con la mediazione degli Edionisen si arrivò a una soluzione pacifica, l'oba comprò la terra che<br />

apparteneva agli ogiamien ed i suoi successori avrebbero dovuto fare altrettanto. Oba Ewedo prese possesso di<br />

Igodomigodo e ne cambiò il nome in Ubini [1] . Gli ogiamien si installarono nel quartiere di Utantan ed avrebbero<br />

comunque conservato potere, la loro dinastia si sarebbe perpetuata fino ai giorni nostri.<br />

I successivi Oba consolidarono il regno ma non fecero conquiste o innovazioni degne di nota.


Regno del Benin 96<br />

Impero del Benin<br />

Ewuare il Grande<br />

Uno degli oba più influenti della storia del<br />

Benin fu Ewuare detto "il Grande", che<br />

ascese al trono intorno al 1440. In gioventù<br />

fu esiliato e ricercato dagli Edionisen che<br />

volevano disfarsi di lui e riuscì a salvarsi<br />

grazie all'aiuto di un servitore di nome Edo.<br />

In segno di gratitudine avrebbe in seguito<br />

dato il nome di Edo al regno, alla capitale<br />

ed al suo stesso popolo. [1] Ewaure diede<br />

luogo a importanti riforme del sistema<br />

politico, amministrativo e militare. Accentrò<br />

fortemente il potere sottraendolo all'Uzama<br />

(che perse anche il diritto a deliberare sulla<br />

successione al trono, da quel momento in<br />

poi ereditaria). Fortificò la città di Edo e<br />

intraprese una vasta campagna di conquista<br />

che si fa coincidere con la nascita<br />

Una stampa del '600 raffigurante la capitale Edo, l' odierna Benin City, nel periodo<br />

di massimo splendore del regno<br />

dell'"Impero del Benin". Le sue conquiste (diverse centinaia di città e villaggi) furono principalmente nella zona<br />

dell'odierna Nigeria meridionale. Ulteriori conquiste furono effettuate dal figlio di Ewuare, oba Ozolua detto "il<br />

Conquistatore".<br />

Il contatto con gli Europei<br />

Fu durante il regno di Ozolua il Conquistatore, nel 1485, che i primi esploratori portoghesi giunsero nel Benin. Gli<br />

Edo istituirono buoni rapporti con gli Europei, cosa che contribuì a rafforzarli. In particolare, l'impero accrebbe<br />

notevolmente le proprie ricchezze e la propria influenza commerciando con i Portoghesi prima in frutta e poi in<br />

schiavi e armi da fuoco. Ottimi rapporti vennero stabiliti con la corona portoghese, in particolare, da oba Esigie.<br />

Nel 1553 giunsero nel Benin anche i britannici. Anche con loro vennero stabiliti buoni rapporti commerciali; dal<br />

Benin si esportavano verso il Regno Unito soprattutto avorio, olio di palma e pepe. L'Impero raggiunse il massimo<br />

del suo splendore fra il XVI e il XVII secolo. I suoi possedimenti si estendevano dall'Onitsha a est fino alle foreste<br />

sudoccidentali della Nigeria e all'attuale regione del Benin. Furono proprio i viaggiatori europei del XVI e XVII<br />

secolo a diffondere in Europa la notizia di un potente "Impero del Benin", ricco di palazzi sontuosi e governato da un<br />

potente sovrano. Fu in questo periodo che cominciò l' infame deportazione degli schiavi da parte degli europei e gli<br />

oba si arricchirono ulteriormente vendendo i prigionieri che catturavano nelle loro campagne militari e i carcerati.<br />

Questo traffico assunse proporzioni tali che il tratto di mare da cui partivano le navi cariche degli sventurati fu<br />

chiamato la Costa degli Schiavi.


Regno del Benin 97<br />

Epoca coloniale<br />

Una ricostruzione della bandiera del Regno<br />

del Benin in epoca coloniale, basata su una<br />

bandiera catturata dalle forze britanniche<br />

durante la spedizione punitiva del Benin nel<br />

1897<br />

Alla fine del XIX secolo, le aspirazioni colonialiste europee portarono a<br />

un radicale mutamento dei rapporti con l'Impero del Benin. I britannici,<br />

che erano diventati da tempo i principali interlocutori dell'oba,<br />

dimostrarono chiaramente di essere intenzionati a perseguire in modo più<br />

diretto i propri interessi economici nella zona. Oba Ovonramwen<br />

(incoronato nel 1888) fu costretto a scendere a patti e firmò un trattato che<br />

rendeva l'Impero del Benin protettorato britannico. Tale sottomissione non<br />

fu accettata dalla popolazione ed il malcontento sfociò in diverse proteste<br />

popolari, durante una delle quali, nel 1897, furono uccisi otto cittadini<br />

britannici e l' evento scatenò una violenta rappresaglia nota come la<br />

spedizione punitiva del Benin. Un battaglione agli ordini dell'ammiraglio<br />

Harry Rawson invase la capitale Edo, l' odierna Benin City, mettendola a<br />

ferro e fuoco. Il palazzo reale fu raso al suolo e le opere d'arte al suo<br />

interno furono rubate e oggi si ritrovano sparse in molti musei del mondo, tra queste spiccano le famose placche in<br />

bronzo inciso che sono note con il nome di Bronzi del Benin. Al termine di questa operazione militare oba<br />

Ovonramwen fu deportato, la monarchia venne soppressa e il territorio, che prese il nome ufficiale di Benin, fu<br />

smembrato in tanti piccoli stati.<br />

La transizione da protettorato a colonia avvenne nel 1914. La monarchia fu reintrodotta in concomitanza della<br />

trasformazione in colonia ma l'oba aveva ormai definitivamente perso il potere politico, mantenendo solo il ruolo di<br />

guida religiosa e di rappresentante cerimoniale. Il primo oba di epoca coloniale, Eweka II, è ricordato per aver<br />

tentato invano di stabilire un rapporto di parità con gli amministratori britannici. La carica si è comunque continuata<br />

a tramandare ed oggi appartiene a oba Erediauwa.<br />

Dall' indipendenza ad oggi<br />

Dopo la concessione dell'indipendenza alle colonie dell'<strong>Africa</strong><br />

occidentale britannica nel 1960, quello che restava del grande<br />

impero, fu assegnato alla repubblica federale della Nigeria di<br />

cui fa ancora parte oggi. Nel 1963 diventò una divisione<br />

amministrativa chiamata Territori Centro-Occidentali. Dal<br />

1976 tale divisione prese il nome Stato di Bendel. Finalmente<br />

nel 1991 Bendel fu suddiviso in due stati autonomi: Edo e<br />

Delta e da allora Edo conserva questo status e gli attuali<br />

confini. L' attuale stato conta circa 4.000.000 di abitanti,<br />

misura 17.802 km² e la capitale è ancora Benin City. Data la<br />

varietà di gruppi etnici presenti, non tutti parlano la lingua<br />

edo, ma sono invece molti che parlano l'edo, o 32 lingue<br />

similari chiamate edoidi, negli stati vicini [3] . Si stima che il<br />

solo edo sia parlato da circa 5.000.000 di persone.<br />

L'attuale locazione ed estensione dello stato di Edo<br />

all'interno della repubblica federale di Nigeria


Regno del Benin 98<br />

Note<br />

[1] THE CORRECT HISTORY OF EDO (http:/ / www. edoworld. net/ correct_history_of_Benin. html). edoworld.net, 2010. URL consultato il<br />

13 novembre 2010.<br />

[2] (http:/ / www. raceandhistory. com/ historicalviews/ edoofbenin. htm) su raceandhistory.com<br />

[3] Cultural Wars and National Identity - The Saga of the Yoruba and the Bini-Edo (http:/ / www. dawodu. com/ aluko89. htm). Segun Toyin<br />

Dawodu, 2007. URL consultato il 9 novembre 2010.<br />

Altri progetti<br />

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Empire<br />

Collegamenti esterni<br />

• Genealogia parziale dei regnanti del Benin (http:/ / www. uq. net. au/ ~zzhsoszy/ states/ nigeria/ edo. html)<br />

• Storia del Regno del Benin (http:/ / www. raceandhistory. com/ historicalviews/ edoofbenin. htm)


Niger<br />

(dettagli)<br />

Unità - Lavoro - Progresso<br />

Niger<br />

Niger<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica del Niger<br />

Nome ufficiale République du Niger<br />

Lingue ufficiali francese<br />

Capitale Niamey (665.918 ab.)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica semipresidenziale<br />

Capo di Stato Mahamadou Issoufou<br />

Capo di Governo Brigi Rafini<br />

Indipendenza dalla Francia, 3 agosto 1960<br />

Superficie<br />

Totale 1.267.000 km² (21º)<br />

% delle acque 0,02 %<br />

Popolazione<br />

Totale 10.075.511 ab. ( ) (70º)<br />

Densità 8 ab./km²<br />

Geografia<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

99


Niger 100<br />

Fuso orario UTC +1<br />

Economia<br />

Valuta Franco CFA<br />

PIL (PPA) 10.103 milioni di $ (144º)<br />

PIL pro capite (PPA) 755 $ (2010) (174º)<br />

ISU (2010) 0,261 (basso) (167º)<br />

Varie<br />

TLD .ne<br />

Prefisso tel. +227<br />

Sigla autom. RN<br />

Inno nazionale La Nigerienne<br />

Festa nazionale<br />

Il Niger è uno Stato dell'<strong>Africa</strong> Occidentale che confina a nord con l'Algeria e la Libia, ad est con il Ciad, a sud con<br />

la Nigeria ed il Benin e ad ovest con il Burkina Faso e il Mali; è uno stato senza sbocco al mare. Deve il suo nome al<br />

fiume Niger che l'attraversa. La sua capitale è Niamey. Il Niger è uno degli ultimi 10 stati nel mondo per PIL pro<br />

capite.<br />

Geografia<br />

Morfologia<br />

Situato nel medio continente africano, il Niger è composto per i due terzi del territorio dal deserto del Sahara,<br />

inabitabile, che costituisce tutto il nord del paese. Il resto, sulle sponde del fiume Niger, presenta grandi savane dove<br />

è possibile allevare bestiame e praticare agricoltura di sussistenza. In quest'ultima regione si trovano la capitale,<br />

Niamey, e la maggior parte dei centri abitati, come Zinder, Maradi e Tillabéri.<br />

La zona desertica raggiunge il suo massimo rigore nel Ténéré. In esso si trovano massicci montagnosi come l'Aïr, la<br />

cui cima più elevata è il monte Bagzane, di 2022 m. Le città più importanti in questa zona interna del paese sono<br />

Bilma, Tahoua e Agadez.


Niger 101<br />

Idrografia<br />

Oasi di Bilma<br />

che la temperatura media supera facilmente i 30 °C<br />

Nella parte sudorientale del paese si trova il Lago Ciad,<br />

che è condiviso con il Ciad, la Nigeria e il Camerun.<br />

Questa zona è abitata dai Beri Beri. A sudovest si trova<br />

il fiume Niger, la maggiore fonte di acqua potabile del<br />

paese. Tra i maggiori fiumi del paese troviamo il<br />

Goulbi de Maradi e il Rima, entrambi stagionali ed<br />

entrambi localizzati lungo il confine con la Nigeria, e lo<br />

Yobe che si tuffa nel lago Ciad.<br />

Clima<br />

Il clima del Niger è uno dei più caldi al mondo, tanto<br />

Le precipitazioni sono trascurabili nelle regioni settentrionali, mentre nelle regioni meridionali raggiungono gli 800<br />

mm annui al sud, concentrandosi tra giugno e ottobre.<br />

Popolazione<br />

Demografia<br />

Crescita demografica in Niger dal 1961 al 2003<br />

rappresentato dalle scuole coraniche.<br />

Etnie<br />

Le differenti etnie del Niger sono:<br />

La mortalità infantile si mantiene su alti<br />

livelli, simili a quelli dei paesi confinanti.<br />

Inoltre, la mortalità dei bambini di età<br />

compresa fra uno e quattro anni di età è<br />

eccezionalmente elevata (248 su 1000) ed è<br />

dovuta all'alimentazione povera e alle<br />

precarie condizioni di salute. Ciononostante,<br />

il tasso di fertilità molto alto (7,2%) fa sì che<br />

quasi la metà (49%) degli abitanti del Niger<br />

abbia meno di 15 anni di età.<br />

Il tasso di scolarizzazione è del 29% (di cui<br />

60% maschi e 40% femmine). [1][2] Un<br />

ulteriore mezzo di diffusione della cultura è<br />

• Hausa, agricoltori stanziali, insediati fra Dallol Mauri e Zinder, vivono nel centro e nell'est; sono presenti anche<br />

nella Nigeria settentrionale;<br />

• Djerma-Songhai, agricoltori stanziali, insediati a ovest; sono presenti anche in alcune aree del Mali; includono i<br />

Wogo e i Kurtei;<br />

• Tuareg, Tubu e Arabi, allevatori nomadi, insediati a nord e nord-est;<br />

• Kanuri e Buduma, allevatori semi-nomadi, insediati all'estremità orientale, ai confini con il Ciad;<br />

• Peul o Fulani, allevatori semi-nomadi, disseminati su tutto il territorio.


Niger 102<br />

Gli Hausa e i Djerma-Songhai rappresentano i due gruppi etnici più diffusi nel paese e insieme formano i 3/4 della<br />

popolazione. Anche i Gurmantche sono stanziali, dediti all'agricoltura e vivono nelle regioni meridionali, le più<br />

fertili del Niger. A causa della vorticosa crescita demografica e della conseguente competizione per le scarse risorse<br />

naturali disponibili, negli anni recenti si sono registrati alcuni scontri fra le tribù di agricoltori e quelle di allevatori.<br />

Lingue principali<br />

La lingua ufficiale del Niger è il francese, dai tempi del colonialismo. Tra la decina di lingue autoctone si contano:<br />

• hausa (56%), afro-asiatica, parlata in <strong>Africa</strong> centrale e occidentale; è compresa dall’85% degli abitanti ed è quindi<br />

la più utilizzata, soprattutto per il commercio;<br />

• djerma/zarma o songhai (22%), nilo-sahariana;<br />

• peul o fulfuldé (8%), nigero-congolese;<br />

• tamazight o tuareg (8%), afro-asiatica;<br />

• kanuri (5%), nilo-sahariana;<br />

• arabo dialettale (1%), afro-asiatica;<br />

• gurmantché;<br />

• tubu.<br />

Religioni<br />

La maggioranza della popolazione del Niger è di religione musulmana, di professione sunnita (più del 93%). Le<br />

minoranze, concentrate nella regione di Dosso, praticano credenze animiste oppure sono cristiane. La coabitazione<br />

fra le tre fedi è nel complesso pacifica.<br />

Storia<br />

Il sito di Gobero, sulle rive di un paleolago scomparso nella parte occidentale del deserto del Tenerè [3] , testimonia la<br />

storia del popolamento del Sahara durante le fasi umide dell'olocene. Il sito presenta due fasi di occupazione:<br />

• la prima, datata tra il 7700 e il 6200 a.C., è riferita ad una popolazione di cacciatori/pescatori e raccoglitori, affini<br />

etnicamente ai tipi umani iberomaurusiani e capsiani del Maghreb e a quelli mechtoidi del Mali e della<br />

Mauritania, i quali abitavano in insediamenti stabili ed utilizzavano recipienti in ceramica, con manufatti riferibili<br />

alla cultura kiffiana (dal sito di Adrar-n-Kiffi, presso Adrar Bous, a circa 500 km più a nord);<br />

• la seconda, datata tra il 5200 e il 2500 a.C., legata ad una rioccupazione da parte di una diversa popolazione di<br />

pastori sedentari, apparentemente privi di rapporti con le altre popolazioni sahariane contemporanee, che<br />

integravano la dieta con la caccia, la pesca e la raccolta di molluschi, appartenevano alla cultura tenereana e<br />

seppellivano i morti in forme ritualizzate.<br />

Fra i il X e il XIX secolo in Niger ci fu un forte regno chiamato Hausa, che controllava le rotte delle caravane che<br />

attraversavano il Sahara e dominava la regione fertile del sud del territorio. L'apogeo di questa cultura iniziò nel XV<br />

secolo, per cominciare a decadere con la conquista europea del Niger nel XVIII secolo.<br />

La colonizzazione francese si completò nel XIX secolo, quando l'attuale territorio del Niger venne a far parte<br />

dell'<strong>Africa</strong> Occidentale Francese fino a quando divenne indipendente, il 3 agosto 1960.<br />

Il Niger divenne una repubblica presidenziale. Dal 1999 ha una nuova costituzione varata nel luglio dello stesso<br />

anno. I governi sono cambiati frequentemente fra dittature militari e governi di transizione. Il parlamento è stato<br />

sciolto più volte dopo colpi di stato poco distanti nel tempo tra loro.<br />

Il 18 febbraio 2010 un colpo di stato rovescia il capo di stato Tandja Mamadou.<br />

Nell'aprile 2011 si svolgono nuove elezioni che vedono vincitore Mahamadou Issoufou, che diventa nuovo<br />

Presidente del Niger, col 58% delle preferenze. Le elezioni, al contrario di molte altre nel continente africano, non<br />

portano particolari contestazioni, e si svolgono in maniera pacifica. Nel luglio 2011 viene sventato un attentato


Niger 103<br />

contro il Presidente.<br />

Ordinamento dello stato<br />

Secondo la costituzione del dicembre 1992, riattivata per referendum nel luglio 1999, il Niger è una repubblica<br />

semipresidenziale e ammette il multipartitismo.<br />

Il presidente, con funzioni di capo dello Stato e di capo del Governo, viene eletto a suffragio universale con un<br />

mandato di 5 anni, ripetibile una sola volta.<br />

Il potere legislativo è esercitato da un'assemblea nazionale composta da 113 membri (in passato 83), eletti sempre a<br />

suffragio universale (105 in collegi uninominali e 8 dalle minoranze) e sempre ogni 5 anni. Nel 2009 essa è stata<br />

cancellata, e il potere straordinario è nelle mani del Presidente Tandja Mamadou, rendendo di fatto il Paese una<br />

dittatura. Il 19 febbraio 2010, Mamadou è stato deposto a seguito di un golpe militare. [4]<br />

L'ordinamento del potere giudiziario si basa sul modello francese, ma comprende anche usi consuetudinari del Niger.<br />

Suddivisione amministrativa<br />

Il Niger è suddiviso in 8 regioni, compresa quella della città<br />

capitale, Niamey, 36 dipartimenti e 129 comuni. Le regioni<br />

sono piuttosto differenziate per condizioni climatiche e di<br />

vita della popolazione.<br />

Città principali<br />

Le principali città dello stato, in ordine di popolazione<br />

sono:<br />

Regioni del Niger<br />

Veduta notturna della Capitale Niamey


Niger 104<br />

Veduta di Agadez del 1997<br />

Citta Regioni Popolazione<br />

2001 [5]<br />

Niamey Niamey 707.951<br />

Zinder Zinder 170.575<br />

Maradi Maradi 148.017<br />

Agadez Agadez 78.289<br />

Tahoua Tahoua 73.002<br />

Arlit Agadez 69.435<br />

Birni N'Konni Tahoua 44.663<br />

Dosso Dosso 43.561<br />

Tessaoua Maradi 31.667<br />

Dogondoutchi Dosso 29.244<br />

Gaya Dosso 28.385<br />

Diffa Diffa 23.409<br />

Madaoua Tahoua 22.175<br />

Téra Tillabéri 19.508<br />

Miria Zinder 19.161<br />

Dakoro Maradi 18.875<br />

Matameye Zinder 17.930<br />

Magaria Zinder 17.776<br />

Tillabéri Tillabéri 16.683<br />

N'guigmi Diffa 15.922<br />

Illéla Tahoua 15.805<br />

Tanout Zinder 15.779<br />

Posizione [6]<br />

13°31′00″N 2°07′00″E13.5166667°N 2.1166667°E [7]<br />

13°48′00″N 8°58′00″E13.8°N 8.9833333°E [8]<br />

13°29′30″N 7°05′47″E13.4916667°N 7.0963889°E [9]<br />

16°58′26″N 7°59′27″E16.9738889°N 7.9908333°E [10]<br />

14°53′25″N 5°16′04″E14.8902778°N 5.2677778°E [11]<br />

18°43′57″N 7°22′05″E18.7325°N 7.3680556°E [12]<br />

13°48′N 5°15′E13.8°N 5.25°E [13]<br />

13°02′40″N 3°11′41″E13.0444444°N 3.1947222°E [14]<br />

13°45′12″N 7°59′11″E13.7533333°N 7.9863889°E [15]<br />

13°38′46″N 4°01′44″E13.6461111°N 4.0288889°E [16]<br />

11°53′16″N 3°26′48″E11.8877778°N 3.4466667°E [17]<br />

13°18′56″N 12°36′32″E13.3155556°N 12.6088889°E [18]<br />

14°06′00″N 6°25′00″E14.1°N 6.4333333°E [19]<br />

14°00′38″N 0°45′11″E14.0105556°N 0.7530556°E [20]<br />

13°42′51″N 9°09′02″E13.7141667°N 9.1505556°E [21]<br />

13°49′00″N 6°25′00″E13.8166667°N 6.4166667°E [22]<br />

13°25′26″N 8°28′40″E13.4238889°N 8.4777778°E [23]<br />

14°34′00″N 8°43′00″E14.5666667°N 8.7333333°E [24]<br />

14°12′22″N 1°27′12″E14.206146°N 1.453457°E [25]<br />

14°15′10″N 13°06′39″E14.2527778°N 13.1108333°E [26]<br />

14°27′42″N 5°14′51″E14.4616667°N 5.2475°E [27]<br />

14°58′13″N 8°53′30″E14.9702778°N 8.8916667°E [28]


Niger 105<br />

Settore terziario<br />

Sistema scolastico<br />

Goure Zinder 13.422<br />

Abalak Tahoua 12.764<br />

Filingue Tillabéri 11.661<br />

Aguie Maradi 11.475<br />

Birni N'Gaouré Dosso 10.775<br />

Guidan Roumji Maradi 10.744<br />

Kollo Tillabéri 10.533<br />

Say Tillabéri 10.502<br />

Maine-Soroa Diffa 10.176<br />

Tchirozerine Agadez 10.032<br />

13°59′13″N 10°16′12″E13.9869444°N 10.27°E [29]<br />

15°27′08″N 6°16′42″E15.4522222°N 6.2783333°E [30]<br />

14°21′00″N 3°19′00″E14.35°N 3.3166667°E [31]<br />

13°30′29″N 7°46′38″E13.5080556°N 7.7772222°E [32]<br />

13°05′16″N 2°55′01″E13.0877778°N 2.9169444°E [33]<br />

13°51′00″N 6°58′00″E13.85°N 6.9666667°E [34]<br />

13°18′31″N 2°19′51″E13.3086111°N 2.3308333°E [35]<br />

13°06′29″N 2°21′35″E13.1080556°N 2.3597222°E [36]<br />

13°13′04″N 12°01′36″E13.2177778°N 12.0266667°E [37]<br />

17°15′37″N 7°45′03″E17.2602778°N 7.7508333°E [38]<br />

A causa della disastrosa situazione finanziaria e socio-politica del Paese, i finanziamenti alla scuola pubblica, a<br />

partire dagli anni 2000, sono stati ridotti. Di conseguenza buona parte della popolazione, in particolare nelle zone<br />

rurali, è esclusa dalla possibilità di usufruire del sistema scolastico [39] .<br />

Il tasso di alfabetizzazione si aggira intorno al 20 % [40] . Nel 2001 il tasso di scolarizzazione era di appena il 37 %<br />

(9,6 per le femmine).<br />

Servizio sanitario<br />

Le strutture sanitarie pubbliche sono di basso livello e carenti dal punto di vista igienico. Solo nella capitale Niamey<br />

esistono alcune strutture private di livello accettabile.<br />

Nella parte meridionale del Paese è diffusa la malaria. Sono presenti anche malattie endemiche quali tifo,<br />

tubercolosi, meningite e morbillo. Nel 2010 si è diffusa un'epidemia di colera nelle zone agricole meridionali, con un<br />

migliaio di casi segnalati e numerosi decessi.<br />

L'AIDS è diffuso, in particolare fra la popolazione giovanile delle città [41] .


Niger 106<br />

Politica<br />

Insieme a vari altri Stati, il Niger è membro dell'Unione Monetaria dell'<strong>Africa</strong> Occidentale (UMOA-Union<br />

Monetaire Ouest <strong>Africa</strong>ine) e con essi condivide una banca centrale (BCEAO) e una moneta, il Franco CFA<br />

(Communauté Financière <strong>Africa</strong>ine).<br />

Economia<br />

L'economia del Niger è una delle più povere fra quelle<br />

degli stati che fanno parte del "terzo mondo" ed è<br />

basata sulla pastorizia e sull'agricoltura; a queste si sta<br />

affiancando lentamente l'industria mineraria ed in<br />

particolare l'estrazione e l'esportazione dell'uranio. Il<br />

nord del Niger, costituito dall'altopiano di Djado e da<br />

parte del deserto del Ténéré, è abitato da comunità<br />

nomadi che praticano la pastorizia di bovini e caprini.<br />

A sud e ad ovest, dove ci sono maggiori precipitazioni,<br />

la popolazione è sedentaria e dedita alla coltivazione<br />

del miglio e del sorgo, che costituiscono l'alimento base<br />

della popolazione. Questa scarsa attività agricola è<br />

Carovana nei pressi dell'oasi di Bilma<br />

limitata ad appena 660 km² pari a solo il 3,9% del territorio nazionale. Si producono in modeste quantità patate,<br />

mais, riso, banane e pomodori. Oltre a queste vi è una discreta coltivazione di arachidi, che vengono in parte<br />

esportate. Poche sono le foreste che si trovano esclusivamente nel sud del paese.<br />

Fra le principali risorse minerarie del paese si trovano l'Uranio, il carbone, il ferro, i fosfati, l'oro e il petrolio.<br />

L'industria è ancora agli inizi; attività prevalenti sono quella mineraria e quella manifatturiera.<br />

Il Niger è il quinto paese al mondo per l'estrazione dell'uranio (circa 3243 tonnellate l'anno), ad opera della<br />

multinazionale francese AREVA.<br />

La moneta del Niger è il franco CFA, che nel 2005 aveva una parità con il dollaro statunitense di 525,85.<br />

Il suo PIL, uno dei più bassi del mondo, è di 900 dollari pro capite (2004), mentre l'inflazione è del 3% annuale<br />

(2002).<br />

Il Niger ha un debito pubblico estero di 1.600 milioni di dollari (2002).<br />

Ambiente<br />

La vegetazione è strettamente legata al clima e varia da sud a nord, includendo la savana che via via trapassa alla<br />

prateria, sponda (sahel) del deserto secondo la definizione araba. La savana, che rappresenta la degradazione delle<br />

antiche foreste per effetto dei grandi mutamenti climatici che hanno inaridito il Sahara ed estesamente impoverita<br />

anche dagli incendi provocati dagli indigeni, presenta alberi radi frammisti ad arbusti. Tra le piante predominano le<br />

acacie, i tamarischi, l'albero del burro. La zona saheliana, che costituisce la parte più importante del territorio del<br />

Niger, offre l'aspetto di una formazione steppica con il suolo coperto dalle corte graminacee del tipo cram-cram, e<br />

punteggiata da arbusti a fogliame ridotto adatti alla lotta contro l'evaporazione e la traspirazione (uno dei più diffusi<br />

è il teborak). Verso nord gli arbusti spariscono e nel deserto non resta che una vegetazione occasionale dopo le rare<br />

piogge; nelle oasi è consentita la vita alle palme dattilifere.<br />

Vasto e poco popolato, il Niger è un Paese ricco di specie animali allo stato selvaggio. Numerose specie animali che<br />

durante la fase umida del Sahara popolavano le zone settentrionali del Paese (come è testimoniato dalle belle<br />

raffigurazioni rupestri dell'Adrar des Iforas e dell'Aïr) si sono spostate verso sud e nelle zone desertiche sono rimaste<br />

le specie meglio adatte all'habitat sahariano: una grande varietà di antilopi e gazzelle, mufloni, ecc. Nelle zone


Niger 107<br />

pre-desertiche a questa fauna si aggiungono scimmie, ghepardi, iene, leoni che si ritrovano anche nel sahel, dove<br />

però prevalgono gli animali domestici (zebù, cavalli, asini, capre e montoni).<br />

Le specie della savana del Niger sono rappresentate dalla ricca e varia fauna del parco nazionale di W al confine con<br />

il Benin, una delle più ricche zone faunistiche dell'<strong>Africa</strong> occidentale e una delle più battute da turisti e cacciatori.<br />

Oltre agli uccelli che stazionano lungo il fiume Niger (ibis, cormorani, pellicani, anitre, aironi, ecc.) si trovano<br />

pressoché tutti i mammiferi tipici delle savane africane: le grandi antilopi, i bufali, i leoni, gli elefanti, gli<br />

ippopotami, i facoceri.<br />

Preoccupazioni sono espresse dai gruppi ambientalisti in seguito a un rapporto di Greenpeace che denuncia il grande<br />

inquinamento da materiale radioattivo nei pressi delle zone di estrazione dell'uranio. [42]<br />

Musica<br />

La musica del Niger, come tutte le altre forme di espressione culturale, è caratterizzata dalla mescolanza di influssi<br />

provenienti dalle diverse componenti etniche del paese, tutte fortemente influenzate dalla cultura francese. Forse la<br />

più nota forma di espressione musicale del Niger è il Tuareg Blues, sviluppatosi negli anni 90 durante l'insurrezione<br />

dei Tuareg. Prof aquilina<br />

Sport<br />

Olimpiadi<br />

Il Niger ha partecipato alle competizioni olimpiche dal 1964, con l'eccezione delle edizioni del 1976 e 1980. Ha<br />

vinto un'unica medaglia grazie a Issaka Daborg che nel 1972 ha vinto il bronzo nel pugilato.<br />

Calcio<br />

Il Niger non si è mai qualificato per le fasi finali dei mondiali di calcio, né ha mai vinto alcuna competizione<br />

internazionale. Il miglior risultato si è registrato nel 1982 quando fu eliminato ai quarti dall'Algeria, che si sarebbe<br />

poi qualificata per la fase finale dei mondiali.<br />

Tradizioni<br />

Giochi<br />

Il Krur (o Crur) è un gioco astratto della famiglia dei mancala giocato dalle popolazione Hassaniya. Il Krur è<br />

generalmente concepito come gioco per bambini.<br />

Note<br />

[1] (EN) U.S.A. Department of Labor (http:/ / www. dol. gov/ ilab/ media/ reports/ iclp/ tda2001/ Niger. htm)<br />

[2] corriere.it (http:/ / archiviostorico. corriere. it/ 2003/ luglio/ 21/ Parla_ambasciatore_del_dossier_uranio_co_0_030721020. shtml)<br />

[3] P.C. Sereno, E.A.A. Garcea, H. Jousse, C.M. Stojanowski, J. Saliège, et al. Lakeside Cemeteries in the Sahara: 5000 Years of Holocene<br />

Population and Environmental Change, in PLoS ONE 3(8), 2008 (http:/ / www. plosone. org/ article/ info:doi/ 10. 1371/ journal. pone.<br />

0002995) (EN) (pubblicazione on line, del 14 agosto 2008). Il sito, scoperto nel 2000 e iniziato a scavare nel 2005 e 2006, comprende circa<br />

200 sepolture, solo parzialmente scavate<br />

[4] www.repubblica.it (http:/ / www. repubblica. it/ esteri/ 2010/ 02/ 18/ news/ colpo_stato_niger-2347841/ )<br />

[5] Fonte citypopulation.de (http:/ / www. citypopulation. de/ Niger. html), .<br />

[6] fallingrain.com (http:/ / www. fallingrain. com/ world/ NG/ index. html).<br />

[7] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 5166667_N_2. 1166667_E_<br />

[8] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 8_N_8. 9833333_E_<br />

[9] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 4916667_N_7. 0963889_E_<br />

[10] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=16. 9738889_N_7. 9908333_E_<br />

[11] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 8902778_N_5. 2677778_E_


Niger 108<br />

[12] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=18. 7325_N_7. 3680556_E_<br />

[13] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 8_N_5. 25_E_<br />

[14] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 0444444_N_3. 1947222_E_<br />

[15] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 7533333_N_7. 9863889_E_<br />

[16] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 6461111_N_4. 0288889_E_<br />

[17] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=11. 8877778_N_3. 4466667_E_<br />

[18] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 3155556_N_12. 6088889_E_<br />

[19] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 1_N_6. 4333333_E_<br />

[20] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 0105556_N_0. 7530556_E_<br />

[21] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 7141667_N_9. 1505556_E_<br />

[22] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 8166667_N_6. 4166667_E_<br />

[23] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 4238889_N_8. 4777778_E_<br />

[24] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 5666667_N_8. 7333333_E_<br />

[25] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 206146_N_1. 453457_E_<br />

[26] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 2527778_N_13. 1108333_E_<br />

[27] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 4616667_N_5. 2475_E_<br />

[28] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 9702778_N_8. 8916667_E_<br />

[29] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 9869444_N_10. 27_E_<br />

[30] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=15. 4522222_N_6. 2783333_E_<br />

[31] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=14. 35_N_3. 3166667_E_<br />

[32] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 5080556_N_7. 7772222_E_<br />

[33] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 0877778_N_2. 9169444_E_<br />

[34] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 85_N_6. 9666667_E_<br />

[35] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 3086111_N_2. 3308333_E_<br />

[36] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 1080556_N_2. 3597222_E_<br />

[37] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=13. 2177778_N_12. 0266667_E_<br />

[38] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niger& language=it& params=17. 2602778_N_7. 7508333_E_<br />

[39] http:/ / www. lombardia. cisl. it/ paginanew. asp?ID=4524<br />

[40] http:/ / portalino. org/ africa/ index. php?option=com_content& task=view& id=129& Itemid=35<br />

[41] http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?niger<br />

[42] Left in the dust: L’eredità radioattiva di Areva nelle città del deserto del Niger (http:/ / www. greenpeace. org/ raw/ content/ italy/<br />

ufficiostampa/ rapporti/ niger-areva. pdf)<br />

Bibliografia<br />

• La Geografia - dizionario enciclopedico - Gruppo Editoriale Fabbri, Bompiani, Sonzogno, Etas S.p.A., Milano<br />

(1984)<br />

Voci correlate<br />

• Croce Rossa del Niger<br />

• Rotte dei migranti africani nel Sahara<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Niger<br />

• <strong>Wiki</strong>versità contiene informazioni: http:/ / it. wikiversity. org/ wiki/ Niger: dune di uranio<br />

• <strong>Wiki</strong>zionario contiene la voce di dizionario: http:/ / it. wiktionary. org/ wiki/ Niger<br />

• <strong>Wiki</strong>notizie contiene notizie di attualità: http:/ / it. wikinews. org/ wiki/ Niger


Niger 109<br />

Collegamenti esterni<br />

• Scheda del Niger dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?niger) - Sito curato dal<br />

Ministero degli Esteri e dall'ACI<br />

• ONG Actions Education au Niger (http:/ / www. aeniger. ch)<br />

Niamey<br />

Stato: Niger<br />

Niamey<br />

Coordinate: 13°31′17″N 2°06′19″E13.521389°N 2.105278°E [1] Coordinate: 13°31′17″N 2°06′19″E13.521389°N 2.105278°E [1]<br />

Altitudine: 239,30 m s.l.m.<br />

Superficie: 670 [2] km²<br />

Abitanti : 725.030 [3] (2001)<br />

Densità: 1.082,13 ab./km²<br />

Fuso orario: UTC+1<br />

Niamey<br />

Niamey è la capitale del Niger, nonché la prima città del paese per dimensioni e importanza culturale ed economica.<br />

La città sorge sul fiume Niger, prevalentemente sulla riva destra, in una regione di coltivazione delle arachidi.<br />

L'industria manifatturiera riguarda in particolare mattoni, prodotti in ceramica e tessili.


Niamey 110<br />

Storia<br />

Niamey venne probabilmente fondata nel XVIII secolo, ma ebbe poca importanza per l'area fino a quando i francesi<br />

non vi costruirono una postazione coloniale negli anni 1890. Nel 1926 Niamey divenne la capitale del Niger; la sua<br />

popolazione aumentò gradualmente, da circa 3.000 unità nel 1930, a circa 30.000 nel 1960, 250.000 nel 1980 e -<br />

secondo le stime - 800.000 nel 2000. La principale causa di tale incremento è stata l'immigrazione durante i periodi<br />

di siccità.<br />

Amministrazione<br />

Dal punto di vista amministrativo Niamey costituisce un dipartimento indipendente allo stesso livello delle regioni. Il<br />

territorio del dipartimento è completamente circondato da quello della regione di Tillabéri.<br />

Nell'ambito del dipartimento, il territorio è suddiviso in 5 comuni urbani [4] :<br />

Luoghi d'interesse<br />

Località<br />

Popolazione (2001) [3]<br />

Niamey Commune I 116.537<br />

Niamey Commune II 165.075<br />

Niamey Commune III 175.899<br />

Niamey Commune IV 165.347<br />

Niamey Commune V 102.172<br />

Tra i luoghi di interesse della città troviamo il Museo Nazionale del Niger, comprendente uno zoo, un museo di<br />

architettura vernacolare, un centro dell'artigianato e una mostra comprendente scheletri di dinosauro e l'Albero di<br />

Tenéré. Sono presenti anche centri culturali statunitensi, francesi e nigeriani, due importanti mercati e una<br />

tradizionale arena per la lotta.<br />

La città ospita anche l'aeroporto Diori Hamani, la Scuola Nazionale di Amministrazione, l'Università Abdou<br />

Moumouni e molti altri istituti.<br />

Nel dicembre 2005 ospitò i Jeux de la Francophonie.<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Niamey& language=it& params=13. 521389_N_2. 105278_E_<br />

[2] (EN) Dato da statoids.com (http:/ / www. statoids. com/ une. html). URL consultato il 07-07-2010.<br />

[3] (FR) Dati del censimento 2001 forniti dall'Institut National de la Statistique del Niger nel Repertoire National des Communes (http:/ / www.<br />

stat-niger. org/ statistique/ file/ RENACOM/ RENACOM. rar) (rar). URL consultato il 07-07-2010.<br />

[4] (FR) Testo della Legge 2002-14 dell'11 giugno 2002 che stabilisce la suddivisione in comuni (http:/ / www. case. ibimet. cnr. it/ den/<br />

Documents/ code_rural/ cdrom/ doc pdf/ Loi N°2002-14 création des communes. pdf) (pdf). URL consultato il 07-07-2010.<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Niamey


Niamey 111<br />

Collegamenti esterni<br />

• Foto satellitare di Google Maps (http:/ / maps. google. com/ maps?ll=13. 522110,2. 122421& spn=0. 166014,0.<br />

234180& t=k& hl=en)<br />

Storia del Niger<br />

Presidenza Diori (1960-1974)<br />

Durante il XIX secolo i francesi diedero avvio al processo di colonizzazione del Niger. Esso fu costituito<br />

ufficialmente in colonia francese nel 1922: a partire da questa data, le tradizionali coltivazioni di sussistenza vennero<br />

sostituite da quelle delle arachidi e del cotone, prodotti destinati all’esportazione.<br />

Negli anni cinquanta, nell’ambito del processo di decolonizzazione globale, anche il Niger vide la nascita di un<br />

movimento indipendentista, capeggiato da Hamani Diori. Nel 1960 fu approvata la prima Costituzione e il Niger<br />

divenne uno Stato indipendente. Alle prime elezioni svoltesi nel 1960 nella nuova repubblica indipendente, venne<br />

eletto presidente proprio Diori, candidato del Partito Progressista, che dichiarò fuori legge il movimento di Sawala<br />

(liberazione) di Djibo Bakari.<br />

Il nuovo governo conservò profondi legami di natura economica e politica con la Francia, fino al punto di tollerare la<br />

permanenza di truppe francesi sul territorio. All’inizio degli anni settanta, in seguito alla carestia provocata dalla<br />

siccità del Sahel, l’esercito distribuì derrate alimentari alle popolazioni di questa zona, arrivando così a rendersi<br />

conto della situazione assai critica in cui versava il settore dell’agricoltura. Il 13 aprile del 1974 un colpo di stato<br />

militare rovesciò il presidente Diori, attribuendo il potere a un Comitato militare supremo e nominando nuovo<br />

presidente il tenente colonnello Seyni Kuntche.<br />

Il governo di Kuntche (1974-1986)<br />

Il nuovo governo cercò di formarsi una base politica e firmò accordi bilaterali con la Francia. Il Consiglio Militare<br />

permise a Djibo Bakari, in esilio, di ritornare in Niger purché non si dedicasse all’attività politica (in realtà,<br />

successivamente Bakari fu incarcerato e rimase in galera fino al 1984). Durante gli anni Settanta l’economia del<br />

Niger visse un miglioramento economico grazie al rialzo sui mercati internazionali del prezzo dell’uranio: questo<br />

minerale costituiva il 90% delle esportazioni nel 1980, anno in cui ebbe fine il cosiddetto “miracolo” economico.<br />

Il debito estero, che nel 1977 ammontava a 207 milioni, nel 1983 sfiorò i 1000 milioni, obbligando il presidente<br />

Kuntche a varare un programma di aggiustamento strutturale sotto la supervisione del FMI (fondo monetario<br />

internazionale). I prezzi non tornarono più ad essere favorevoli come negli anni Settanta e a ciò si aggiunse un<br />

aggravamento della siccità che aveva colpito il Sahel. La crisi economica fu acuita anche dalla chiusura delle<br />

frontiere con la Nigeria, fra il 1984 e il 1986. Nel 1986 Kuntche fu colpito da emorragia cerebrale e mori undici mesi<br />

dopo, il comitato militare supremo designò quale suo successore il colonnello Alì Seibou.


Storia del Niger 112<br />

Verso la democrazia (1986-1999)<br />

Il nuovo leader del paese nominò dieci nuovi ministri e l’annuncio di una nuova amnistia che rese possibile il ritorno<br />

in Niger degli esuli, fra cui Djibo Bakari e Hamani Diori, che ritornarono sulla scena politica. Diori sarebbe morto<br />

poco dopo, nel 1989; nello stesso anno Seibou venne eletto a suffragio universale presidente della Repubblica.<br />

La siccità abbattutasi sulla zona del Sahel indusse il governo a prestare un'attenzione speciale al problema della<br />

produzione agricola e alle esigenze degli abitanti delle zone rurali, che costituivano l'80% della popolazione totale. Il<br />

32% del bilancio statale venne quindi destinato allo sviluppo di apposite politiche agrarie da realizzarsi nel periodo<br />

1980-1990. Il governo approvò il piano di aggiustamento strutturale impostogli dalla Banca Mondiale e dal FMI.<br />

Sul finire del 1990 Seibou si impegnò pubblicamente a condurre il paese verso un sistema democratico pluripartitico.<br />

Istituì a questo scopo un apposito organo, la Conferenza nazionale, che avrebbe dovuto regolamentare questo<br />

importante cambiamento politico istituzionale. Dopo quattro mesi di lavoro la Conferenza nazionale decise di dar<br />

vita a un governo di transizione guidato dal primo ministro, Amadou Cheffou. Andrè Salifou venne invece nominato<br />

presidente dell’Alto consiglio della Repubblica, a cui spettò il compito di legiferare durante questa delicata fase. La<br />

situazione del paese non era mai stata così critica, con lo Stato sull’orlo della bancarotta.<br />

Nel febbraio del 1992 i guerriglieri tuareg imbracciarono le armi contro le forze governative. Intanto, a dicembre la<br />

nuova Costituzione venne approvata attraverso un referendum in cui riscosse il 90% dei favori. Due mesi più tardi,<br />

tuttavia, le elezioni politiche videro la sconfitta del partito al governo. In aprile Mahamane Ousmane divenne il<br />

primo presidente democraticamente eletto. La rivolta dei tuareg proseguì fino al raggiungimento di un accordo fra il<br />

governo e il principale gruppo di guerriglieri, il Coordinamento per la Resistenza Armata. A giugno finalmente<br />

Niamey concesse l’autonomia a un’area del paese riservata a 750.000 tuareg.<br />

Nel gennaio del 1995 una coalizione di forze dell’opposizione uscì vittoriosa dalle elezioni parlamentari revocando<br />

subito la fiducia al primo ministro e sostituendolo con Hama Amadou. Nel gennaio del 1996 un colpo di stato<br />

militare provocò la caduta di Ousmane, che venne sostituito dal colonnello Ibrahim Baré Maïnassara, che nominò<br />

primo ministro Boukary Adji. Nel luglio del medesimo anno Mainassara fu eletto presidente con il 52% dei voti: egli<br />

sciolse la Commissione elettorale nazionale indipendente, provocando così la reazione dei più importanti partiti<br />

dell’opposizione, che per protesta boicottarono le elezioni parlamentari di novembre. A dicembre, dopo che le<br />

elezioni ebbero sancito la vittoria di Mainassara, venne nominato primo ministro Amadou Cissé, che venne sostituito<br />

da Ibrahim Hassane Mayaki nel dicembre 1997.<br />

Le persecuzioni politiche continuarono con l’arresto di diversi membri dell'opposizione. La società organizzava<br />

costantemente manifestazioni contro il governo. Nel 1999 furono convocate nuove elezioni e il 4 aprile, dopo una<br />

settimana di tensioni con la richiesta dell’opposizione delle dimissioni di Mainassara, la guardia presidenziale uccise<br />

il presidente. Daodua Malam Wankefu venne nominato presidente e capo del Consiglio Nazionale per la<br />

Riconciliazione per un periodo di transizione di nove mesi. Il Parlamento fu sciolto dal primo ministro Mayaki e tutti<br />

i partiti vennero momentaneamente sospesi. La comunità internazionale esercitò forti pressioni affinché il paese<br />

tornasse alla democrazia. In ottobre si svolse il primo turno delle elezioni e al secondo, in novembre, risultò vincitore<br />

il militare in pensione Mamadou Tandja, del MNSD, che assunse l'incarico nel dicembre del 1999.<br />

Storia recente<br />

Nonostante gli accordi firmati nel 1997 con i tuareg, nel luglio e agosto del 2001 lungo il delta del Niger ebbero<br />

luogo scontri armati tra bande per il controllo del commercio clandestino di petrolio e derivati. Nel 2003 il governo<br />

del Niger fu coinvolto in un conflitto internazionale quando alcuni rapporti dei servizi segreti americani e inglesi<br />

denunciarono che l'Iraq aveva acquistato uranio dal Niger per la costruzione di bombe atomiche. Mamadou chiese<br />

che venissero fornite le prove di tali denunce. Il direttore della CIA, George Tenet, fu costretto ad ammettere che le<br />

informazioni sulla vendita di uranio erano false. Tuttavia, il governo britannico non ritrattò le proprie accuse,<br />

nemmeno quando una delegazione di esperti delle Nazioni Unite confermò la falsità delle informazioni fornite dai


Storia del Niger 113<br />

servizi segreti.<br />

Le prime elezioni locali si svolsero nel luglio del 2004. I partiti sostennero Mamadou, che ottenne la maggioranza a<br />

livello di governo. In dicembre la Commissione Elettorale del Niger annunciò che Mamadou era stato rieletto<br />

presidente al ballottaggio. Mamadou prese il 65% dei voti, mentre il candidato dell'opposizione socialista<br />

Mahamadou Issoufou ottenne il 34,5%. Gli osservatori internazionali giudicarono libero e corretto lo svolgimento<br />

delle elezioni.<br />

Dall'aprile del 2005 il governo negò sistematicamente l'esistenza di una crisi alimentare e fece pressione sui<br />

giornalisti affinché difendessero la linea ufficiale. Ma i media indipendenti pubblicarono diversi rapporti sul<br />

problema e le radio private diedero la parola a cittadini colpiti dalla crisi. In agosto, pur ammettendo che vi fosse<br />

carenza di cibo in alcune aree, Mamadou continuò a negare la carestia nel paese e affermò che si trattava di<br />

un'invenzione dei suoi avversari politici e delle agenzie dell'ONU. Il Programma Mondiale Alimentare (WFP) negò<br />

di aver gonfiato i dati, sottolineò l'esistenza di sacche di grave malnutrizione e iniziò a distribuire cibo nelle aree<br />

meridionali del paese. Altre agenzie per gli aiuti affermarono che ogni giorno in Niger parecchi bambini morivano di<br />

fame.<br />

Nel marzo 2006 l'ONU incluse il Niger - il paese all'ultimo posto nel mondo, secondo gli indicatori di povertà e di<br />

sviluppo umano - tra i destinatari di una raccolta fondi per nazioni africane colpite da crisi alimentari. Gli operatori<br />

del settore affermavano che il paese viveva in una "cultura negazionista", mentre 1.000 bambini alla settimana erano<br />

accolti all'interno di programmi per i malnutriti. L'associazione Medici Senza Frontiere segnalò che, qualora i<br />

donatori non si fossero "frugati in fondo alle tasche", molti nigerini avrebbero dovuto affrontare parecchi mesi di<br />

disperazione. Un anno di cattivo raccolto, in Niger, taglia le scorte a gran parte della popolazione per i successivi due<br />

o tre anni.<br />

Il 1º settembre 2006 due giornalisti indipendenti, Maman Abou e Oumarou Keita, furono condannati a 18 mesi di<br />

prigione per pubblicazione di notizie false e diffamazione dello stato. L'articolo incriminato accusava il primo<br />

ministro Rama Amadou di "corteggiare l'Iran" nella sua corsa al nucleare. Ma il loro giornale La Républicain aveva<br />

denunciato a più riprese casi di cattiva gestione e di sottrazione di denaro pubblico da parte del governo, in<br />

particolare l'utilizzo fraudolento di fondi destinati a un programma decennale per l'educazione scolastica<br />

sponsorizzato anche dalla UE. Queste denunce giornalistiche avevano portato scompiglio nel governo con il<br />

siluramento di due ministri.<br />

Il 31 maggio del 2007 il Parlamento sfiduciò l'esecutivo del premier Amadou. Il presidente Tandja non indisse<br />

elezioni anticipate ma nominò come nuovo premier Seyni Oumarou poi sostituito, a seguito di elezioni parlamentari<br />

non positive per il suo partito (l'MSSD ottenne 47 seggi su 113), da Ali Badjo Gamatié dopo l'interim di Albadé<br />

Abouba<br />

Il 18 febbraio 2010 un colpo di stato rovescia il capo di stato Tandja Mamadou.


Campionato di calcio nigerino 114<br />

Campionato di calcio nigerino<br />

Il Campionato di calcio del Niger o Niger Premier League è la massima divisione calcistica in Niger. Il<br />

campionato nacque nel 1966. È composto da 14 squadre che si affrontano in gare di andata e ritorno.<br />

Niger Premier League - Squadre 2012<br />

• Akokana FC d'Arlit (Arlit)<br />

• Alkali Nassara (Zinder)<br />

• ASGNN (Niamey)<br />

• ASFAN (Niamey)<br />

• Dan Kassawa FC (Maradi)<br />

• Douanes Niamey (Niamey)<br />

• Espoir FC (Zinder)<br />

• Jangorzo FC (Maradi)<br />

• Nigelec (Niamey)<br />

• Olympic FC (Niamey)<br />

• AS Police (Niamey)<br />

• Sahel FC (Niamey)<br />

• Urana FC d'Arlit (Arlit)<br />

• Zumunta AC (Niamey)<br />

Albo d'oro<br />

• 1966: Secteur 6 (Niamey)<br />

• 1967: Secteur 6 (Niamey)<br />

• 1968: Secteur 6 (Niamey)<br />

• 1969: Secteur 6 (Niamey)<br />

• 1970: Secteur 6 (Niamey)<br />

• 1971: ASFAN (Niamey)<br />

• 1972: non disputato<br />

• 1973: Secteur 7 (Niamey)<br />

• 1974: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1975: ASFAN (Niamey)<br />

• 1976: Olympic FC (Niamey)<br />

• 1977: Olympic FC (Niamey)<br />

• 1978: Olympic FC (Niamey)<br />

• 1979: non disputato<br />

• 1980: AS Niamey (Niamey)<br />

• 1981: AS Niamey (Niamey)<br />

• 1982: AS Niamey (Niamey)<br />

• 1983: Jangorzo FC (Maradi)<br />

• 1984: Espoir FC (Zinder)<br />

• 1985: Zumunta AC (Niamey)<br />

• 1986: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1987: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1988: Zumunta AC (Niamey)<br />

• 1989: Olympic FC (Niamey)


Campionato di calcio nigerino 115<br />

• 1990: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1991: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1992: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1993: Zumunta AC (Niamey)<br />

• 1994: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1995: non disputato<br />

• 1996: Sahel SC (Niamey)<br />

• 1997/98: Olympic FC (Niamey)<br />

• 1999: Olympic FC (Niamey)<br />

• 2000: JS du Ténéré (Niamey)<br />

• 2001: JS du Ténéré (Niamey)<br />

• 2002: non disputato<br />

• 2003: Sahel SC (Niamey)<br />

• 2004: Sahel SC (Niamey)<br />

• 2005: AS-FNIS (Niamey)<br />

• 2006: AS-FNIS (Niamey)<br />

• 2007: Sahel SC (Niamey)<br />

• 2008: AS Police (Niamey)<br />

• 2009: Sahel SC (Niamey)<br />

• 2010: ASFAN (Niamey)<br />

• 2011: ASGNN (Niamey)<br />

Classifica scudetti<br />

Squadre Città Titoli Ultimo titolo<br />

Sahel SC Niamey 13 2009<br />

Olympic FC Niamey 11 1999<br />

AS Niamey Niamey 3 1982<br />

Zumunta AC Niamey 3 1993<br />

ASFAN Niamey 3 2010<br />

JS du Ténéré Niamey 2 2001<br />

AS-FNIS Niamey 2 2006<br />

Jangorzo FC Maradi 1 1983<br />

Espoir FC Zinder 1 1984<br />

AS Police Niamey 1 2008<br />

ASGNN Niamey 1 2011<br />

• Secteur 6 ha cambiato denominazione nel 1974 in Olympic FC<br />

• Secteur 7 ha cambiato denominazione nel 1974 in Sahel SC<br />

• AS-FNIS ha cambiato denominazione nel 2010 in ASGNN (Association Sportive des Gendarmerie Nationale<br />

Nigérienne)


Campionato di calcio nigerino 116<br />

Collegamenti esterni<br />

• RSSSF competition history [1]<br />

Note<br />

[1] http:/ / www. rsssf. com/ tablesn/ nigerchamp. html


Nigeria<br />

(dettagli)<br />

Nigeria<br />

Nigeria<br />

Unità e Forza, Pace e Progresso<br />

Dati amministrativi<br />

Nome completo Repubblica Federale della Nigeria<br />

Nome ufficiale Federal Republic of Nigeria<br />

Lingue ufficiali Inglese<br />

Capitale Abuja (1.078.700 ab.)<br />

Politica<br />

Forma di governo Repubblica federale<br />

Capo di Stato Goodluck Jonathan<br />

Indipendenza 1º ottobre 1960<br />

(dal Regno Unito)<br />

Ingresso nell'ONU 7 ottobre 1960<br />

Superficie<br />

Totale 923.768 km² (31º)<br />

% delle acque 1,4 %<br />

Popolazione<br />

Totale 158.092.542 ab. (2010) (9º)<br />

Densità 147 ab./km²<br />

Continente <strong>Africa</strong><br />

Fuso orario UTC +1<br />

Valuta Naira<br />

Geografia<br />

Economia<br />

PIL (PPA) 345.381 milioni di $ (32º)<br />

PIL pro capite (PPA) 2.422 $ (2010) (139º)<br />

ISU (2010) 0,423 (basso) (142º)<br />

TLD .ng<br />

Varie<br />

117


Nigeria 118<br />

Prefisso tel. +234 (007 dal Kenya e dall'Uganda)<br />

Sigla autom. WAN<br />

Inno nazionale Arise O Compatriots, Nigeria's Call Obey<br />

Festa nazionale<br />

La Nigeria, ufficialmente Repubblica Federale della Nigeria, è uno stato dell'<strong>Africa</strong> occidentale, il più popoloso<br />

del continente. Confina con il Benin ad ovest, il Ciad e il Camerun ad est, il Niger a nord e a sud si affaccia<br />

sull'Oceano Atlantico nel Golfo di Guinea. Settimo stato al mondo per popolazione, fa parte del Commonwealth of<br />

Nations. Le principali città, oltre all'attuale capitale Abuja (dal 1991) e a quella precedente, Lagos, sono: Abeokuta,<br />

Ibadan, Port Harcourt, Kano, Kaduna, Jos e Benin City.<br />

È una repubblica costituzionale di tipo federale comprendente 36 stati. Il territorio nigeriano è abitato sin dal 9.000<br />

a.C. e fu denominato Nigeria da Flora Shaw, futura moglie del Barone Lugard, nel XIX secolo. Dal punto di vista<br />

religioso la popolazione si divide quasi perfettamente tra cristiani e musulmani. L'economia dello stato è in forte<br />

crescita, come dimostrano i dati del Fondo Monetario Internazionale del 2008 e del 2009.<br />

Storia<br />

L'Impero di Kanem-Bornu vicino al Lago Chad dominò la Nigeria settentrionale per oltre 600 anni, prosperando<br />

come un terminale del commercio nord-sud tra i Berberi del Nord <strong>Africa</strong> e le popolazioni delle foreste. Nel XVIII<br />

secolo gli stati hausa, a base cittadina, erano sotto il controllo dei Fulani, solo in parte islamizzati. Contro i loro<br />

corrotti costumi si levò la predicazione di Usuman dan Fodio, anch'egli un fulani. Dopo alterne vicende, nel 1804,<br />

egli riuscì a vincere e a fondare un unico stato hausa che alla sua morte lasciò diviso tra il fratello (la parte<br />

occidentale con capitale Sokoto) ed il figlio. Il territorio hausa, cioè dove la lingua hausa è parlata come prima<br />

lingua, si estende anche alla parte meridionale del Niger, dove gli Hausa sono maggioritari. Sia i regni di Oyo nel<br />

sud-ovest che il Benin nel sud-est svilupparono elaborati sistemi di organizzazione politica nel XV, XVI e XVII<br />

secolo. I regni di Ife e di Benin ci hanno lasciato apprezzati prodotti artistici in avorio, legno, bronzo e ottone.<br />

Tra il XVII e il XIX secolo i viaggiatori e commercianti europei fondarono città portuali per incrementare la<br />

crescente tratta degli schiavi destinati alle Americhe. Materie prime e prodotti finiti sostituirono il commercio degli<br />

schiavi durante il XIX secolo.<br />

La Royal Niger Company fu fondata dal governo del Regno Unito nel 1886. La Nigeria divenne un protettorato<br />

britannico nel 1901, e colonia nel 1914. In risposta al crescente nazionalismo nigeriano che seguì la fine della<br />

Seconda guerra mondiale, I britannici guidarono la colonia verso l'autogoverno su base federale.


Nigeria 119<br />

Alla Nigeria fu concessa la completa indipendenza il 1º ottobre 1960, come una federazione di tre regioni, ognuna<br />

delle quali manteneva in misura sostanziale un margine di autogoverno.<br />

Nel 1966, due colpi di stato consecutivi messi in atto da due gruppi differenti di ufficiali militari portarono il paese<br />

sotto il controllo dei militari. I leader del secondo golpe cercarono di accrescere i poteri del governo federale, e<br />

rimpiazzarono i governi regionali con 12 governi statali. Gli Igbo, il gruppo etnico dominante nella regione orientale,<br />

dichiararono l'indipendenza della Repubblica del Biafra nel 1967, il che portò ad una sanguinosa guerra civile che si<br />

concluse con la loro sconfitta nel 1970.<br />

Nel 1975, un colpo di stato senza spargimento di sangue portò al potere Murtala Ramat Mohammed, che promise un<br />

rapido ritorno ad un governo civile del paese. Comunque, venne ucciso durante un tentativo fallito di colpo di stato,<br />

e gli successe il capo del suo staff, Olusegun Obasanjo. Una nuova costituzione venne ridisegnata nel 1977, e nel<br />

1979 si tennero nuove elezioni, sostanzialmente democratiche, vinte da Shehu Shagari.<br />

La Nigeria ricadde sotto governo militare nel 1983, dopo un colpo di stato che istituì il Consiglio Militare Supremo<br />

come nuovo organo di governo del paese. Dopo che le elezioni del 1993 vennero cancellate dal governo militare, il<br />

Generale Sani Abacha prese il potere. Quando, nel 1998, morì improvvisamente Abdulsalami Abubakar divenne<br />

leader del CMS, ora conosciuto come Consiglio Governante Provvisorio. Riconfermò l'autorità della costituzione del<br />

1979 e, nel 1999, la Nigeria elesse Olusegun Obasanjo alla carica di Presidente Federale nelle prime elezioni libere<br />

che si tenevano in 16 anni. Obsanjo e il suo partito sono riusciti inoltre a farsi riconfermare vincendo le turbolente<br />

elezioni del 2003. Nel mese di febbraio 2006 il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger (Mend) ha<br />

compiuto diversi attacchi a strutture petrolifere della regione, sia contro gli oleodotti che contro le piattaforme della<br />

Shell e dell'Agip, che sono culminati con il sequestro di tecnici stranieri (soprattutto italiani) che lavorano in quelle<br />

piattaforme. Il movimento chiede che le ricchezze petrolifere vengano distribuite alla popolazione. Le elezioni<br />

tenutesi il 21 aprile 2007 hanno decretato vincitore Umaru Yar'Adua, delfino dell'attuale presidente Obasanjo,<br />

originario dello stato di Katsina, musulmano. Le opposizioni hanno definito le elezioni "dei colossali brogli" ed<br />

anche vari osservatori internazionali hanno espresso pareri alquanto negativi riguardo alla regolarità delle elezioni.<br />

Geografia<br />

Morfologia<br />

La Nigeria si trova nel Golfo di Guinea, nell'<strong>Africa</strong> Occidentale. Le<br />

città principali sono concentrate nelle pianure del sud. La parte centrale<br />

del paese è formata da colline e altipiani. Il nord è prevalentemente<br />

occupato da pianure aride. I paesi confinanti sono Benin, Niger, Ciad e<br />

Camerun.<br />

Il territorio nigeriano ha una struttura piuttosto semplice; esso<br />

corrisponde a un antico piano che ha le sue parti eminenti nella sezione<br />

centro-settentrionale, dove affiorano, su vaste superfici, le formazioni<br />

cristalline archeozoiche dello zoccolo africano. Queste zone rilevate,<br />

che si configurano come una sorta di altopiano non molto elevato,<br />

Elefanti nello Yankari<br />

rappresentano i resti di un antico rilievo via via spianato dall'erosione, che ha subito dei ringiovanimenti nell'Era<br />

Cenozoica, quando si sono delineate o definite le depressioni che completano il quadro del territorio nigeriano, come<br />

riflesso del più vasto assestamento crostale del continente africano. Esse sono: quella meridionale affacciata alla<br />

costa, quella percorsa dal Niger e quella del suo affluente Benué, infine quella settentrionale che rientra nella dep<br />

ressione continentale interna del Ciad. In queste aree depressionarie le formazioni archeozoiche sono coperte da<br />

strati sedimentari dovuti alle ingressioni periodiche del mare: sono particolarmente rappresentate da depositi del


Nigeria 120<br />

Cretaceo nelle sezioni centrali (depressioni del Niger e del Benué), da coltri del Cenozoico nella fascia meridionale e<br />

infine da formazioni recenti nelle aree marginali sia a nord, nel bacino ciadiano, sia a sud, nella fascia costiera. Il<br />

quadro geografico della Nigeria si completa con le formazioni vulcaniche, la cui origine è legata agli stessi<br />

assestamenti crustali già ricordati, presenti soprattutto nella sezione centrale del Paese, dove l'Altopiano di Jos (o di<br />

Bauchi, 1.781 m) costituisce la parte più elevata del territorio nigeriano insieme con le dorsali più orientali (Monti<br />

Shebshi, 2.042 m). Dal punto di vista morfologico la Nigeria ha caratteristiche tipicamente africane, cioè profili<br />

maturi, aperti, rotti qua e là dalle eminenze di antichi rilievi residuali, da isolate alture granitiche, da antiche scarpate<br />

d'erosione. L'unica zona accidentata è quella centrale compresa tra il Niger e il Benué, il già ricordato Altopiano di<br />

Jos, solcato dalle valli che si irradiano verso le depressioni circostanti. Superfici estremamente piatte si hanno a nord,<br />

dove si trovano dune sabbiose fissate dalla vegetazione; il territorio si movimenta verso est, dove si hanno zone<br />

collinari e altopiani di rocce cristalline e in qualche caso, come nell'Altopiano di Biu, di rocce basaltiche. La sezione<br />

centro-meridionale presenta rilievi solo a ovest della confluenza del Niger e del Benué: caratteristiche intumescenze<br />

granitiche conferiscono un aspetto severo al paesaggio. Più a sud il rilievo si spegne progressivamente verso la fascia<br />

costiera, profonda in media 60–70 km, nella quale spicca la vasta superficie deltizia del Niger (circa 25 000 km²),<br />

che ha un fronte di 350 km ed è solcata da numerosi rami del fiume, i cosiddetti Oil Rivers, "fiumi dell'olio", perché<br />

attraversano una zona ricca di palme da olio. Al di fuori del delta la fascia costiera è orlata da lagune (la maggiore è<br />

quella di Lagos), che continuano quelle del litorale guineano.<br />

Idrografia<br />

La Nigeria è approssimativamente divisa in queste tre regioni dai fiumi Niger e Benue, che percorrono il paese da<br />

nord-est a sud-ovest, per poi confluire al centro del paese, non lontano dalla nuova capitale federale Abuja. A questo<br />

punto i due fiumi uniti scorrono verso sud in direzione dell'oceano atlantico, al cui incontro creano il delta del Niger.<br />

Clima<br />

Più che dalle componenti morfologiche, la varietà delle condizioni ambientali è determinata, in Nigeria, soprattutto<br />

dal clima. Esso varia da sud a nord secondo le modalità proprie delle vaste superfici continentali soggette ai ritmi<br />

stagionali alternati degli influssi delle masse d'aria marittime e continentali. Si hanno inverni asciutti ed estati<br />

piovose, con il progressivo attenuarsi verso nord degli apporti umidi oceanici. A questi è invece costantemente<br />

soggetta la fascia costiera e in particolare la regione deltizia del Niger, caratterizzata da un clima di tipo equatoriale.<br />

La stagione delle piogge dura da 4 a 7 mesi nella regione compresa tra i paralleli di 11º e 8º (da maggio o da giugno<br />

a settembre o a ottobre); dopo questo periodo succede la lunga stagione asciutta legata all'influsso dell'anticiclone<br />

sahariano che genera venti caratteristici, secchi, come l'harmattan. A sud di questa fascia la stagione piovosa dura<br />

circa 7 mesi. Nella zona costiera a clima equatoriale infine le piogge sono omogeneamente distribuite nel corso<br />

dell'anno, pur attenuandosi un poco nei mesi invernali. Nell'insieme dell'annata le precipitazioni raggiungono qui i<br />

2.500 mm; nella fascia intermedia oscillano tra i 1.000 e i 1.500 mm; infine nella fascia settentrionale passa no dai<br />

1.000 ai 500 mm verso nord. Per quanto riguarda i valori termici, si passa dalle medie equatoriali dei 25-26 °C della<br />

fascia costiera, ai 26-30 °C delle zone intermedie, in cui le oscillazioni sono più sensibili; nella parte settentrionale,<br />

infine, ai valori massimi di 38-41 °C si oppongono le medie minime di 13-16 °C. I massimi si verificano qui<br />

nell'imminenza della stagione delle piogge (aprile).


Nigeria 121<br />

Popolazioni<br />

Demografia<br />

Stato più popoloso dell'<strong>Africa</strong>, in Nigeria abita approssimativamente un quinto della popolazione dell'<strong>Africa</strong> intera.<br />

Nonostante meno del 25% dei Nigeriani viva in un'area urbana, all'incirca 24 città hanno più di 100.000 abitanti.<br />

Etnie<br />

La grande varietà di lingue, costumi e tradizioni tra i 250 gruppi etnici nigeriani danno al paese una ricca diversità. Il<br />

gruppo etnico dominante nel nord è quello degli Hausa-Fulani, la maggioranza dei quali è di religione islamica.<br />

La popolazione Yoruba è predominante nel sud-ovest. Di estrazione Yoruba è Olusegun Obasanjo, presidente dal<br />

1999 al 2006. L'etnia Igbo è invece predominante nell'area sud-orientale. Le popolazioni meridionali sono in<br />

maggioranza di religione cristiana.<br />

Yoruba, Hausa-Fulani e Igbo formano i cosiddetti Big Three che hanno caratterizzato la conflittualità politica e<br />

militare di tutta la storia indipendente nigeriana, a partire dal 1960. La questione fondamentale riguarda l'allocazione<br />

delle risorse e il power-sharing a livello politico-militare tra il Settentrione e il Meridione, questione che ha sempre<br />

visto uno squilibrio favorevole al nord musulmano, in contrasto con la maggior produttività, emancipazione culturale<br />

ed imprenditoriale del sud cristiano. L'allocazione ineguale delle risorse a livello regionale ha portato al conflitto<br />

civile più sanguinoso e turbolento della storia della Nigeria, ossia la guerra del Biafra del 1967, tentativo di<br />

secessione della regione sud-orientale abitata dall'etnia Igbo.<br />

Ancor oggi, la questione etnico-localistica è al centro del dibattito politico-economico del gigante africano, con<br />

particolare rilievo per le rivendicazioni delle minoranze del Delta del Niger, in testa Ijaw, Ilaje, Urhobo ed Ogoni,<br />

che sfociano in violenze contro la federazione e contro le multinazionali petrolifere installate nella regione, una su<br />

tutte la Shell, accusate di sfruttare economicamente le risorse petrolifere senza contribuire al mantenimento<br />

ecologico e non curanti di una giusta redistribuzione dei profitti. Di origine Ijaw è il movimento Ijaw Youth Council<br />

(IYC) che opera con interventi armati e con sequestri di personale tecnico delle raffinerie.<br />

Altri gruppi etnici minoritari del nord sono i Nupe, i Tiv, e i Kanuri. Nella Middle Belt troviamo Igbirra, Idoma,<br />

Igala e Birom.<br />

La frammentazione della Federazione Nigeriana (altrimenti detta balcanizzazione), altro non è che il tentativo di<br />

fornire maggior rappresentanza politica e potere economico ad ogni singola etnia. La balcanizzazione ha portato<br />

dalle 3 macroregioni post indipendenza (che rappresentavano i suddetti Big Three) ad un totale di 36 stati odierni.<br />

Attualmente, nel Delta del Niger, vi sono delle pressioni affinché siano creati 3 nuovi stati in rappresentanza di Ilaje,<br />

Urhobo e Ijaw, quali unica soluzione ai conflitti etnici che infiammano la regione.<br />

Religioni<br />

Gli Hausa-Fulani che vivono nel nord sono in maggioranza di religione islamica. Oltre la metà degli Yoruba (che<br />

vivono nel sud-ovest) è di religione cristiana e circa un quarto islamica, mentre la parte restante segue le religioni<br />

animiste tradizionali. Gli Igbo sono in grande maggioranza cristiani, e sono il gruppo etnico prevalente nel sud-est.<br />

Tra di essi i Cattolici di rito Romano sono predominanti, ma ci sono anche la Chiesa Anglicana, Pentecostale e altri<br />

culti Evangelici. In questa zona vivono anche altre comunità etniche di Efik, Ibibio/Annang, Edo e Ijaw, tutte<br />

cristiane in grande maggioranza. Negli anni recenti si è assistito a frequenti scontri violenti fra gruppi cristiani e<br />

islamici, particolarmente nel nord del paese dove, dopo vari pressioni, la legge islamica o Sharia è stata introdotta<br />

nell'ordinamento di alcuni stati settentrionali.


Nigeria 122<br />

Lingue<br />

La lingua di comunicazione utilizzata tra persone di etnie diverse è l'inglese, prevalentemente in una versione<br />

semplificata e africanizzata detta comunemente broken english o pidgin english. Molti nigeriani, oltre alla lingua<br />

madre della propria etnia, ne conoscono almeno una seconda. Hausa, yoruba e igbo sono le lingue nigeriane più<br />

parlate.<br />

Ordinamento dello Stato<br />

Suddivisione amministrativa<br />

La Nigeria è divisa in 36 stati e 1 territorio. Da segnalare che alcuni Stati sono dotati di Principi maomettani o<br />

Sultani. Il più importante Sultanato è Sokoto, il cui Sultano è ufficialmente la massima autorità islamica del Paese.<br />

Ogni stato elegge il proprio Governatore che nomina un Consiglio Esecutivo, e un Parlamento dell'assemblea<br />

unicamerale.<br />

Città principali<br />

• Abia<br />

• Adamawa<br />

• Akwa Ibom<br />

• Anambra<br />

• Bauchi<br />

• Bayelsa<br />

• Benue<br />

• Borno<br />

• Cross River<br />

• Delta<br />

• Ebonyi<br />

• Edo<br />

• Ekiti<br />

• Enugu<br />

• Gombe<br />

• Imo<br />

• Jigawa<br />

• Kaduna<br />

• Kano<br />

• Katsina<br />

• Kebbi<br />

• Kogi<br />

• Kwara<br />

• Lagos<br />

• Nassarawa<br />

• Niger<br />

• Ogun<br />

• Ondo<br />

• Osun<br />

• Oyo (stato)<br />

• Plateau<br />

• Rivers<br />

• Sokoto<br />

• Taraba<br />

• Yobe<br />

• Zamfara<br />

• Abuja Federal Capital Territory<br />

Nel 2010 la Nigeria conta 10 città con una popolazione superiore al milione, e circa 70 città con più di 100.000<br />

abitanti. I dati sulla popolazione non sono tuttavia sempre affidabili, dato che vengono spesso contestati e<br />

strumentalizzati per le tensioni etniche presenti nel paese [1] : Secondo il sito World Gazeteer [2] , le prime 10 città<br />

nigeriane sono:<br />

1. Lagos, 9.968.455 abitanti, circa 15.500.000<br />

nell'area metropolitana<br />

2. Ibadan, 5.175.223<br />

3. Benin City, 2.406.697<br />

4. Kano, 2.376.372, più di 3.500.000 nell'area<br />

metropolitana<br />

5. Port Harcourt, 2.100.711<br />

6. Kaduna, 2.061.175<br />

7. Aba, 1.597.296<br />

8. Abuja, capitale federale, 1.352.679<br />

9. Maiduguri, 1.126.195<br />

10. Ilorin, 1.084.681<br />

Panorama di Lagos, la maggiore città del paese


Nigeria 123<br />

Politica<br />

La Nigeria è una Repubblica Federale composta da 36 stati più il Territorio della Capitale Federale di Abuja.<br />

Economia<br />

L'economia nigeriana, ricca grazie al petrolio ma dipendente da esso,<br />

per lungo tempo intralciata dall'instabilità politica, dalla corruzione e<br />

dalle carenze nella gestione delle politiche macroeconomiche, sta ora<br />

subendo sostanziali riforme da parte della nuova amministrazione<br />

civile sostituitasi ai governi militari. I precedenti governanti (militari)<br />

della Nigeria non hanno perseguito la via della diversificazione<br />

dell'economia che resta quindi dipendente dal settore petrolifero, che<br />

fornisce il 30% del Pil, l'85% delle esportazioni (in valore) e<br />

approssimativamente il 65% delle entrate statali. Il settore agricolo<br />

rimane caratterizzato prevalentemente da un'agricoltura di sussistenza<br />

Acciaieria di Ajaokuta<br />

che non ha potuto far fronte alle necessità di una popolazione in rapida crescita; di conseguenza la Nigeria, che<br />

precedentemente era un grande esportatore netto di prodotti alimentari, ne è diventata ora un importatore. La caccia è<br />

molto praticata. È anche uno dei paesi più sviluppati industrialmente in tutta l'<strong>Africa</strong>.<br />

Le risorse minerarie includono, oltre al petrolio, carbone e stagno. I principali prodotti agricoli sono olio di palma,<br />

cocco, agrumi, mais, cassava, yam e canna da zucchero.<br />

Nel 1960 la Nigeria, un tempo nota come il Paese degli "oil rivers", era il primo produttore ed esportatore mondiale<br />

di olio di palma, ma all'inizio degli anni ottanta ne è diventato un paese importatore. Nel 1984 ha importato 110.000<br />

tonnellate di olio di palma dalla Malesia e l'anno successivo ha stipulato un contratto di approvvigionamento a lungo<br />

termine con questo Paese.<br />

La produzione di arachidi è crollata a partire dal 1975 e gli enti di commercializzazione dell'arachide, che nel 1972<br />

avevano acquistato circa 454.000 tonnellate di questo prodotto, nel 1978 ne hanno acquistate 50.<br />

La produzione di zucchero è aumentata molto a partire dal 1961, ma anche la sua richiesta interna e di conseguenza<br />

il saldo esportazioni-importazioni è diminuito drasticamente fra il 1970 e il 1980.<br />

Sanità<br />

Gli sforzi dell'Organizzazione mondiale della sanità per sradicare a livello mondiale la poliomielite sono stati in<br />

parte vanificati dal caos politico del paese. Nel nord della Nigeria, infatti, ha avuto luogo circa metà dei casi<br />

documentati di polio a livello mondiale nel 2003, ma i capi religiosi musulmani hanno ripetutamente inveito contro<br />

le vaccinazioni, denunciandole come un tentativo dei paesi occidentali per sterilizzare le ragazze musulmane<br />

nigeriane. Il programma nazionale di vaccinazioni venne sospeso in molti stati del nord nell'agosto del 2003, e da<br />

allora i casi sono quasi quintuplicati (119 casi nel primo trimestre del 2004, contro i 24 nell'intero 2003). Nel maggio<br />

2004, partendo dal nord della Nigeria, vari casi di polio sono stati segnalati anche in una serie di nazioni africane<br />

confinanti dove la poliomielite era stata precedentemente debellata totalmente con successo. Il 18 maggio 2004, lo<br />

stato di Kano ha acconsentito a riprendere il programma di vaccinazioni, utilizzando però solo vaccini prodotti in<br />

Indonesia, e non quelli prodotti negli USA.


Nigeria 124<br />

Arte<br />

L'arte nigeriana si può suddividere in alcune fasi ben precise: Nok, Igbo-Ukwu, Ife, Tsoede e Benin.<br />

L'arte di Nok, datata tra il 500 a.C. e il 200 d.C., realizzò le più antiche sculture in terracotta subsahariane note fino<br />

ad oggi. Sia la cultura sia l'arte connessa non sembrano rappresentare un punto zero di una tradizione artistica, in<br />

quanto le sculture sono già molto complesse e sofisticate e quindi gli esperti ipotizzano la presenza di una fase<br />

culturale precedente che abbia influenzato la cultura Nok. [3] Le sculture rintracciate appartengono ad un'area estesa<br />

cinquecento per centottanta chilometri a Nord dell'intersezione tra i fiumi Niger e Benue, e rappresentano soprattutto<br />

figure animali realistiche, ma anche scene prese dall'agricoltura, e questo fatto dimostra l'abilità degli scultori nel<br />

convertire immagini e idee ispirate dalla natura in prodotti solidi e duraturi nel tempo. La cultura di Nok amava gli<br />

ornamenti, come per esempio i grani decorativi. Lo stile di Nok mostra elementi peculiari, come per esempio il<br />

trattamento degli occhi e sopracciglio entrambi a semicerchio, il foro presente negli occhi, nelle narici, nelle labbra e<br />

nelle orecchie, la posizione anomala delle orecchie poste spesso dietro la testa, una grande raffinatezza delle<br />

rappresentazioni delle capigliature.<br />

L'arte di Igbo-Ukwu, compresa tra il IX secolo e il XI secolo, dedicò molto impegno alla produzione di oggetti di<br />

bronzo realizzati con grande padronanza della fusione a cera persa talvolta effettuata in fasi successive, oltre a vasi,<br />

catene di rame, braccialetti e ornamenti vari. Inoltre l'arte di Igbo-Ukwu sviluppò con molta cura le decorazioni<br />

funerarie e le perle vitree. L'originalità più evidente di questa arte fu il grande impegno profuso per le decorazioni<br />

superficiali, costituite da piccoli insetti o da sottili spirali.<br />

L'arte di Ife, iniziata con il XII secolo, è emblematicamente rappresentata dal reperto della testa in bronzo, scoperta<br />

nel 1910, e che dovrebbe raffigurare la divinità del mare Olokun. [3] Ai giorni nostri sono arrivate un buon numero di<br />

teste di terracotta e di bronzo, oltre ad un complesso di vasi e di altri oggetti trovati in un santuario della divinità del<br />

fiume Oshun. L'arte di Ife è una delle poche, tra quelle africane, a rappresentare la figura umana con grande realismo<br />

e abbonda dell'uso di maschere a fini cerimoniali. L'arte di Ife evidenzia qualche segno di continuità rispetto a quella<br />

precedente di Nok e qualche elemento di influenza sulle arti successive come quella Benin.<br />

L'arte di Tsoede, a partire dal XIII secolo si distinse per i famosi bronzi, composti da figure maschili, quali il<br />

guerriero, e femminili e di animali. La caratteristica di questa arte è l'asimmetricità delle figure e la loro<br />

proporzionalità realistica.<br />

L'arte Benin, dal XIV secolo al XVIII secolo, produsse innumerevoli sculture in avorio e in bronzo che sono<br />

conservate nei musei in tutto il mondo. Fu un'arte regale, dato che solo il re poteva commissionare le sculture di<br />

bronzo ed è suddivisibile in tre periodi: [4] quello Iniziale, il Medio e il Tardo. In quello Iniziale le teste tesero a<br />

simboleggiare più che a ritrarre i sovrani. Nel Periodo Medio, durante il quale furono realizzate le decorazioni del<br />

palazzo reale, che occupava quasi mezza città; le colonne di legno, che sostenevano il tetto, vennero impreziosite con<br />

placche bronzee raffiguranti scene di corte e mostrano un'evoluzione dello stile dal basso all'alto rilievo. Nel Periodo<br />

Tardo, le teste bronzee divennero più pesanti e servirono anche come base per zanne lunghe oltre il metro.


Nigeria 125<br />

Sport<br />

Il calcio è uno degli sport più praticati in Nigeria. Fra i calciatori nigeriani di livello internazionale si possono citare<br />

Jay-Jay Okocha, Taribo West, Obafemi Martins e Nwankwo Kanu. Tra gli sport più praticati ci sono la pallacanestro<br />

e il rugby.<br />

Personalità<br />

• John Ekemenzie Okoro, (nato il 21 agosto 1949), vescovo della Chiesa vetero-cattolica d'Austria.<br />

• Eddy Wata, cantante di genere dance.<br />

• Thomas Adeoye Lambo, direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, uno dei primi psichiatri operanti in<br />

<strong>Africa</strong>.<br />

• Wole Soyinka, Premio Nobel per la letteratura, poeta e drammaturgo.<br />

• Ken Saro-Wiwa, uno degli intellettuali più significativi dell'<strong>Africa</strong> postcoloniale.<br />

• Nneka, cantante.<br />

• Fela Kuti (15 October 1938–2 August 1997), uno degli artisti più significativi della Nigeria<br />

• Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice di famosi romanzi come 'Purple Hibiscus' e 'Half of a yellow sun'<br />

• Chinua Achebe, scrittore di romanzi fondamentali per la letteratura nigeriana, come 'Things Fall Apart' o 'Arrow<br />

of God'<br />

• P-Square, duo hip hop molto popolare in Nigeria e anche per una buona parte dell'<strong>Africa</strong><br />

Note<br />

[1] Felix Onuah. «Nigeria gives census result, avoids risky details» (http:/ / www. alertnet. org/ thenews/ newsdesk/ L29819278. htm), Reuters,<br />

29 dicembre 2006. URL consultato in data 23-11-2008.<br />

[2] www.World Gazeteer.com (http:/ / world-gazetteer. com/ wg. php?x=& men=gcis& lng=en& des=wg& geo=-158& srt=npan&<br />

col=abcdefghinoq& msz=1500& pt=c& va=& srt=pnan). Si veda anche www.geonames.org (http:/ / www. geonames. org/ NG/<br />

largest-cities-in-nigeria. html), che riporta dati differenti.<br />

[3] "Tesori dell'antica Nigeria", di Ekpo Eyo, a cura dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze, Firenze, 1984, pag.19-39<br />

[4] "Tesori dell'antica Nigeria", di Frank Willet, a cura dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze, Firenze, 1984, pag.41-64<br />

Bibliografia<br />

• ICOM, Red List, International Council of Museums (http:/ / icom. museum/ redlist/ afrique/ english/ intro. html)<br />

• Fabio Maniscalco, Archaeological Looting and the Protection of Cultural Property in Nigeria, in "Web Journal<br />

on Cultural Patrimony", vol. 1, 2006 (http:/ / www. webjournal. unior. it)<br />

• ICOM, Red List, International Council of Museums (http:/ / icom. museum/ redlist/ afrique/ english/ intro. html)<br />

• Fabio Maniscalco, Archaeological Looting and the Protection of Cultural Property in Nigeria, in "Web Journal<br />

on Cultural Patrimony", vol. 1, 2006 (http:/ / www. webjournal. unior. it)


Nigeria 126<br />

Voci correlate<br />

• Awareness League<br />

• Croce Rossa nigeriana<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Nigeria<br />

• Articolo su <strong>Wiki</strong>notizie: Nigeria: rilasciato l'italiano rapito<br />

Collegamenti esterni<br />

• L'associazione italiana che sostiene la Nigeria (http:/ / www. progettonigeria. it)<br />

• Scheda della Nigeria dal sito Viaggiare Sicuri (http:/ / www. viaggiaresicuri. mae. aci. it/ ?nigeria) - Sito curato<br />

dal Ministero degli Esteri e dall'ACI<br />

• Nigerian Government website (http:/ / www. nigeria. gov. ng/ )<br />

• Online Nigeria (http:/ / www. onlinenigeria. com)<br />

• Nigeria Web Portal (http:/ / www. nigeriannation. com)<br />

• Altre foto (http:/ / nigeriacom. cjb. net)<br />

• Website di discussione per Nigerians (http:/ / www. nairaland. com)<br />

• Nomi nigeriani ed il loro significato (http:/ / www. nigerian. name)<br />

Abuja<br />

Stato: Nigeria<br />

Stato federale: Abuja Federal Capital Territory<br />

Coordinate:<br />

Altitudine: 355 m s.l.m.<br />

Superficie: 713 km²<br />

Abuja<br />

9°04′00″N 7°28′00″E9.066667°N 7.483333°E [1] Coordinate: 9°04′00″N 7°28′00″E9.066667°N 7.483333°E [1]<br />

Abitanti : 182.418 [2] (2005)<br />

Status: Capitale della Nigeria e del Territorio della capitale federale


Abuja 127<br />

Abuja<br />

Sito istituzionale [3]<br />

Abuja è la capitale (182.400 abitanti) della Nigeria e dell'Abuja Federal Capital Territory. Fu decretata capitale dello<br />

stato il 12 dicembre 1991.<br />

Geografia fisica<br />

La città è situata nel centro geografico del paese e a nord della confluenza fra i fiumi Niger e Benue a circa a 480 km<br />

a nordest di Lagos, la capitale precedente. Confina con gli stati di Niger a ovest, Kaduna a nord-est, Plateau a est e<br />

sud e Kogi a sudovest.<br />

La città è situata al centro del Territorio della capitale federale, che ha un'estensione di 7.315 km quadrati.<br />

Storia<br />

Nel 1976 si decise di spostare la capitale federale da Lagos e fu scelto un territorio al centro del paese per la nuova<br />

capitale. Abuja divenne la capitale nel 1982, ma il riconoscimento ufficiale avvenne solo nel dicembre 1991.<br />

Monumenti e luoghi d'interesse<br />

La città, costruita nella sede di un pre-esistente piccolo insediamento urbano, fu progettata dall'architetto giapponese<br />

Kenzo Tange, la costruzione cominciò nel 1976 e continua tuttora a fasi alterne a causa della scarsità di<br />

finanziamenti. Una dei siti cittadini maggiormente frequentate durante il tempo libero, ed in ispecial modo nei<br />

week-end e nelle festività nazionali, è il Millennium Park, progettato dall' architetto italiano Manfredi Nicoletti.<br />

Società<br />

Religione<br />

Sul panorama cittadino svetta la Moschea nazionale. La città è anche sede sede dell'Arcidiocesi di Abuja. Un<br />

attentato terroristico condotto la notte di Natale 2011 contro la chiesa di Santa Teresa, alla periferia della città, ha<br />

provocato 27 morti [4] .


Abuja 128<br />

Cultura<br />

Università<br />

La città è sede dell'Università di Abuja fondata nel 1988.<br />

Geografia antropica<br />

Distretti<br />

Amministrativamente è divisa in sei distretti: Municipal, Abaji, Gwagwalada, Kuye, Bwari, Kwali<br />

Economia<br />

Da un punto di vista economico la città, costituita prevalentemente da edifici amministrativi, non ha attività rilevanti.<br />

Recentemente, comunque, alle porte dell'area urbana ed in adiacenza della costruenda tratta ferroviaria, che<br />

collegherà la capitale con Lagos e, in un secondo tempo, proseguirà verso nord è in corso di realizzazione il<br />

comprensorio commerciale-industriale di IDU. Quest'area già vedeva la presenza di insediamenti di strutture<br />

industriali di rilevanza nazionale ed internazionale ma in forma disaggregata ed in quasi totale assenza di idonee<br />

opere infrastrutturali in grado di valorizzare ed esaltare appieno il potenziale delle realtà ivi operanti.<br />

Infrastrutture e trasporti<br />

Aeroporti<br />

La città è servita dall'aeroporto di Abuja-Nnamdi Azikwe.<br />

Note<br />

[1] http:/ / toolserver. org/ ~geohack/ geohack. php?pagename=Abuja& language=it& params=9. 066667_N_7. 483333_E_<br />

[2] world-gazetteer (http:/ / www. world-gazetteer. com/ wg. php?x=& men=gcis& lng=en& dat=32& geo=-158& srt=npan& col=aohdq&<br />

pt=c& va=x)<br />

[3] http:/ / www. abujacity. com/ home. htm<br />

[4] Terrore in Nigeria, bombe contro chiese cattoliche durante la messa di Natale (http:/ / www. corriere. it/ esteri/ 11_dicembre_25/<br />

bomba-nigeria-natale_03bd6d72-2ed0-11e1-95dc-af938f95d8a0. shtml)<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Abuja<br />

• Articolo su <strong>Wiki</strong>notizie: Attacco armato a un insediamento dell' AGIP in Nigeria 7 dicembre<br />

Collegamenti esterni<br />

• Google-Maps (http:/ / maps. google. com/ maps?ll=9. 059550,7. 489586& spn=0. 1,0. 1& t=k)


Storia della Nigeria 129<br />

Storia della Nigeria<br />

La storia della Nigeria ebbe inizio molto prima dell'epoca coloniale.<br />

Più di 2.000 anni fa, la civiltà Nok nel territorio ora compreso nello stato di Plateau, lavorava il ferro e produsse<br />

sofisticate sculture in terracotta. Nelle città settentrionali di Kano e Katsina, la presenza dell'uomo è documentata a<br />

partire dal I millennio a.C. Nei secoli che seguirono, questi regni Hausa e l'impero Bornu vicino al Lago Ciad<br />

prosperarono in quanto importanti crocevia dei commerci nord-sud tra i Berberi del Nord <strong>Africa</strong> e le popolazioni<br />

delle foreste, che scambiavano schiavi, avorio e noci di kola per sale, perline di vetro, corallo, vestiti, armi, barre di<br />

ottone e conchiglie dette cauri, usate come moneta.<br />

Nel sud-ovest, il regno Yoruba di Oyo fu fondato attorno al 1400, ed ebbe il suo momento di massima importanza tra<br />

il XVII e il XIX secolo, raggiungendo un alto livello di organizzazione politica e una notevole estensione, arrivando<br />

a comprendere territori che arrivavano fino al moderno Togo. Nella parte centrale del sud dell'odierna Nigeria,<br />

attorno al XV e XVI secolo, il Regno del Benin aveva sviluppato un esercito efficiente, un elaborato cerimoniale di<br />

corte ed un artigianato i cui lavori in avorio, legno, bronzo ed ottone sono apprezzati a livello mondiale ancora oggi.<br />

Tra il XVII e il XIX secolo, gli esploratori e commercianti europei fondarono città portuali per accrescere la tratta<br />

degli schiavi destinati alle Americhe. Il commercio di beni, in particolar modo olio di palma e legname,<br />

rimpiazzarono la tratta degli schiavi durante il XIX secolo, in particolare grazie alle azioni antischiavismo della<br />

Marina Britannica. All'inizio del XIX secolo, Usman dan Fodio a capo dei Fulani raccolse gran parte del nord sotto il<br />

debole controllo di un Impero Fulani islamico che aveva il proprio centro a Sokoto.<br />

Una sfera di influenza inglese<br />

A seguito delle guerre napoleoniche, i britannici diedero forte espansione al commercio con i territori posti<br />

all'interno della Nigeria. Nel 1885 le rivendicazioni britanniche riguardo ad una propria sfera di influenza in<br />

quell'area ricevettero riconoscimento internazionale e l'anno seguente venne creata la Royal Niger Company. Nel<br />

1900 i territori della Compagnia finirono sotto il controllo del Governo Britannico, che si muoveva per consolidare il<br />

proprio controllo sull'area della moderna Nigeria. Il 1º gennaio 1901 la Nigeria divenne un protettorato del Regno<br />

Unito.<br />

Nel 1914 l'area venne definitivamente annessa come "Colonia e protettorato della Nigeria". Dal punto di vista<br />

amministrativo, la Nigeria rimaneva divisa nelle province del nord e del sud, e nella colonia di Lagos. Una<br />

educazione di tipo occidentale e lo sviluppo di una struttura economica moderna procedettero più rapidamente al sud<br />

che al nord, il che portò a conseguenze che pesano ancor oggi nella vita politica della Nigeria. In risposta al crescente<br />

nazionalismo nigeriano e alle conseguenti richieste di indipendenza che seguirono la fine della Seconda guerra<br />

Mondiale, I britannici guidarono la colonia verso l'autogoverno su base rappresentativa e federale tramite<br />

l'approvazione di successive costituzioni.<br />

Indipendenza<br />

Alla Nigeria fu riconosciuta la piena indipendenza nell'ottobre del 1960, come federazione di tre regioni<br />

(settentrionale, occidentale ed orientale) guidata da una costituzione che prevedeva una forma di governo di tipo<br />

parlamentare. La costituzione garantiva inoltre a ognuna delle tre regioni una misura sostanziale di autogoverno. Al<br />

governo federale vennero dati poteri esclusivi per quanto riguardava la difesa e la sicurezza, i rapporti internazionali,<br />

e le politiche commerciali e fiscali. I partiti politici che si andavano costituendo riflettevano la divisione del paese<br />

nelle tre principali etnie. L'NPC, (Nigerian people's Congress), rappresentava gli interessi dei conservatori,<br />

musulmani hausa, e aveva il predominio nella regione settentrionale. L'NCNC (National Convention of Nigerian<br />

Citizens), era dominato dagli igbo e dai cristiani, e aveva il proprio centro di potere nella regione orientale, mentre<br />

l'AG (Action Group) era un partito collocabile alla sinistra dello spettro politico che controllava l'ovest Yoruba. Il


Storia della Nigeria 130<br />

primo governo nazionale post-coloniale venne formato da un'alleanza conservatrice tra il NCNC e il NPC, e Sir<br />

Abubakar Tafawa Balewa, di etnia Hausa, divenne il 1° Primo ministro della Nigeria indipendente. L'AG dominato<br />

dagli Yoruba rimase all'opposizione, guidato dal suo leader carismatico, Chief Obafemi Awolowo<br />

La Prima Repubblica<br />

Nell'ottobre 1963, la Nigeria modificò le proprie relazioni con il Regno Unito proclamandosi Repubblica Federale.<br />

Nnamdi Azikiwe, l'ultimo Governatore Generale, divenne il primo Presidente del paese. Nello stesso anno venne<br />

istituita una quarta regione, il centro-ovest. Fin dall'inizio, le tensioni etniche, regionali e religiose vennero fomentate<br />

dalle significative differenze nello sviluppo economico e di sistema educativo tra nord e sud. L' AG venne spodestato<br />

dal potere nella regione occidentale dal Governo Federale, ed un nuovo partito Yoruba, conservatore e<br />

filogovernativo, l'NNDP, prese il controllo della regione. Poco dopo, il capo del partito di opposizione AG , Chief<br />

Obafemi Awolowo, fu imprigionato per una accusa di tradimento, la cui infondatezza sarà in seguito provata.<br />

Le elezioni nazionali del 1965 produssero un sostanzioso riallineamento delle forze politiche e un risultato<br />

contraddittorio e contestato che portò il paese sull'orlo della guerra civile. Il partito dominante, l'NPC con base nella<br />

parte settentrionale del paese, creò un'alleanza conservatrice con il nuovo NNDP Yoruba, lasciando che il partito<br />

Igbo NCNC si alleasse con ciò che rimaneva dell'AG (Action Group) in uno schieramento progressista. Durante le<br />

operazioni di voto, furono denunciati estesi brogli elettorali. Le maggiori sommosse ebbero luogo nell'ovest Yoruba,<br />

dove gli abitanti che parteggiavano in stragrande maggioranza per l'AG scoprirono di avere apparentemente eletto<br />

rappresentanti del NNDP filogovernativi. Da principio fu minacciata una crisi costituzionale, poiché il Presidente<br />

Azikiwe si rifiutava di accettare il risultato elettorale.<br />

Il 15 gennaio 1966, un piccolo gruppo di ufficiali dell'esercito, in maggioranza Igbo del sud, rovesciò il governo<br />

dell'NPC-NNDP e assassinò il primo ministro del governo federale e i governatori delle regioni settentrionale ed<br />

occidentale. Il governo militare federale che assunse il potere sotto la guida del generale Aguyi Ironsi, mancò della<br />

capacità di smorzare le tensioni etniche e di produrre una costituzione che fosse accettabile per le varie anime del<br />

paese. In sostanza, gli sforzi di abolire la struttura federale accesero ancora di più le tensioni e portarono in luglio ad<br />

un nuovo colpo di stato messo, questa volta messo in atto da ufficiali in larga parte di provenienza settentrionale.<br />

Questo secondo golpe stabilì la leadership del Maggiore Generale Yakubu Gowon. Il conseguente massacro di<br />

migliaia di cittadini di etnia igbo nel nord del paese, spinse centinaia di migliaia di loro a tornare nel sud-est, dove<br />

emersero e presero sempre più forza sentimenti e progetti secessionistici da parte dell'etnia igbo.<br />

Con una mossa che diede maggior autonomia ai gruppi etnici minoritari, il governo militare divise le quattro regioni<br />

in 12 stati. Gli Igbo rigettarono i tentativi di revisione costituzionale e chiesero invece una completa autonomia per la<br />

parte orientale del paese. Infine il 29 maggio del 1967, il luogotenente colonnello Emeka Ojukwu, governatore<br />

militare della regione orientale che si era messo a capo del movimento secessionista Igbo,dichiarò l'indipendenza<br />

della regione orientale con il nome di "Repubblica del Biafra". La conseguente guerra civile Nigeriana fu molto<br />

aspra e sanguinosa, e terminò con la sconfitta del Biafra nel 1970.<br />

Finita la guerra civile, la riconciliazione fu rapida e tangibile, e grazie anche a ciò il paese imboccò la strada dello<br />

sviluppo economico. Gli attivi della bilancia commerciale e le entrate governative aumentarono in maniera<br />

sostanziale grazie alla crescita del prezzo del petrolio degli anni 1973-1974. Il 29 luglio del 1975, il generale Murtala<br />

Ramat Mohammed e un gruppo di ufficiali suoi seguaci fecero un golpe senza spargimento di sangue, accusando il<br />

governo militare del generale Yakubu Gowon di ritardare il promeso ritorno al governo civile, e di essere diventato<br />

corrotto e inefficiente. Il generale Muhammed rimpiazzò migliaia di impiegati pubblici e annunciò per il 1º ottobre<br />

un programma per il ritorno al governo civile. Annunciò inoltre l'intenzione del governo di creare ulteriori nuovi stati<br />

e di costruire una nuova capitale federale, Abuja, al centro del paese.<br />

Il generale Muhammed fu assassinato il 13 febbraio 1976, durante un tentativo fallito di colpo di stato. Il capo del<br />

suo staff, il luogotenente generale Olusegun Obasanjo, divenne il nuovo capo di Stato. Obasanjo aderì<br />

meticolosamente al programma per il ritorno al governo civile, attuando contemporaneamente una modernizzazione


Storia della Nigeria 131<br />

delle forze armate e tentando di utilizzare le entrate date dalle esportazioni del petrolio per diversificare e sviluppare<br />

l'economia del paese. Nel 1976 vennero creati sette nuovi Stati, portando quindi il totale a 19. Il processo di<br />

creazione di nuovi Stati era destinato a continuare fino al 1996, portando il numero totale attuale a 36.<br />

La Seconda Repubblica<br />

Nel 1977 venne eletta una assemblea costituente per disegnare una nuova costituzione, che fu pubblicata il 21<br />

settembre del 1978, giorno in cui fu anche tolto il bando sulle attività politiche istituito dal governo militare. Si<br />

formarono nuovi partiti politici, e vennero presentati i candidati per le cariche di presidente e vice-presidente, per i<br />

seggi delle due camere dell'Assemblea nazionale, per le cariche di governatori degli stati e per i seggi delle<br />

assemblee statali. Nel 1979 cinque partiti politici presero parte alle competizioni elettorali che elessero presidente<br />

federale il settentrionale Alhaji Shehu Shagari del NPN. Tutti e cinque i partiti ebbero una rappresentanza<br />

nell'Assemblea Nazionale.<br />

Nell'agosto del 1983, Shagari e il NPN riportarono una schiacciante vittoria con una maggioranza assoluta dei seggi<br />

nella Assemblea Nazionale e il controllo del governo di dodici Stati. Ma le elezioni furono segnate da violenza e le<br />

accuse di estesi brogli elettorali portarono a battaglie legali sui risultati.<br />

Il 31 dicembre 1983 il potere militare fece cadere la Seconda Repubblica. Il maggior generale Muhammadu Buhari<br />

emerse come leader del Consiglio Militare Supremo (SMC), il nuovo corpo che governava il paese. Cambiò il<br />

governo civile con una cattiva gestione dell'economia, corruzione diffusa, frodi elettorali e una generale mancanza di<br />

attenzione verso i problemi dei cittadini. Promise inoltre di riportare prosperità in Nigeria e di diportare il governo<br />

sotto il controllo dei civili, ma dimostrò di non riuscire ad affrontare i duri problemi economici della Nigeria. Il<br />

governo di Buhari fu rovesciato pacificamente dal terzo membro per importanza dell'SMC, il capo di Stato Maggiore<br />

dell'esercito, maggior generale Ibrahim Babangida, nell'agosto del 1985.<br />

Babangida denunciò gli abusi di potere, le violazioni dei diritti civili da parte di ufficiali di primo piano dell'SMC, e<br />

il fallimento del governo nell'affrontare la crisi economica che stava degenerando come giustificazioni per aver preso<br />

il potere. Già durante i primi giorni della sua permanenza al potere, il Presidente Babangida andò verso una<br />

restaurazione della libertà di stampa e il rilascio dei detenuti politici che venivano trattenuti senza motivo legale. Tra<br />

le misure facenti parte di un piano economico di emergenza della durata prevista di 15 mesi, annunciò strungenti<br />

tagli agli stipendi per il settore militare, la polizia e i dipendenti pubblici in generale, e cercò di stimolare misure<br />

simili nel settore privato. Venne messo il bando sulle importazioni di riso, mais e successivamente anche di<br />

frumento. Il Presidente Babangida dimostrò il suo intento di incoraggiare la pubblica partecipazione nel processo<br />

decisionale del governo, aprendo un dibattito a livello nazionale sulle riforme economiche proposte e sulle misure<br />

per arrivare ad una ripresa. La risposta pubblica convinse Babangida della forte opposizione ad un pacchetto di<br />

misure economiche proposto che dipendeva da un prestito del Fondo Monetario Internazionale (FMI).<br />

Il fallimento della Terza Repubblica<br />

Il Presidente Babangida promise di restituire il governo del paese ai civili nel 1990; questo limite fu successivamente<br />

posticipato al gennaio 1993. All'inizio del 1989, una assemblea costituente completò il lavoro sul testo di una<br />

costituzione per la Terza Repubblica. Nella primavera del 1989 venne di nuovo permessa l'attività politica.<br />

Nell'ottobre dello stesso anno vennero fondati due partiti come base per la vita politica: il National Republican<br />

Convention (NRC), che doveva posizionarsi nella destra moderata, e il Social Democratic (SDP), partito di sinistra<br />

moderata. Non fu permessa dal governo di Babangida l'iscrizione di altri partiti.<br />

Nell'aprile del 1990 degli ufficiali di medio rango tentarono di rovesciare il governo di Babangida. Il golpe fallì, e 69<br />

cospiratori vennero successivamente giustiziati a seguito di un processo segreto davanti ai tribunali militari. La<br />

transizione riprese dopo il fallito golpe. Nel dicembre 1990 vennero tenute elezioni per i consigli di governo locali. Il<br />

cambio di regime procedeva lentamente, non ci furono episodi di violenza di rilievo ed entrambi i partiti riuscirono


Storia della Nigeria 132<br />

ad avere consensi in tutte le regioni del paese, con una prevalenza di vittorie dell'SPD per il controllo di consigli di<br />

governo locali.<br />

Nel dicembre 1991 si tennero in tutto il paese elezioni legislative per i governi degli stati. Babangida decretò nello<br />

stesso mese che i politici precedentemente messi al bando dall'attività pubblica per ragioni di parte avrebbero potuto<br />

partecipare alle elezioni primarie previste per l'agosto del 1992. Queste, però, vennero cancellate a causa di frodi, ed<br />

anche la tornata elettorale prevista per settembre venne annullata. A tutti i candidati che si erano presentati fu<br />

impedito di ricandidarsi alla carica di presidente una volta che fosse statomesso a punto un nuovo meccanismo<br />

elettorale. Le elezioni presidenziali ebbero infine luogo il 12 giugno del 1993, con la previsione dell'effettivo<br />

passaggio di potere al nuovo presidente per il 27 agosto dello stesso anno, l'ottavo anniversario dell'arrivo al potere<br />

del presidente Babangida.<br />

Nelle storiche elezioni presidenziali del 12 giugno 1993, che molti osservatori ritennero essere le elezioni più<br />

regolari della storia della Nigeria, le prime indicazioni di voto davano una netta vittoria al ricco uomo d'affari<br />

Yoruba M.K.O. Abiola. Il 23 giugno Babangida, usando a pretesto svariate azioni legali pendenti, annullò le elezioni<br />

portando la Nigeria al caos. Più di 100 persone vennero uccise nelle rivolte, prima che Babangida accettasse di<br />

passare il potere ad un "governo ad interim" il 27 agosto 1993. Babangida tentò quindi di rinnegare la sua decisione.<br />

Rimasto senza il supporto militare e popolare, fu costretto a lasciare il potere a Ernest Shonekan, un uomo di affari di<br />

primo piano considerato super partes. Shonekan avrebbe dovuto governare fino alle successive elezioni,<br />

programmate per il febbraio 1994. Nonostante avesse guidato il Consiglio di transizione di Babangida già dall'inizio<br />

del 1993, Shonekan non ebbe la capacità di invertire la tendenza dei sempre crescenti problemi economici del paese,<br />

o di limitare la tensione politica.<br />

Mentre il paese scivolava lentamente verso il caos, il Ministro della Difesa Sani Abacha assunse rapidamente il<br />

potere e forzò le dimissioni di Shonekan il 17 novembre 1993. Abacha sciolse tutte le istituzioni politiche<br />

democratiche e rimpiazzò tutti i governatori eletti con ufficiali militari. Promise il ritorno del governo al controllo<br />

civile, ma si rifiutò sempre di stabilire un programma, fino al suo discorso per il giorno dell'indipendenza del 1<br />

ottobre 1995.<br />

A seguito dell'annullamento delle elezioni del 12 giugno gli Stati Uniti, seguiti da altre nazioni, imposero una serie di<br />

sanzioni alla Nigeria, tra le quali restrizioni ai movimenti degli ufficiali governativi e delle loro famiglie, e la<br />

sospensione delle vendite di armi e dell'assistenza militare. Ulteriori sanzioni vennero comminate in conseguenza<br />

della non chiara gestione da parte della Nigeria della lotta al traffico di droga. Inoltre, il 11 agosto 1993 i voli diretti<br />

tra la Nigeria e gli Stati Uniti vennero sospesi, poiché il responsabile dei trasporti dichiarò che l'aeroporto<br />

internazionale Murtala Mohammed di Lagos non soddisfaceva gli standard di sicurezza stabiliti dalla FAA. La FAA<br />

certificò la sicurezza dell'aeroporto nel dicembre 1999, riaprendo la possibilità di voli diretti verso gli aeroporti<br />

statunitensi.<br />

Nonostante l'avvento al potere di Abacha fosse inizialmente visto positivamente da molti Nigeriani, il disincanto<br />

crebbe rapidamente. Molte figure dell'opposizione si unirono a formare una nuova organizzazione, la National<br />

Democratic Coalition (NADECO), che chiese l'immediato ritorno del potere ai civili. Il governo arrestò i membri del<br />

NADECO che tentarono di riunire il Senato e le altre istituzioni democratiche che erano state cancellate. La maggior<br />

parte dei nigeriani boicottò le elezioni tenute il 23-28 maggio 1994, per eleggere i delegati alla conferenza<br />

costituzionale sponsorizzata dal governo.<br />

L'11 giugno 1994, usando il lavoro di preparazione abbozzato dal NADECO, Abiola si autoproclamò presidente ed<br />

entrò in clandestinità. Ne riemerse e venne immediatamente arrestato il 23 giugno Con Abiola in prigione e gli umori<br />

in subbuglio, Abacha riunì il 27 giugno la Conferenza Costituzionale, che però ando quasi subito in vacanza e non si<br />

riunì fino all'11 giugno 1994.<br />

Il 4 luglio un sindacato dei lavoratori del settore petrolifero indisse uno sciopero chiedendo ad Abacha di scarcerare<br />

Abiola ed affidargli il comando del paese. Altri sindacati si unirono nello sciopero che portò la vita economica<br />

dell'area intorno a Lagos e nel sud-ovest ad una situazione di stallo. Dopo avere annullato uno sciopero generale che


Storia della Nigeria 133<br />

era stato minacciato per luglio, il Nigeria Labor Congress (NLC) riconsiderò uno sciopero generale in agosto, dopo<br />

che il governo aveva imposto delle condizioni per il rilascio di Abiola. Il 17 agosto 1994 il governo destituì i capi<br />

dell' NLC e dei sindacati del settore petrolifero, metendo al loro posto degli amministratori di nomina governativa, e<br />

arrestò Frank Kokori e altri leader dei lavoratori. Nonostante i sindacati che erano in sciopero fossero tornati al<br />

lavoro, il governo continuò ad arrestare gli oppositori, a chiudere gli organi di informazione e colpì duramente ogni<br />

tipo di opposizione.<br />

Il governo denunciò all'inizio del 1995 che una quarantina tra ufficiali militari e civili erano implicati in un<br />

complotto finalizzato ad un golpe. Gli ufficiali di sicurezza accerchiarono rapidamente gli accusati, fra i quali il<br />

precedente capo di stato Obasanjo e il suo braccio destro, il ritirato Generale Shehu Musa Yar'Adua. Dopo un<br />

processo segreto, la maggior parte degli accusati venne arrestata e vennero emesse varie condanne a morte. Il<br />

tribunale accusò, incarcerò ed emise sentenze di pena capitale nei confronti di attivisti per i diritti umani di primo<br />

piano, giornalisti e familiari degli accusati, tutti per sospette attività anti regime. In ottobre il governo annunciò che il<br />

Provisional Ruling Council (PRC) e Abacha avevano approvato la sentenza finale per coloro che erano imprigionati<br />

per l'accusa di complotto.<br />

Alla fine del 1994 il governo istituì un Tribunale speciale per i disordini civili nella regione degli Ogoni per<br />

processare l'importante scrittore e attivista del Movimento per la sopravvivenza del popolo Ogoni Ken Saro-Wiwa e<br />

altre persone per l'accusa di avere assassinato quattro politici Ogoni di spicco nel maggio 1994. Saro-Wiwa e altre 14<br />

persone si dichiararono innocenti dall'accusa di essere i mandanti degli omicidi. il 31 ottobre 1995 il tribunale<br />

condannò Saro-Wiwa e otto altre persone all'impiccagione. All'inizio di novembre Abacha e il PRC confermarono la<br />

sentenza capitale. L'esecuzione di Saro-Wiwa e degli otto coimputati ebbe luogo il 10 di novembre.<br />

Il 1 ottobre 1995 in un discorso alla nazione, il Gen. Sani Abacha annunciò il programma per il ritorno al potere<br />

civile in tre anni. Solo cinque dei partiti politici che tentarono di essere iscritti furono accettati dal governo. Nelle<br />

elezioni locali tenute nel dicembre 1997, l'affluenza fu sotto al 10%. Quando nell'aprile 1998 si tennero le elezioni<br />

delle assemblee statali e per i governatori, tutti e cinque i partiti ammessi alle competizioni elettorali avevano<br />

indicato Abacha come proprio candidato alla presidenza attraverso assemblee di partito controverse. La reazione<br />

pubblica a questo nuovo sviluppo nel processo di transizione democratica fu l'apatia e un quasi totale boicottaggio<br />

delle elezioni.<br />

Il 21 dicembre 1997, il governo annunciò l'arresto del secondo ufficiale militare del paese per rango, Luogotenente<br />

Generale Oladipo Diya, di 10 altri ufficiali, e otto civili con l'accusa di aver tentato un colpo di stato.<br />

Successivamente, il governo arrestò un gran numero di altre persone che avrebbero avuto un ruolo nel tentativo di<br />

complotto e in aprile portò gli accusati davanti ad un tribunale militare che condannò Diya e altre otto persone alla<br />

pena capitale.<br />

Durante il regime di Abacha, il governo continuò a rinforzare la sua arbitraria autorità attraverso il sistema di<br />

sicurezza federale, l'esercito, i servizi di sicurezza statali e i tribunali. Sotto la guida di Abacha, tutti gli apparati di<br />

sicurezza commisero seri abusi dei diritti umani. Dopo la presa del potere da parte di Abubakar e il consolidamento<br />

del supporto all'interno del PRC, gli abusi dei diritti umani diminuirono. Altri problemi connessi ai diritti umani<br />

erano la limitazione della libertà di parola, di stampa, di associazione, di riunione e dei movimenti; la violenza e la<br />

discriminazione contro le donne; la mutilazione genitale femminile o infibulazione.<br />

I diritti dei lavoratori erano colpiti, dato che il governo continuava a interferire con le organizzazioni sindacali<br />

restringendo la libertà di associazione e di movimento per i lavoratori. Dopo il suo avvento al potere nel giugno<br />

1998, il governo di Abubakar fece numerosi ed importanti passi verso il ripristino dei diritti dei lavoratori e della<br />

libertà di associazione per i sindacati, che erano stati fortemente colpiti tra il 1993 e il 1998 sotto il regime di<br />

Abacha. Il governo di Abubakar rilasciò due importanti leader di sindacati del settore petrolifero che erano stati<br />

imprigionati, Frank Kokori e Milton Dabibi; abolì due decreti che avevano rimosso i leader eletti del Nigeria Labour<br />

Congress e delle associazioni sindacali del settore petrolifero; permise quindi nuove libere elezioni per queste<br />

cariche.


Storia della Nigeria 134<br />

La transizione verso il governo dei civili sotto Abubakar<br />

Abacha, che certamente sarebbe stato eletto come presidente civile del paese nelle elezioni del 1 ottobre 1998, morì<br />

improvvisamente di infarto l'8 giugno dello stesso anno. Fu sostituito dal Generale Abdulsalami Abubakar, che era il<br />

terzo nella catena di comando dopo l'arresto di Diya. Il PRC, guidato dal nuovo capo di stato Abubakar, modificò le<br />

sentenze di coloro che erano stati accusati e condannati per i presunti tentativi di colpo di stato nel 1997 e a luglio<br />

del 1998. Nel marzo 1999, Diya e altri 54 accusati o detenuti per i golpe del 1990, 1995 e 1997 furono rilasciati. A<br />

seguito della morte del precedente capo di stato Abacha in giugno, la Nigeria rilasciò quasi tutti i prigionieri politici,<br />

incluso Abiola, che ancora rivendicava il proprio diritto alla presidenza, e che a sua volta morì nell'agosto dello<br />

stesso anno, subito dopo essere uscito di prigione.<br />

Sia durante il governo di Abacha, che durante quello di Abubakar, l'organo principale nel governo della Nigeria fu il<br />

Provisional Ruling Council (PRC), composto da soli militari, che governava per decreto. Il PRC sorvegliava il<br />

consiglio federale esecutivo di 32 membri, composto da civili e militari. Mancando ancora la promulgazione della<br />

costituzione scritta dalla conferenza costituzionale del 1995, il governo osservò le disposizione delle costituzioni del<br />

1979 e 1989. Né Abacha, né Abubakar tolsero il decreto che aveva sospeso la costituzione del 1979, e la costituzione<br />

del 1989 non venne completata. L'autorità e l'indipendenza del potere giudiziario fu limitata in maniera significativa<br />

durante l'era di Abacha dal regime militare che si arrogava il potere giudiziario e la proibizione di qualsiasi giudizio<br />

da parte di una corte giudicante sulle proprie azioni. Il sistema giudiziario continuò ad essere afflitto dalla corruzione<br />

e dalla mancanza di risorse dopo la morte di Abacha. Nel tentativo di alleviare questi problemi, il governo di<br />

Abubakar aumentò le paghe dei dipendenti pubblici del settore e fece altre riforme.<br />

Nell'agosto del 1998, il governo di Abubakar nominò la Commissione elettorale indipendente nazionale (INEC) per<br />

condurre elezioni per i consigli dei governi locali, delle assemblee statali e dei governatori, dell'assemblea federale e<br />

del presidente. L' INEC tenne con successo queste elezioni il 5 dicembre 1998, il 9 gennaio 1999, il 20 e 27 febbraio<br />

1999. Per le elezioni locali, fu garantita la partecipazione ad un totale di nove partiti, solamente tre dei quali però<br />

avevano le caratteristiche richieste per partecipare alle successive elezioni statali. Questi partiti erano il People's<br />

Democratic Party (PDP), l'All Peoples Party (APP), e l'Alliance for Democracy (AD) di formazione<br />

preponderantemente Yoruba. L'ex capo di stato militare Olusegun Obasanjo, liberato di prigione da Abubakar, si<br />

presentò come candidato civile e vinse le elezioni presidenziali. Ci furono irregolarità nel voto, e il candidato<br />

sconfitto Chief Olu Falae, portò i risultati elettorali e la vittoria di Obasanjo davanti ai tribunali.<br />

Prima del 29 maggio 1999, giorno in cui il nuovo presidente civile entrò in carica, il PRC promulgò una nuova<br />

costituzione basata largamente sulla costituzione del 1979. La costituzione includeva disposizioni su una assemlea<br />

nazionale bicamerale, formata da una Casa dei rappresentanti di 360 membri, e un Senato di 109 membri. Agli<br />

organi esecutivi e all'ufficio del presidente veninavo garantiti forti poteri federali. Le istituzioni giudiziarie e<br />

rappresentative, avendo subito per anni le intrusioni del potere militare, dovettero essere ricostruite dalle<br />

fondamenta.<br />

L'amministrazione Obasanjo<br />

L'emergere di una Nigeria democratica nel 1999 pose fine a 16 anni consecutivi di governo militare. Olusegun<br />

Obasanjo divenne la guida di un paese che soffriva di stagnazione economica e del deterioramento della maggior<br />

parte delle sue istituzioni democratiche. Obasanjo, un ex generale, fu apprezzato per le sue azioni contro la dittature<br />

di Abacha, il suo impegno a restituire il potere ai civili nel 1979, e la sua convinzione di rappresentare tutti i<br />

Nigeriani, indipendentemente dalla loro religione.<br />

Il nuovo presidente prese in consegna un paese che affrontava molti problemi, tra i quali una burocrazia inefficiente,<br />

infrastrutture collassate, e un esercito che chiedeva un riconoscimento per avere lasciato pacificamente le leve del<br />

potere. Il presidente si mosse rapidamente e licenziò centinaia di militari che avevano tenuto posizioni politiche,<br />

stabilì una commissione di indagine per investigare sulle violazioni di ditirri umani, ordinò il rilascio di un gran


Storia della Nigeria 135<br />

numero di persone che erano imprigionate senza accuse provate, e rescisse un gran numero di contratti di licenza<br />

discutibili che erano stati precedentemente stipulati dai governi militari. Il governo si mosse inoltre per avere la<br />

restituzione di milioni di dollari nascosti in conti segreti all'estero.<br />

La maggior parte dei leader della società civile e dei cittadini nigeriani videro un marcato miglioramento nella<br />

gestione dei diritti umani e nella pratica democratica sotto il comando di Obasanjo. Anche la libertà di stampa ha<br />

raggiunto livelli mai conquistati prima. Man mano che la Nigeria esperimenta la rappresentanza democratica, ci sono<br />

stati conflitti tra il ramo esecutivo e quello legislativo su una serie di proposte di legge. Un segno del funzionamento<br />

del federalismo è stata la visibile crescita di importanza dei governatori degli stati e i conseguenti attriti tra i governi<br />

statali e quello federale sulla allocazione delle risorse.<br />

Il governo Obasanjo si è trovato fin dal principio a dover affrontare problemi per le violenze interetniche. Nel<br />

maggio 1999 scoppiarono violente dimostrazioni nello stato di Kaduna a causa di lotte per la successione ad un<br />

emiro; il risultato furono più di 100 vittime. Nel novembre 1999, l'esercito distrusse la città di Odi, nello stato di<br />

Bayelsa e uccise un gran numero di civili per vendicare l'uccisione di 12 poliziotti da parte di una banda di<br />

malviventi locali. A Kaduna, nel febbraio-maggio 2000 più di 1.000 persone sono morte durante gli scontri per<br />

l'introduzione della Shari'a fra le leggi dello stato. Centinaia di persone di etnia Hausa furono quindi uccise nel sud<br />

della Nigeria per rappresaglia. Nel settembre 2001, più di duemila persone furono uccise in scontri inter religiosi a<br />

Jos. Nell'ottobre 2001, centinaia di perosne vennero uccise e migliaia dovettero lasciare le proprie case a causa di<br />

violenze inter etniche che si allargarono nella zona centrale del paese, tra gli stati di Benue, Taraba e Nassarawa. Il<br />

1º ottobre 2001, il presidente Obasanjo annunciò la creazione di una Commissione di sicurezza nazionale per cercare<br />

di limitare queste violenze. Attualmente la Nigeria ha tre partiti politici di primaria importanza.<br />

Il nuovo presidente deve affrontare il compito di ricostruire una economia basata sul petrolio, le cui entrate si sono<br />

negli anni perse a causa di corruzione e cattiva gestione, e istituzionalizzare la democrazia. Inoltre, l'amministrazione<br />

Obasanjo deve limitare le tensioni etniche e religiose per potere costruire le basi per una crescita economica e per la<br />

stabilità politica e si trovò coinvolta nella guerra del Delta del Niger.<br />

Bibliografia<br />

• Agata Gugliotta, Nigeria, risorse di chi? Petrolio e gas nel Delta del Niger, Bologna, Odoya, 2008. ISBN<br />

978-88-6288-001-5<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:History<br />

of Nigeria


Politica della Nigeria 136<br />

Politica della Nigeria<br />

Nome del paese<br />

• Forma lunga convenzionale: Federal Republic of Nigeria<br />

• Forma breve convenzionale: Nigeria<br />

Sigla del paese: NI<br />

Tipo di Governo<br />

Repubblica<br />

Capitale<br />

Abuja<br />

Nota: Il 12 dicembre 1991 la capitale fu ufficialmente spostata da Lagos ad Abuja; molti uffici governativi<br />

rimangono ancora a Lagos in attesa del completamento delle strutture che li ospiteranno ad Abuja<br />

Divisione amministrativa<br />

36 stati e 1 territorio*; Federal Capital Territory (Abuja)*, Abia, Adamawa, Akwa Ibom, Anambra, Bauchi, Bayelsa,<br />

Benue, Borno, Cross River, Delta, Ebonyi, Edo, Ekiti, Enugu, Gombe, Imo, Jigawa, Kaduna, Kano, Katsina, Kebbi,<br />

Kogi, Kwara, Lagos, Nassarawa, Niger, Ogun, Ondo, Osun, Oyo, Plateau, Rivers, Sokoto, Taraba, Yobe, Zamfara<br />

Indipendenza<br />

1º ottobre 1960 (dal Regno Unito)<br />

Festa Nazionale<br />

Festa dell'Indipendenza il 1º ottobre (1960)<br />

Costituzione<br />

Adottata una nuova costituzione nel 1999<br />

Sistema legale<br />

Basato sulla common law inglese, sulla legge islamica e sulle leggi tribali<br />

Suffragio<br />

18 anni di età; universale<br />

Organo Esecutivo<br />

Capo di stato e di governo<br />

Presidente Goodluck Jonathan (dal 6 maggio 2010); nota - il presidente è contemporaneamente capo di stato e del<br />

governo


Politica della Nigeria 137<br />

Gabinetto<br />

Consiglio Federale Esecutivo<br />

Elezioni<br />

Il presidente è eletto dal voto popolare per un massimo di due mandati quadriennali; ultime elezioni tenute nel 2003<br />

Risultati elettorali<br />

• Olusegun Obasanjo (PDP): 61.9% - eletto.<br />

• Muhammadu Buhari (ANPP): 32.2%<br />

• Emeka Ojukwu (APGA): 3.3%<br />

• Altri candidati (17): 2.6%<br />

Organo legislativo<br />

L'assemblea nazionale bicamerale consiste di un Senato (109 seggi, tre da ogni stato e uno dal Federal Capital<br />

Territory; i membri sono eletti dal voto popolare per un mandato quadriennale) e della House of Representatives<br />

(360 seggi, i membri sono eletti dal voto popolare per un mandato quadriennale)<br />

Elezioni<br />

• Senato - ultime tenute nel 2003<br />

• Partito Democratico del Popolo (People's Democratic Party) (PDP): 53.7%; 73 seggi<br />

• Partito di tutto il Popolo Nigeriano (All Nigerian People's Party) (ANPP): 27.9%; 28 seggi<br />

• Alleanza per la Democrazia (Alliance for Democracy) (AD): 9.7%; 6 seggi<br />

• APGA: 1.5%; 0 seggi<br />

• Altri partiti: 7.2%; 0 seggi<br />

• Vacanti: 2 seggi<br />

• House of Representatives - ultime tenute nel 2003<br />

• PDP: 54.5%; 213 seggi<br />

• ANPP: 27.4%; 95 seggi<br />

• AD: 9.3%; 31 seggi<br />

• APGA: 1.4%; 2 seggi<br />

• Other parties: 7.4%; 5 seggi<br />

• Vacant: 14 seggi<br />

Organo giudiziario<br />

La Corte Suprema, giudici eletti dal Provisional Ruling Council; Corte Federale di appello, i giudici sono eletti dal<br />

governo federale insieme all'Advisory Judicial Committee<br />

Maggiori partiti politici<br />

• Partito di tutto il Popolo Nigeriano (All Nigerian People's Party) o ANPP Alhaji Yusuf Ali;<br />

• Alleanza per la Democrazia (Alliance for Democracy) o AD Yusuf Mamman;<br />

• Partito Democratico del Popolo (People's Democratic Party) o PDP Barnabas Gemade


Politica della Nigeria 138<br />

Partecipazione ad organizzazioni internazionali<br />

ACP, AfDB, C, CCC, ECA, ECOWAS, FAO, G-15, G-19, G-24, G-77, IAEA, IBRD, ICAO, ICC, ICC, ICRM,<br />

IDA, IFAD, IFC, IFRCS, IHO, ILO, FMI, IMO, Inmarsat, Intelsat, Interpol, IOC, ISO, ITU, MINURSO, NAM,<br />

OAU, OPCW, OPEC, PCA, ONU, UNCTAD, UNESCO, UNHCR, UNIDO, UNIKOM, UNITAR, UNMIBH,<br />

UNMIK, UNMOP, UNMOT, UNU, UPU, WCL, WFTU, OMS, WIPO, WMO, WToO, WTrO<br />

Descrizione della bandiera<br />

Tre bande uguali verticali di colore verde, bianco e verde<br />

Altri progetti<br />

• <strong>Wiki</strong>media Commons contiene file multimediali: http:/ / commons. wikimedia. org/ wiki/ Category:Politics<br />

of Nigeria<br />

Economia della Nigeria<br />

L'economia della Nigeria, basata sul petrolio, a lungo azzoppata dall'instabilità politica, dalla corruzione, dalla<br />

cattiva gestione delle politiche macroeconomiche, sta subendo sostanziali riforme grazie alla nuova amministrazione<br />

civile. I precedenti governi militari della Nigeria non sono riusciti a diversificare l'economia per affrancarla dalla<br />

dipendenza dal settore petrolifero, che fornisce il 20% del PIL, il 95% delle esportazioni e il 65% delle entrate<br />

governative. Il settore agricolo rimane caratterizzato prevalentemente da una agricoltura di sussistenza che non ha<br />

potuto far fronte alle necessità di una popolazione in rapida crescita; di conseguenza la Nigeria, che precedentemente<br />

era un grande esportatore netto di prodotti alimentari, ne è diventata ora un importatore. Nel 2000, la Nigeria era in<br />

lista per firmare un accordo per la riduzione del debito con il club di Parigi e un prestito da 1 miliardo di dollari dal<br />

Fondo Monetario Internazionale (FMI), entrambi condizionati alle riforme economiche. I crescenti investimenti<br />

stranieri insieme all'alto prezzo del petrolio hanno spinto la crescita oltre il 5% nel biennio 2000-01.<br />

Petrolio<br />

Il boom petrolifero degli anni settanta spinse la Nigeria a ignorare le proprie forti basi agricole e manifatturiere per<br />

abbracciare una poco conveniente dipendenza dal petrolio. Nel 2000 le esportazioni di petrolio e gas rappresentavano<br />

più del 98% del totale delle esportazioni e circa l'83% delle entrate statali. La nuova ricchezza dovuta al petrolio e il<br />

contemporaneo declino degli altri settori economici, e la trasformazione verso un modello economico che necessita<br />

di un'intensa migrazione interna verso le città ha portato ad una forte e diffusa povertà, soprattutto nelle aree rurali. Il<br />

collasso delle infrastrutture basilari e dei servizi sociali ha accompagnato questo cambiamento. Nel 2000 il PIL pro<br />

capite della Nigeria era crollato a circa un quarto del suo massimo nella metà degli anni settanta, e sotto al livello<br />

che aveva al momento dell'indipendenza. Seguendo l'endemica sofferenza dei settori non petroliferi, l'economia<br />

continua ad essere spettatrice della crescita massiccia delle attività economiche del "settore informale", che viene<br />

stimato al 75% circa dell'intero giro economico.<br />

Le riserve di petrolio effettivamente trovate in Nigeria sono stimate attorno ai 25 miliardi di barili, le riserve di gas<br />

naturale sono molto superiori ai 100 000 miliardi ft³ (2.800 km³). La Nigeria è un membro dell'OPEC, e nel 2001 la<br />

sua produzione di petrolio era vicina ai 2,2 milioni di barili (350.000 m³) al giorno. Limitate relazioni delle<br />

compagnie con le comunità indigene, il vandalismo sulle strutture petrolifere, seri danni ecologici e problemi di<br />

sicurezza personale in tutta la zona del delta del Niger, regione dove viene estratto, continuano ad affliggere il settore<br />

petrolifero nigeriano. Gli sforzi fatti non sono stati sufficienti a risolvere questi problemi. In assenza di programmi<br />

governativi, le maggiori multinazionali hanno lanciato in proprio dei programmi per lo sviluppo comunitario. Una


Economia della Nigeria 139<br />

nuova entità, la Commissione per lo sviluppo del Delta del Niger (NDDC) è stata creata per aiutare a portare uno<br />

sviluppo economico e sociale nella zona. Nonostante non abbia ancora lanciato il proprio programma, ci sono forti<br />

speranze che tale struttura possa invertire le tendenze di impoverimento della zona. Gli Stati Uniti rimangono il<br />

maggior cliente per il greggio nigeriano, assorbendo più del 40% delle esportazioni; La Nigeria fornisce agli USA il<br />

10% di tutto il petrolio consumato.<br />

Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale della Nigeria dopo il Regno Unito. Nonostante la bilancia<br />

commerciale sia di gran lunga a favore della Nigeria, grazie al petrolio, si crede che larga parte delle importazioni<br />

dagli USA entri in Nigeria sfuggendo al controllo del governo nigeriano, e quindi alle statistiche, a causa del<br />

contrabbando che cerca di evitare gli alti dazi doganali. Nel maggio 2001 il governo istituì un controllo a tappeto per<br />

tutte le importazioni; è in atto un processo di riduzione delle tariffe e dei dazi doganali, ma rimane ancora molto da<br />

fare. Il governo ha anche tentato di incoraggiare gli investimenti stranieri, anche se il clima per gli investimenti nel<br />

paese rimane ancora fortemente incerto. Lo stock di investimenti statunitensi è vicino ai 7 miliardi di dollari, la<br />

maggioranza dei quali nel settore energetico. La ExxonMobil e la Chevron sono i due maggiori investitori americani<br />

in questo settore. Significative esportazioni di gas naturale liquefatto sono iniziate a partire dalla fine del 1999 e sono<br />

previste in aumento, dato che la Nigeria ha deciso di eliminare gli sprechi di gas entro il 2008.<br />

L'agricoltura<br />

L'agricoltura ha sofferto anni di cattiva gestione, politiche governative inconsistenti e mal concepite e la mancanza<br />

delle infrastrutture basilari. Attualmente il settore fornisce il 41% del Pil e occupa i due terzi dei lavoratori. La<br />

Nigeria non è più uno dei maggiori esportatori di cocco, arachidi, gomma e olio di palma. La produzione del cocco,<br />

la maggioranza da varietà obsolete e da piantagioni non curate, è stagnante attorno alle 180.000 tonnellate annue; 25<br />

anni fa era di 300.000 tonnellate. Un calo ancora più drammatico ha colpito le produzioni di arachidi e olio di cocco.<br />

Non più il maggiore allevatore di pollame in <strong>Africa</strong>, la produzione di prodotti da tale tipo di allevamento è crollata<br />

da 40 milioni a 18 milioni di polli l'anno. Le costrizioni alle importazioni limitano la reperibilità di molti prodotti<br />

agricoli che servirebbero per i vari tipi di allevamento. La pesca è male amministrata. Cosa ancora più pericolosa per<br />

il futuro del paese, il sistema di proprietà dei terreni scoraggia investimenti di lungo periodo di tipo tecnologico, o<br />

l'applicazione di metodi di coltura moderni, frenati inoltre dalla inaccessibilità del credito da parte degli imprenditori<br />

agricoli.<br />

La dipendenza dal petrolio, e l'illusione che ha creato di generare grande ricchezza grazie ai contratti governativi,<br />

hanno dato il via ad altre distorsioni economiche. L'alta propensione del paese verso le importazioni porta al<br />

consumo di circa l'80% delle entrate governative nel cambio valute. Importazioni meno care, risultanti da un Naira<br />

cronicamente supervalutato, fa coppia con un costo di produzione domestica eccessivamente alto, dovuto in parte<br />

alle intermittenti erogazioni dell'energia elettrica e alla mancanza di carburanti, ed ha abbassato l'utilizzo della<br />

capacità di produzione industriale sotto il 30%. Molte delle fabbriche nigeriane che sono ancora aperte, lo sono solo<br />

grazie al basso costo del lavoro. Le manifatture nazionali, specialmente farmaceutiche e tessili, hanno perso la loro<br />

capacità di competere nei tradizionali mercati regionali; ci sono comunque segnali di ripresa di competitività da parte<br />

di alcuni produttori.<br />

Il debito estero ufficiale della Nigeria ammonta a circa 28,5 miliardi di dollari, il 75% dei quali sono dovuti ai paesi<br />

facenti parte del Club di Parigi. Gran parte di questo debito è costituito da interessi e pagamenti arretrati. Nell'Agosto<br />

2000 il Fondo Monetario Internazionale e la Nigeria hanno siglato un accordo che ha portato ad una dilazione del<br />

rimborso del debito nei confronti dei paesi del Club di Parigi creditori. Nell'agosto 2001, nonostante un dialogo<br />

continuo con il FMI, la Nigeria non era ancora riuscita a soddisfare buona parte delle condizioni dell'accordo. Il FMI<br />

ha acconsentito ad una estensione di qualche mese e ad una revisione degli obiettivi da porre come condizioni per un<br />

nuovo accordo. Al settembre 2001 solo pochi dei paesi creditori della Nigeria avevano siglato accordi bilaterali.<br />

Qualsiasi sollievo dal debito di lungo termine richiederà forti ed efficaci riforme economiche per un lungo periodo.


Economia della Nigeria 140<br />

Alla luce di politiche fiscali di forte espansione del settore pubblico nel 2001, il governo ha trovato modi per<br />

diminuire il forte tasso di inflazione, portando all'implementazione di più efficaci politiche monetarie da parte della<br />

Banca centrale della Nigeria (CBN) e al risparmio di parte del budget governativo. Come risultato degli sforzi della<br />

CBN, il cambio ufficiale del Naira si è stabilizzato a circa 12 Naira per dollaro. La combinazione degli sforzi della<br />

CBN per aumentare il valore del Naira e gli eccessi di liquidità risultanti dal nuovo modello di spesa governativo,<br />

hanno portato la moneta ad essere scontata di circa il 20% nel mercato parallelo (mercato nero). Una condizione<br />

chiave dell'accordo con l'FMI è stata proprio la convergenza tra la quotazione ufficiale e quella non ufficiale. Il<br />

Mercato estero inter-bancario (IFEM) è strettamente legato al cambio ufficiale. Sotto il controllo dell'IFEM le<br />

banche, le compagnie petrolifere e la CBN possono comperare o vendere le loro valute straniere ai tassi di cambio<br />

influenzati dal governo. Gran parte dell'economia informale, invece, ha accesso al mercato dei cambi solo attraverso<br />

il mercato nero. Le aziende possono tenere conti domiciliati presso banche private, e i titolari dei conti hanno<br />

accesso incondizionato all'uso dl denaro.<br />

L'espansione delle spese governative ha portato anche ad una maggiore pressione sui prezzi al consumo. L'inflazione<br />

che era scesa allo 0% nell'aprile 2000, raggiunse il 14,5% per la fine dello stesso anno, e il 18,7% nell'agosto 2001.<br />

Nel 2000 gli alti prezzi del petrolio portarono le entrate del governo ad oltre 16 miliardi di dollari, circa il doppio<br />

dell'anno precedente. Gli stati ed i governi locali chiesero di avere accesso a questa pioggia di denaro, creando un<br />

duro scontro tra il governo federale, che voleva avere un controllo sulle spese, e i governi statali desiderosi di vedere<br />

aumentati i propri budget per mettersi al riparo da possibili successivi periodi con un prezzo inferiore del petrolio.<br />

Dopo essere stato sottoposto ad un periodo particolarmente problematico a metà degli anni novanta, il sistema<br />

bancario della Nigeria ha avuto una significativa crescita negli ultimi anni e nuove banche si sono affacciate sul<br />

mercato finanziario. La stretta politica monetaria promosa dalla Banca centrale per assorbire l'eccesso di liquidità<br />

nell'economia, ha reso la vita difficile alle banche, alcune delle quali si sono date ad attività di arbitraggio sui cambi<br />

che in buona parte ricadono al di fuori dei meccanismi bancari legali. La crescita dell'economia guidata dal settore<br />

privato, rimane limitata dall'alto costo degli affari in Nigeria, che include la necessità di duplicare determinate<br />

infrastrutture, la minaccia del crimine e il bisogno ad essa collegato di avre sistemi di sicurezza privati, la mancanza<br />

di efficacia del sistema giudiziario e una non trasparente gestione delle politiche economiche, specialmente per<br />

quanto riguarda i contratti governativi. Anche se le pratiche di corruzione sono endemiche, sono comunque meno<br />

lampanti che durante i regimi militari, e ci sono segnali di miglioramento. Intanto, fino al 1999 la Borsa nigeriana ha<br />

avuto una performance molto positiva, anche se la capitalizzazione in borsa è uno strumento ancora poco usato dal<br />

settore privato nigeriano.<br />

I trasporti<br />

Il sistema di infrastrutture di trasporto pubbliche della Nigeria è uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo economico. I<br />

principali porti sono a Lagos (Apapa e Tin Can Island), Port Harcourt, e Calabar. Le tasse portuali sono fra le più<br />

alte del mondo. Di 80.500 km di strade, più di 15.000 sono ufficialmente asfaltate, ma poche di queste sono<br />

effettivamente in buono stato. Estensive riparazioni delle strade e nuove costruzioni vengono gradualmente<br />

implementate da quando i governi statali possono spendere le maggiori entrate avute grazie all'aumento del prezzo<br />

del petrolio. La decisione del governo di controllare la totalità delle merci in entrata alle dogane ha portato a forti<br />

ritardi nello sdoganamenti dei beni per gli importatori ed ha creato una nuova sorgente di corruzione dal momento<br />

che nei porti mancano le infrastrutture per compiere in maniera adeguata le citate ispezioni. Quattro degli aeroporti<br />

Nigeriani: Lagos, Kano, Port Harcourt e Abuja hanno attualmente voli internazionali. La compagnia di bandiera di<br />

proprietà statale Nigerian Airways è virtualmente fallita a causa della cattiva gestione, dell'alto debito e dei voli<br />

quasi deserti. Ci sono svariate compagnie interne private, e il servizio aereo tra le città nigeriane è sostanzialmente<br />

affidabile. Ma la cultura della manutenzione delle linee domestiche è molto lontana dagli standard internazionali.


Economia della Nigeria 141<br />

Riforme graduali<br />

Il governo di Obasanjo supporta il settore privato, la crescita economica guidata dal mercato ed ha iniziato a mettere<br />

in pratica estensive riforme economiche. Nonostante la campagna governativa anti corruzione sia stata finora<br />

inefficace, i progressi nella trasparenza della gestione economica sono visibili. Il doppio tasso di cambio<br />

formalmente abolito nel 1999, rimane però tuttora attivo. Durante il 2000 il programma di privatizzazioni del<br />

governo rese reali le promesse di cedere al settore privato banche, compagnie di distribuzione dei carburanti e<br />

cementifici. Il processo di privatizzazione, però, è stato rallentato dallo scontro fra il governo ed enti parastatali quali<br />

la compagnia di telefonia fissa nazionale (NITEL) e la Nigerian Airways. La vendita delle licenze per le reti GSM<br />

nel gennaio 2001 ha incoraggiato gli investimenti in questo settore vitale.<br />

Nonostante i tentativi del governo di deregolamentare il settore petrolifero siano in parte falliti, le raffinerie di stato,<br />

praticamente al collasso nel 2000, stanno ora producendo con una capacità aggiuntiva; nell'agosto del 2001 le<br />

condutture per il gasolio sono quasi scomparse dal paese. Il governo intende ancora perseguire la<br />

deregolamentazione del settore, nonostante l'opposizione interna sia forte, in particolare quella del Nigerian Labor<br />

Congress. Per soddisfare la domanda interna, il governo subisce ingenti perdite importando il gasolio da vendere a<br />

prezzi calmierati.<br />

Investimenti<br />

Nonostante la Nigeria debba confrontarsi con le sue decadenti infrastrutture e una endemica mancanza di rispetto<br />

delle leggi e delle regole in generale, il paese ha molte caratteristiche positive per investimenti accuratamente mirati<br />

ed è in espansione sia come mercato regionale che mondiale. Mercati di nicchia profittevoli, all'infuori del mercato<br />

energetico, come le telecomunicazioni, si sono sviluppati grazie alle riforme messe in atto dal governo. C'è un<br />

consenso interno crescente che gli investimenti esteri siano necessari per realizzare il vasto potenziale dell'economia<br />

nigeriana. Le imprese interessate agli investimenti di lungo termine e a joint ventures, specialmente quelle che<br />

utilizzano materie prime locali, possono trovare una buona opportunità nel vasto mercato interno. Per migliorare le<br />

possibilità di successo, i potenziali investitori devono prendere conoscenza della situazione locale e delle pratiche<br />

economiche, stabilire una presenza locale, e scegliere con molta cura i propri partners. Il governo nigeriano è molto<br />

attento a sostenere il processo democratico, migliorare la qualità di vita e le condizioni di sicurezza, mantenere e<br />

costruire nuove infrastrutture necessarie per attrarre investimenti stranieri.<br />

Assistenza Economica<br />

Gli Stati Uniti hanno assistito lo sviluppo economico della Nigeria dal 1954 fino al giugno 1974, quando l'assistenza<br />

venne interrotta per il sostanziale aumento del pil pro capite dovuto alle aumentate entrate del settore petrolifero.<br />

Durante tale periodo, gli Stati Uniti hanno dato alla Nigeria aiuti per approssimativamente 360 milioni di dollari, che<br />

includevano prestiti per assistenza tecnica, per l'aiuto e la riabilitazione dell'economia e aiuti alimentari. Ulteriori<br />

aiuti sono stati dati anche nei tardi anni settanta.<br />

Il brusco calo dei prezzi petroliferi, la cattiva gestione dell'economia e il susseguirsi di governi militari hanno<br />

caratterizzato la Nigeria negli anni ottanta. Nel 1983 USAID ha iniziato a dare assistenza al Ministero Federale per la<br />

Sanità Nigeriano per sviluppare e implementare i piani di programmazione delle nascite e la cura dei neonati. Nel<br />

1992 un programma per la prevenzione e il controllo dell'HIV/AIDS è stato aggiunto alle attività già in essere.<br />

USAID ha impegnato 135 milioni di dollari in programmi di assistenza bilaterali per il periodo 1986/1996 quando la<br />

Nigeria si sottopose ad un inizialmente riuscito Programma di Aggiustamento Strutturale, ma che successivamente<br />

ha abbandonato. Piani per impegnare 150 milioni di dollari nell'assistenza tra il 1993 e il 2000 furono interrotti da<br />

problemi nelle relazioni tra Nigeria e USA sugli abusi dei diritti umani, la fallita transizione verso la democrazia e<br />

una mancanza di cooperazione da parte del governo Nigeriano sul piano della lotta al traffico di sostanze<br />

stupefacenti. Alla metà degli anni novanta questi problemi hanno portato al blocco delle attività di USAID che


Economia della Nigeria 142<br />

avrebbero portato benefici al governo militare. I piani sanitari esistenti vennero ridisegnati per essere attuati tramite<br />

le associazioni non-governative e i gruppi comunitari. Come risposta al piano del governo militare per posticipare la<br />

transizione verso un governo civile, il Peace Corps ha sospeso i propri programmi in Nigeria nel 1994.<br />

In risposta alla situazione politica sempre più repressiva, USAID ha stabilito un programma per la democrazia e il<br />

buon governo nel 1996. Questo programma integrava temi concentrati sulle basi della democrazia partecipativa, dei<br />

diritti civili, dell'emancipazione femminile, della trasparenza e di altre attività sanitarie per raggiungere i Nigeriani<br />

direttamente in 14 dei 36 stati.<br />

L'improvvisa morte del Generale Sani Abacha e l'assunzione del potere da parte del Generale Abdulsalami Abubakar<br />

nel giugno 1998, hanno segnato un cambiamento delle relazioni tra USA e Nigeria. USAID ha dato un significativo<br />

supporto al processo elettorale dando fondi per avere osservatori internazionali nei seggi, l'addestramento degli<br />

osservatori elettorali nigeriani, oltre che attività educative rivolte ai votanti. Nel febbraio 1999, il Presidente Clinton<br />

propose al congresso di eliminare le restrizioni e limitazioni ai rapporti tra i due governi.<br />

Da quel momento, USAID ha supportato la Nigeria per sostenere la democrazia e migliorare le politiche<br />

governative, dando addestramento per coloro che dovevano ricoprire ruoli e responsabilità da eletti in una<br />

democrazia rappresentativa a livello federale, statale e localeprima che essi entrassero in carica nel maggio 1999, e<br />

dando assistenza alla prevenzione dei conflitti e alla soluzione dei problemi del Delta del Niger. Dal punto di vista<br />

economico i programmi di supporto di USAID nel rafforzare la gestione economica e il coordinamento,<br />

incoraggiando lo sviluppo del settore privato e le riforme economiche, aiutando la Nigeria a mietere i benefici<br />

dell'AGOA, migliorando la tecnologia agricola e lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Inoltre, l'assistenza<br />

sanitaria concentrata nella lotta all'HIV/AIDS, nella nutrizione ed immunizzazione, educazione, infrastrutture<br />

energetiche e di trasporto sono prioritarie per l'assistenza bilaterale.<br />

Statistiche<br />

PIL: a parità di potere d'acquisto - $110.5 miliardi (1999 stima) PIL - tasso reale di crescita: 2.7% (1999 stima) Pil<br />

- pro capite: a parità di potere d'acquisto - $970 (1999 stima) PIL - composizione per settore:<br />

agricoltura: 33%<br />

industria: 42%<br />

servizi: 25% (1997 stima) Popolazione sotto la soglia di povertà: 34.1% (1992-93 stima) Entrate delle famiglie o<br />

consumi in percentuale sul totale:<br />

inferiori 10%: 1.3%<br />

superiori 10%: 31.4% (1992-93) Tasso d'inflazione (prezzo al consumo): 12.5% (1999 stima) Forza lavoro:<br />

42.844 million Forza lavoro - per occupazione: agricoltura 54%, industria 6%, servizi 40% (1999 stima) Tasso di<br />

disoccupazione: 28% (1992 stima) Budget:<br />

Entrate: $NA<br />

Spese: $NA Industrie: petrolio greggio, carbone, stagno, columbite, olio di palma, arachidi, cotone, gomma,<br />

legname, pellami, tessile, cemento e altri materiali edili, industria alimentare, calzature, chimica, fertilizzanti,<br />

ceramiche, acciaio Tasso di crescita della produzione industriale: NA% Elettricità - produzione: 14.75 miliardi<br />

di kWh (1998) Elettricità - produzione per sorgente:<br />

combustiblili fossili: 61.69%<br />

idroelettrica: 38.31%<br />

nucleare: 0%<br />

altri: 0% (1998) Elettricità - consumo: 13.717 miliardi kWh (1998) Elettricità - esportazioni: 0 kWh (1998)<br />

Elettricità - importazioni: 0 kWh (1998) Agricoltura - prodotti: cocco, arachidi, olio di palma, mais, riso, sorgo,<br />

miglio, cassava (tapioca), yam, gomma; bovini, ovini, caprini, suini; legname; pesce<br />

Esportazioni: $13.1 miliardi (1999) Esportazioni - beni: petrolio prodotti petroliferi 95%, cocco, gomma<br />

Esportazioni - partners: Stati Uniti 35%, Spagna 11%, India 9%, Francia 6%, Italia (1998 stima) Importazioni:


Economia della Nigeria 143<br />

$10 miliardi (1999) Importaioni - beni: macchinari, prodotti chimici, mezzi di trasporto, prodotti finiti, alimentarie<br />

animali vivi Importazioni - partners: Regno Unito 13%, Stati Uniti 12%, Germania 10%, Francia 9%, Paesi Bassi<br />

(1998 stima) Debito - estero: $29 miliardi (1999 stima) Aiuti economici - ricevuti: $39.2 milioni (1995) Valuta: 1<br />

naira (N) = 100 kobo Tasso di cambio: naira (N) per US$1 – 96.261 (October 1999), 99 (1999), 21.886 (1998),<br />

21.886 (1997), 21.895 (1995)<br />

Bibliografia<br />

• Agata Gugliotta, Nigeria, risorse di chi? Petrolio e gas nel Delta del Niger, Bologna, Odoya, 2008 ISBN<br />

978-88-6288-001-5.<br />

Altri progetti<br />

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of Nigeria<br />

Musica della Nigeria<br />

La musica nigeriana comprende diversi generi di musica folk e popolare, appartenenti alle tradizioni delle diverse<br />

etnie del paese. La Nigeria è stata definita "il cuore della musica africana": oltre a vantare un vasto patrimonio di<br />

musica etnica tradizionale (parte della quale ha influenzato, in seguito alla tratta degli schiavi, la musica americana),<br />

la Nigeria è stata la culla, o il luogo di massimo sviluppo, di moltissimi generi di musica pop africana di grande<br />

importanza, come la palm wine music, la highlife, il jùjú, l'afrobeat e le varianti nigeriane dell'hip hop e del reggae.<br />

Alla musica leggera si affianca anche una produzione non trascurabile di musica operistica e classica.<br />

Musica tradizionale<br />

Poco si conosce della storia della musica nigeriana prima<br />

dell'arrivo dei coloni europei. Dipinti rupestri risalenti al XVI e<br />

XVII secolo a.C., raffiguranti strumenti musicali e musicisti,<br />

provano che la musica aveva un ruolo rilevante nelle culture<br />

nigeriane già dell'età del bronzo.<br />

Oggi in Nigeria convivono oltre 400 gruppi etnici, ognuno dei<br />

quali ha una propria tradizione musicale. Nonostante questa<br />

notevole diversificazione, si possono individuare alcuni elementi<br />

ricorrenti, che accomunano le diverse culture. Uno dei più evidenti<br />

è, nel contesto della musica corale e cantata, l'uso dello schema<br />

call-and-response, in cui un solista e il coro dialogano con frasi<br />

Un Obu suona un arco musicale<br />

musicali che si alternano, appunto, come "botta e risposta". Come in gran parte della musica africana, la ritmica<br />

svolge un ruolo chiave, e anzi predominano le soluzioni poliritmiche, nel quale due o più battute separate vengono<br />

suonate simultaneamente. [1] Molto comune è l'uso dell'ostinato, sia melodico che ritmico, che spesso fa da<br />

accompagnamento al call-and-response delle voci.


Musica della Nigeria 144<br />

Ruolo culturale<br />

La musica tradizionale dei popoli nigeriani (come gran parte della musica tradizionale africana) è in genere intesa<br />

non tanto come intrattenimento o espressione artistica pura, quanto come funzionale; può essere parte integrante<br />

dell'espletamento di riti sociali e religiosi (matrimoni, funerali, riti di circoncisione), del lavoro (la cosiddetta work<br />

song, che serve allo scopo di dettare il ritmo nella raccolta nei campi o nel pagaiare con una canoa), o essere<br />

associata alla trasmissione delle conoscenze della tradizione orale (per esempio racconti epici). Soprattutto rispetto a<br />

quest'ultima funzione, il patrimonio musicale dei popoli è spesso conservato da famiglie di cantori, come i griot.<br />

Sono inoltre spesso associate alla musica, come sua parte integrante, danze e rappresentazioni rituali codificate anche<br />

molto complesse.<br />

Nonostante la rapida evoluzione della musica nigeriana nel XX secolo, e la nascita di innumerevoli generi di musica<br />

pop nigeriana, la musica tradizionale in Nigeria ha anche un peso significativo nell'industria discografica moderna, e<br />

alcuni musicisti folk sono stati storicamente altrettanto popolari degli interpreti delle musiche moderne più alla<br />

moda. Dan Maraya, per esempio, raggiunse una popolarità tale da essere portato sui campi di battaglia durante la<br />

guerra civile nigeriana per sollevare il morale delle truppe federali.<br />

Strumenti tradizionali<br />

Gli strumenti usati nella musica tradizionale nigeriana includono strumenti tipici dell'<strong>Africa</strong> Occidentale (come lo<br />

xilofono) e strumenti derivati dalla tradizione islamica del Maghreb o di altre regioni dell'<strong>Africa</strong> meridionale e<br />

orientale. I musicisti folk nigeriani moderni fanno anche uso di strumentazione proveniente dalle Americhe e<br />

dall'Europa, dagli ottoni fino alle chitarre elettriche.<br />

Percussioni<br />

I tamburi sono la categoria di percussioni più diffusa. Ne esistono di innumerevoli tipi; quelli tradizionali sono in<br />

genere costituiti da un unico blocco di legno o da una zucca vuota, ma recentemente si sono diffusi nella musica folk<br />

nigeriana anche tamburi realizzati a partire da barili metallici. Molto diffusa è la forma a clessidra (come quella dello<br />

djembe), ma esistono anche tamburi a doppia testa, conici, e a forma di vaso (l'udu). Il tamburo a cornice, molto<br />

usato nella Nigeria moderna, è probabilmente un'acquisizione recente, di origine brasiliana.<br />

Oltre ai tamburi, il tipo di percussione più diffuso è lo xilofono, un idiofono accordato presente in tutta l'<strong>Africa</strong><br />

occidentale e centrale. Lo stesso strumento viene talvolta suonato contemporaneamente da due o più percussionisti<br />

che realizzano soluzioni poliritmiche. Lo xilofono nigeriano tipico è di legno leggero, con impalcatura in banano.<br />

Sono diffusi anche xilofoni a cavità o a scatola risonante.<br />

Una lunga tradizione storica è associata alle diverse tipologie di campane usate nella musica nigeriana; sono in<br />

genere in ferro o in bronzo (soprattutto nelle orchestre islamiche del nord).<br />

Data l'importanza notevole della ritmica nella musica folk e spontanea nigeriana, non sorprende che siano diffuse<br />

anche una miriade di percussioni informali. Pentole d'argilla riempite con diversi livelli d'acqua per ottenere<br />

particolari accordature vengono colpite con bacchette munite di cuscinetti soffici. Le donne spesso usano bastoncini<br />

per colpire zucche vuote, talvolta poste a galleggiare sull'acqua, e accordate in funzione dell'aria contenuta<br />

all'interno. Nel sud sono comuni i "raschietti", bastoncini dentellati che vengono suonati strofinandovi sopra una<br />

conchiglia, e sonagli fatti con zucche vuote riempite di perline e conchiglie.<br />

Strumenti a corde<br />

La musica nigeriana tradizionale impiega anche numerosi cordofoni, alcuni dei quali con una singola corda. Nel<br />

centro del paese è particolarmente diffuso l'arco musicale, costituito da una singola corda tesa fra le estremità di un<br />

legno curvo, che si può colpire e pizzicare; il suo uso è associato soprattutto ai riti agricoli. Molto importante per la<br />

tradizione musicale nigeriana è anche il goje, una sorta di fiddle a una corda, originario della cultura hausa. Si<br />

trovano anche diverse forme di arpa, come quella a cinque o sei corde usate dal popolo Tarok della Nigeria orientale;


Musica della Nigeria 145<br />

violini (come quello a una corda tipico del nord e di origine nordafricana); e liuti (per esempio presso gli Hausa e i<br />

Kanuri).<br />

Strumenti a fiato<br />

La vasta gamma di strumenti a fiato usati in Nigeria include numerosi tipi di tromba (come la lunghissima kakaki,<br />

fino a due metri di lunghezza), corni, chiarine, flauti e fischietti.<br />

Musica delle principali etnie<br />

Fra le numerose etnie presenti oggi in Nigeria, alcune hanno tradizioni musicali più ricche e hanno influenzato in<br />

modo più significativo l'evoluzione della musica nigeriana. Fra queste si devono citare gli Hausa, gli Igbo e gli<br />

Yoruba.<br />

Musica hausa<br />

Gli Hausa sono un popolo della Nigeria settentrionale, la cui cultura è stata<br />

fortemente influenzata da quella islamica del Maghreb e del Nordafrica. Hanno<br />

un'importante tradizione musicale, in gran parte legata alla musica cerimoniale e<br />

di celebrazione, detta rokon fada. Fra gli strumenti tipici utilizzati nella rokon<br />

fada c'è il kakakai, una tromba lunga fino a 2 metri, la cui tradizione risale alla<br />

cavalleria dell'Impero Songhai. Alla musica cerimoniale si affianca la musica<br />

folk delle zone rurali, legata a danze tradizionali come la asauwara e il bòòríí.<br />

Musica igbo<br />

Gli Igbo (o Ibo) sono l'etnia principale del sud-est della Nigeria. La tradizione<br />

igbo ha avuto un ruolo molto importante nello sviluppo della musica moderna<br />

nigeriana (in particolare della cosiddetta highlife), soprattutto a causa della<br />

notevole capacità della musica igbo di assimilare e adattare elementi di altre<br />

tradizioni. [2] Come per gli Hausa, una parte rilevante della tradizione musicale<br />

igbo è costituita dalla musica cerimoniale e di accompagnamento ai canti epici.<br />

Un'arpa a due corde hausa<br />

Fra gli strumenti principali usati dagli Igbo c'è l'obo, una sorta di cetra a 13 corde. Altri cordofoni igbo appartengono<br />

alla famiglia delle lire e dei liuti; fra le numerose percussioni predominano lo slit drum, lo xilofono, lo ufie e diversi<br />

tipi di campana. Gli ottoni, introdotti in tempi coloniali dall'Europa, hanno assunto un ruolo importante anche nella<br />

musica folk.<br />

Musica yoruba<br />

Gli Yoruba sono detentori di una grande tradizione musicale, legata in particolare alla sfera spirituale e alla<br />

celebrazione della loro ricca mitologia. La musica yoruba, contaminata con elementi di origine europea, islamica e<br />

brasiliana, costituisce la base della musica moderna nigeriana, sviluppatasi principalmente nell'area di Lagos. Fra gli<br />

stili moderni di evidente eredità yoruba si possono citare il waka di Salawa Abeni e il sakara di Yusuf Olatunji.<br />

Lo strumento più tipico della musica yoruba è un tamburo parlante (a clessidra) detto dundun, dal quale prende il<br />

nome anche il sottogenere principale della musica yoruba. Ai dundun si accompagnano un tipo di timpani detti<br />

gudugudu. Tipiche della musica yoruba sono formazioni orchestrali composte di un insieme di percussioni, e guidate<br />

da un percussionista solista, detto iyalu, che usa il tamburo parlante simulando la cadenza della lingua yoruba.


Musica della Nigeria 146<br />

Musica infantile<br />

Una tradizione a sé stante è rappresentata dalla musica tradizionale infantile, che di solito si esprime attraverso<br />

giochi cantati. Anche in questo contesto si ritrova lo schema del call-and-response; il linguaggio utilizzato è spesso<br />

arcaico, come avviene per le filastrocche ripetute immutate di generazione in generazione. Gli strumenti di<br />

accompagnamento includono una rudimentale cetra a una corda fatta con i gambi del granturco, lattine usate come<br />

tamburi, pifferi fatti con gambo di papaia e un'arpa realizzata con i gambi della pianta del sorgo.<br />

Musica popolare<br />

L'industria musicale nigeriana moderna è una delle più ricche e tecnologicamente avanzate dell'<strong>Africa</strong>, nonostante gli<br />

ostacoli posti dalla corruzione politica e dalla diffusione della pirateria musicale [3] . Culla della musica pop e leggera<br />

nigeriana è l'area di Lagos, la capitale del paese, in cui predomina l'etnia Yoruba. A partire dall'inizio del XX secolo,<br />

la Nigeria ha conosciuto l'avvicendarsi di numerosi generi di musica leggera, molti dei quali si sono diffusi anche in<br />

altre parti dell'<strong>Africa</strong> o addirittura nel mondo.<br />

Palm wine music (anni '20)<br />

La prime forme di musica pop nate dalla tradizione nigeriana emersero negli anni venti del XX secolo, in seguito alla<br />

diffusione di nuovi strumenti (in particolare ottoni, percussioni islamiche), tecniche (l'uso di spartiti) e modelli<br />

stilistici (in particolare provenienti dal Brasile). Nella zona di Lagos si sviluppò in questo periodo la cosiddetta<br />

palm-wine music, così chiamata perché era suonata nei piano bar per accompagnare la consumazione del vino di<br />

palma (palm wine). Dalla Nigeria, la palm wine si diffuse anche in Sierra Leone, Liberia, Ghana e altre nazioni<br />

dell'<strong>Africa</strong> occidentale. La palm wine guadagnò una certa visibilità negli anni trenta, grazie alla pubblicazione, da<br />

parte dell'etichetta britannica His Master's Voice, di artisti come Ojoge Daniel, Tunde Nightingale e Speedy Araba.<br />

Nella sua fase più matura, il genere divenne noto con il nome di jùjú, introdotto da Baba Tunde King e in seguito<br />

mantenuto per identificare un filone di musica popolare nigeriana destinato a raggiungere il suo apice negli anni<br />

sessanta e settanta. [4] Il significato del termine "jùjú" non è certo; se da una parte potrebbe ricordare il suono di un<br />

tamburello brasiliano, dall'altra il termine viene talvolta interpretato come vagamente sprezzante nei confronti dei<br />

governi coloniali, in particolare come deformazione di joujou, parola francese per "nonsenso". [5]<br />

Apala (anni '30)<br />

L'apala è un genere di musica canora che emerse negli anni trenta del XX secolo. Deriva dalla tradizione della<br />

musica yoruba islamica e fu inizialmente concepito come espressione del risveglio dei fedeli dopo il periodo del<br />

Ramadan. Si basa principalmente su percussioni di ispirazione cubana; gli strumenti usati erano due o tre tamburi a<br />

clessidra detti omele, sonagli, campanelle dette agogo, e un particolare pianoforte detto agidigbo. Questo genere<br />

ebbe una evoluzione costante nei decenni successivi, raggiungendo il culmine della sua popolarità negli anni<br />

sessanta, grazie a musicisti come Haruna Ishola e Ayinla Omowora. Alcuni elementi della musica apala<br />

influenzarono movimenti musicali successivi, come la musica fuji.<br />

Highlife (anni '50)<br />

Negli anni cinquanta iniziò a diffondersi in Nigeria, e in particolare presso il popolo Igbo, un genere musicale di<br />

origine ghanese chiamato highlife (o west african highlife), rappresentato da artisti come il ghanese E. T. Mensah.<br />

Fra i primi musicisti ad abbracciare questo stile vi fu il complesso di grande successo Bobby Benson & His Combo.<br />

Nei decenni successivi, lo highlife conobbe il suo massimo sviluppo proprio in Nigeria. Fra i numerosi artisti di<br />

successo nella scena dello highlife nigeriano si possono citare Jim Lawson & the Mayor's Dance Band (metà degli<br />

anni '70), Rocafil Jazz e Prince Nico Mbarga. Sweet Mother di Mbarga, con oltre 13 milioni di copie vendute, fu un<br />

grande successo panafricano, più di qualsiasi altro brano musicale precedente. [6]


Musica della Nigeria 147<br />

L'evoluzione dello highlife fu fortemente influenzata dalla guerra civile. I musicisti igbo, che erano i principali<br />

rappresentanti del genere, furono costretti all'esilio; la musica highlife fu confinata alla Nigeria orientale, e anche qui<br />

iniziò a perdere rilievo a favore dello jùjú e della nuova musica fuji. Fra i musicisti che più a lungo tennere in vita<br />

questo genere si possono citare il cantante e trombettista yoruba Victor Olaiya, (l'unico nigeriano ad aver vinto un<br />

disco di platino), Sonny Okosun, Victor Uwaifo e Orlando Owoh. Owoh, in particolare, viene considerato fondatore<br />

di un genere indipendente, fusione di jùjú e highlife, noto come toye.<br />

Jùjú (anni '60-'80)<br />

Se l'origine del termine "jùjú" si può ricondurre alle ultime evoluzioni della<br />

palm wine music, esso acquisì nuove connotazioni dopo la seconda guerra<br />

mondiale, periodo in cui nuovi strumenti, tecniche e stili di origine europea e<br />

statunitense approdarono in modo massiccio in Nigeria. Si diffusero in<br />

particolare gli strumenti elettrici e nuovi generi come il rock'n'roll e il soul,<br />

che vennero però rielaborati e assorbiti nel filone pop predominante della<br />

scena nigeriana, lo jùjú. Fra i primi risultati di questa contaminazione si può<br />

citare l'opera di Tunde Nightingale. Alla fine degli anni cinquanta, IK Dairo<br />

contribuì a una ulteriore evoluzione del genere con il suo celebre gruppo IK<br />

Dairo & the Morning Star Orchestra, fondato nel 1957 (e in seguito<br />

ribattezzato IK Dairo & the Blue Spots). Nei lavori di IK Dairo, realizzati con<br />

una tecnologia di registrazione innovativa, furono introdotti strumenti come il<br />

gangan (un tamburo nigeriano), la chitarra elettrica e la fisarmonica. [7] IK<br />

Dairo fu uno dei più famosi musicisti africani della sua epoca; la sua fama<br />

giunse fino in Giappone, e nel 1963, in segno di riconoscimento per la sua<br />

opera, fu insignito dell'Order of the British Empire.<br />

Fondamentali per lo sviluppo dello jùjú furono Ebenezer Obey e King Sunny<br />

Ade, emersi alla metà degli anni sessanta. Obey fu fondatore nel 1964 degli<br />

International Brother, uno dei più grandi gruppi musicali della storia della<br />

musica pop nigeriana; suonavano una musica che univa elementi blues,<br />

IK Dairo<br />

King Sunny Ade<br />

highlife e jùjú, e la strumentazione includeva un'importante sezione di talking drum. Ade divenne celebre con i<br />

gruppi Green Spot (fondato nel 1966) e <strong>Africa</strong>n Beats (1974). La rivalità fra Obey e Ade valse alla musica jùjú<br />

numerose innovazioni fondamentali. Ade, per esempio, introdusse in Nigeria elementi della dub music giamaicana,<br />

tra cui uno scambio di ruoli fra chitarra (utilizzata principalmente in senso ritmico) e tamburi (dedicati alle linee<br />

melodiche). Sia Obey che Ade, inoltre, rivoluzionarono il formato dei brani musicali, passando dalla canzone di 3-4<br />

minuti (tipica per esempio della produzione di Dairo) a vere e proprie suite di oltre 20 minuti. [8]<br />

Obey e Ade continuarono ad avere successo anche negli anni ottanta. Ade, in particolare, raggiunse una grande<br />

visibilità internazionale con l'album Juju Music, e incise un album con Stevie Wonder, Aura. Il maggior successo di<br />

Obey fu invece, probabilmente, Current Affairs, pubblicato da una major come la Virgin Records e molto venduto<br />

anche nel Regno Unito. Alla fine degli anni 80, la musica juju venne soppiantata da altri stili musicali, come la<br />

yo-pop, il gospel nigeriano e il reggae nigeriano.


Musica della Nigeria 148<br />

Fuji (anni '60-'70)<br />

La fine degli anni '60 vide anche l'apparizione dei primi complessi fuji. Il termine "fuji", coniato da Sikiru<br />

Barrister [9] , nasce da una contrazione di termini col significato di "canto devozionale". Il genere rappresenta<br />

un'evoluzione dell'apala, di ispirazione islamica; la strumentazione includeva un tamburello chiamato sakara e la<br />

chitarra hawaiana. Il fuji viene talvolta descritto come una variante dello jùjú privo di chitarra; questa definizione<br />

però è incoerente con una celebre definizione dello jùjú data da Obey: "un mambo con la chitarra". [10] . Più<br />

tecnicamente, si possono identificare nel fuji elementi della tradizione were musulmana, dell'apala e di un genere<br />

chiamato sakara.<br />

Il già citato Barrister fu uno dei principali interpreti di questo genere; suo rivale fu Ayinla Kollington [11] .<br />

Waka (anni '70)<br />

La cantante Salawa Abeni raggiunse la celebrità dopo l'uscita nel 1976 dell'album Late General Murtala Ramat<br />

Mohammed; fu la prima incisione di una cantante nigeriana a vendere più di un milione di copie. Abeni viene<br />

considerata la fondatrice di un nuovo genere musicale chiamato waka, una fusione tra jùjú, fuji e musica tradizionare<br />

yoruba.<br />

Yo-pop e afro-jùjú (anni '80-'90)<br />

Negli anni ottanta, il panorama della musica jùjú fu arricchito dall'emergere di due nuova stelle, Segun Adewale e<br />

Shina Peters. Adewale fu il primo a ottenere successo, e fondò un sottogenere dello jùjú chiamato yo-pop. In seguito,<br />

la fama di Adewale fu oscurata da Peters, che ebbe un tale successo da far coniare il termine "shinamania" (sulla<br />

falsariga di beatlemania). La musica di Peters, che combinava elementi afrobeat e jùjú, fu battezzato afro-jùjú.<br />

Annche se fu premiata, nel 1990, come musicista dell'anno per la musica Juju, Shina fu stroncata dalla critica.<br />

nbsp; [12] . Il suo successo aprì le porte a nuovi talenti, tra cui Fabulous Olu Fajemirokun e Adewale Ayuba. Lo stesso<br />

periodo vide la nascita di un nuovo stile, il Funky juju di Dele Taiwo [13] .<br />

Afrobeat (anni '80-'90)<br />

L'afrobeat è un genere musicale che si diffuse negli anni '80 in tutti i paesi dell'<strong>Africa</strong> occidentale, ma che ebbe in<br />

Nigeria i suoi esponenti principali. Viene in genere catalogato nella world music, e che nasce dall'unione di elementi<br />

funk e del jazz americani e della highlife nigeriana. Il più celebre musicista di questo genere è Fela Kuti, che è<br />

probabilmente il più famoso musicista Nigeriano della storia. [14] Fela Kuti iniziò la propria carriera negli anni '60;<br />

nel 1963 collaborò con il musicista della Sierra Leone Geraldo Pino, il cui stile viene generalmente chiamato<br />

afro-soul. In seguito, negli Stati Uniti, Kuti giunse a contatto con i movimenti politici Black Power e Black Panthers,<br />

che condizionarono la sua opera in modo significativo. Tornato a Lagos dopo una breve parentesi a Londra, Kuti aprì<br />

un celebre locale chiamato Shrine (il "santuario"), che divenne uno dei club più importanti della scena musicale<br />

nigeriana, e fondò la grande band <strong>Africa</strong> 70, sotto l'egida di Tony Allen. La musica di Kuti è intrinsecamente legata<br />

all'impegno politico, che gli valse l'ostilità del governo nigeriano. Fu arrestato nel 1985 e condannato a cinque anni<br />

di prigione, in seguito ridotti a due a causa della pressione internazionale. Scarcerato, Kuti riprese la propria<br />

militanza musicale e politica, e si fece conoscere anche per un comportamento eccentrico; tra l'altro, divorziò<br />

contemporaneamente da tutte e 28 le proprie mogli, dichiarando che "nessun uomo può vantare dei diritti sulla<br />

vagina delle proprie donne". La sua morte per AIDS, nel 1997, fu uno dei lutti più sentiti della storia della musica<br />

nigeriana.<br />

L'afrobeat, che fin dall'inizio fu coltivato da altri artisti oltre a Kuti (un importante esponente del genere fu per<br />

esempio Orlando Julius Ekemode) [15] divenne in seguito una delle correnti dominanti della musica nigeriana,<br />

iniziando anche a diversificarsi assorbendo influenze dal rock and roll. L'enigmatico e misterioso Lágbájá divenne il<br />

leader di questo nuovo genere afrobeat, soprattutto con l'album del 1996 C'est une african thing.


Musica della Nigeria 149<br />

Reggae nigeriano (anni '80-'90)<br />

Il reggae nigeriano venne conosciuto grazie a star del calibro di Majek Fashek, che nel 1988 ebbe un enorme<br />

successo con una cover di un celebre brano di Bob Marley, Redemption Song. Come molti altri importanti esponenti<br />

del reggae nigeriano, Fashek fece parte, tra la metà degli anni '80 e l'inizio degli anni novanta, di un supergruppo<br />

chiamato The Matadors. Tra i musicisti reggae nigeriani di maggior successo si possono citare anche Jerri Jheto,<br />

Daddy Showkey, Ras Kimono e MC Afrikan Simba.<br />

Hip hop nigeriano (anni '80-'90)<br />

La musica hip hop fu introdotta in Nigeria verso la fine degli anni '80 e divenne popolarissima già all'inizio degli<br />

anni 90. I primi musicisti a esprimere questo stile furono Osha, De Weez e Black Masquradaz; in seguito emersero<br />

altre star come The Trybesmen (resi celebri dal brano Trybal Marks del 1999) e il trio The Remedies. Uno dei<br />

Remedies, Tony Tetuila, entrò successivamente a far parte di un altro gruppo di successo, i Plantashun Boiz. Grande<br />

importanza per l'hip hop nigeriano ebbe la fondazione dell'etichetta discografica Paybacktyme Records.<br />

Gospel nigeriano (anni 2000)<br />

La musica gospel nigeriana, fondata sul modello della musica afroamericana, nacque dall'attività di diversi gruppi<br />

legati alla chiesa. Il gospel divenne molto popolare in Nigeria verso la fine del secolo, grazie soprattutto a cantanti<br />

come Sammie Okposo (il cui successo Welu Welu fu uno dei brani più popolari della storia della musica leggera<br />

nigeriana [16] ) e Onyeka Onwenu.<br />

Musica classica e operistica<br />

Nella cultura nigeriana svolgono un ruolo importante le rappresentazioni teatrali, spesso accompagnate da musica<br />

tradizionale. Oltre a forme artistiche come il teatro dei burattini (diffuso presso gli Ogoni, i Tiv e altri popoli, e<br />

probabilmente derivato da antiche forme di teatro mascherato) e lo spettacolo teatrale vero e proprio, la cultura<br />

nigeriana presenta anche esempi di opera musicale. Sebbene le opere in senso stretto siano moderne (molto nota è La<br />

saga di Ozidi di John Pepper Clark), sia l'opera che il teatro nigeriano moderno sono in gran parte rielaborazioni di<br />

forme espressive tradizionali contaminate con la tradizione europea.<br />

La Nigeria ha prodotto nel XX secolo anche un discreto numero di compositori classici, tra cui spiccano i nomi di<br />

Fela Sowande, Joshua Uzoigwe, Akin Euba e Godwin Sadoh. Sowande fu uno dei primi e più famosi compositori<br />

africani della tradizione classica occidentale, e fondatore della tradizionale Nigerian art music. Era inoltre un abile<br />

organista e musicista jazz, e in alcuni dei suoi ultimi lavori incluse elementi di questi generi e della musica folk<br />

nigeriana. [17]<br />

Note<br />

[1] The Orchestra in the <strong>Africa</strong>n Context (http:/ / www. africanchorus. org/ Voam/ Voam624. htm)<br />

[2] Graham, pg. 589<br />

[3] Graham, pg. 588<br />

[4] Afropop Juju (http:/ / www. afropop. org/ explore/ style_info/ ID/ 18/ Juju/ )<br />

[5] Graham, pg. 590<br />

[6] Graham, pgs. 596 - 597<br />

[7] Afropop Juju (http:/ / www. afropop. org/ explore/ style_info/ ID/ 18/ Juju/ )<br />

[8] Graham, pp. 591 - 592; vedi anche Scaruffi (http:/ / www. scaruffi. com/ history/ african. html)<br />

[9] Graham, pg. 593<br />

[10] Graham, pg. 593<br />

[11] Afropop Fuji (http:/ / www. afropop. org/ explore/ style_info/ ID/ 8/ Fuji/ )<br />

[12] Graham, pgs. 592-593 Il Graham descrive le origini della Afro-juju nell'ambito della Afro-juju serie 1, il termine Shinamania, le critiche e le<br />

performance commerciali della Shinamania<br />

[13] Afropop: Juju Afropop riferisce che questo stile venne alla luce tra il 1989 e il 1990


Musica della Nigeria 150<br />

[14] Graham<br />

[15] Scaruffi (http:/ / www. scaruffi. com/ history/ african. html)<br />

[16] The Sun News Online (http:/ / www. sunnewsonline. com/ webpages/ features/ celebrityfashion/ 2005/ may/ 21/<br />

celebrityfashion-21-05-2005-001. htm)<br />

[17] Africlassical.com (http:/ / chevalierdesaintgeorges. homestead. com/ Sowande. html)<br />

Bibliografia<br />

• Akpabot, Samuel Ekpe. Ibibio Music in Nigerian Culture, Michigan State University Press 1975<br />

• Arom, Simka. <strong>Africa</strong>n Polyphony and Polyrhythm: Musical Structure and Methodology, Cambridge University<br />

Press 1991, ISBN 0-521-61601-8<br />

• Graham, Ronnie. Stern's Guide to Contemporary <strong>Africa</strong>n Music, Pluto Press 1989, ISBN 1-85305-000-8<br />

• Veal, Michael E. Fela: The Life of an <strong>Africa</strong>n Musical Icon, Temple University Press 1997<br />

• Waterman, Christopher Alan. Juju: A Social History and Ethnography of an <strong>Africa</strong>n Popular Music, University of<br />

Chicago Press 1990, ISBN 0-226-87465-6<br />

Collegamenti esterni<br />

• Indice di musicisti nigeriani (http:/ / www. nigeria-arts. net/ Music/ )<br />

• Estratti musicali (http:/ / www. motherlandnigeria. com/ music. html)<br />

• Nigerian Entertainment, rivista di musica nigeriana (http:/ / www. nigerianentertainment. com/ )<br />

• Forum sulla musica nigeriana (http:/ / www. nairaland. com/ nigeria/ board-3. 0. html)<br />

• (EN) Scheda sullo jùjú presso Afropop.org (http:/ / www. afropop. org/ explore/ style_info/ ID/ 18/ Juju/ )<br />

• (EN) Recensioni di album di musica nigeriana e africana (http:/ / www. muzikifan. com/ africaframe. html)<br />

• (EN) Rassegna di musica pop africana (http:/ / www. scaruffi. com/ history/ african. html)<br />

• (EN) Musica orchestrale africana (http:/ / www. africanchorus. org/ Voam/ Voam624. htm)


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Keltorrics, Luiclemens, Mac9, Marcok, Moongateclimber, Mr Accountable, Mr buick, Numbo3, Orcovolante, P tasso, Pracchia-78, Quindicidodici, Snowdog, Vichingo93, Zavijavah, 9<br />

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Bonaff, Bryan Perfetto, Bucaramango, Burkina, Burkinafaso76, Chiappinik, Civvì, Conocybe, Dany80it, Diego04, Dikson, Dr Zimbu, Elcaracol, Enrico fioravante fontana, Eumolpo, F l a n k e r,<br />

Formica rufa, Franz Liszt, Frazzone, Freddyballo, Furyo Mori, Gac, Gian-, Giovannigobbin, Hashar, Ignlig, Ilario, Jacopo.luppino, Jollyroger, Kanchelskis, Klaudio, Koudougou, Losògià,<br />

Luccaro, Luckyz, Lulo, Mac9, Mauro742, Miciosoft, Momyn86, Moongateclimber, MrNorrell, Nuceria5, Numbo3, Ottaviano II, Panther, Paolo*torino, Phantomas, Pippu d'Angelo, Pracchia-78,<br />

Qbert88, Remulazz, Rikimaru, Ripepette, Sandr0, Sarcelles, Sega, Sesquipedale, Simo82, Sir marek, Sirabder87, Skawise, Snark, Snowdog, Tenebroso, Tener, The Polish, Thorin III, Ticket<br />

2010081310004741, Turgon, Utente 7, Valerio79, Vermondo, Zavijavah, Ziggolo, 101 Modifiche anonime<br />

Ouagadougou Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46166204 Autori:: Agostino64, Andre86, Buggia, Cesare87, Civvì, D.sagri, Dikson, Francescost, Frazzone, Gian-,<br />

Ilainwonderland, Ilario, Loryball, Mac9, Maximus III, Moongateclimber, Mr Accountable, Quatar, Richzena, Save, Sir marek, Snowdog, Steed, Zavijavah, 20 Modifiche anonime<br />

Storia del Burkina Faso Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=42769263 Autori:: Alexander VIII, Ary29, Civvì, Didimo69, Eumolpa, Frazzone, Hellis, Moongateclimber,<br />

Sesquipedale, Tenebroso, Veneziano, 7 Modifiche anonime<br />

Costa d'Avorio Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46769929 Autori:: .anaconda, .snoopy., Ab1, Actarux, Agostino64, Alexander VIII, Antenor81, Aordictator, Aymeric780,<br />

Azrael555, Brownout, Buggia, Ciaurlec, Civvì, CodaDiLupo, Darth Kule, Dcosta, Delfo, DoppioM, Dr Zimbu, Elcaracol, Enaud, Enzino, Ermanon, Fiaschi, Francesca Ca', Franco3450, Franz<br />

Liszt, Frazzone, Gac, Gian-, Gianluca91, Giovannigobbin, Goemon, Guidomac, Hellis, Henrykus, Hercule, Hill, Iskander, Joe123, Johnlong, Kal-El, Kanchelskis, Kill off, Lanerossi, Larry Scott,<br />

Larry.europe, Leoman3000, Loryball, Losògià, Lukius, Mac9, Manusha, MapiVanPelt, Marcok, Melos, Mircko, Mizardellorsa, Moongateclimber, Nickel Chromo, Numbo3, Ottaviano II, Paolo<br />

Di Febbo, Phantomas, Purcinella, R.a.o.u.l.d.a.l., Rael, Rdelre, Ripepette, Safran, Sarcelles, Sardur, Schopy1988, Seics, Shivanarayana, Signora con l'ombrello, Silvio.dellacqua, Simo82,<br />

Sintierra, Snowdog, Thorin III, Threecharlie, Ticket 2010081310004741, Tirinto, Torsolo, Valerio79, Vipera, Viscontino, Zavijavah, Zenman, 214 Modifiche anonime<br />

Yamoussoukro Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46626751 Autori:: Ermanon, Frazzone, Gian-, Giovannigobbin, Joana, Mac9, Snowdog, Steed, Viscontino, Wolf, Zuzu<br />

macumba, 5 Modifiche anonime<br />

Storia della Costa d'Avorio Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46717477 Autori:: Antenor81, Civvì, Drugonot, Ermanon, Gspinoza, Larry Yuma, Lorenzo Santiago Policarpo,<br />

Luckyz, Makrid, Marco Bernardini, Marcuscalabresus, Moongateclimber, Nrykko, Sintierra, Tenebroso, Wukappa, Zuzu macumba, 10 Modifiche anonime<br />

Togo Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46612170 Autori:: Actarux, Adam91, Alfio, Amarvudol, Archeologo, Ares, AttoRenato, Aurelio.c, Bouncey2k, Bramfab, Castagna, Cloj,<br />

Cotton, Cruccone, DaveBlack, Davide, Davide21, Dome, Dr Zimbu, Drugonot, Elcaracol, Emilio2005, Ermanon, Fantasma, Farida Moumouni, Franz Liszt, Gac, Gacio, Gian-, Giovannigobbin,<br />

Gvf, Gwenaeth, Haiku81, Helios, Ilario, Kanchelskis, Krdan, Lodewijk Vadacchino, Lorelorelore, Losògià, Luisa, Mac9, MapiVanPelt, Marcuscalabresus, Mark91, Mocu, Moongateclimber, Mr<br />

Accountable, Mtt, Nmdcdnv, No2, Pequod76, Phantomas, Ploqperq, Poweruser, Rdb, Ribbeck, Romero, Sabbamau, Salvatore Ingala, Sandcreek, Sarcelles, Segugio79, Sergiodf, Simo82, Sir<br />

marek, Smg, Snowdog, Squattaturi, Stefanomolino, Suhardian, Supernino, Swert, Tenebroso, Thorin III, Valerio79, Vituzzu, WinstonSmith, Xander89, Yana, Zamor, 89 Modifiche anonime<br />

Lomé Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46654723 Autori:: Actarux, Allein, Bucaramango, Christihan, Civvì, Duroy, Ermanon, Freddyballo, Ft1, Gian-, Janus,<br />

Moongateclimber, Mr Accountable, Mr buick, Save, Threecharlie, 2 Modifiche anonime<br />

Storia del Togo Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44128862 Autori:: Ary29, Civvì, Moongateclimber, Tenebroso, Thorin III<br />

Benin Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46647847 Autori:: Actarux, Alfio, Ares, Ary29, Ask21, Atti, AttoRenato, Boboseiptu, Carlo58s, Chiappinik, Chio76, Civvì, Dany80it,<br />

Dome, Eddie619, Elcaracol, Erinaceus, Frazzone, Frigotoni, Gac, Gian-, Giannib, Giorgiomonteforti, Giovannigobbin, Gmm, Gspinoza, Haiku81, Hashar, Hellis, Iskander, Joe123, Kanchelskis,<br />

Kossino, Mac9, Marcok, Mickey83, Moongateclimber, Moroboshi, Numbo3, Phantomas, Ptah, Qbert88, Razzabarese, Red Power, Red devil 666, Romero, Sarcelles, Save, Schopy1988,<br />

Shivanarayana, Silvio.dellacqua, Simo82, Snowdog, Thorin III, TierrayLibertad, Tommaso Ferrara, Valerio79, Vipera, Zavijavah, 63 Modifiche anonime<br />

Porto-Novo Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46709234 Autori:: AttoRenato, Civvì, Ft1, Gian-, Mac9, Moongateclimber, Save, Snowdog, Steed, 3 Modifiche anonime<br />

Storia del Benin Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=43462197 Autori:: Civvì, Didimo69, Hrundi V. Bakshi, Louisbeta, Makrid, Tenebroso, 3 Modifiche anonime<br />

Regno del Benin Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46235600 Autori:: Carlo58s, Didimo69, Doctor Dodge, LukeWiller, MaEr, Mario1952, Microsoikos, Moongateclimber,<br />

No2, Tommaso Ferrara, 2 Modifiche anonime<br />

Niger Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46721175 Autori:: Actarux, Agostino64, Airon90, Alessandro bertoli, Alfio, Anurnberg, Aushulz, Balabiot, Barbaking, Barbirulao,<br />

Bryan Perfetto, Buggia, Civvì, Claude57, Dany80it, Dreamaker, EH101, Eddie619, Fmalucelli, Frazzone, Gac, Gacio, Gian-, Giovannigobbin, Giozuc81, Gspinoza, Haiku81, Ilario, Indigesto,<br />

Jacopo.luppino, Kanchelskis, Kolghie, Lawrel, Lohe, Losògià, Luckyz, Lulo, MM, Mac9, Marzedu, Mizardellorsa, Moeng, Moongateclimber, NicFer, Pavanandrea1, Phantomas, ProcMoss,<br />

Romero, Sarcelles, Schopy1988, Sd, Sesquipedale, SigmaK, SignorX, Silvio.dellacqua, Sir marek, Snowdog, Suhardian, Taueres, Tenebroso, That's all, The Black Prince, Thorin III, Uazzino,<br />

Valerio79, Vermondo, <strong>Wiki</strong>gab, Yana, Zavijavah, Zoologo, 93 Modifiche anonime<br />

Niamey Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46345166 Autori:: Ariel, Buggia, Frazzone, Gian-, Giovannigobbin, Mac9, Moongateclimber, Mr Accountable, Mr buick, Numbo3,<br />

Romero, Sir marek, Sisterold, Snowdog, Tenebroso, 4 Modifiche anonime<br />

Storia del Niger Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=44012868 Autori:: Alzariel, Davide, Mac9, Malemar, MapiVanPelt, No2, Phantomas, Tenebroso, Zoologo, 2 Modifiche<br />

anonime<br />

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Archenzo, Ary29, Ask21, AttoRenato, Avemundi, Barbuto, Buggia, Carlo58s, Chio76, Cialz, Civvì, Cruccone, Dany80it, Dario Pagnoni, Demart81, Doctor Dodge, Dome, Dr Claudio,<br />

Dreamaker, Elcaracol, Eminem827, EndelWar, Ermanon, Etrusko25, Eudigioia, F l a n k e r, Federica.pescatore, Ferridave, Francisco83pv, Franz Liszt, Freddyballo, Gac, Gbengalex2, Gce,<br />

Geopolitico, Gian-, Ginosal, Giovannigobbin, Gspinoza, Guidomac, Haiku81, Hashar, Incola, Jalo, Joe123, Kanchelskis, Lachimera, Luisa, Lukius, Mac9, Manusha, MapiVanPelt, Marcok,<br />

Mark91, MegaEsther98, Mess, Moeng, Moongateclimber, Neq00, No2, O--o, Phantomas, Piandoro, Pino158, Pracchia-78, Progettualita, Renato Caniatti, Rl89, Robebige, Robis13, Romero,<br />

SalvaM, Sarcelles, Senpai, Sergio Baldi, Shivanarayana, Silvio.dellacqua, Snowdog, Square87, Suisui, Sumail, Taueres, Tenebroso, The Polish, Vipera, Vituzzu, Wallygate59, Wappi76,<br />

Whatnwas, Woodworm, Zavijavah, 180 Modifiche anonime


Fonti e autori delle voci 152<br />

Abuja Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=46486443 Autori:: Airin, Caulfield, Chio76, Civvì, Cotton, Elenagiussani, Ermanon, F.giusto, Freddyballo, Gian-, Ginosal, Iron Bishop,<br />

Kanchelskis, Lukius, MM, Mac9, Maria.martelli, Menelik, Save, Sbisolo, Sesquipedale, Snowdog, SoccerFan1987, Steed, TierrayLibertad, 19 Modifiche anonime<br />

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Eumolpa, Eumolpo, Formica rufa, Frieda, Johnlong, Moongateclimber, Nick1915, Romero, Sbisolo, Sesquipedale, Shivanarayana, Simone, Tenebroso, 9 Modifiche anonime<br />

Politica della Nigeria Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=45773654 Autori:: Alec, Ary29, Chio76, Ermanon, Ilario, Lukius, MaEr, Moongateclimber, Nessuno, NicFer, No2,<br />

O--o, SCDBob, Signora con l'ombrello, Snowdog, Viscontino, 3 Modifiche anonime<br />

Economia della Nigeria Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=45773613 Autori:: 5Y, Ary29, AttoRenato, Chio76, Cilly Pepper, Civvì, Dommac, FetterLikör, Fiaschi, Gac,<br />

Gianluca91, Guam, Hrundi V. Bakshi, Lukius, Moongateclimber, No2, O--o, Ppalli, Sbisolo, Sergiodf, Simone, Ssspera, Ub, 8 Modifiche anonime<br />

Musica della Nigeria Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=45625157 Autori:: Al Pereira, Ary29, Barbaking, Dardorosso, Domenico De Felice, Eumolpo, Ft1, Govoch, Ines, Joana,<br />

Larry Yuma, Lucio Di Madaura, M7, Moongateclimber, Phantomas, Senpai, Sisterold, Tenebroso, TierrayLibertad, Trixt, Vermondo, ZioNata, ^musaz, 20 Modifiche anonime


Fonti, licenze e autori delle immagini 153<br />

Fonti, licenze e autori delle immagini<br />

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File:Guinea crest01.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Guinea_crest01.png Licenza: sconosciuto Autori:: Ttzavaras<br />

File:Guinea (orthographic projection).svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Guinea_(orthographic_projection).svg Licenza: Public Domain Autori:: Marcos Elias de<br />

Oliveira Júnior<br />

File:GuineaMap.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:GuineaMap.png Licenza: Public Domain Autori:: CIA<br />

File:DF-SC-83-08641.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:DF-SC-83-08641.jpg Licenza: Public Domain Autori:: A1C WILLIAM FIRANECK<br />

File:Conakry-ville.JPG Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Conakry-ville.JPG Licenza: Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported Autori:: User:Soman<br />

File:East - Fulbe.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:East_-_Fulbe.jpg Licenza: sconosciuto Autori:: credit is given to Elaine Pearson<br />

File:Guinea Regions.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Guinea_Regions.png Licenza: GNU Free Documentation License Autori:: User:Acntx<br />

File:Conakry-palaisdupeuple.JPG Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Conakry-palaisdupeuple.JPG Licenza: Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported<br />

Autori:: User:Soman<br />

File:Traditional_farming_Guinea.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Traditional_farming_Guinea.jpg Licenza: Public Domain Autori:: L. Lartigue<br />

Immagine:Commons-logo.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Commons-logo.svg Licenza: logo Autori:: SVG version was created by User:Grunt and cleaned up by<br />

3247, based on the earlier PNG version, created by Reidab.<br />

Immagine:<strong>Wiki</strong>news-logo.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:<strong>Wiki</strong>news-logo.svg Licenza: logo Autori:: Vectorized by Simon 01:05, 2 August 2006 (UTC) Updated by<br />

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Immagine:Segui progetto.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Segui_progetto.png Licenza: GNU Free Documentation License Autori:: Archenzo, Filnik, Pil56, Trixt<br />

Immagine:Conakry.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Conakry.jpg Licenza: GNU Free Documentation License Autori:: Croquant, Deadstar, Ppntori, 2 Modifiche<br />

anonime<br />

Immagine:Flag of Guinea.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Guinea.svg Licenza: Public Domain Autori:: User:SKopp<br />

File:Guinea location map.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Guinea_location_map.svg Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0 Autori:: Daryona,<br />

NordNordWest<br />

File:Red pog.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Red_pog.svg Licenza: Public Domain Autori:: Andux<br />

File:GN-Conakry.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:GN-Conakry.png Licenza: GNU Free Documentation License Autori:: Atamari, Béka, Laurens, Nicoli Maege<br />

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HenkvD, Soman<br />

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File:Mali (orthographic projection).svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Mali_(orthographic_projection).svg Licenza: Public Domain Autori:: Marcos Elias de Oliveira<br />

Júnior<br />

File:Mali carte.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Mali_carte.png Licenza: Public Domain Autori:: Original uploader was Sting at fr.wikipedia<br />

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Autori:: User:Guaka<br />

File:Lac Sélingué2.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Lac_Sélingué2.jpg Licenza: Creative Commons Attribution 2.5 Autori:: Olivier EPRON<br />

File:Eleveurs Peuls.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Eleveurs_Peuls.jpg Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 2.0 Autori:: KaTeznik<br />

File:Mansamusa.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Mansamusa.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Atamari, Olivierkeita, 3 Modifiche anonime<br />

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http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:People_working_at_a_Garbage_Field_in_Bamako_-_14th_February_2005.jpg Licenza: Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported<br />

Autori:: User:Guaka<br />

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Immagine:Wiktionary-ico-de.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Wiktionary-ico-de.png Licenza: logo Autori:: Bobit, F l a n k e r, Melancholie, Mxn, Nodulation,<br />

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3.0 Unported Autori:: Helge.at, Mac9, Thuresson<br />

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Tered<br />

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Attribution-ShareAlike 3.0 Unported Autori:: Helge.at, Mac9, Thuresson<br />

Immagine:Flag of Burkina Faso.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_Burkina_Faso.svg Licenza: Public Domain Autori:: User:Gabbe, User:SKopp<br />

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Uwe Dedering<br />

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File:Palais kosyam.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Palais_kosyam.jpg Licenza: GNU Free Documentation License Autori:: Sputniktilt<br />

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Autori:: Bsm15<br />

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Dbenbenn, Denelson83, Evanc0912, Fry1989, Gabriel trzy, Howcome, Ms2ger, Nightstallion, Oreo Priest, Rocket000, Rodejong, Sir Iain, ThomasPusch, Warddr, Zscout370, 4 Modifiche<br />

anonime<br />

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3.0,2.5,2.0,1.0 Autori:: Sodacan<br />

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Attribution-Sharealike 3.0 Autori:: Image source: Martin23230;* Derivative work:<br />

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Uwe Dedering. Original uploader was Uwe Dedering at de.wikipedia<br />

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Etienne Ruedin<br />

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Klemen Kocjancic, Mattes, Mxn, Neq00, Nightstallion, Reisio, ThomasPusch, Vzb83<br />

File:Coat of arms of Togo.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Coat_of_arms_of_Togo.svg Licenza: Creative Commons Attribution-Sharealike 3.0,2.5,2.0,1.0 Autori::<br />

Odejea<br />

File:LocationTogo.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:LocationTogo.svg Licenza: Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported Autori:: User:Vardion<br />

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File:Togo sat.png Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Togo_sat.png Licenza: sconosciuto Autori:: Cwolfsheep, Martin H., 1 Modifiche anonime<br />

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Modifiche anonime<br />

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~Pyb<br />

File:Togo.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Togo.jpg Licenza: Creative Commons Attribution 2.0 Autori:: FlickreviewR, Martin H., ~Pyb<br />

File:Python royal 35.JPG Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Python_royal_35.JPG Licenza: Copyrighted Free Use Autori:: Anniolek, ArinArin, Bemoeial2, Jeffdelonge,<br />

Jwinius, Kilom691<br />

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Autori:: User:Stavenn<br />

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Jurema Oliveira, Martin H., ~Pyb, 1 Modifiche anonime<br />

File:Togo school furniture.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Togo_school_furniture.jpg Licenza: Creative Commons Attribution 2.0 Autori:: FlickreviewR, ~Pyb, 1<br />

Modifiche anonime<br />

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Weberberg at en.wikipedia<br />

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Utilisateur:Tonio94<br />

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Klemen Kocjancic, Mattes, Mxn, Neq00, Nightstallion, Reisio, ThomasPusch, Vzb83<br />

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Denelson83, Ed veg, Gzdavidwong, Herbythyme, Isletakee, Kakoui, Kallerna, Kibinsky, Mattes, Mizunoryu, Neq00, Nickpo, Nightstallion, Odder, Pymouss, R.O.C, Reisio, Reuvenk, Rkt2312,<br />

Rocket000, Runningfridgesrule, Samwingkit, Sasha Krotov, Shizhao, Tabasco, Vzb83, Wrightbus, ZooFari, Zscout370, 73 Modifiche anonime<br />

File:Flag of the People's Republic of China.svg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Flag_of_the_People's_Republic_of_China.svg Licenza: Public Domain Autori:: Drawn<br />

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File:Togo1885.jpg Fonte:: http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=File:Togo1885.jpg Licenza: Public Domain Autori:: Flamarande, Julo, Man vyi, Martin H., 1 Modifiche anonime<br />

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1 Modifiche anonime<br />

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User:Golbez<br />

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T L Miles, 1 Modifiche anonime<br />

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Reineccius<br />

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Jaw101ie, T L Miles, 1 Modifiche anonime<br />

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en.wikipedia<br />

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Licenza 156<br />

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