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la biochimica prima della «doppia elica» 33<br />
citos<strong>in</strong>a, l’aden<strong>in</strong>a, le idrossi-pur<strong>in</strong>e quali componenti dei nucleotidi contenuti nel sangue<br />
e nei muscoli [44]. Contemporaneamente vengono trovati nella mucosa <strong>in</strong>test<strong>in</strong>ale due<br />
nuovi enzimi idrolitici uno dei quali agisce <strong>in</strong> modo specifico sulla molecola dell’acido<br />
nucleico per produrre i rispettivi nucleotidi e gli si attribuisce il nome di pol<strong>in</strong>ucleotidasi.<br />
È l’<strong>in</strong>izio per <strong>in</strong>dagare sulla natura dei legami che tengono uniti i nucleotidi<br />
tra di loro negli acidi ribo- e desossiribo-nucleico tramite l’azione idrolitica degli enzimi<br />
capaci di attaccare specificamente il legame da idrolizzare contenente fosforo. Anche qui<br />
non può sfuggire la co<strong>in</strong>cidenza tra la scoperta delle prime nucelotidasi e l’attuale «abbondanza»<br />
degli enzimi, oggi detti di «restrizione», scoperti recentemente <strong>in</strong> vari batteri<br />
largamente adoperati <strong>in</strong> ricerche di genetica molecolare, per ottenere frammenti ristretti<br />
e riproducibili di pol<strong>in</strong>ucleotidi, di cui si vuol <strong>in</strong>dagare la composizione.<br />
Inf<strong>in</strong>e altre ricerche sull’elevata viscosità del DNA attribuiscono elevato peso molecolare<br />
all’acido desossiribonucleico, confermato dalle immag<strong>in</strong>i diffrattometriche ottenute<br />
ai raggi-X da Astbury e P. O. Bell [45], che <strong>in</strong>dicano la polimerizzazione di almeno<br />
2000 mononucleotidi nella molecola del DNA. Più omeno a questo livello navigavano<br />
le conoscenze sugli acidi nucleici prima della grande svolta che creò lapremessa per il<br />
riconoscimento della «doppia elica» e del conseguente «distacco del macromolecolare»<br />
che portò alle orig<strong>in</strong>i di una nuova discipl<strong>in</strong>a, la biologia molecolare.<br />
5. Lipidi e derivati<br />
Altrettanto <strong>in</strong>tenso il lavoro sulla chimica dei costituenti acilici dei grassi naturali e<br />
degli oli vegetali nelle cui strutture di trigliceridi si ritrovano esterificati <strong>in</strong> prem<strong>in</strong>enza<br />
acidi grassi a 16 e 18 atomi di C saturi, <strong>in</strong>sieme a piccole quantità dicomponenti<br />
<strong>in</strong>saturi <strong>in</strong> una o più posizioni. La loro presenza <strong>in</strong>dividuata da un gruppo che fa capo<br />
a Erw<strong>in</strong> Chargaff [46] venne confermata anche nei fosfatidi estratti dalla milza, dal<br />
fegato, dal latte ed <strong>in</strong> alcuni di essi vengono identificati nuove catene aciliche <strong>in</strong>sature,<br />
isolate <strong>in</strong> seguito ad idrolisi di una frazione purificata contenente lecit<strong>in</strong>e e cefal<strong>in</strong>e. Il<br />
meccanismo enzimatico della desaturazione dovuto all’azione di deidrogenasi specifiche<br />
presenti non solo nel tessuto adiposo e nella bile, ma anche nel fegato, nel rene e<br />
<strong>in</strong> estratti di colture di E. coli ed <strong>in</strong> vari semi, è stato studiato a fondo da Gaetano<br />
Quagliariello e dai suoi allievi [47-48]. Degni di rilievo sono i risultati ottenuti da<br />
Francesco Paolo Mazza [49-51] sulla idrolisi e s<strong>in</strong>tesi enzimatica degli acidi biliari. Egli<br />
ottenne nuovi risultati, che <strong>in</strong>dirizzarono <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>i successive sulle <strong>in</strong>terazioni possibili<br />
fra enzimi e substrati apparentemente <strong>in</strong>solubili come si riteneva allora fossero le lunghe<br />
catene apolari dei vari acidi grassi. Un’ampia rassegna sulle ricerche che mostrano il<br />
livello delle conoscenze nel campo del metabolismo dei grassi è riportata da Camillo<br />
Artom [52] <strong>in</strong>sieme ad una serie di risultati orig<strong>in</strong>ali relativi al ruolo dei fosfolipidi nel<br />
tessuto nervoso.<br />
Contemporaneamente subisce una decisiva schiarita la chimica delle cosiddette «sostanze<br />
steroidi», il cui nome era stato proposto da R. K. Callow e F. G. Young [53]<br />
per considerare nel loro <strong>in</strong>sieme tutti i composti derivati dal colesterolo contenenti l’anello<br />
ciclopentano-peridrofenantrene. La tecnica della precipitazione specifica con la