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32 a. ruffo<br />

attore tedesco dell’epoca, Eric von Stroheim, e, quando glielo dicevo, sorrideva negando<br />

il confronto, ma il sorriso nascondeva un piccolo lampo di compiacimento!<br />

Prima di chiudere, vorrei ricordare un altro grande scienziato, Sir Hans Adolf Krebs,<br />

benché ilsuo nome non sia ancora apparso fra gli enzimi f<strong>in</strong>ora trattati, ma solo perché<br />

ne aveva fatto tanto buon uso da scoprire come si organizzassero fra di loro per dar<br />

luogo a due capolavori del metabolismo term<strong>in</strong>ale, il ciclo dell’urea e quello citrico<br />

(v. <strong>in</strong>fra, § 13.1 e § 13.2). Per tali ragioni condivise con Lipmann il Premio Nobel nel<br />

1953. Con lui l’amichevole consuetud<strong>in</strong>e durò piùalungo perché negli anni ’49 e ’50<br />

fui ammesso a frequentare il suo laboratorio di Sheffield ed a collaborare ad una ricerca<br />

[39] che, per la prima volta, dimostrò come l’ossidazione enzimatica del chetoglutarato<br />

desse orig<strong>in</strong>e a 4 molecole di ATP. Oltre a quanto ebbi ad imparare <strong>in</strong> impegno teorico<br />

e sperimentale, di quel periodo conservo un ricordo di relazioni umane con Lui e con<br />

i suoi collaboratori che trascendono dai rapporti di lavoro e confluiscono <strong>in</strong> un’<strong>in</strong>tesa<br />

morale e materiale che andrebbe tutt’oggi riportata come esempio di successo della<br />

collaborazione scientifica <strong>in</strong>ternazionale. Inf<strong>in</strong>e mi sia concesso di paragonare la Sua<br />

figura di Maestro a quella altrettanto elevata di un altro Maestro che abbiamo avuto<br />

<strong>in</strong> Italia nello stesso periodo, Gaetano Quagliariello (1883-1957), entrambi uniti da<br />

reciproca stima ed amicizia, entrambi promotori della ricerca biochimica nei rispettivi<br />

Paesi, dove tutt’ora i loro numerosi allievi tengono alto il prestigio delle Scuole da cui<br />

provengono, contribuendo con il loro impegno al tumultuoso sviluppo bio-tecnologico<br />

che <strong>in</strong> questi ultimi anni ha portato la biochimica di nuovo all’avanguardia della tematica<br />

e dei risultati che guidano la biologia moderna.<br />

4. Nucleotidi ed acidi nucleici<br />

Volgendo ora lo sguardo ad altri componenti cellulari credo che la prima identificazione<br />

con il desossi-riboso dello zucchero contenuto nel DNA fosse opera di P. A.<br />

Levene e collaboratori [40-41], che già datempo avevano <strong>in</strong>iziato ricerche fondamentali,<br />

che portarono alla scoperta della struttura tetranucleotidica degli acidi nucleici. Circa<br />

la possibilità didist<strong>in</strong>guere il DNA dal RNA con la reazione di Feulgen, assai <strong>in</strong> voga<br />

all’epoca, vanno ricordati i contributi ottenuti, alla Stazione Zoologica di Napoli, da<br />

Jean Brachet (1909-1988) con ricerche istochimiche su embrioni di vari organismi mar<strong>in</strong>i<br />

[42]. Egli aveva elaborato una tecnica capace di dist<strong>in</strong>guere il contenuto del DNA<br />

da quello del RNA, che trovò <strong>in</strong>aumento <strong>in</strong> quelle cellule <strong>in</strong> cui la produzione di enzimi<br />

aumentava con lo sviluppo, tanto da prospettare s<strong>in</strong> da allora la possibile <strong>in</strong>fluenza<br />

del RNA sulla s<strong>in</strong>tesi proteica. A conclusioni ancora più vic<strong>in</strong>e alla correlazione tra<br />

l’elevato contenuto di riboso-nucleotidi del RNA ed elevata produzione di prote<strong>in</strong>e nel<br />

citoplasma era giunto T. Casperson [43] con altri mezzi di <strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e che mostrarono<br />

la composizione chimica dei cromosomi di Drosophila e quelli della ghiandola salivare.<br />

I suoi risultati lasciavano già <strong>in</strong>travedere la proprietà dei geni a s<strong>in</strong>tetizzare le prote<strong>in</strong>e<br />

prospettando l’ipotesi che il materiale genico si potesse identificare con gli acidi nucleici.<br />

Intanto i nuovi metodi analitici di purificazione dell’acido nucleico estratto dal timo,<br />

permettono il riconoscimento delle varie basi contenute nei s<strong>in</strong>goli nucleotidi, tra cui la

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