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la biochimica prima della «doppia elica» 31<br />

aveva portato a varie formulazioni del calcolo della velocità di reazione. Fra queste<br />

merita un particolare commento la pubblicazione dell’articolo sulla determ<strong>in</strong>azione delle<br />

costanti di dissociazione enzimatica, a firma di Hans L<strong>in</strong>eweaver e Dean Burk [38]<br />

perché dovette superare nel 1934 la decisa opposizione di ben 6 referees che non volevano<br />

accettare il lavoro sul loro giornale. Oggi il proposto grafico dei «doppi reciproci» è<br />

riportato su tutti i libri di testo di Biochimica come modello più adatto per calcolare<br />

rapidamente la costante di Michaelis e Menten, base <strong>in</strong>discussa della c<strong>in</strong>etica enzimatica<br />

e ben noto riferimento teorico per la successiva scoperta dei «siti attivi» degli enzimi.<br />

3. Ricordo di alcuni ben noti protagonisti<br />

Alla f<strong>in</strong>e di questo paragrafo, dopo tanti contributi fondamentali sulla conoscenza<br />

degli enzimi, vorrei concedermi una breve pausa per dedicare un omaggio o, meglio, un<br />

affettuoso ricordo ad alcuni tra gli illustri scienziati f<strong>in</strong>ora nom<strong>in</strong>ati, che ho avuto modo<br />

di <strong>in</strong>contrare più volte <strong>in</strong> Italia ed all’estero. Il primo ricordo che li accomuna fuori del<br />

laboratorio, èlasemplicità eilgusto della loro conversazione sempre piacevole, lontana<br />

dal rango accademico e dalla loro notorietà <strong>in</strong>ternazionale, ricca di spunti letterari, che<br />

mostravano la prem<strong>in</strong>enza della cultura umanistica su quella scientifica. Sir Rudolph<br />

Peters era un vero rappresentante del gran mondo <strong>in</strong>glese, educato e vissuto ad Oxford,<br />

alto, elegante, i candidi capelli su di un volto asciutto dagli occhi mobilissimi, pronti<br />

ad osservare ogni piccolo particolare ed a ricavarne commenti salaci, che deliziavano gli<br />

ascoltatori conquistati dal suo <strong>in</strong>nato «sense of humour». Quando veniva <strong>in</strong> Italia, di<br />

cui conosceva ed ammirava la storia e l’arte con particolare competenza quella promossa<br />

dal Papato, avrebbe voluto <strong>in</strong>contrare il Papa <strong>in</strong> carica compiacendosi del passato ma<br />

soprattutto per <strong>in</strong>vocarlo a benedire ancora una volta «gli enzimi» che producevano il<br />

buon v<strong>in</strong>o delle nostre terre!<br />

Lipmann e Nachmansohn erano vecchi amici, entrambi provenienti dalla prestigiosa<br />

scuola di Otto Meyerhof ed, <strong>in</strong>sieme, profughi <strong>in</strong> USA <strong>in</strong> seguito ai tristi eventi del<br />

nazismo nel 1934. Lipmann <strong>in</strong> apparenza era <strong>in</strong>troverso, forse per il peso di aver lasciato<br />

l’Europa che molto amava e, <strong>in</strong>fatti, aveva scelto di risiedere a Boston, che giudicava la<br />

più europea delle città americane. Ma quando il ghiaccio era rotto e si parlava, oltre<br />

che di scienza, di attualità culturali o di questioni mondane, il suo riserbo spariva e<br />

la conversazione correva rapida e piacevole, piena di considerazioni e di aneddoti, che<br />

mettevano <strong>in</strong> luce la sua cultura letteraria e l’<strong>in</strong>teresse per i problemi morali e materiali<br />

che travagliavano la Società d’allora, prevedendo il rischio di dividere fatalmente il<br />

dest<strong>in</strong>o dei popoli, con lo scoppio della guerra.<br />

David Nachmansohn <strong>in</strong>vece era un uomo di simpatia immediata, sempre pronto a<br />

lasciare una sessione di un Congresso per andare a bere un bicchiere con un amico<br />

ed a conversare di ogni cosa, passando con eguale competenza dalla risoluzione di un<br />

problema termod<strong>in</strong>amico all’ammirazione ed al commento di un bel volto femm<strong>in</strong>ile. Il<br />

suo aspetto colpiva per l’amabilità dei modi e la ricercatezza del vestire, sobrio ed austero<br />

come un vero discendente della Corte Imperiale, di cui era solito ricordare gli splendori<br />

ma anche criticare le responsabilità ela decadenza. Nell’<strong>in</strong>sieme somigliava ad un celebre

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