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52 a. ruffo<br />

volte dai risultati di von Szent-Györgyi per impostare i suoi esperimenti sull’effetto del<br />

citrato. Da qui venne l’idea della sua res<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong> una sequenza di reazioni ad andamento<br />

ciclico, dovuta alla partecipazione di un composto, forse un «trioso» proveniente<br />

dalla ossidazione dei prodotti della glicolisi. Per quanto i primi risultati fossero stati<br />

negativi sull’identificazione del «trioso» con il piruvato o con il suo prodotto di decarbossilazione,<br />

l’acetato, la partecipazione di tali composti alla condensazione con l’acido<br />

ossaloacetico per formare citrato non venne esclusa da Krebs e Johnson [101] sulla<br />

base di quei risultati che <strong>in</strong>dicavano <strong>in</strong>cremento della s<strong>in</strong>tesi di citrato qualora venissero<br />

aggiunti glicogeno, esosomono-fosfati o glicerofosfato, tutti ben noti precursori del<br />

piruvato. Nel frattempo si era scoperta la partecipazione dei coenzimi tiam<strong>in</strong>pirofosfato<br />

(TPP) e del CoA quali forme attive rispettivamente della vitam<strong>in</strong>a B1 e dell’acido<br />

pantotenico e quella di un nuovo cofattore di natura assai semplice, l’acido lipoico o<br />

tiottico e di tutti fu dimostrata la proprietà nello stimolare la decarbossilazione ossidativa<br />

del piruvato di cui già sisapeva che il NAD + era l’accettore di idrogeno naturale<br />

della piruvico-deidrogenasi. Erano questi i risultati premonitori della scoperta di Lipmann<br />

che identificò con l’acetil-CoA il prodotto che si formava dal piruvato (v. supra,<br />

§ 2.1). Trattandosi di un tioestere e cioè uncomposto di elevato contenuto energetico<br />

<strong>in</strong> quanto paragonabile ad un’anidride mista molto reattiva, si comprese subito che<br />

era stato trovato il vero progenitore capace di reagire con l’ossaloacetato per formare<br />

citrato.<br />

Le reazioni che mostrano la sua s<strong>in</strong>tesi dal piruvato si svolgono secondo questa<br />

formulazione:<br />

CH3−−CO−−CO2H + CoA−−SH + NAD + TPP + Mg2+ + lipoato<br />

−−−−−−−−−−−−−−−−−−→<br />

TPP + Mg 2+ + lipoato<br />

−−−−−−−−−−−−−−−−−−→ CH 3 −−CO−−S−−CoA + CO 2 + NADH + H +<br />

Essa dimostra che l’unità bicarboniosa che entra nella molecola del citrato, opportunamente<br />

«modellata» dalla piruvico deidrogenasi, èl’acetil-CoA.<br />

A questo punto, va tenuto conto del ruolo fisiologico dovuto all’orig<strong>in</strong>e metabolica<br />

dell’acetil-CoA. Quella f<strong>in</strong>ora descritta riguarda la quota proveniente dalla demolizione<br />

dai glucidi ed è notevole. Ma una quantità ancora maggiore se ne forma <strong>in</strong> seguito<br />

alla trasformazione delle lunghe catene di acidi grassi nel ben noto processo della bossidazione<br />

e qu<strong>in</strong>di proviene <strong>in</strong> elevata quantità anche da lipidi. Inoltre c’è daaggiungere<br />

l’aliquota proveniente dagli am<strong>in</strong>oacidi glicogenetici, per cui si conclude che<br />

l’acetil-CoA rappresenta il punto di convergenza metabolico degli scheletri carboniosi dei<br />

pr<strong>in</strong>cipali componenti cellulari. Il suo <strong>in</strong>gresso nel ciclo permette il loro successivo smaltimento<br />

sotto forma di 2 molecole di CO 2 quale prodotto term<strong>in</strong>ale di tutti i composti<br />

carboniosi.<br />

Siccome contemporaneamente ad ogni giro del ciclo 4 coppie di atomi di H sottratte<br />

dalle deidrogenasi si scaricano sulla catena respiratoria mitocondriale per formare quattro<br />

molecole di H 2 O, si comprende come il meccanismo ciclico con cui viene bruciato l’acetato<br />

corrisponda alla completa combustione dei composti carboniosi, <strong>in</strong>dipendentemente<br />

dalla loro orig<strong>in</strong>e e pertanto bene si identifica con il «metabolismo term<strong>in</strong>ale».

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