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la biochimica prima della «doppia elica» 49<br />

circa il 10% dell’energia contenuta nella molecola del glucoso. La maggior parte viene<br />

prodotta nel successivo processo ossidativo di cui si conosceva poco f<strong>in</strong>o a quando<br />

non venne chiarito il dest<strong>in</strong>o metabolico del piruvato (v. supra, § 2.1). A questo<br />

punto le ricerche s’<strong>in</strong>contrarono con nuovi risultati di eccezionale importanza ottenuti<br />

da Krebs e W. H. Johnson [101] che nel 1937 dimostrarono l’effetto catalitico del<br />

citrato sulla respirazione cellulare di poltiglie muscolari. Il dato nuovo dal punto di<br />

vista metabolico riguardava un meccanismo ossidativo ad andamento ciclico, secondo<br />

cui uno dei componenti delle reazioni, l’acido ossaloacetico, si condensava con una<br />

sostanza «sconosciuta» proveniente dalla demolizione dei carboidrati, per dar orig<strong>in</strong>e<br />

ad acido citrico che, a sua volta, tramite una serie di reazioni successive, rigenerava<br />

acido ossaloacetico, e così via! È questo un punto saliente della ricerca metabolica di<br />

quell’epoca perché per la prima volta viene <strong>in</strong>dicata la via vantaggiosa della demolizione<br />

ossidativa dei carboidrati [101]. Infatti la nuova serie di reazioni ad andamento ciclico<br />

ad ogni giro riproduce un «catalizzatore», <strong>in</strong> questo caso il citrato, capace di bruciare<br />

completamente il residuo carbonioso (forse un trioso) prodotto dalla glicolisi.<br />

Sebbene non sfugga ad alcuno l’importanza di una simile scoperta, dobbiamo dire<br />

subito che non si tratta di una assoluta novità. Lo stesso Krebs anni prima [102], <strong>in</strong><br />

condizioni sperimentali diverse, aveva trovato che la s<strong>in</strong>tesi dell’urea, il noto prodotto<br />

term<strong>in</strong>ale del metabolismo azotato <strong>in</strong> tutte le specie di mammiferi, si verificava nel fegato<br />

tramite un meccanismo ciclico (v. <strong>in</strong>fra, § 13.2) <strong>in</strong> cui un am<strong>in</strong>oacido, l’ornit<strong>in</strong>a,<br />

veniva trasformata <strong>in</strong> modo da produrre urea e qu<strong>in</strong>di riformata alla f<strong>in</strong>e del ciclo,<br />

agendo anche <strong>in</strong> questo caso da «catalizzatore». Pertanto i cicli dell’urea e quello citrico<br />

restano i caratteristici prototipi di questo nuovo livello di organizzazione metabolica che<br />

ottenne la def<strong>in</strong>izione, ormai corrente, di «ciclo metabolico». In entrambi i casi si è<br />

svolto un processo <strong>in</strong> cui un cambiamento chimico totale, misurabile quantitativamente,<br />

è prodotto da una sequenza di reazioni di natura diversa che si succedono l’una dopo<br />

l’altra, rigenerando alla f<strong>in</strong>e il componente utilizzato all’<strong>in</strong>izio. In seguito altri cicli analoghi<br />

sono stati trovati ad andamento più vasto, come quello di Calv<strong>in</strong> della fotos<strong>in</strong>tesi<br />

(v. supra, § 9), quello dell’ossidazione degli acidi grassi, quello dei pentoso-fosfati, la cui<br />

importanza metabolica verrà scoperta negli anni successivi al ’50, ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e quello del<br />

gliossilato su cui torneremo avanti a proposito della regolazione del ciclo citrico.<br />

13.2. Il ciclo dell’ornit<strong>in</strong>a.<br />

Il primo ciclo con le caratteristiche di dar luogo ad un prodotto f<strong>in</strong>ale, quantitativamente<br />

apprezzabile, l’urea, tramite una serie di reazioni che si succedono per rigenerare<br />

il composto <strong>in</strong>iziale è quello dell’ornit<strong>in</strong>a, scoperto da Krebs e Kurt Henseleit nel 1932<br />

[102]. Merita la nostra attenzione per il grande rilievo conseguito all’epoca per chiarire<br />

il meccanismo con cui si formava l’elevata quantità diurea con cui era noto «term<strong>in</strong>are»<br />

il metabolismo azotato <strong>in</strong> tutte le specie di mammiferi. In un uomo di 70 kg se ne<br />

producono tra 20 e 30 gr al giorno.<br />

Sulla base dei nuovi risultati sulla utilizzazione della ornit<strong>in</strong>a fu possibile proporre<br />

il verificarsi di un nuovo processo caratterizzato da reazioni sequenziali che permette-

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