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46 a. ruffo<br />

sanno come andò af<strong>in</strong>ire: a Paul<strong>in</strong>g fu assegnato il Premio Nobel per la Chimica nel<br />

1954 ed altrettanto ambito traguardo venne raggiunto da Kendrew e Perutz nel 1962<br />

dopo che fu presentata oltre alla mioglob<strong>in</strong>a, la raffigurazione quasi completa dell’<strong>in</strong>tera<br />

molecola di emoglob<strong>in</strong>a.<br />

12.2. Il contributo dell’emoglob<strong>in</strong>a.<br />

Ma sull’emoglob<strong>in</strong>a non hanno lavorato solo i Premi Nobel! Abbiamo già detto della<br />

sua tendenza a cristallizzare. Se volessimo soltanto sfogliare le pubblicazioni dedicate a<br />

metodi <strong>in</strong>novativi o altri accorgimenti tecnici sulla cristallizzazione saremmo costretti a<br />

vari mesi di assidua lettura! Specialmente quando ci si accorse che la cosiddetta «emoglob<strong>in</strong>a<br />

dei muscoli» presentava caratteristiche diverse da quella del sangue ad <strong>in</strong>iziare dalle<br />

condizioni <strong>in</strong> cui si formavano i cristalli. Trovate quelle migliori per isolarla, apparve<br />

chiara la differenza dovuta al fatto che si trattava di una sola catena polipeptidica con<br />

un solo protoemo e con qualche differenza nella composizione di am<strong>in</strong>oacidi. Insomma<br />

era una nuova prote<strong>in</strong>a che con l’emoglob<strong>in</strong>a aveva <strong>in</strong> comune solo il colore rosso e la<br />

proprietà dilegarsi reversibilmente con l’ossigeno molecolare, per cui le venne imposto<br />

il nome quanto mai appropriato di mioglob<strong>in</strong>a. Si può facilmente immag<strong>in</strong>are l’<strong>in</strong>teresse<br />

suscitato da questa scoperta ed il gran numero di ricerche che <strong>in</strong>dagarono sulle<br />

identità edifferenze tra queste due molecole <strong>in</strong> rapporto alle loro funzioni. Fra le tante<br />

vogliamo ricordare quelle di A. Rossi-Fanelli e della sua scuola [95-97] per l’<strong>in</strong>sieme<br />

dei risultati che, come vedremo, hanno conseguito vasta risonanza <strong>in</strong>ternazionale. Iniziate<br />

sulla cristallizzazione e sulla struttura della mioglob<strong>in</strong>a nel 1938 presso l’Istituto di<br />

Chimica Biologica dell’Università diNapoli e cont<strong>in</strong>uate nell’arco di dieci anni prima<br />

a Pavia e poi a Roma, portarono nuovi risultati ampiamente confermati sulle proprietà<br />

chimico-fisiche e sulla sequenza am<strong>in</strong>oacidica della mioglob<strong>in</strong>a umana <strong>in</strong> paragone all’emoglob<strong>in</strong>a<br />

anch’essa cristallizzata da sangue umano. Sempre su questo argomento un<br />

ulteriore risultato ottenuto negli anni ’50, fa spicco sia per orig<strong>in</strong>alità della ricerca, sia<br />

per il consenso conseguito <strong>in</strong> campo <strong>in</strong>ternazionale. Per la prima volta l’emoglob<strong>in</strong>a<br />

umana viene separata nei suoi componenti protoemo e glob<strong>in</strong>a con un metodo semplice<br />

e facilmente riproducibile che permette d’isolare la glob<strong>in</strong>a allo stato nativo, tanto da<br />

poterla ricomb<strong>in</strong>are <strong>in</strong> vitro con il protoemo per ricostituire una nuova molecola di<br />

emoglob<strong>in</strong>a. Le sue proprietà, accuratamente analizzate, sono <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>guibili da quelle<br />

dell’emoglob<strong>in</strong>a umana nativa. Il lavoro suscitò tale <strong>in</strong>teresse da superare entro breve<br />

tempo le 500 citazioni su pubblicazioni apparse nelle più qualificate riviste <strong>in</strong>ternazionali,<br />

per cui nell’anno 1985 ricevette l’ambito riconoscimento di «Citation Classic» da<br />

parte della ben nota rivista Current Contents (vol. 28, n. 22, p. 19).<br />

Nessuna meraviglia qu<strong>in</strong>di se tutt’oggi, sulla scia tracciata dal Maestro, una schiera<br />

di giovani allievi, tra cui emergono i nomi, oltre che del compianto Eraldo Anton<strong>in</strong>i<br />

(1931-1983), di Maurizio Brunori, Carlo De Marco, Francesco Bossa, Doriano Cavall<strong>in</strong>i,<br />

Emilia Chiancone, Paolo Fasella, Bruno Mondovì, Paolo Cerletti e Noris Siliprandi,<br />

cont<strong>in</strong>uano a lavorare con successo nelle nuove sedi, ovvero nel vecchio Laboratorio dell’Università<br />

diRoma «La Sapienza» sui rapporti tra struttura e funzione delle emo- e

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