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44 a. ruffo<br />
che permetteva la formazione transitoria di un <strong>in</strong>termediario, poi identificato con l’acido<br />
d-am<strong>in</strong>olevul<strong>in</strong>ico. Da 2 molecole di tale composto poteva ottenersi un derivato<br />
pirrolid<strong>in</strong>ico, anch’esso riconosciuto con il porfobil<strong>in</strong>ogeno, un composto già noto<br />
perché ritrovato <strong>in</strong> abbondanza nelle ur<strong>in</strong>e di ammalati di un morbo genetico, la porfiria<br />
acuta. Da 4 molecole di tale composto si orig<strong>in</strong>ava la protoporfir<strong>in</strong>a IX che a<br />
sua volta chelando il ferro si trasformava nel protoemo, il ben noto gruppo prostetico<br />
dell’emoglob<strong>in</strong>a.<br />
Eleclorofille? Le abbiamo f<strong>in</strong>ora trascurate perché lericerche sulla loro bios<strong>in</strong>tesi<br />
erano <strong>in</strong>iziate molto dopo quelle del protoemo e risolte solo negli anni successivi al<br />
’50, ma possiamo rassicurare chi legge che la via bios<strong>in</strong>tetica trovata <strong>in</strong> vari mutanti di<br />
Chlorella, nelle piante ed <strong>in</strong> alcuni batteri fotos<strong>in</strong>tetici è molto simile a quella descritta<br />
per il protoemo, salvo il fatto che la s<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong>izia adoperando l’azoto del glutammato<br />
<strong>in</strong>vece della glic<strong>in</strong>a, e si conclude con l’<strong>in</strong>troduzione del magnesio al centro del nucleo<br />
tetrapirrolico al posto del ferro.<br />
12. Struttura delle prote<strong>in</strong>e<br />
Torniamo ora all’emoglob<strong>in</strong>a, di cui oggi si conosce tutto, dalla sequenza dei s<strong>in</strong>goli<br />
am<strong>in</strong>oacidi che formano le 4 subunità polipeptidiche che danno orig<strong>in</strong>e alla struttura<br />
terziaria e qu<strong>in</strong>di alla quaternaria, f<strong>in</strong>o ai legami ed alle <strong>in</strong>terazioni con il gruppo prostetico<br />
che sono responsabili delle modifiche conformazionali che ne permettono la sua<br />
funzione biologica di fissare l’O 2 e trasportarlo senza alterare il suo stato molecolare.<br />
Tanto è vero che oggi troviamo <strong>in</strong> tutti i libri di testo rappresentata la sua immag<strong>in</strong>e<br />
quale «modello molecolare» adatto a spiegare i rapporti che esistono tra struttura e<br />
funzione. Ad un tale modello vengono paragonate le strutture di oltre mille enzimi<br />
solubili f<strong>in</strong>ora isolati, molti dei quali allo stato cristall<strong>in</strong>o, per <strong>in</strong>dagare sulle loro proprietà<br />
catalitiche. Ebbene questa molecola simbolo del successo della ricerca biochimica<br />
moderna non ha raggiunto per caso la notorietà che la dist<strong>in</strong>gue, né tantomeno, per un<br />
colpo di fortuna! Al contrario, l’attuale successo è pervenuto <strong>in</strong> seguito all’enorme<br />
impegno di lavoro sperimentale svolto proprio tra gli anni ’30 e ’50 da numerosi<br />
gruppi di ricerca che hanno affrontato il problema da un duplice punto di vista, quello<br />
della sua funzione di comb<strong>in</strong>arsi reversibilmente con l’ossigeno molecolare e quello più<br />
misterioso di dove e come l’ossigeno venisse fissato, per quale ragione ed <strong>in</strong> quale<br />
forma venisse rilasciato, quali fossero le strutture responsabili di un meccanismo così<br />
preciso e delicato, come potesse essere messo <strong>in</strong> relazione con il cambiamento di colore<br />
verso il rosso più <strong>in</strong>tenso conseguente alla reazione di ossigenazione. Inoltre c’è da<br />
notare che l’<strong>in</strong>teresse sperimentale di tanti ricercatori per questa molecola è stato sp<strong>in</strong>to<br />
all’<strong>in</strong>izio anche dalla sua proprietà, poco frequente tra le prote<strong>in</strong>e, di cristallizzare facilmente<br />
<strong>in</strong> seguito a salatura e trattamento con etere. Proprietà già scoperta nel secolo<br />
scorso con i famosi cristalli di Teichmann tuttora celebrati nei Trattati di Medic<strong>in</strong>a<br />
Legale per scoprire tracce di sangue e rimasta caratteristica della emoglob<strong>in</strong>a per oltre<br />
mezzo secolo.