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la biochimica prima della «doppia elica» 43<br />
<strong>in</strong> alcuni mitocondri allora noto con il nome generico di emat<strong>in</strong>a. Nel loro <strong>in</strong>sieme<br />
costituiscono 2 grandi famiglie di composti analoghi che si differenziano, per la natura<br />
dei sostituenti laterali, che ne caratterizzano la funzione, ma presentano la proprietà<br />
comune di derivare entrambi da un’unica struttura basale detta porfir<strong>in</strong>a, costituita da<br />
4 anelli pirrolici che, tenuti <strong>in</strong>sieme da 4 unità monocarboniose <strong>in</strong>sature danno luogo<br />
ad una costruzione di aspetto quadrangolare, caratteristica, appunto delle porfir<strong>in</strong>e. Una<br />
tale molecola è molto reattiva sia per la dislocazione degli orbitali, dovuta all’alternanza<br />
dei doppi legami, sia per la tendenza dell’azoto pirrolico a generare legami dativi. Per<br />
conseguenza non ci sorprende che il nucleo centrale sia particolarmente adatto a formare<br />
un ampio «campo legante» <strong>in</strong> cui restano «<strong>in</strong>trappolati» alcuni metalli dando orig<strong>in</strong>e<br />
a rispettivi chelati organici. In natura quando viene fissato il magnesio si ottiene il<br />
progenitore della vasta famiglia verde delle clorofille, quando <strong>in</strong>vece il ferro, quello dei<br />
pigmenti em<strong>in</strong>ici, rosso splendente.<br />
Il problema di scoprire come venissero s<strong>in</strong>tetizzate strutture tanto complesse, venne<br />
risolto solo dopo che si adoperarono am<strong>in</strong>oacidi marcati con 15 Nacom<strong>in</strong>ciare dalla<br />
glic<strong>in</strong>a la quale era già stata <strong>in</strong>dicata come la più adatta allo scopo. Due gruppi di<br />
lavoro <strong>in</strong>dipendenti, diretti uno da D. Rittenberg e l’altro da A. Neuberger (v. [91])<br />
adoperarono glic<strong>in</strong>a doppiamente marcata con 15 N e 14 C <strong>in</strong> posizione 2. Entrambi<br />
riuscirono a dimostrare che oltre all’azoto anche l’atomo di C-metilenico, quello legato<br />
al gruppo am<strong>in</strong>ico, viene <strong>in</strong>corporato nell’eme, mentre altri esperimenti esclusero la<br />
partecipazione del gruppo carbossilico.<br />
Ma da dove proveniva il restante C, che completava la complessa struttura delle<br />
porfir<strong>in</strong>e? Come abbiamo già visto accadere <strong>in</strong> altre situazioni analoghe, la soluzione di<br />
un problema si ottiene da risultati ricavati da un’area di ricerca completamente differente.<br />
Era da poco stato scoperto l’acetil-coenzima A e la sua proprietà direagire con l’acido<br />
ossalacetico, un acido bicarbossilico a 4 atomi di C, assai diffuso <strong>in</strong> tutte le cellule<br />
viventi <strong>in</strong> quanto proveniente da una serie di reazioni ad andamento ciclico che danno<br />
orig<strong>in</strong>e all’acido citrico (v. <strong>in</strong>fra, § 13.1).<br />
L’attenzione dei ricercatori sulla s<strong>in</strong>tesi delle porfir<strong>in</strong>e fu attratta dalla natura dei<br />
composti facenti parte della sequenza di reazioni del ciclo, tutti acidi tra 6e4atomi<br />
di C, di cui uno contenente l’acetato, e con pazienza li saggiarono uno alla volta, marcandoli<br />
opportunamente per ritrovare quello che, comb<strong>in</strong>andosi con la glic<strong>in</strong>a, potesse<br />
dare orig<strong>in</strong>e ad un <strong>in</strong>termediario adatto a formare il pirrolo e da questi la porfir<strong>in</strong>a. La<br />
lunga serie di ricerche dette esito positivo. Alla f<strong>in</strong>e risultò che sia l’acido chetoglutarico<br />
sia il suo prodotto di decarbossilazione, l’acido succ<strong>in</strong>ico, erano eccellenti donatori<br />
di carbonio per la s<strong>in</strong>tesi, il che permise di scoprire una nuova reazione tra 2 molecole<br />
di succ<strong>in</strong>ato ed una di glic<strong>in</strong>a che giustificava la formazione di una molecola di<br />
pirrolo.<br />
Pertanto D. Shem<strong>in</strong> e J. B. Wittenberg [91] prospettarono una stretta relazione<br />
tra l’andamento del ciclo citrico e la s<strong>in</strong>tesi della porfir<strong>in</strong>a, sebbene i relativi processi<br />
metabolici si svolgessero <strong>in</strong> compartimenti cellulari diversi. Dai risultati così ottenuti<br />
appariva che il succ<strong>in</strong>ato per comb<strong>in</strong>arsi con il gruppo am<strong>in</strong>ico della glic<strong>in</strong>a si doveva<br />
trovare <strong>in</strong> condizioni di elevata reattività probabilmente attivato dal coenzima-A