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42 a. ruffo<br />
<strong>in</strong> cui a causa della differenza con cui term<strong>in</strong>a il metabolismo azotato nei mammiferi<br />
che elim<strong>in</strong>ano urea e quello degli ovipari che <strong>in</strong>vece elim<strong>in</strong>ano acido urico, era <strong>in</strong> corso<br />
un’ampia discussione filogenetica sull’evoluzione delle razze animali. Ma a livello biochimico<br />
le ragioni del divario erano tutte da dimostrare. In realtà anche prima di adoperare<br />
isotopi traccianti vari tentativi avevano prodotto risultati che mostravano che nella via<br />
s<strong>in</strong>tetica delle pur<strong>in</strong>e l’azoto proveniva dall’ammoniaca e non dall’urea come tutti prevedevano<br />
<strong>in</strong> seguito alla scoperta di Krebs delle reazioni che formano urea nei mammiferi<br />
(v. <strong>in</strong>fra, § 13.2). Il tentativo che più siavvic<strong>in</strong>ò alla realtà fuquello eseguito dallo<br />
stesso Krebs e collaboratori [89] secondo cui la s<strong>in</strong>tesi della pur<strong>in</strong>a nel fegato e nel rene<br />
di piccioni e gall<strong>in</strong>e viene fortemente accelerata dall’aggiunta di glutam<strong>in</strong>a, asparag<strong>in</strong>a,<br />
piruvato ed ossaloacetato, facendo <strong>in</strong>travedere la possibilità che alla s<strong>in</strong>tesi partecipassero<br />
oltre ai gruppi am<strong>in</strong>ici anche lo scheletro carbonioso dei composti adoperati.<br />
Ma anche qui la soluzione del problema non si ottenne f<strong>in</strong>o a che non si <strong>in</strong>trodussero<br />
nella sperimentazione gli eventuali precursori marcati con 14 Ce 15 N. Occorsero vari<br />
anni (1947-53) di <strong>in</strong>tenso lavoro f<strong>in</strong>o a che da una parte il gruppo di G. R. Greenberg<br />
e dall’altra quello di J. M. Buchman (v. [90]) riuscirono a dimostrare <strong>in</strong> omogenati di<br />
fegato di piccione s<strong>in</strong>tesi di ipoxant<strong>in</strong>a partendo da precursori marcati molto semplici<br />
come il CO 2 , il formiato e la glic<strong>in</strong>a. I dati salienti di queste ricerche stabilirono<br />
che la glic<strong>in</strong>a, la glutam<strong>in</strong>a e l’acido aspartico contribuiscono per la maggior parte<br />
all’<strong>in</strong>corporazione dell’azoto nel nucleo pur<strong>in</strong>ico e che per quanto riguarda gli atomi di<br />
carbonio la bios<strong>in</strong>tesi non era completa se non si aggiungeva alla miscela di <strong>in</strong>cubazione<br />
un radicale fosforico <strong>in</strong>sieme a riboso. Tali osservazioni misero <strong>in</strong> evidenza che la<br />
chiusura dell’anello avveniva solo <strong>in</strong> presenza di fosforiboso, avanzando l’ipotesi che uno<br />
dei fondamentali <strong>in</strong>termediari della s<strong>in</strong>tesi fosse un ribonucleotide che, <strong>in</strong>fatti, venne<br />
<strong>in</strong> seguito identificato con l’acido <strong>in</strong>os<strong>in</strong>-5-fosforico [90]. Sono queste le premesse<br />
che permisero negli anni successivi la scoperta degli enzimi che fosforilavano tramite<br />
l’ATP il 5-fosforiboso <strong>in</strong> un composto molto più reattivo il 5-fosforibosil-1-pirofosfato.<br />
Agendo da supporto comune su cui, atomo dopo atomo, si costruisce gradualmente<br />
l’<strong>in</strong>tero anello pur<strong>in</strong>ico è ritenuto oggi il vero <strong>in</strong>iziatore della s<strong>in</strong>tesi di tutti i nucleotidi<br />
pur<strong>in</strong>ici esistenti <strong>in</strong> natura. Insieme ai pirimid<strong>in</strong>ici di cui all’epoca si ignorava la s<strong>in</strong>tesi,<br />
costituiscono i ben noti progenitori degli acidi nucleici che tuttora custodiscono nelle<br />
loro complesse strutture il segreto della trasmissione dei caratteri genetici <strong>in</strong> ogni cellula<br />
vivente, sia essa di orig<strong>in</strong>e batterica, animale o vegetale.<br />
11. Bios<strong>in</strong>tesi delle porfir<strong>in</strong>e<br />
Un ultimo punto ci sembra utile illustrare prima di concludere con rispetto ed<br />
ammirazione sul contributo apportato alla cultura biochimica tra gli anni ’40 e ’50,<br />
dall’uso degli isotopi traccianti per chiarire i problemi più complessi del metabolismo<br />
bios<strong>in</strong>tetico. Pensiamo per un attimo ai colori predom<strong>in</strong>anti del pianeta su cui viviamo,<br />
il verde delle piante ed il rosso del sangue che nutre tutti i tessuti animali. Ci accorgiamo<br />
che sono dovuti alla presenza di 2 pigmenti, ben noti chimicamente s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio del<br />
secolo: verde quello delle clorofille, rosso quello contenuto nelle emazie, nei muscoli e