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la biochimica prima della «doppia elica» 39<br />
di tutti gli atomi di C contenuti nelle lunghe catene di acidi grassi che si formavano<br />
negli organismi viventi, <strong>in</strong>dicando la strada che ha portato alla più recente scoperta<br />
della s<strong>in</strong>tetasi degli acidi grassi, uno dei più grandi e complessi sistemi enzimatici che<br />
si conosca <strong>in</strong> natura, che adopera molteplici molecole di acetil-CoA quale materiale di<br />
partenza.<br />
9. Fotos<strong>in</strong>tesi<br />
Ma forse i risultati [79] che più mutarono la conoscenza di argomenti di <strong>in</strong>teresse<br />
biologico furono quelli che si realizzarono nel campo della fotos<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong> seguito al contributo<br />
dell’isotopo 14 del carbonio la cui lunga vita permise di ampliare e chiarire i<br />
punti rimasti <strong>in</strong>soluti sulla fissazione del CO 2 e sulla sua riduzione <strong>in</strong> un composto<br />
sconosciuto che si trasformava <strong>in</strong> glucoso. Quando si poté disporre di soddisfacenti<br />
quantità di 14 CO 2 il problema fu ripreso da A. Benson e Melv<strong>in</strong> Calv<strong>in</strong> (1911-1997)<br />
[80-82] sperimentando su sospensioni di Chlorella <strong>in</strong>cubata <strong>in</strong> diverse condizioni di illum<strong>in</strong>azione.<br />
La massima <strong>in</strong>corporazione di radioattività furitrovata nei campioni esposti<br />
alla luce <strong>in</strong> una frazione cromatografica di natura acida, <strong>in</strong>solubile <strong>in</strong> etere, ma eluibile<br />
con ammoniaca da una res<strong>in</strong>a scambiatrice di ioni il che fece pensare che il composto<br />
radioattivo si potesse identificare con un acido carbossilico probabilmente l’acido<br />
3-fosfoglicerico. Ma il suo riconoscimento, per altro all’epoca molto discusso, fu ritardato<br />
a causa delle difficoltà dianalizzare la piccola quantità del prodotto ottenuto,<br />
f<strong>in</strong>o a che un nuovo procedimento tecnico basato sulla sovrapposizione della carta cromatografica<br />
ad appropriate pellicole fotografiche produsse radiogrammi che risolsero il<br />
problema <strong>in</strong> modo soddisfacente. Dopo un periodo brevissimo (1 m<strong>in</strong>) di illum<strong>in</strong>azione<br />
delle sospensioni di alghe o di estratti di foglie, la radioattività apparve distribuita<br />
<strong>in</strong> 3 regioni del radiogramma: una superiore (meno solubile) corrispondente alla zona<br />
degli acidi carbossilici ed altre 2 <strong>in</strong>feriori corrispondenti a quelle degli esosodifosfatati<br />
ed esoso-monofosfatati.<br />
Le premesse per <strong>in</strong>terpretare una tale distribuzione, che faceva supporre l’esistenza di<br />
un accettore specifico su cui si fissasse il CO 2 radioattivo, erano gettate e l’attenzione<br />
venne rivolta alla sua provenienza, che era sconosciuta. Stranamente queste ricerche<br />
co<strong>in</strong>cisero con quelle condotte da un altro gruppo per scopi completamente diversi.<br />
Infatti, dopo la scoperta di Warburg e W. Christian (v. [27]) della deidrogenasi NADP +<br />
dipendente nelle emazie, che ossidava il glucoso-6-fosfato ed il suo prodotto l’acido 6fosfo-gluconico,<br />
varie ricerche ripresero il problema giungendo alla conclusione che,<br />
nei tessuti animali, esisteva una via di demolizione diretta degli zuccheri, diversa dalla<br />
già nota glicolisi che, tramite la possibile decarbossilazione dell’acido 6-fosfo-gluconico,<br />
portava alla formazione dei pentosi. Ma il problema rimase <strong>in</strong>soluto f<strong>in</strong>o a che non<br />
si scoprirono gli enzimi specifici, che agivano sui pentosi e la proprietà decarbossilante<br />
dell’enzima che li produceva. Per far breve una storia lunga e piena di brillanti risultati,<br />
scritta <strong>in</strong> dettaglio da Sandro Pontremoli e Enrico Grazi [83], fra gli anni ’40 e ’50, ad<br />
opera di una stretta collaborazione fra le scuole di B. Horrecker a Bethesda e di Arturo<br />
Bonsignore a Genova, lo scopo fu raggiunto da una serie di ricerche <strong>in</strong>novative che