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38 a. ruffo<br />

pulso apportato alla biochimica dalle <strong>in</strong>novazioni tecnologiche. Intorno agli anni ’40,<br />

dopo la scoperta della radioattività «artificiale» fu possibile adoperare vari radioisotopi<br />

di numerosi elementi di <strong>in</strong>teresse biologico nella sperimentazione <strong>in</strong> vivo e <strong>in</strong> vitro. Fra<br />

questi il primo ad essere largamente adoperato <strong>in</strong> ricerche metaboliche fu il fosforo-32<br />

per cui si può dire che non ci fu ricerca sui meccanismi enzimatici di fosforilazione e<br />

di transfosforilazione che non venne confermata o addirittura scoperta (v. <strong>in</strong>fra, §§ 13.4<br />

e 13.5, «fosforilazione ossidativa») senza l’ausilio del ben noto contatore di Geiger. Fu<br />

proprio nel 1939 che George de Hevesy (1885-1966) illustrò alla Chemical Society di<br />

Londra i risultati raggiunti <strong>in</strong>iettando fosfati radioattivi <strong>in</strong> uova di gall<strong>in</strong>a <strong>in</strong>cubate f<strong>in</strong>o<br />

allo stadio di embrione [75]. La radioattività siritrovava <strong>in</strong> tutti i fosfolipidi ed <strong>in</strong><br />

altri composti fosforici organici opportunamente isolati, dimostrando la loro orig<strong>in</strong>e per<br />

s<strong>in</strong>tesi diretta con il fosfato <strong>in</strong>organico. Questi primi risultati aprirono il campo ad<br />

una serie di ricerche <strong>in</strong>novatrici, la cui risonanza <strong>in</strong>ternazionale permise a de Hevesy di<br />

conseguire il Premio Nobel per la Chimica nel 1943.<br />

Ma quando poi si resero utilizzabili anche gli isotopi stabili dell’idrogeno, ossigeno e<br />

carbonio, anche la spettrografia di massa entrò afar parte analitica dei più moderni laboratori<br />

biochimici <strong>in</strong>teressati al problema del metabolismo. Dell’uso degli isotopi come<br />

<strong>in</strong>dicatori trassero maggior vantaggio tutte le ricerche che dibattevano il problema allora<br />

difficile ed <strong>in</strong>certo del metabolismo bios<strong>in</strong>tetico, che aveva già preso una certa distanza<br />

da quello catabolico, presentandosi con il nome <strong>in</strong>novativo di anabolismo. I primi risultati<br />

rilevanti si ottennero sul metabolismo azotato alimentando ratti con tiros<strong>in</strong>a e<br />

leuc<strong>in</strong>a marcate con azoto-15. Più della metà dell’isotopo somm<strong>in</strong>istrato venne trovato<br />

<strong>in</strong> vari tessuti, legato ai gruppi am<strong>in</strong>ici degli am<strong>in</strong>oacidi non essenziali cioè diquelli<br />

che si potevano s<strong>in</strong>tetizzare negli organismi dei mammiferi. In tal modo l’osservazione<br />

della rapida ed elevata mobilità isotopica del gruppo −NH 2 precedette la scoperta del<br />

meccanismo di transam<strong>in</strong>azione operata dall’acido glutammico cui si ègià accennato<br />

(v. supra, § 7.3). Per quanto poi riguarda l’azione della glutammicodeidrogenasi sull’<strong>in</strong>cubazione<br />

dell’acido chetoglutarico con ammoniaca marcata, venne dimostrato che<br />

l’enzima, quando era attivato dal coenzima NADPH, provocava la am<strong>in</strong>azione riduttiva<br />

dell’acido chetoglutarico trasformandolo <strong>in</strong> acido glutammico. Una scoperta che<br />

chiarì come avviene la fissazione biologica dell’azoto <strong>in</strong>organico e qu<strong>in</strong>di, tramite le<br />

transam<strong>in</strong>asi, venne spiegata anche la conseguente s<strong>in</strong>tesi di tutti gli altri am<strong>in</strong>oacidi<br />

che costituiscono le prote<strong>in</strong>e degli organismi viventi ([75] v. anche [70-73]).<br />

Altrettanto sorprendenti i risultati ottenuti con l’uso degli acidi grassi deuterati che<br />

oltre a confermare il processo della b-ossidazione dimostrano [76] la loro res<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong><br />

topi alimentati con dieta priva di grassi e di steroli, ma arricchita con acqua pesante.<br />

In tali condizioni venne per la prima volta isolato [77] anche il colesterolo deuterato ed<br />

avanzata l’ipotesi della sua s<strong>in</strong>tesi tramite la condensazione successiva di piccole unità<br />

forse bicarboniose, alle quali venne attribuita grande importanza metabolica. Infatti,<br />

<strong>in</strong> condizioni sperimentali diverse, partendo da acetato marcato, si potevano ottenere<br />

anche gli acidi grassi deuterati a 16 e 18 atomi di C, quelli maggiormente contenuti<br />

nei più diffusi trigliceridi naturali. Quando poi si adoperò acetato marcato con l4 C, si<br />

riuscì aconfermare l’ipotesi di K. Bloch (v. [78]) che l’acetil-CoA fosse il precursore

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