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la biochimica prima della «doppia elica» 37<br />
b gli acidi grassi, si era scoperto da un lato il coenzima-A (v. supra, § 2.1) e dall’altro<br />
un enzima, chiamato tiolasi, capace di <strong>in</strong>trodurre il gruppo tiolico del coenzima nel<br />
gruppo carbossilico dell’acido grasso, dando orig<strong>in</strong>e ad un tioestere che, oltre a favorire<br />
la solubilità, era la forma attiva specifica per essere ossidata dalle deidrogenasi. Inf<strong>in</strong>e<br />
come prodotto term<strong>in</strong>ale si ottenevano tanti equivalenti di acetil-CoA, quante erano le<br />
coppie di atomi di C costituenti la molecola demolita (v. [69]). Si conclude così con<br />
l’identificazione dell’acetil-CoA nei mitocondri, la acuta osservazione rilevata un secolo<br />
addietro dalla presenza di un composto bicarbonioso trovato nelle ur<strong>in</strong>e dei cani alimentati<br />
con un eccesso di acidi grassi! Vedremo più avanti che il dest<strong>in</strong>o metabolico<br />
dell’acetil-CoA co<strong>in</strong>cide con la sua completa combustione che avviene tramite il ciclo<br />
citrico con relativo grande vantaggio energetico per l’<strong>in</strong>tera cellula.<br />
7.3. Metabolismo degli am<strong>in</strong>oacidi.<br />
Passando agli am<strong>in</strong>oacidi, possiamo dire che la storia si ripete perché anche qui era<br />
già dimostrata s<strong>in</strong> dall’<strong>in</strong>izio del secolo la loro ossidazione nei rispettivi chetoacidi nei<br />
tessuti animali <strong>in</strong> seguito ad un processo di deam<strong>in</strong>azione. Ma benché <strong>in</strong>torno agli<br />
anni ’30 si fosse identificato un enzima flav<strong>in</strong>ico capace di ossidare entrambi gli isomeri<br />
ottici dei vari am<strong>in</strong>oacidi, la sua funzione venne discussa perché era molto <strong>in</strong>tensa solo<br />
sugli antipodi D- rispetto alle forme L- naturali. Pertanto non era responsabile dell’elevato<br />
<strong>in</strong>cremento del consumo di O 2 che più omeno contemporaneamente era stato<br />
osservato <strong>in</strong> fett<strong>in</strong>e ed omogenati di fegato, rene e muscoli opportunamente <strong>in</strong>cubati<br />
con diversi am<strong>in</strong>oacidi. Passarono molti anni prima che il meccanismo di transam<strong>in</strong>azione,<br />
conseguente alla scoperta del trasporto enzimatico di un gruppo am<strong>in</strong>ico di un<br />
am<strong>in</strong>oacido a quello chetonico di un chetoacido di struttura diversa risolvesse il problema.<br />
Alla sperimentazione sul meccanismo del trasferimento del gruppo am<strong>in</strong>ico ed<br />
all’identificazione degli enzimi relativi chiamati transam<strong>in</strong>asi, contribuirono varie scuole<br />
fra cui ricorderemo quella di A. E. Braunste<strong>in</strong> <strong>in</strong> Russia [71], di E. E. Snell <strong>in</strong> USA<br />
(v. [70]) e di Francesco Cedrangolo <strong>in</strong> Italia [72-73] e che portarono da un lato alla<br />
scoperta del piridossalfosfato con il coenzima delle transam<strong>in</strong>asi e dall’altro al ruolo della<br />
glutammicodeidrogenasi-NAD-dipendente nell’ossidare, tramite l’acido glutammico, tutti<br />
gli altri am<strong>in</strong>oacidi donatori a loro volta del gruppo amm<strong>in</strong>ico all’acido chetoglutarico.<br />
Un’altra proprietà dell’acido glutammico degna di menzione è quella messa <strong>in</strong> evidenza<br />
da Giuseppe Porcellati e Francesco Salvatore di comb<strong>in</strong>arsi con l’NH 3 prodotta nel<br />
corso del metabolismo dell’isoniazide e dell’idraz<strong>in</strong>a [74]. Anche qui il dest<strong>in</strong>o metabolico<br />
dello scheletro carbonioso dei diversi am<strong>in</strong>oacidi, tramite l’acido chetoglutarico<br />
è legato al ciclo citrico (v. <strong>in</strong>fra, § 13.1) e quello dell’ammoniaca alla successiva scoperta<br />
dell’enzima che la condensa con il CO 2 tramite l’ATP. Esso prenderà ilnome di<br />
carbamilfosfato-s<strong>in</strong>tetasi e parteciperà all’andamento di un altro ciclo metabolico di fondamentale<br />
importanza, quello dell’urea anch’esso descritto più avanti (v. <strong>in</strong>fra, § 13.2).<br />
8. Contributo degli isotopi<br />
A questo punto conviene, ancora una volta, richiamare l’attenzione sul grande im-