Carlo Busiri Vici architetto romano
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GIOTTO: TESTA DI PROFETA<br />
NEL CENTENARIO DELLA NASCITA<br />
Giotto a Roma (.)<br />
Ricordiamo il settimo centenario della nascita di Giotto<br />
pubblicando le luminose pagine nella quali Pietro Toesca<br />
affermò la formazione anche romana del pittore.<br />
[Ma] in quel periodo, che ,poté essere nel penultimo decennio del<br />
Dugento, quando era ventenne, Giotto aveva conosciuto ad Assisi, che<br />
pur frequentavano pittori di Roma, oppure a Roma stessa, dove anche<br />
Cimabue era stato (1272), un altro maestto alla cui arte non era rimasto<br />
del tutto indifferente: Pietto Cavallini. Questo pittore <strong>romano</strong>, allora<br />
assai giovane ma esperto dei più rari modi bizantini non meno che<br />
Cimabue (e lo mostrano i suoi mosaici in Santa Maria in Trastevere,<br />
del 1292), aveva fondato soprattutto su quelli un proprio stile pittorico,<br />
inteso anch'esso a dar rilievo alle forme e moti spirituali alle rappre-<br />
sentazioni, ma in altra maniera di quella tenuta da Cimabue: materiando<br />
le forme di colore e di luminosità tanto da dame un'impressione<br />
plastica dolce e quasi instabile; dando una moderazione quasi classica<br />
cosi agli effetti come all'aspetto stesso delle figure, ben lontana dagli<br />
appassionati impeti di Cimabue. E nell'una e nell'altra di queste sue<br />
qualità l'arte di Pietro Cavallini non fu senza influenza, fin dagli<br />
esordi, sul giovane discepolo di Cimabue, che già si staccava dal suo<br />
primo maestro. Qua e là, negli ultimi affreschi del Vecchio e del Nuovo<br />
Testamento v'è qualche richiamo alla maniera del Cavallini, specialmente<br />
nella figura del Redentore, nell'Ascensione. E nelle storie del-<br />
l'Inganno di Isacco e di Esaù respinto quei richiami sono parsi cosi<br />
forti da far attribuire i due affreschi allo stesso Cavallini o, 'per lo meno,<br />
ad artista ben differente da quello dei riquadri vicini, e propriamente<br />
<strong>romano</strong>. Specie nelle figure giovanili i tipi facciali vi rassomigliano<br />
quelli del Cavallini, lasciata l'aria corrucciata e bizantineggiante delle<br />
(.) Dal volume Giotto di PIETROTOESCA,Torino 1941.<br />
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