Carlo Busiri Vici architetto romano
Carlo Busiri Vici architetto romano
Carlo Busiri Vici architetto romano
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di Roma, precorre di quasi mezzo secolo le esaltazioni del passato<br />
ventennio :<br />
DIVINA MENS CIVITATEM POPULI ROMANI EGREGIA TEMPERATAQUE REGIONE<br />
COLLOCAVIT UT ORBIS TERRARUM IMPERIO POTIRETUR.<br />
E non è solo nell'apparenza esteriore che l'<strong>architetto</strong> segue le orme<br />
dell'antica Roma. La costruzione è solidissima, tutta in mattoni e con<br />
tutti i piani fino all'ultimo coper.ti a vòlte di robusta ed elegante fattura.<br />
L'arretramento che forma la balconata del l° piano è tutto sul<br />
vivo muro, sì che le pareti esterne dell'ammezzato misurano oltre<br />
due metri di spessore. Fortuna per l'<strong>architetto</strong>, che avrebbe potuto ben<br />
degnamente vivere ed operare nel pieno cinquecento fra papi e mece-<br />
nati illuminati, di essere vissuto in un'epoca in cui c'erano ancora persone<br />
che si affidavano completamente aH'artista, senza preoccupazioni<br />
per l'economia. Povero <strong>Carlo</strong> <strong>Busiri</strong> se avesse dovuto operare oggi fra<br />
la lesina degli appaltatori speculatori e la grettezza degli enti pubblici!<br />
Il palazzo Giorgioli è del 1886 (finito nel 1888 secondo la data sul<br />
portone), la casa di via Aurora costruita dall'<strong>architetto</strong> per sé e per i<br />
suoi è del 1889, ma quanta differenza di carattere fra i due edifici!<br />
Probabilmente, il progetto del palazzo Giorgioli è di parecchi anni<br />
anteriore alla sua costruzione, a'\trimenti non si spiegherebbe la diversità<br />
costruttiva oltre che estetica fra i due edifici così vicini di datazione.<br />
La casa .di via Aurora è infatti una elegante casa di abitazione<br />
signorile, ma non un palazzo. Con i suoi sei p,iani (l'attico è recente)<br />
denuncia chiaramente la sua funzione utilitaria. Lo stile resta classi-<br />
cheggiante, ma estremamente ingentilito, non è più l'antica Roma<br />
inserita nel suo possente bugnato sangallesco, ma un continuo richiamo<br />
a chiari motivi quattrocenteschi, sui quali si inserisce il ibow-window<br />
di evidente derivazione nordica, ma trasformato in una sovrapposizione<br />
di delicate loggette archeggiate che dimostrano ampiamente come<br />
l'<strong>architetto</strong>, pur dove si decide a fare qualche concessione alla moda<br />
del tempo, lo fa con quella sobrietà e quell'armonia che si rivelano<br />
proprie del suo spirito delicatamente raffinato.<br />
Lo stesso sentimento si ritrova nell'edificio del Palace Hotel a<br />
via Veneto, forse la sua opera più impegnativa. Qui l'<strong>architetto</strong> rifiuta<br />
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di seguire la moda alberghiera allora in onore con -le cupolette, gli<br />
angoli tondi ed i balconcini, come il vicino Excelsior che sorgerà poco<br />
dopo. L'albergo sarà a Roma, non a Montecarlo, e per questo dovrà<br />
avere un carattere <strong>romano</strong>. Ma non potrà essere, per evidenti ragioni<br />
di utilizzazione il <strong>romano</strong> antico del palazzo Giorgioli. Lo spirito della<br />
casa in via Aurora per un albergo di lusso è troppo poco; occorre pur<br />
concedere qualche cosa all'effetto esteriore, ed è necessario che la<br />
costruzione dimostri a prima vista la sua destinazione.<br />
Allora la parte opposta di via Veneto non era costruita ed .il nuovo<br />
edificio avrebbe prospettato sul verde dei giardini adiacenti. Gli si<br />
conveniva quindi un aspetto più festoso, pur necessitando una corretta<br />
dignità.<br />
Ed ecco sorgere, in ricordo delle ville secenteschee dei casini delle<br />
vigne della campagna romana, il nicchione dell'attico, i busti, i mensoloni<br />
ed il cornicione del piano sottostante, elementi tutti di quel<br />
barocchetto <strong>romano</strong> in cui <strong>Carlo</strong> <strong>Busiri</strong> <strong>Vici</strong> e poi i suoi figli eccel-<br />
leranno in tante altre opere.<br />
Ed è sempre anche qui un classico, perché in quella grande<br />
sinfonia classica che è Roma, di cui il cinquecento è 1'«andante mae-<br />
stOSO», il barocco ne è 1'« allegro ma non troppo» ossia la naturale<br />
continuità pur nell'evoluzione in più ricco.<br />
Ma è un classico che sente come nell'edificio, in parte allora ancora<br />
immerso nella verde natura, gli spigoli debbano essere addolciti. Ed<br />
ecco la elegante soluzione d'angolo con le colonne libere a creare un<br />
gioco di ombre che ne spezzi la linea troppo rigida, ed il delicato<br />
loggiato centrale, quasi un neo-neoclassico, rallegrato però dai festosi<br />
ricami delle balaustre in ferro.<br />
Un critico pignolo potrebbe dire che si tratta di elementi di diversa<br />
origine e stile, ma, anche se così fosse, il tutto è fuso con tale elegante<br />
armonia da presentare un insieme 'perfettamente omogeneo e di gradevole<br />
aspetto, proprio quanto si richiedeva per l'ambiente e per la<br />
destinazione dell' edificio.<br />
La vasta cultura storico artistica, e lo studio appassionato del bel<br />
sei-settecento <strong>romano</strong> gli permisero di dedicarsi con eccellenti risultati<br />
al restauro e ricostruzione di antichi edifici dell'epoca, come la villa<br />
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