Carlo Busiri Vici architetto romano
Carlo Busiri Vici architetto romano
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PALACE HOTEL: CORONAMENTO CENTRALE<br />
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<strong>Carlo</strong> <strong>Busiri</strong> <strong>Vici</strong> <strong>architetto</strong> <strong>romano</strong><br />
Uno dei primi argomenti da me trattati circa 40 anni or sono sulla<br />
vecchia ma benemerita « Rivista di Architettura», fu, su suggerimento<br />
del buon Giovannoni, la persistenza del senso classico in Roma, anche<br />
durante l'imperversare di mode e di stili oltramontani, come nel periodo<br />
più vivo del gotico: lo stesso è accaduto con illiberty.<br />
A Roma, se si eccettua qualche edificio provvisorio delle esposi-<br />
zioni ed il palazzo del Parlamento, che poi, pur essendo liberty negli<br />
elementi decorativi, è in complesso inserito in una inquadratura clas-<br />
sica, questo stile, che pure è stato l'ultimo che potesse effettivamente<br />
chiamarsi tale, non ha attecchito, neppure in quella che sullo scorcio<br />
del secolo passato si poteva chiamare la generazione dei « giovani<br />
architetti» .<br />
U no di questi era <strong>Carlo</strong> <strong>Busiri</strong> <strong>Vici</strong>, che alla fine del secolo, nel<br />
periodo più acuto della nuova moda, aveva poco più Gl 40 anni. Figlio<br />
di Andrea <strong>Busiri</strong> anche lui <strong>architetto</strong> di pura tradizione neoclassica<br />
(ed autore di notevoli edifici, quali quelli di piazza Mastai, il palazzo<br />
della Dataria, l'arco di Villa Pamphili e tanti altri) nella sua prima<br />
opera importante, il palazzo Giorgioli in via Cavour, si ribella all'eclettismo<br />
allora imperante, e tenta di adattare alle esigenze pratiche, quali<br />
erano allora quelle di un palazzo di « civile abitazione », gli elementi<br />
del più ortodosso « <strong>romano</strong> antico» inseriti su un basamento di sangallesca<br />
potenza.<br />
Il transennato in muratura della balconata al l° piano, i ferri battuti<br />
dei balconi del 2° e 3° piano, le decorazioni delle finestre ed il colonnato,<br />
tutto nella sua ricercatezza, forse troppo accademica, ma .fedelissima<br />
agli esempi antichi, dimostra il desiderio di fare di questo palazzo<br />
un'opera veramente « romana ». Lo si sente anche nella bellissima iscrizione<br />
del cornicione che, nella sua superba affermazione della potenza<br />
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