04.06.2013 Views

Numero 34 - Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata - Miur

Numero 34 - Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata - Miur

Numero 34 - Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata - Miur

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

10<br />

che <strong>per</strong> difendersi è fuggita nel bagno del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>;<br />

i) nell’istituto tecnico professionale Ferraris<br />

Pacinotti di Mi<strong>la</strong>no un professore finite le lezioni<br />

esce da scuo<strong>la</strong>, gli studenti riuniti in capannello<br />

davanti all’ingresso, lo insultano con cori da stadio:<br />

“sei un buffone”. Lui, un uomo di 50 anni,<br />

abbassa lo sguardo e affretta il passo. Lo minacciano:<br />

“Sei un coniglio, dove scappi?”.<br />

A fronte dell’aumento del<strong>la</strong> diversità, a seguito<br />

del<strong>la</strong> globalizzazione e del<strong>la</strong> vita in società sempre<br />

più multietniche e multiculturali, è necessario<br />

e urgente riflettere seriamente sul fenomeno<br />

del bullismo, riconoscendone le origini (spesso<br />

situazioni di crescente disagio non solo fra le vittime,<br />

ma soprattutto nel<strong>la</strong> vita dei “carnefici”) e<br />

<strong>per</strong> e<strong>la</strong>borare programmi pedagogico-educativi tesi<br />

a contrastarlo e a gestirlo adeguatamente.<br />

Origini del bullismo: cos’è? Chi sono? Cosa fare?<br />

Il bullismo è frequentemente ed erroneamente<br />

assimi<strong>la</strong>to o confuso con altre manifestazioni di<br />

disagio o di aggressività. Chiariamo <strong>per</strong>ciò subito<br />

che il termine bullismo rimanda ad una re<strong>la</strong>zione<br />

di abuso di potere in cui avvengono dei comportamenti<br />

di prepotenza in modo ripetuto e continuato<br />

nel tempo, tra ragazzi non di pari forze, dove chi<br />

subisce non è in grado di difendersi da solo. Perciò<br />

il bullismo più che un comportamento iso<strong>la</strong>to<br />

descrive una re<strong>la</strong>zione, un susseguirsi di azioni<br />

di prevaricazione, continuate nel tempo. Per esempio,<br />

i giochi di lotta tra ragazzi, ricorrenti tra i<br />

maschi, non sono bullismo ma confronti al<strong>la</strong> pari.<br />

Nel bullismo invece esiste uno squilibrio di forze<br />

tra il bullo e <strong>la</strong> vittima, che non possono scambiarsi<br />

i ruoli. Inoltre esso avviene in un contesto<br />

di gruppo: chi fa le prepotenze o chi le subisce<br />

può essere un gruppo; gli eventi avvengono in<br />

contesto di gruppo (c<strong>la</strong>sse, cortile del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>,<br />

autobus) in presenza di spettatori.<br />

Movendo da una simile definizione, è facile riscontrare<br />

fenomeni di bullismo nel passato e in<br />

altri ambiti del<strong>la</strong> vita (nelle caserme prende il nome<br />

di «nonnismo»; nel mondo del <strong>la</strong>voro si par<strong>la</strong> di<br />

«mobbing»). A scuo<strong>la</strong> il bullismo si manifesta sul<br />

piano verbale, psicologico o fisico, in forme leggere:<br />

prese in giro ripetute, minacce, offese, esclusioni<br />

dal gruppo, maldicenze (modalità tipiche del<br />

bullismo femminile); o pesanti: aggressioni, scherzi<br />

grevi, furti grandi o piccoli, estorsioni, danneggiamenti<br />

degli oggetti <strong>per</strong>sonali o del materiale sco<strong>la</strong>stico<br />

ecc. Fra le varie manifestazioni, le prese in<br />

giro sono le forme meno riconosciute, spesso fraintese<br />

come gioco o scherzo (l’insegnante spesso non<br />

comprende <strong>la</strong> gravità <strong>per</strong> chi subisce, chi è chiamato<br />

tutti i giorni con un nomignolo odioso o è<br />

preso in giro <strong>per</strong> l’aspetto o un difetto fisico, <strong>per</strong><br />

un modo di par<strong>la</strong>re; specie <strong>per</strong> l’adolescente che<br />

necessita di sentirsi parte del gruppo e di ricevere<br />

approvazione). Per quanto attiene alle aggressioni<br />

fisiche, generalmente tra ragazzi machi e più facili<br />

da riconoscere, l’insegnante dovrebbe prestare attenzione<br />

non solo alle forme più ec<strong>la</strong>tanti, ma<br />

anche a “tormenti” ripetuti, dispetti riproposti<br />

(come punzecchiare, pizzicare, dare uno scappellotto,<br />

tagliare una ciocca di capelli, picchiare<br />

con <strong>la</strong> penna continuamente nel<strong>la</strong> schiena). A<br />

scuo<strong>la</strong>, partico<strong>la</strong>re attenzione va data a furti ed<br />

estorsioni, anche se di entità ridotta (come il ragazzo<br />

che deve portare a scuo<strong>la</strong> ogni giorno qualche<br />

euro al compagno che lo minaccia).<br />

A scuo<strong>la</strong> il bullismo è osservabile dal<strong>la</strong> materna<br />

fino alle su<strong>per</strong>iori. Rispetto alle modalità di<br />

intervento, è chiaro che occorre tenere conto del<br />

contesto, dell’atto stesso (differenziando i fenomeni<br />

occasionali, da quelli continuati nel tempo),<br />

del<strong>la</strong> gravità e dell’età dei soggetti. Uno degli errori<br />

comuni consiste nello stigmatizzare di adolescenti<br />

o bambini con l’etichetta di bullo o di vittima.<br />

Il rischio maggiore è di identificare rigidamente<br />

un soggetto in evoluzione con il ruolo attribuito.<br />

Tali atteggiamenti potrebbero portare a definizioni<br />

rigide sul piano dell’identità, che condurrebbero<br />

i ragazzi “prepotenti” ad avere problemi<br />

con <strong>la</strong> giustizia nell’età adulta, nonché i “ragazzi<br />

vittima” a depressione anche dopo il <strong>per</strong>iodo sco<strong>la</strong>stico,<br />

a difficoltà nei luoghi di <strong>la</strong>voro, nel<strong>la</strong> costituzione<br />

del<strong>la</strong> famiglia elettiva.<br />

Prima di qualsiasi forma di intervento occorre<br />

ricordare che, nel caso di bulli e vittime, si tratta di<br />

ruoli, non di <strong>per</strong>sonalità. Si tratta di ragazzi che in<br />

un dato contesto o <strong>per</strong>iodo di tempo agiscono o<br />

subiscono prepotenze, ma ognuno di essi detiene<br />

enormi possibilità di cambiamento.<br />

Per calibrare meglio le modalità o<strong>per</strong>ative è fondamentale<br />

guardare da vicino chi sono. Tra chi subisce,<br />

le ricerche scientifiche distinguono le vittime<br />

passive dalle “provocatrici”: <strong>la</strong> vittima passiva<br />

subisce i comportamenti di altri, <strong>la</strong> vittima provocatrice<br />

invece è quel<strong>la</strong> che – direbbero i ragazzi<br />

– «se le cerca», cioè stuzzica il bullo e sembra fare<br />

di tutto <strong>per</strong> riuscire ad essere oggetto di attenzione<br />

(negativa) dal compagno più forte. Fra i due<br />

casi <strong>la</strong> vittima provocatrice è <strong>la</strong> più difficile da aiutare<br />

<strong>per</strong>ché non desta simpatia né nei compagni

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!