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l'archivio fotografico - FedOA

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snodarsi ora per tappe storico-cronologiche legate all’evoluzione del mezzo<br />

tecnico; ora per ambiti produttivi e per funzioni alle quali di volta in volta<br />

la fotografia risponde; ora per generi, fondamentalmente mutuati dalla<br />

pittura, rispetto ai quali l’immagine fotografica si organizza e si determina;<br />

ora, qua e là, per autori portatori di una poetica individuale, cime che<br />

emergono dal paesaggio della produzione; ora, infine, per legami con altri<br />

‘mondi’, dalla pittura alla scienza, alla letteratura, alla politica, ai quali<br />

essa, duttile, aderisce e si allea, rivelando le sue caratteristiche formidabili<br />

di ‘ancella’» 172 ; con queste parole Roberta Valtorta sottolinea la questione<br />

che, specifica la storica, assume una connotazione ancora più rilevante<br />

proprio in Italia, dove il percorso <strong>fotografico</strong> giunge decisamente in ritardo<br />

rispetto ad altri paesi. «La tardiva e problematica unificazione, segnale del<br />

faticoso strutturarsi del capitalismo italiano, è alla base del lento sviluppo<br />

delle industrie del settore <strong>fotografico</strong>. D’altro canto, il sempre vivo<br />

regionalismo tiene fra loro isolati gli operatori e l’assenza di un ben<br />

definito senso dello stato impedisce l’adozione del nuovo strumento in<br />

ampi progetti di documentazione territoriale e sociale che abbiano il respiro<br />

di analoghe esperienze promosse dai governi in altri paesi» 173 ; la Valtorta si<br />

riferisce ovviamente alla Mission Héliographique francese e alla Farm and<br />

Security Administration americana 174 . Eppure, come abbiamo visto, proprio<br />

Giuseppe Pagano rappresenta con la sua produzione fotografica una rara<br />

eccezione, l’anello di congiunzione tra queste esperienze d’oltralpe e la<br />

sua, condotta però in un ambito rigorosamente italiano 175 . Il tassello che<br />

172<br />

R. Valtorta, Linee di sviluppo della fotografia italiana. Riflessioni e spunti, in R. Valtorta, Volti della<br />

fotografia. Scritti sulla trasformazione di un’arte contemporanea, Skira, Milano 2005, p. 187.<br />

173<br />

Ivi, p. 188.<br />

174<br />

Per approfondimenti riguardo a queste ‘missioni’ fotografiche si rimanda al capitolo I di questo<br />

volume nonché alla relativa bibliografia.<br />

175<br />

La Madesani, riguardo alle esperienze fotografiche sul territorio in ambito internazionale, menziona il<br />

caso poco noto dell’esperienza tedesca: «Durante la seconda guerra mondiale una delle armi preferite<br />

dalla propaganda nazista è la fotografia di linguaggio più amatoriale realizzata dai Propaganda<br />

Kompanien, che giravano nei luoghi di guerra con l’apparecchio <strong>fotografico</strong> a tracolla. I fotografi<br />

accettati dal regime, Ranger-Patzsch compreso, furono inoltre coinvolti in una serie di missioni<br />

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