l'archivio fotografico - FedOA
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In questo gruppo di amateurs più o meno avveduti e consapevoli,<br />
l’architetto di origini istriane si inserisce come sempre su una linea di<br />
confine, un ‘fotografo per caso’. Pagano si avvicina infatti alla fotografia in<br />
maniera singolare, l’incontro con il mezzo per lui avviene quasi<br />
incidentalmente, un insolito seppur piacevole imprevisto.<br />
La sua singolarissima esperienza, infatti, nasce da un’esigenza precisa,<br />
ovvero la necessità di documentare la realtà rurale italiana per la Mostra<br />
sull’Architettura Rurale organizzata, insieme a Guarniero Daniel, in una<br />
delle sale della Triennale di Milano del 1936, ed è proprio grazie a questa<br />
circostanza che l’architetto farà di necessità virtù, trasformando il lavoro in<br />
un’occasione di conoscenza, nonché nell’inizio di quella che diventerà<br />
inaspettatamente una vera e propria attività parallela ed una passione.<br />
Ma a differenza di un Le Corbusier, per fare un paragone con un celebre<br />
collega, per il quale «la fotografia è compendiaria al disegno e alla scrittura<br />
e quasi mai i tre strumenti si sovrappongono fra loro» 10 , con Pagano<br />
succede esattamente il contrario, per lui, la macchina fotografica, diviene<br />
una proiezione degli occhi e della mente, uno strumento nuovo che in molti<br />
casi si sostituirà agli altri già utilizzati per rappresentare una inedita<br />
‘visione’ del reale, e in senso più vasto, della vita.<br />
Luigi Comencini 11 , parlando dell’avventura fotografica del suo amico<br />
Giuseppe Pagano, racconta soprattutto dell’architetto posto dietro<br />
l’obiettivo 12 , non tenendo però del tutto in conto un altro aspetto<br />
profondamente importante, che incide in maniera non secondaria sugli<br />
10 G. Gresleri, Le Corbusier e la fotografia, cit., p. 44.<br />
11 Luigi Comencini, noto regista del neorealismo italiano, sarà legato all’architetto istriano da un<br />
profondo affetto ed una stima professionale notevole; il regista sarà uno dei primi a recensire l’opera<br />
fotografica di Giuseppe Pagano. Cfr. L. Comencini, Le fotografie di Pagano, in F. Albini, G. Palanti, A.<br />
Castelli, [a cura di], Giuseppe Pagano Pogatschnig : architetture e scritti, Milano, 1947.<br />
12 «Pagano non era un fotografo nel senso moderno della parola: artista che si serve della macchina<br />
fotografica come il pittore del pennello. La fotografia era un mezzo di cui si serviva come architetto: tutto<br />
in lui era subordinato all’architettura, alla visione delle cose più che degli uomini, alla notazione delle<br />
opere dell’uomo più che dei suoi gesti. […] Ha usato della macchina fotografica come della tradizionale<br />
matita con la quale l’architetto errante fissava le sue “impressioni di viaggio”». Ivi.<br />
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