l'archivio fotografico - FedOA
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momentaneamente incomplete da un Le Corbusier o da un Mies van der<br />
Rohe che non avessero ancora conosciuto né il ferro né il cemento<br />
armato» 151 . Pagano produce in alcuni dei luoghi più belli del paese, veri e<br />
propri documentari di archeologia restituendo l’immagine di queste città<br />
addormentate, sepolte dal tempo, con un lirismo indiscusso. Le immagini<br />
realizzate nella valle dei templi di Paestum sembrano uscite dai disegni dei<br />
pittori del XVIII e XIX secolo, il taglio visuale delle foto ricorda infatti<br />
vedute di un Ducros, di un Hackert, di un Piranesi – senza dubbio il più<br />
‘<strong>fotografico</strong>’ di questi pittori. Sappiamo che il vedutismo pestano reitera<br />
delle matrici costanti in tutti e due i secoli, ebbene Pagano sembra<br />
ripercorrere e seguire questa scia, riprendendo nelle sue immagini quella<br />
stessa tipologia iconografica.<br />
Concordiamo ad ogni modo con Di Mauro quando sottolinea che nessuno<br />
degli studi fotografici di Pagano sull’archeologia, quello realizzato a<br />
Paestum, ma anche ad Ercolano, a Roma ad Agrigento etc. riesca a<br />
raggiungere «il nitore e la naturalezza dell’Acropoli ateniese» 152 .<br />
Al di là delle differenti caratteristiche di questi reportage archeologici,<br />
sono comunque individuabili metodi e tecniche comuni soprattutto nelle<br />
tipologie di ripresa fotografica; ad esempio si riscontra un metodo simile<br />
nelle riprese delle colonne, con la macchina puntata dal basso verso<br />
l’alto 153 , nel chiaro intento di farle emergere dal suolo come robusti tronchi<br />
d’albero: una sorta di foreste pietrificate. Stessa analogia è riscontrabile<br />
nelle foto dei dettagli decorativi rispetto ai quali, lo scatto, indugia sul<br />
particolare piuttosto che riprendere l’elemento nel suo complesso: dell’Ara<br />
151 Cfr. G. Pagano, Architettura moderna di venti secoli fa, in «La Casa Bella», n. 47, novembre 1931.<br />
Ora in C. de Seta (a cura di), G. Pagano, Architettura e città …, cit.<br />
152 L. Di Mauro, Archeologia e arte, in C. de Seta, Giuseppe Pagano fotografo, cit. p. 58.<br />
153 Evidente in questi scatti l’influenza della fotografia di marca tedesca e russa, come non pensare a un<br />
Moholy-Nagy oppure ad un Rodtscenko che critica apertamente quelle che definirà le ‘vedute<br />
ombelicali’, suggerendo piuttosto ‘le riprese colte dall’alto in basso o dal basso in alto, o quelle in<br />
diagonale’ . Cfr. capitolo III.<br />
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