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l'archivio fotografico - FedOA

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un uomo, un architetto, che giunge all’amara constatazione, osservando il<br />

quartiere romano in costruzione, «della sconfitta e del crollo delle illusioni<br />

di una generazione» 142 .<br />

A dispetto di questa indifferenza palesata nei confronti delle opere coeve,<br />

Pagano dimostra invece di appassionarsi oltremodo, come abbiamo detto,<br />

alle tecniche, ai materiali, alle tipologie e metodi della costruzione<br />

moderna. Non è un caso che la rivista da lui diretta assuma, dal 1938 il<br />

nome di «Casabella-Costruzioni» a dimostrazione della grande attenzione<br />

rivolta dall’architetto a questo specifico settore edilizio 143 . In definitiva, ciò<br />

che interessa realmente Pagano non è il ‘contemporaneo’, piuttosto tutto<br />

ciò che è veramente moderno e all’avanguardia e che va contro il bieco<br />

accademismo di una certa ‘cultura’ ormai sorpassata; molto più moderno<br />

un tempio dell’Acropoli di Atene quindi, oppure un esempio di casa rurale,<br />

piuttosto che le opere contemporanee.<br />

Molte fotografie ritraggono i caratteri tecnologici del costruire; tre scatti<br />

dell’archivio intitolati semplicemente Ferro, riprendono le complesse<br />

strutture metalliche di un ponte, in cui grande evidenza viene data ai<br />

dettagli costruttivi: le grappe e i bulloni catturano l’attenzione<br />

dell’osservatore, rappresentando un punctum della fotografia come direbbe<br />

Roland Barthes 144 , così come l’impatto in primo piano delle travature<br />

evidenzia il poderoso carattere materico dell’opera. Ma anche in questo<br />

142<br />

M.T. Perone, Architettura contemporanea, in C. de Seta (a cura di), Giuseppe Pagano fotografo, cit.,<br />

p. 38.<br />

143<br />

Il nuovo titolo della rivista viene ufficializzato da una presentazione fatta dallo stesso direttore. G.<br />

Pagano, Presentazione, «Casabella-Costruzioni», n. 124, aprile 1938.<br />

144<br />

Critico d’arte di caratura internazionale, Roland Barthes ha indirizzato la sua attenzione anche verso la<br />

fotografia, cui ha dedicato pagine preziose ricche di riflessioni acute sulle potenzialità di questo mezzo di<br />

comunicazione tanto ‘comune’ e sconosciuto nello stesso tempo. In La camera chiara. Nota sulla<br />

fotografia, l’autore riesce con una serie di riflessioni attente a suggerire all’osservatore più o meno<br />

preparato una strada da seguire onde poter comprendere i segreti di questa magnifica arte dei sensi. Nel<br />

breve ma illuminante saggio, il critico individua l’esistenza di un punctum in ogni scatto <strong>fotografico</strong>,<br />

inteso in quanto punto sensibile, segno che parla più di qualsiasi altro in un’immagine e che contribuisce<br />

quindi a disturbarne o a indirizzarne lo studio, scrive a riguardo: «il punctum è una puntura, un piccolo<br />

buco, […] quella fatalità che, in essa (la fotografia), mi punge», e quindi mi colpisce, attira fortemente,<br />

talvolta inconsapevolmente, la mia attenzione. R. Barthes, La camera chiara. Nota sulla fotografia,<br />

Einaudi, Torino 2003, p. 28.<br />

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