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l'archivio fotografico - FedOA

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A quella Pienza «moderna e attualissima: motivo di orgoglio e di conforto<br />

per ogni architetto» 120 , Pagano dedica pochi ma puntuali scatti: alla<br />

Cattedrale, alla loggia di Palazzo Piccolomini, alla Cappella della Madonna<br />

del Rosario a S. Quirico. Pubblicherà alcune di queste fotografie su<br />

«Casabella» nell’articolo in cui racconta la città dopo l’intervento di Papa<br />

Pio II, «mecenate intelligente che aveva fiducia nell’arte d’avanguardia,<br />

che ha scelto bene il proprio architetto e che sapeva valutare senza paura e<br />

senza compromessi il valore progressivo, costruttivo e novatore» 121 , che<br />

era riuscito a costruire, grazie al maestro Bernardo Rossellino, un «gioiello<br />

pieno di orgogliosa e aristocratica modestia» 122 .<br />

Un particolare sguardo è riservato ad Arezzo; di quest’ultima, l’abside e<br />

campanile della Pieve, il Palazzo Comunale, la Piazza del Duomo, la chiesa<br />

di San Domenico, Santa Maria delle Grazie, vengono riprodotti con una<br />

cura maniacale. Belli gli scatti eseguiti tra Spoleto e Terni con una sosta<br />

nella incantevole città di Narni.<br />

Ovviamente a Roma è dedicato uno dei più ricchi reportage realizzati in<br />

tutta Italia da Pagano: l’Arco di Costantino, la Colonna Traiana, il<br />

Quirinale, il Museo Nazionale, Piazza del Popolo e il Colosseo, il<br />

Campidoglio, il Mausoleo di Augusto, Santa Maria Maggiore, la Via Appia<br />

e il Lungo Tevere con i fori e il Palazzo Venezia, descrivono la fisionomia<br />

della capitale quasi completamente, seppure ce la restituiscano<br />

essenzialmente nella sua immagine antica, «la città morta» come la<br />

definisce de Seta 123 , quasi come se Pagano volesse affermare che, tutto ciò<br />

che è stato fatto dopo non sia degno d’alcuna nota. Le foto che<br />

120<br />

G. Pagano, Un esperimento riuscito, «Casabella», n. 133, gennaio 1939.<br />

121<br />

Ivi.<br />

122<br />

Ivi.<br />

123<br />

«Quando va a Roma privilegia i fori e le aree archeologiche: manifestamente predilige la città morta.<br />

Le altre sono foto amare, sarcastiche che intendono essere un atto di denuncia». C. de Seta, Città e<br />

campagna, cit., p. 76.<br />

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