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l'archivio fotografico - FedOA

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si esprime in tutta la sua pienezza in questi scorci della villa, in cui le esili<br />

colonne si fondono e confondono con i fusti degli alberi.<br />

Alla città di Firenze, patria del Rinascimento, il Nostro dedica un lungo<br />

servizio <strong>fotografico</strong> dalla forte carica architettonica, ma ancora una volta il<br />

valore storico artistico non viene sublimato attraverso vedute monumentali,<br />

tutt’altro; da Santa Maria Novella fino ai minimi dettagli scultorei della<br />

fontana di Piazza della Signoria, ogni particolare è catturato con una<br />

finezza d’osservazione eccezionale e inconsueta 112 .<br />

Decisamente interessanti sono le foto dall’alto, che regalano del contesto<br />

urbano punti di vista insoliti e un’immagine del tutto nuova rispetto ai<br />

canoni iconografici contemporanei cui ci avevano abituato soprattutto le<br />

immagini Alinari, che fino ad allora avevano restituito una visione<br />

convenzionale e ormai obsoleta della splendida città 113 .<br />

Come raramente accade nelle immagini di Pagano, a Firenze la città si<br />

anima di gente.<br />

Diversi scatti riprendono gruppi di persone in giro per le strade vestite con i<br />

costumi d’epoca dell’antico gioco del calcio, nel rispetto di una delle<br />

tradizioni fiorentine folcloristiche più belle, durante la quale si faceva<br />

rivivere lo spirito di quello storico evento ludico; espediente questo, utile<br />

all’architetto per catturare l’anima della città antica attraverso l’immagine<br />

che quel centro doveva mostrare anni addietro con le sue tradizioni, i suoi<br />

costumi, e nel contempo una maniera certamente singolare e garbata per<br />

attraversarne le vie incrociando le architetture più belle. Pagano si dimostra<br />

112<br />

Il servizio <strong>fotografico</strong> nella città toscana viene realizzato nel 1940, come sottolinea la data riportata su<br />

uno dei provini.<br />

113<br />

«Una raffigurazione accurata e sistematica, quella degli Alinari presume immagini nitidissime, con<br />

soggetti decontestualizzati e privi di inquinamenti ambientali, dalle quali si escludono, oltre che i fili<br />

dell’energia elettrica, perfino i passanti pre strada, considerati per lo meno distraenti. In queste fotografie,<br />

la luce è generalmente diffusa, per non nascondere alcunché nel chiaroscuro, il punto di ripresa di solito è<br />

alto (circa tre metri dal livello del marciapiede), per evitare le linee cadenti pu riprendendo l’intero<br />

edificio nel cono visivo». I. Zannier, Architettura e fotografia, Laterza, Roma-Bari 1991, p. 25. Cfr.<br />

anche Id., Le Grand Tour nelle fotografie dei viaggiatori del XIX secolo, con una introduzione di Cesare<br />

de Seta, Canal & Stamperia ed., Venezia 1991.<br />

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