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l'archivio fotografico - FedOA

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cui le regole dei tagli diagonali prendono un piacevole sopravvento<br />

esasperando quella sensazione di smarrimento già naturalmente indotta<br />

dalla singolare struttura architettonica 110 . Probabilmente la dimensione più<br />

umana del centro bolognese rispetto ad altre più grandi metropoli<br />

individuate, permette di realizzare, in questa città, un servizio <strong>fotografico</strong><br />

decisamente efficace.<br />

Anche Pavia diviene protagonista delle fotografie dell’istriano. Il Duomo, il<br />

Ponte coperto, i dintorni e tutto un reportage dedicato alla sola Certosa,<br />

rivelano il profondo interesse che Pagano doveva nutrire nei confronti di<br />

questo centro.<br />

La Venezia dei Dogi ritorna attraverso la suggestione dei suoi palazzi e il<br />

fascino immortale dei canali, ma la chiave di lettura ancora una volta non è<br />

quella consueta; i riferimenti architettonici più noti si riconoscono infatti<br />

solo attraverso l’individuazione di una singolare serie di dettagli selezionati<br />

dal fotografo. Ed ecco il Palazzo Ducale ravvisabile nella teoria di colonne<br />

del porticato riflessa nei canali e la Cà d’Oro letta solo attraverso gli<br />

elementi decorativi che ne arricchiscono i prospetti.<br />

Viene fuori così l’immagine di una città silenziosa e singolarmente<br />

frammentata, turbata solo dal rumore delle acque che la pervadono nei suoi<br />

mille canali in cui le stesse architetture annegano e si riflettono – ancora<br />

una volta l’immagine speculare sembra suscitare e richiamare l’attenzione<br />

fotografica dell’architetto più di quella reale. In questa dimensione<br />

110 Pagano rimane indubbiamente affascinato dalla torre Asinelli riconosciuta oggi come la più singolare<br />

delle torri bolognesi; costruita intorno al penultimo decennio del XI secolo, verrà completata dalla<br />

famiglia cui verrà affidata in seguito alle lotte aspre che si svolsero in città tra le diverse fazioni che<br />

appoggiavano Papato e Impero: la famiglia Asinelli. La struttura viene elevata oltre i 60 m originari fino<br />

all’altezza attuale, tanto che da allora, la torre verrà utilizzata per le più disparate funzioni anche dopo la<br />

cessione da parte della famiglia affidataria allo Stato. La struttura verrà utilizzata come «punto<br />

privilegiato di controllo dell’abitato e per l’invio di segnalazioni luminose», come «appoggio per<br />

costruzioni in legno addossate all’esterno, come era allora d’uso corrente per le torri bolognesi», come<br />

fortezza urbana, come prigione e durante l’ultimo conflitto mondiale, come emergenza più alta della città<br />

«per individuare i punti nei quali stavano cadendo in città le bombe d’aereo». Guida di Bologna.<br />

Architettura, a cura dei docenti e ricercatori della facoltà di Architettura di Bologna, Allemandi & C.,<br />

Torino 2004, pp. 32-33.<br />

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