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l'archivio fotografico - FedOA

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ipresa si scorgono in parte gli interni del covo fascista vero e proprio, un<br />

antro surreale in cui lo sguardo è puntato direttamente sulla scrivania di<br />

Mussolini – sottraendo quindi valore a tutto l’ambiente circostante – con il<br />

numero de «Il Popolo», una bomba a mano, il gagliardetto con il simbolo<br />

scheletrico della morte posto di spalle, funereo monito del regime. Tutto<br />

nel servizio <strong>fotografico</strong> dell’istriano, sembra voler suscitare distaccato<br />

disappunto. Come opportunamente ricorda Federica Di Castro, nel 1932<br />

all’interno della Mostra della Rivoluzione Fascista, era stato ricostruito, nel<br />

Palazzo delle Esposizioni, lo studio di Mussolini al Covo di Via Paolo da<br />

Cannobio, prima sede de «Il Popolo d’Italia» 82 ; ebbene in quella occasione<br />

molte erano state le foto scattate, tutte espressione di quell’orgoglio fascista<br />

che nel monito ‘credere-obbedire-combattere’ trovava la sua unica ragion<br />

d’essere. Il confronto di queste immagini, con quelle realizzate poco dopo<br />

da Pagano nella vera sede del Covo, denuncia l’evidente distanza<br />

intellettuale della produzione dell’architetto istriano, la cui «scarna regia» 83<br />

esprime tutto un profondo conflitto interiore.<br />

Singolare il fatto che alcuni dei cartoncini sui quali dovevano essere posti i<br />

provini dedicati a questo reportage, siano stati epurati delle foto. È l’unico<br />

caso in cui siano presenti dei supporti cartonati con tanto di titolo,<br />

annotazioni e schedatura originale dell’architetto, senza i corrispondenti<br />

provini allegati. Purtroppo non ci è dato saperne i motivi.<br />

Alla luce di queste considerazioni, risulta evidente che l’archivio<br />

<strong>fotografico</strong> inteso nel suo complesso, dalle prime immagini scattate per la<br />

mostra rurale fino a quelle che descrivono negli ultimi anni di vita<br />

dell’architetto le campagne militari in Albania e Grecia, assume il valore di<br />

un patrimonio storico di indiscutibile qualità, una lucida e attendibile<br />

testimonianza della storia dell’Italia degli anni ‘30 e ‘40 del Novecento.<br />

82 Ivi.<br />

83 Ivi, p. 98.<br />

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