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l'archivio fotografico - FedOA

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sostanza il materiale <strong>fotografico</strong> raccolto da Pagano negli anni successivi<br />

alla mostra rurale, pur non essendo dichiaratamente antifascista descrive<br />

comunque, più o meno velatamente l’Italia di cui parla Pinna: «quella<br />

povera, arcaica, analfabeta», frutto di una condizione di indeterminatezza<br />

sociale e di una profonda instabilità economica, realtà scomode che se<br />

denunciate, potevano effettivamente ripercuotersi negativamente sul quieto<br />

vivere della popolazione. Il Regime si dimostra assolutamente consapevole<br />

del ‘potere’ che certi mezzi di comunicazione visuale potevano avere sul<br />

pubblico, su quelle masse dolenti e influenzabili 77 . Per questo motivo,<br />

proprio in Italia, il governo fascista rivolgerà grande attenzione ai nuovi<br />

mezzi di comunicazione mediatica, da un lato sfruttandoli per i propri<br />

comodi, dall’altro tenendoli rigidamente sotto controllo, onde evitarne<br />

utilizzi pericolosi.<br />

A questo proposito vale la pena tener presente che, durante gli anni della<br />

dittatura, viene appositamente costituito Il MinCulPop, il Ministero della<br />

Cultura Popolare, preposto al controllo di tutta la produzione artistica.<br />

L’obiettivo è quello di tenere a bada ed eventualmente ostacolare la<br />

pubblicazione di qualsiasi lavoro fosse ritenuto inopportuno o addirittura<br />

offensivo e che potesse in qualche modo turbare l’equilibrio politico<br />

instaurato 78 .<br />

77 Un quadro molto completo dell’utilizzo dei media e della pubblicità da parte del governo fascista viene<br />

ricostruito da Carlo Bertelli nel saggio Il regime e le nuove tecniche di comunicazione, in C. Bertelli, G.<br />

Bollati, Storia d’Italia – annali 2* – L’immagine fotografica 1845-1945, Einaudi, Torino 1979, pp. 169-<br />

173.<br />

78 Decisamente interessante a questo proposito una nota della Madesani che, nell’ambito del discorso<br />

relativo alla censura fascista sottolinea in Italia la presenza di un personaggio straordinario, uno spirito<br />

libero: Orio Vergani, una delle ‘penne di punta’ del «Corriere della Sera». «Vergani, amico di Galeazzo<br />

Ciano, genero di Mussolini, durante i quasi cinque anni da inviato speciale nelle trasferte africane, scattò<br />

fotografie decisamente diverse da quelle di mera propaganda, che invece era obbligato a realizzare per la<br />

stampa. Vergani che nella redazione del giornale per cui lavorava vide immagini sensazionali, decise di<br />

illustrare i suoi libri di argomento coloniale con le proprie immagini, che guardavano alla fotografia<br />

internazionale, tutt’altro che dilettantesche e matoriali, ma piuttosto di ampio respiro e che davano<br />

dell’Africa coloniale una visione critica, in aperto contrasto con quanto andava facendo il regime». La<br />

Madesani si riferisce al testo di O. Vergani, La via nera. Viaggio in Etiopia da Massaua a Mogadiscio,<br />

Treves, Milano 1938. Cfr. A. Madesani, cit., p. 59.<br />

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