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l'archivio fotografico - FedOA

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In effetti va rilevato che, nelle foto dell’architetto, non c’è mai un evidente<br />

accanimento volto alla denuncia di uno stato dittatoriale ritenuto deleterio,<br />

come invece faranno o tenteranno di fare altri suoi colleghi, perché non è<br />

questa la convinzione maturata da Pagano, almeno non da subito 75 ; ciò non<br />

toglie che il suo sguardo non si esima dall’osservare il Paese con il lecito<br />

turbamento e il dissidio interiore di chi in fondo, il dubbio, ce l’ha nel<br />

cuore.<br />

In definitiva, la fotografia di Pagano, si dimostra sin dai primi lavori più o<br />

meno consapevolmente scevra dalle imposizioni dell’ideologia fascista,<br />

librata verso quegli ‘orizzonti eroici’, espressione della realtà più onesta,<br />

seppur popolare dell’Italia, indubbiamente lontana dalla retorica del<br />

regime.<br />

È importante tuttavia ricordare che la storia di quegli anni tormentati, ha<br />

lasciato in eredità molti casi illustri di censura.<br />

A questo proposito, scrive Giuseppe Pinna, «Il bisogno di verità e la verità<br />

di rappresentazione, adottati come princìpi anche in ambiti diversi dal<br />

cinema e dalla fotografia, sono però armi pericolose, possono ritorcersi<br />

facilmente contro coloro che ritengono di poterle tenere sotto controllo.<br />

Con gli stessi mezzi si poteva far vedere anche l’Italia largamente<br />

prevalente che il fascismo voleva negare, quella povera, arcaica, analfabeta,<br />

incurante dei destini promessi agli eredi di Cesare e di Augusto» 76 ; in<br />

75 Giuseppe Pagano infatti, come molti altri suoi illustri colleghi vivrà per lungo tempo nell’illusione che<br />

l’adesione all’impegno politico fascista potesse realmente rappresentare un mezzo per realizzare qualcosa<br />

di buono per il Paese; purtroppo la vita e l’esperienza gli dimostrerà il contrario.<br />

«Allacciare rapporti con il Fascismo appare com e l’unica via per scavalcare gli ostacoli e l’ostracismo<br />

della cultura borghese. […] Il Fascismo rappresenta (oltre a tutta la serie di equivoche illusioni<br />

rivoluzionarie in cui cadono quasi tutti i giovani architetti italiani da Pagano a Terragni, Libera, Ridolfi, i<br />

BBPR ecc.), la possibilità, altrettanto illusoria, di scavalcare la borghesia: mentre in realtà legarsi al<br />

Fascismo significava solo mettersi ingenuamente e strumentalmente al servizio proprio della massima<br />

espressione del potere borghese». L. Patetta, Saggio introduttivo a L’Architettura in Italia 1919-1943. Le<br />

polemiche, Clup, Milano 1972, pp. 37-38. Cfr. anche C. de Seta, Introduzione a Pagano. Architettura e<br />

città …, cit., p. XI; Aa. Vv., Giuseppe Pagano fascista, antifascista, martire numero monografico di<br />

«Parametro», n. 35, aprile 1975.<br />

76 G. Pinna, Italia, Realismo, Neorealismo: la comunicazione visuale nella nuova società multimediale, in<br />

E. Viganò (a cura di), Neorealismo. La nuova immagine in Italia 1932-1960, Admira, Milano 2006, p. 27.<br />

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