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l'archivio fotografico - FedOA

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storia» 57 . Negli scatti del fotografo americano inoltre, come in quelli del<br />

nostro architetto, l’interesse è rivolto all’architettura così detta ‘coloniale’<br />

con la volontà precipua di recuperare una cultura nazionale. Per questo<br />

l’occhio del fotografo si posa sul costruito in maniera rigorosamente<br />

analitica, utilizzando vedute centrali, serie di immagini staccate, composte,<br />

ma su tutte, è evidente uno stile di racconto inconfondibile; in questo<br />

ultimo aspetto, dalla maniera di fermare la realtà sin troppo rigorosa di<br />

Evans, si distingue invece il lavoro di Pagano, il quale si lascia andare a<br />

tagli e punti di vista inediti quasi mai suggeriti da uno regola o una<br />

impostazione prestabilita, che, al contrario, rendono un po’ troppo rigidi<br />

alcuni scatti del fotografo americano. In questo aspetto forse Pagano<br />

potrebbe essere piuttosto associato ad un altro singolare protagonista della<br />

FSA: Ben Shahn. La sua tecnica infatti spazia dalle sperimentazioni libere<br />

della nuova oggettività con l’utilizzo del fuori fuoco e dello sfumato, ai<br />

tagli obliqui e radenti 58 . Ma per l’impegno ideologico e morale degli scatti<br />

di Pagano il confronto con la Lange, che collabora solo per pochi anni con<br />

la Farm, è immediato. Dorothea Lange conduce una vera e propria ricerca<br />

antropologica che la vedrà sempre in prima linea nella denuncia delle<br />

ingiustizie e iniquità del governo americano; inoltre, un altro aspetto la lega<br />

all’architetto istriano è la sua esplicita attitudine narrativa, l’intenzione<br />

della Lange è quella di «scrivere di una situazione sociale, il suo<br />

fotografare vuole essere come un documento; tutto ciò si inserisce in una<br />

situazione letteraria che è quella del romanzo-saggio, e del romanzo ‘di<br />

57 Ivi, p. XX.<br />

58 «Le sue immagini hanno il casuale, l’asimmetrico dello sguardo privato, della osservazione del<br />

particolare; per questo le sue figure non sono mai messe in posa». Idem, p. XXIII. L’approccio<br />

<strong>fotografico</strong> di Shahn è la risposta ad una chiara visione potremmo dire politica del mondo che lo circonda:<br />

il suo eliminare sé come fotografo testimone, come fotografo-giudice, è frutto di una volontà precisa,<br />

quella di rifiutare la figura classica dell’intellettuale, dell’esperto che dall’alto del suo sguardo in fondo<br />

condiziona il contesto. Evidentemente è una precisa coscienza politica a guidarlo, una scelta di sinistra se<br />

non addirittura marxista.<br />

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