l'archivio fotografico - FedOA
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Nel lavoro di Pagano e Daniel, si da vita ad una ricerca le cui tesi vengono<br />
dimostrate attraverso immagini e testo: le fotografie commentano le pagine<br />
scritte e, nello stesso tempo, queste ultime, commentano le immagini. Il<br />
potere dell’icona, viene inaspettatamente fuori in tutta la sua capacità<br />
comunicativa. L’intenzione è quella di creare uno strettissimo rapporto tra<br />
le due forme di comunicazione visiva, realizzando quindi un approccio di<br />
valore documentario assoluto. Ciò che più colpisce di questo lavoro è, in<br />
definitiva, l’indipendenza dell’elemento <strong>fotografico</strong>. Le fotografie<br />
finiscono per recare anch’esse un messaggio, come il testo, un messaggio e<br />
un significato preciso di cui non si potrebbe fare a meno così come delle<br />
parole, insomma l’approccio alla materia è quasi di tipo fotogiornalistico.<br />
Con una incredibile semplicità, viene adottato nel migliore dei modi il<br />
nuovo mezzo di comunicazione e divulgazione, inteso quale strumento di<br />
indagine e conoscenza del territorio antropizzato. In Italia è la prima analisi<br />
di questo tipo condotta con uno strumento ed un metodo ancora poco<br />
sondati di cui si conoscono solo alcune delle infinite potenzialità.<br />
Ci si chiede a questo punto quale esempio europeo ed internazionale possa<br />
effettivamente essere valso al nostro da riferimento.<br />
Quella che si può considerare in assoluto la prima indagine di un certo<br />
spessore mai compiuta su un territorio mediante l’utilizzo della fotografia,<br />
risale all’estate del 1851 e viene realizzata in Francia, dove la<br />
esercitata dalla mostra di Pagano del ’36 su quella poi realizzata da Rudofsky nel ’64, che idealmente<br />
viene organizzata come prosieguo e sviluppo della prima. Cfr. C. de Seta, Il destino dell’architettura:<br />
Persico, Giolli, Pagano, Laterza, Roma-Bari, 1985, p. 292.<br />
Effettivamente in questa occasione, l’architetto viennese che per tanti anni lavora in collaborazione con il<br />
napoletano Luigi Cosenza, riprende quel discorso sull’architettura spontanea che trova indubbiamente le<br />
sue origini nel lavoro di Pagano. Rudofsky continua le indagini su questo tema specifico anche negli anni<br />
a seguire tanto che, nel 1979, darà alle stampe un interessante volume intitolato Le meraviglie<br />
dell’architettura spontanea, edito dalla Laterza. Lo studio accurato e puntuale riprende molti dei temi<br />
paganiani dell’architettura rurale, collegandosi poi in maniera diretta con altre indagini, che,<br />
contemporaneamente a livello internazionale, stavano indirizzando il cammino verso l’architettura<br />
mediterranea. Esiste difatti un collegamento evidente tra la ricerca svolta negli anni ’30 da Pagano e<br />
quella che avrebbe poi portato alle prime definizioni di casa mediterranea, le cui origini probabilmente si<br />
devono proprio all’istriano ed alle sue riflessioni sulla dimensione spontanea dell’abitare che aveva aperto<br />
nuovi, impensati, orizzonti architettonici. Cfr. Capitolo IV di questo volume.<br />
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