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l'archivio fotografico - FedOA

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ma condotta in collaborazione con il giovane architetto viennese Bernard<br />

Rudofsky. La cui presenza non solo affranca tale ricerca dagli intenti<br />

nazionalistici, ma attesta un interesse personale da sempre coltivato da<br />

Rudofsky per l’architettura spontanea» 373 , in questo modo De Fusco allinea<br />

la ricerca di Cosenza più a quella di spessore, delineata dal gruppo dei<br />

polemisti di «Casabella» piuttosto che a quella decisamente formalista in<br />

linea con il dibattito sostenuto su «Quadrante».<br />

Analoga posizione è quella dichiarata da de Seta che però sottolinea<br />

comunque l’adesione dell’architetto napoletano ad un ‘clima di ricerca’ che<br />

trovava nel mito mediterraneo che «era sole, luce, mare: chiarezza di<br />

profili, semplicità di volumi, aderenza al sito…» 374 , il proprio campo<br />

d’indagine ed azione, seppure quella di Cosenza si fosse dimostrata una<br />

«scoperta domestica del Mediterraneo» 375 , condotta entro i confini del<br />

golfo partenopeo. Invero de Seta sottolinea chiaramente l’influenza di<br />

Pagano sul lavoro di Cosenza denunciando, in relazione al linguaggio<br />

«scarno, secco ed essenziale» del partenopeo, un contributo evidente da<br />

parte dell’istriano, con il quale il rapporto, «che risale agli anni 1935-36, è<br />

certamente importante: l’architetto istriano era divenuto un vero e proprio<br />

studioso dell’architettura ‘spontanea’, facendosi fotografo della più ricca<br />

inchiesta che si sia mai condotta in Italia sulla casa contadina padana,<br />

alpina e mediterranea» 376 .<br />

Chiarificatrice in questo senso anche la posizione di Francesco Domenico<br />

Moccia che afferma: «egli (Cosenza) non sembra parteggiare affatto per<br />

l’architettura moderna, quanto per i caratteri stabili dell’architettura. Per<br />

373<br />

R. De Fusco, Mediterraneità minimalista, cit., p. 22.<br />

374<br />

C. de Seta, Architetti italiani …, cit., p. 67.<br />

375<br />

Ivi.<br />

376<br />

Ivi, p. 68. L’ulteriore testimonianza di Cesare de Seta circa la vicinanza concreta tra Cosenza e Pagano<br />

ci rende ancora più difficile pensare che il napoletano non avesse mai parlato al collaboratore viennese<br />

Bernard Rudofsky, delle ricerche tutte italiane condotte dall’istriano sull’architettura rurale.<br />

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