l'archivio fotografico - FedOA
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artistico del nostro imponente e poco conosciuto patrimonio di architettura<br />
rurale sana ed onesta, […] ci darà l’orgoglio di conoscere la vera tradizione<br />
autoctona dell’architettura italiana: chiara, logica, lineare, moralmente e<br />
anche formalmente vicinissima al gusto contemporaneo» 366 .<br />
Il campo d’azione dell’indagine dei due studiosi si rivela ad ogni modo<br />
differente, Rudofsky ricerca i suoi modelli in un contesto internazionale,<br />
sondando ‘casi’ più o meno noti di agglomerati urbani in Cina, in Egitto, in<br />
Italia, in Grecia, a Madrid, ecc., mentre Pagano conduce l’analisi<br />
esclusivamente nelle province italiane, eppure il metodo e soprattutto le<br />
conclusioni cui giungono si dimostrano essere le stesse; anche Rudofsky<br />
infatti arriva ad affermare che: «la filosofia e le cognizioni dei costruttori<br />
anonimi rappresentano la fonte più ampia ed inesplorata dell’ispirazione<br />
architettonica per l’uomo industriale» 367 .<br />
Interessante la nota di de Seta che, in relazione alla mostra del viennese<br />
afferma che essa «nasceva da quell’antica passione di andare a far rilievi<br />
delle case di Procida negli anni della sua giovinezza» 368 , rilievi che<br />
Rudofsky andava facendo con Luigi Cosenza, durante i primi anni della<br />
loro collaborazione professionale e che erano continuati nel periodo in cui<br />
più costante era divenuto il rapporto di Pagano con Cosenza e quindi, forse,<br />
con lo stesso Rudofsky. É lecito quindi supporre che il viennese non solo<br />
conoscesse Pagano ma che ne avesse seguito gli studi sull’architettura<br />
rurale.<br />
Coerentemente con la posizione assunta in occasione della prima<br />
pubblicazione sull’argomento, anche nella successiva, Le meraviglie<br />
dell’architettura spontanea, pubblicato nel nostro paese nel 1979 369 ,<br />
366 G. Pagano, G. Daniel, Introduzione in Architettura rurale italiana, cit.<br />
367 B. Rudofsky, Prefazione in Architetture senza architetti, cit.<br />
368 C. de Seta, Architetti italiani del Novecento, Laterza, Roma-Bari, 1987, p. 71.<br />
369 «Queste note per una storia naturale dell’architettura compendiano ragionamenti avviati in<br />
Architecture without Architects un precedente libro sull’architettura sprovvista di quarti di nobiltà.<br />
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