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l'archivio fotografico - FedOA

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Il messaggio che l’istriano ha cercato di trasmettere in primo luogo con la<br />

sua rivista è stato quello di restituire all’architettura del passato il ruolo<br />

opportuno di fonte preziosa e straordinariamente attuale da cui attingere.<br />

Nel saggio L’insegnamento degli antichi, uscito nel ‘34, Pagano sviluppa in<br />

maniera organica questo discorso, condannando quegli architetti che<br />

usavano i modelli del passato imitandoli pedissequamente senza coglierne<br />

l’aspetto istruttivo, con l’atteggiamento di chi «confondeva la conoscenza<br />

delle antiche esperienze con la copiatura delle antiche forme» 332 .<br />

A questo messaggio, Pagano darà ‘voce’ attraverso i suoi articoli ma è con<br />

le fotografie che riuscirà a costruirlo in tutta la sua profonda intensità.<br />

Soprattutto il modo di utilizzare il materiale <strong>fotografico</strong> diviene in questo<br />

senso rivoluzionario; il caso dell’articolo uscito nel ‘31, Architettura<br />

moderna di venti secoli fa 333 , è decisamente indicativo. In questa occasione,<br />

l’architetto compone fotografie di strutture architettoniche rilevate negli<br />

scavi di Pompei con quelle di quartieri di Dudok e con alcune opere di<br />

Mies Van der Rohe. L’intenzione è quella di mettere in evidenza elementi<br />

comuni e analogie, così da sottolineare la medesima chiarezza compositiva<br />

delle due esperienze architettoniche, seppur distanti secoli l’una dall’altra.<br />

Mediante lo strumento del confronto visivo, Pagano riesce a suggerire così<br />

un’idea, facendo delle immagini un documento altamente informativo e<br />

non un semplice sussidio al testo scritto 334 .<br />

332 G. Pagano, L’insegnamento degli antichi, «Casabella», n. 80, agosto 1934.<br />

333 G. Pagano, Architettura moderna di venti secoli fa, «La Casa Bella», n. 47, novembre 1931; ora in C.<br />

de Seta (a cura di), Pagano. Architettura e città durante il fascismo, Laterza, Roma-Bari 1990.<br />

334 Un lavoro analogo verrà fatto anche da Edoardo Persico che, nell’opuscolo Arte romana, edito dalla<br />

Domus, realizza un’antologia di sculture romane. «Ispirata a criteri di semplice propaganda dell’arte, è,<br />

per così dire, una storia figurata della scultura romana attraverso alcune opere tra le più significative». E.<br />

Persico, Arte romana, dicembre 1935, ora in G. Veronesi (a cura di), Edoardo Persico. Tutte le opere<br />

(1923-1935), Volume I, Edizione di Comunità, Milano 1964, pp. 216-217. In questo lavoro si realizza un<br />

percorso <strong>fotografico</strong> teso proprio alla costruzione di una cultura per immagini. Scrive infatti la Veronesi<br />

in nota al testo di Persico: «É l’ultima opera, compiuta poche settimane prima della morte. Persico ha<br />

scritto il testo, ha scelto con criterio critico le illustrazioni, ed ha curato, su uno schema grafico<br />

assolutamente originale (per cui questo doveva essere il prototipo di tanti libri d’arte) l’impaginazione del<br />

volume, creando un’opera perfetta, largamente imitata ma non superata nella sua unità». Cfr., nota 1 in G.<br />

Veronesi (a cura di), Edoardo Persico …, cit. p. 216.<br />

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