l'archivio fotografico - FedOA
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molti altri protagonisti della cultura architettonica e non, raccoglieranno tra<br />
le altre la grande eredità da lui lasciata, il cui spessore alla luce di tutte le<br />
considerazioni fatte, si dimostra davvero straordinario.<br />
A Giuseppe Pagano si deve infatti a questo punto riconoscere un ruolo<br />
preciso svolto nell’ambito della definizione di un nuovo modo di indagare<br />
il mondo ed il reale che preluderà di certo la stagione neorealista italiana.<br />
Molti film del primo dopoguerra, in termini di lavoro sulle immagini<br />
filtrato dall’influenza della ricerca d’avanguardia, dovrebbero<br />
probabilmente riconoscere l’esistenza di un debito nei confronti delle<br />
indagini sviluppate all’interno di quei gruppi di intellettuali appassionati di<br />
cinema e fotografia cui faceva parte l’architetto istriano – come non<br />
riconoscere, nella ripresa della scala interna del palazzo in cui abita l’eroina<br />
interpretata da Anna Magnani in Roma città aperta, la suggestione delle<br />
immagini di scale fotografate da Feninger o da Moholy-Nagy.<br />
Le riprese romane di Rossellini in Roma città aperta (1945), e Paisà (1946)<br />
ma anche de Il sole sorge ancora di Aldo Vergano (1946), o gli scorci<br />
catturati da Vittorio De Sica in Ladri di biciclette (1948) e Sciuscià (1946),<br />
rappresentano ormai quel passaggio decisivo proiettato finalmente verso<br />
una nuova espressione cinematografica che aprirà l’importante pagina del<br />
neorealismo italiano, terreno fertilissimo di indagine visuale anche e<br />
soprattutto per gli architetti 309 .<br />
Questi film, che possono essere considerati i corrispondenti italiani dei<br />
‘documentari’ americani, riescono a dare della condizione italiana pre e<br />
post bellica un’immagine chiara e di sconcertante, drammatica bellezza.<br />
Ma su questi stessi prodotti cinematografici non si può sottovalutare<br />
l’incidenza del lavoro <strong>fotografico</strong> di molti artisti d’avanguardia e tra questi<br />
quello di Pagano che di certo in linea con il nascituro cinema neorealista<br />
309 Cfr. G.P. Brunetta, cit.; Aa. Vv., I favolosi anni Trenta. Cinema italiano 1929-1944, Electa, Milano<br />
1979.<br />
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