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l'archivio fotografico - FedOA

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al mondo mitologico dei ‘vinti’ che già così grande successo aveva riscosso<br />

nell’ambito elitario dell’universo letterario 304 .<br />

In quegli stessi anni Mussolini operava sul territorio italiano il suo lavoro<br />

puntuale di bonifica delle zone paludose e la costruzione dei nuovi<br />

quartieri, motivo ulteriore – o forse l’unico vero motivo – per il quale gli<br />

starà di certo profondamente a cuore, magnificare l’immagine del contesto<br />

rurale anche attraverso il canale mediatico del cinema.<br />

Ma questa fabbrica dei desideri rappresenterà per Pagano anche un mondo<br />

cui attingere per la costruzione di una cultura moderna dell’iconografia del<br />

paesaggio costruito e non. Sono proprio i cineasti infatti – e questo Pagano<br />

lo capirà anzitempo – i primi a sottolineare l’importanza del contesto nella<br />

costruzione di ‘una’ storia. Le prime riprese di contesti urbani e rurali che<br />

vengono realizzate ad esempio da Blasetti in Sole (1929) e Terra madre<br />

(1931), oppure in Resurrectio che esce nelle sale ancora prima, segneranno<br />

indelebilmente le giovani menti degli artisti contemporanei.<br />

Pagano ne resterà indubbiamente colpito, tanto che, nel suo archivio<br />

<strong>fotografico</strong>, riconosciamo di continuo quegli stessi paesaggi raccontati dai<br />

più sensibili cineasti coevi: fotografando la tanto amata Milano, Pagano<br />

avrà di certo tenuto presente la prima inquadratura de Gli uomini che<br />

mascalzoni di Mario Camerini che cattura l’icona imponente del Duomo<br />

dall’interno di un negozio nel momento in cui viene alzata la saracinesca<br />

nelle prime ore del mattino 305 .<br />

Dimostrazione del fatto che Pagano ‘scopra’ nel mondo cinematografico un<br />

potenziale, importante punto d’incontro con l’architettura, come sottolinea<br />

304 «La realtà rurale appare come il luogo geometrico nei confronti del quale le bussole ideologiche<br />

sembrano smagnetizzarsi e consentire un movimento centripeto di rappresentanti di movimenti<br />

d’avanguardia post-futurista, ex anarchici, comunisti travestiti, fascisti di sinistra». G.P. Brunetta, cit., p.<br />

127.<br />

305 Scrive F. Sacchi nella sua recensione al film di Camerini: «É la prima volta che vediamo Milano sullo<br />

schermo; ebbene, chi poteva supporre che fosse tanto fotogenica». F. Sacchi, Gli uomini che mascalzoni,<br />

in «Corriere della Sera», 12 agosto 1932. Ora in G.P. Brunetta, cit., p. 241.<br />

142

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