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l'archivio fotografico - FedOA

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effettivamente superata solo negli anni ’30 del Novecento 24 , grazie proprio<br />

alla lucida genialità di Giuseppe Pagano che, per primo, «fruga nel<br />

patrimonio edilizio minore, (fino ad allora) quasi totalmente estromesso<br />

dalla storiografia artistica» 25 .<br />

Vero è che, a quel letargo culturale cui si assiste in ambito architettonico<br />

nei confronti delle specifica realtà rurale, non corrisponde la medesima<br />

indifferenza da parte di un’altra cultura, quella della rappresentazione. Ed è<br />

proprio a questo universo che Pagano si rivolge per trovare un sostegno alle<br />

sue tesi.<br />

In pittura e più chiaramente nel vedutismo, l’interesse rivolto al mondo<br />

arcadico e bucolico rimane costante nei secoli. Nell’ambito della fotografia,<br />

il cui approccio iconografico, soprattutto nel primo periodo, riprende<br />

sostanzialmente quello pittorico, accade lo stesso.<br />

Se però, in un primo momento, l’attenzione nei confronti del mondo umile<br />

e contadino è di carattere essenzialmente estetico e l’obiettivo dei fotografi<br />

è volto a catturare l’aspetto arcadico nella sua dimensione più romantica,<br />

con il passare del tempo e delle ‘mode’ questa attenzione cambierà,<br />

24 In un rapido excursus sull’incidenza dell’architettura minore nel corso delle fasi storico architettoniche,<br />

l’autore giunge all’amara constatazione dell’assenza totale di attenzione, riguardo o interesse nei<br />

confronti di certe espressioni architettoniche da parte della cultura accademica di tutti i tempi; Zevi difatti<br />

rileva che, dopo l’epoca del Medioevo in cui si raggiunge ‘l’apice dello scambio tra aulicità e prosa’, nei<br />

periodi storici successivi si passerà ad uno stato di assoluta indifferenza, se non addirittura ad uno<br />

snobistico distacco nei confronti dell’architettura minore: «L’umanesimo rinascimentale tronca il<br />

colloquio con i tessuti urbani popolari. […] In realtà, data la resistenza delle strutture medievali, le<br />

trasgressioni ai precetti ideologici sono molteplici, e tuttavia, con l’eccezione della Ferrara di Biagio<br />

Rossetti, non incentivano permute feconde con i dialetti. Il manierismo intacca, corrode e tradisce i<br />

canoni rinascimentali ma non li elimina, … senza giungere ad un livello autenticamente popolare. Lo<br />

stesso per il barocco. In quanto mosso da ‘intenti di persuasione occulta’, … deve parlare anche in prosa,<br />

talvolta persino in dialetto; ma è un’azione gestita dalla ricerca psicologica di consensi. Il Settecento,<br />

specie per impulso illuminista, dirama il raggio dell’influenza linguistica; si tratta di un’aulicità diffusa<br />

capillarmente, ricettiva fino al punto da assumere aspetti provinciali e plebei.<br />

La vibrante dialettica tra barocco e illuminismo viene repressa dal neoclassicismo. L’edilizia minore torna<br />

ad essere bandita dalla cultura. Non sarà legittimata neppure durante l’eclettismo, … che censura un solo<br />

contributo, quello appunto dell’edilizia popolare. […] Alla vigilia della prima guerra mondiale,<br />

l’eversione futurista ebbe il merito di rompere con il passato eclettico, ma non ottenne consistenti riflessi<br />

architettonici. Bisogna attendere il razionalismo degli anni Trenta per codificare un linguaggio valido per<br />

una chiesa, un palazzo di giustizia, un quartiere operaio e una casa contadina»; Zevi parla della<br />

codificazione condotta da Giuseppe Pagano che ritiene il primo pioniere di questa nuova ricerca. B. Zevi,<br />

Controstoria dell’architettura italiana. Dialetti architettonici, Tascabili economici Newton, Roma 1996.<br />

25 Ivi.<br />

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