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l'archivio fotografico - FedOA

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Negli anni dell’occupazione tedesca e della guerra civile molti giovani<br />

reporters testimoniano l’assurdità degli scontri e delle lotte intestine, quelle<br />

stesse incomprensibili battaglie cui Pagano assisterà e alle quali sarà<br />

costretto in alcuni casi ad intervenire con animo sempre più dubbioso e che<br />

saranno di certo tra i motivi principali della sua adesione alla Resistenza;<br />

Porry Pastorel, Mario Rosi, Aldo Moisio, Fedele Toscani – padre di<br />

Oliviero – mostrano in tutta la loro crudeltà, l’assurda devastazione<br />

perpetrata in quegli anni dalla guerra nel nostro Paese, rompendo i filtri di<br />

una censura ottusa 279 .<br />

Intanto nascono le prime agenzie fotografiche: Tullio Farabola e Giovan<br />

Battista Colombo a Milano, Carlo Riccardi a Roma 280 e ancora la Publifoto<br />

di Vincenzo Carrese che rappresenterà forse l’esempio italiano più<br />

interessante, proiettato verso le esperienze estere analoghe, con un buon<br />

numero di fotografi alle dipendenze e diversi contatti con le agenzie<br />

americane più importanti come l’Associated Press 281 .<br />

Siamo effettivamente dinanzi ad una rivoluzione epocale straordinaria<br />

dell’immagine, in alcuni casi anche esasperata nelle riviste che<br />

assumeranno con il tempo un atteggiamento sempre più cinico nell’uso<br />

delle fotografie.<br />

La partecipazione di Pagano a questa rivoluzione mediatica si dimostrerà<br />

decisamente essenziale e sarà testimoniata dall’esiguo numero di immagini<br />

d’archivio che l’architetto deciderà di pubblicare in questi anni, quasi<br />

esclusivamente sulle riviste illustrate.<br />

279 «A Firenze le immagini di Giulio Torrini parlano di ponti sull’Arno ridotti a cumuli di sassi. A Torino<br />

quelle di Aldo Misio e degli altri fotografi che lavorano a ‘La Stampa’ e a ‘La Gazzetta del Popolo’,<br />

mostrano gli effetti delle bombe sugli stabilimenti della Fiat. A Milano Fedele Toscani fotografa le<br />

devastazioni dei magazzini della Rinascente o della Galleria Vittorio Emanuele, mentre Bruno Stefani (un<br />

fotografo raffinato, che nel ’35 collaborava alle campagne del Touring Club Italiano, e tra i primi a usare<br />

fotocamere da 35 mm) mostra la distruzione di Palazzo Brera». L. Criscenti, G. D’Autilia (a cura di), cit.,<br />

p. 82.<br />

280 Ivi, p. 83<br />

281 Aa. Vv., Flash! The Associated Press covers the world, introduzione di P. Arnett, Abrams, New York<br />

1998.<br />

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