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l'archivio fotografico - FedOA

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egime 262 ; ciò non toglie che lo spirito dei due maestri si riveli, attraverso i<br />

rispettivi universi iconografici, straordinariamente simile 263 . È nota la<br />

vicinanza culturale di questi due protagonisti del Novecento, grazie anche<br />

alla comune passione per l’arte cinematografica che li porterà a frequentare<br />

gli stessi gruppi cinefili.<br />

Fino ad oggi la critica fotografica ha riconosciuto ampiamente il debito di<br />

Occhio Quadrato nei confronti di un’esperienza come American<br />

Photographs di Walker Evans, giunta in Italia clandestinamente e recensita<br />

sulla rivista «Corrente» proprio ad opera di Lattuada 264 . Invero,<br />

considerando che nel 1941, anno di pubblicazione del libretto di Lattuada,<br />

l’archivio <strong>fotografico</strong> di Pagano aveva già raggiunto più della metà del suo<br />

materiale, e visti i legami esistenti tra i due artisti, si potrebbe ipotizzare un<br />

precedente concreto nel lavoro realizzato e sistematicamente pubblicato da<br />

Lattuada, anche in quello di Pagano. In fondo l’istriano, nel 1941, aveva<br />

prodotto già gran parte del suo lavoro <strong>fotografico</strong> e pubblicato alcuni<br />

fotolibri, si pensi a Sassi 265 e Una Porta 266 che risalgono al 1939, mentre il<br />

catalogo sull’architettura rurale era uscito già nel 1936. Per cui se è certo<br />

che un’influenza notevole sul lavoro di Lattuada è dovuto all’esperienza di<br />

Evans, non si può comunque escludere che una certa incidenza l’avesse<br />

avuta probabilmente anche la produzione del Nostro, che per primo<br />

262 La posizione antitetica di Lattuada nei confronti del fascismo diviene ufficiale dopo la pubblicazione<br />

del suo fotolibro, è interessante infatti ciò che sottolinea a riguardo Carlo Bertelli: «la censura fascista non<br />

fu disattenta e chiamò Lattuada per avere una spiegazione circa la sua scarsa attenzione per le opere del<br />

fascismo e l’interesse per i poveri, i diseredati, ecc. Solo la bassa tiratura evitò il blocco del libro». C.<br />

Bertelli,G. Bollati, Storia d’Italia – annali 2* – L’immagine fotografica 1845-1945, cit., p. 302.<br />

263 «Con la sua Rolleiflex, Lattuada si spinge verso gli estremi confini della periferia delle cinta urbane<br />

per fissare l’inquietante teatro dove vive una umanità tutt’altro che eroica: almeno non nel senso messo al<br />

bando dalla retorica fascista», la Taramelli descrive con queste parole la realtà fotografica di Lattuada,<br />

rivelandone la profonda affinità con quella di Pagano, le «squallide botteguccie, i mercati dell’usato, le<br />

effigi modeste sui muri scrostati dei miseri interni domestici» di Lattuada sono gli stessi che incontriamo<br />

nelle fotografie di Pagano. Cfr. E. Taramelli, Viaggio nell’Italia del Neorealismo …, cit., p. 75.<br />

264 La Taramelli sottolinea ampiamente l’influenza del fotografo statunitense sul lavoro di Alberto<br />

Lattuada, che tra l’altro non negò mai l’ascendente avuto su di lui dalla suggestione di alcuni album di<br />

fotografie americani. Cfr. E. Taramelli, cit., p. 75-76.<br />

265 G. Pagano, Sassi, Panorama, Milano 1939.<br />

266 Id., Una Porta, Panorama, Milano 1939.<br />

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