l'archivio fotografico - FedOA
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entrare sul quadrato della tela. Tale è il sintomo rivelatore della profondità<br />
abitata» 259 ; in queste stesse «profondità abitate» di De Chirico<br />
riconosciamo le iconografie urbane di Pagano, spazi reali e surreali, rivelati<br />
e nascosti ma comunque percepiti, dimensioni in cui il non visto, tutto ciò<br />
che si nasconde dietro gli angoli, è ricostruito dalla fantasia creatrice<br />
dell’osservatore; Walter Benjamin scriveva che il grande fascino della<br />
fotografia consiste proprio nel suo invitarci ad andare oltre la superficie<br />
dell’immagine, nel farci intendere come da un frammento unico si possa<br />
ricostruire tutto un mondo, un universo parallelo e sconosciuto 260 .<br />
Ma se da un lato l’universo pittorico e in questo caso metafisico suggerisce<br />
una strada fondamentale per l’esperienza fotografica del nostro architetto,<br />
dall’altra un gruppo di interessanti sperimentatori del mezzo <strong>fotografico</strong><br />
cominciano a farsi avanti e ad attirare l’attenzione di Pagano: sono<br />
professionisti del fotoreportage, della ritrattistica, della fotografia<br />
industriale e quelli che si occuperanno delle prime forme di fotografia<br />
pubblicitaria come Mario Crimella – che firmerà molte delle fotografie<br />
comparse sulla rivista «Casabella» di Pagano e Persico –, ma anche<br />
Alfredo Ornano, Ghitta Carrell, Achille Bologna.<br />
Eppure, l’esperienza che più di ogni altra avrà un effetto fondamentale<br />
sulla carriera fotografica di Pagano, ma forse sarebbe più corretto parlare in<br />
questo caso di un’influenza reciproca, è quella di Alberto Lattuada ed il suo<br />
Occhio Quadrato 261 . Il piccolo libretto <strong>fotografico</strong> del regista italiano, esce<br />
259<br />
G. De Chirico, in «Valori Plastici», aprile-maggio 1919. Ora in C. Marra, cit., p. 80.<br />
260<br />
W. Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Arte e società di massa,<br />
Einaudi, Torino 1966, ried. 2000.<br />
261<br />
Occhio Quadrato è un piccolo fotolibro pubblicato ad opera di Alberto Lattuada nel 1941. Siamo nel<br />
pieno dell’attività fotografica di Pagano che conosce ed è molto vicino al regista anche grazie alla<br />
comune passione cinematografica. Tra l’altro i motivi d’incontro tra questi due protagonisti della cultura<br />
del primo Novecento sono decisamente numerosi, dato che Lattuada, redattore della rivista «Corrente», è<br />
anche fotografo, giornalista e critico cinematografico per le riviste «Domus» e «Tempo» con le quali<br />
sappiamo collaborasse attivamente anche l’architetto istriano. Il lavoro pubblicato da Lattuada nel ’41,<br />
nasce dai vagabondaggi solitari del giovane intellettuale nelle periferie di Milano e Venezia. Quella che<br />
ne viene fuori è l’immagine di un paese in cui vive un’umanità tutt’altro che eroica, ben lungi da quella<br />
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