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l'archivio fotografico - FedOA

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presupposto che Metafisica e fotografia partano da due condizioni<br />

apparentemente antitetiche cioè l’una, la Metafisica, presupponga un<br />

recupero nostalgico del passato a dispetto dell’altra la fotografia, che, suo<br />

malgrado cattura invece il presente, lo storico riesce a scardinare tale<br />

assunto, evidenziando piuttosto che la fotografia non rifiuti affatto il<br />

passato ma al contrario, che in fondo essa non rappresenti altro che un<br />

mezzo per eternarlo, congelarlo, per conservare sulla lastra sensibile le<br />

«impronte» 256 del tempo. D’altronde, la composizione propria dei quadri<br />

metafisici basata spesso sulla prospettiva rinascimentale è la medesima che<br />

caratterizza molte fotografie pittorialiste e non solo; per di più, sottolinea lo<br />

storico bolognese, nei quadri metafisici come in alcune fotografie, esiste<br />

una certa propensione ad ‘inquadrare’ il paesaggio; scrive De Chirico: «Il<br />

paesaggio, chiuso nell’arcata del portico, come nel quadrato o nel<br />

rettangolo della finestra, acquista maggior valore metafisico, poiché si<br />

solidifica e viene isolato dallo spazio che lo circonda» 257 . Sappiamo che la<br />

prima fotografia della storia, realizzata da Nicéphore Niépce era stata<br />

scattata proprio inquadrando il paesaggio tagliato dalla cornice della<br />

finestra di Gras (1826-27). In definitiva non è certo difficile riconoscere nei<br />

quadri metafisici «un analogo rilevante ruolo di straniamento svolto<br />

dall’inquadratura in fotografia» 258 . Nelle fotografie dell’istriano<br />

incontriamo continuamente paesaggi ‘stranianti’ inquadrati attraverso il<br />

portale di una cascina, piuttosto che tra i profili disegnati dai rocchi diruti<br />

di colonne classiche.<br />

Scrive inoltre De Chirico: «L’opera d’arte metafisica è quanto all’aspetto<br />

serena; dà però l’impressione che qualcosa di nuovo debba accadere in<br />

quella stessa serenità e che altri segni, oltre quelli già palesi, debbano<br />

256 G. De Chirico, Noi Metafisici, 1919.<br />

257 G. De Chirico, in «Valori Plastici», maggio-giugno 1920. Ora in C. Marra, cit., p. 80.<br />

258 Ivi.<br />

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