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l'archivio fotografico - FedOA

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Dalla fusione di queste differenti tecniche, quella sperimentale di Moholy-<br />

Nagye quella ‘oggettiva’ di Peterhans, derivano le correnti fotografiche che<br />

si riscontrano negli anni ’20 anche in Italia, dove comunque<br />

l’atteggiamento più spregiudicato dei tedeschi, dei russi, degli americani, è<br />

mediato dall’influenza della cultura tradizionale, che per molti anni ancora<br />

vedrà prevalentemente apprezzata da noi la tecnica Alinari, soprattutto<br />

nell’ambito della fotografia editoriale.<br />

Ma da queste due scuole tedesche, Pagano verrà di certo ugualmente<br />

affascinato seppure si tenda ad associare il suo lavoro piuttosto alla ricerca<br />

di Laszlo Moholy-Nagy. Il primo ad aver messo in relazione la tecnica<br />

fotografica dell’architetto con quella dell’illustre maestro ungherese è stato<br />

Cesare de Seta che infatti scrive: «Non è certo azzardato supporre che<br />

Pagano abbia avuto tra le mani il numero 8 dei Bauhausbücher: in alcuni<br />

studi milanesi se ne possono ancora oggi trovare esemplari e persino<br />

collezioni complete, e poi è noto che, ancor prima dell’avvento del<br />

nazismo, i rapporti con la Germania erano intensi forse più che con la<br />

Francia e certamente assai di più che con l’Inghilterra» 205 . Esistono<br />

indubbiamente affinità e collegamenti anche diretti tra i due approcci<br />

fotografici, laddove però l’esperienza dell’istriano risulterà di certo più<br />

sdrammatizzata e distante rispetto ad alcune sperimentazioni del maestro<br />

ungherese, come nel caso dello studio dei fotomontaggi, che non verrà mai<br />

approfondito da Pagano.<br />

Interessante ed avvincente la critica sorta riguardo alla diatriba relativa<br />

all’esistenza di una vera e propria fotografia bauhaus: in realtà per molti<br />

non si può parlare di un fenomeno autonomo all’interno dell’istituto,<br />

piuttosto della sperimentazione di nuove tecniche 206 ; nella scuola si inizia a<br />

fotografare essenzialmente per riprendere e fermare momenti di vita<br />

205 C. de Seta, Il destino dell’architettura. Persico Giolli Pagano, Laterza, Roma-Bari 1985, p. 271.<br />

206 Cfr. P. Costantini ( a cura di), La fotografia al Bauhaus, cit.<br />

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