l'archivio fotografico - FedOA
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aspetti dell’evoluzione della cultura fotografica internazionale ritrovano,<br />
proprio nella ricerca del Bauhaus, le proprie origini.<br />
In occasione della prima esposizione d’opere d’arte di Laszlo Moholy-<br />
Nagy alla galleria Der Sturm di Berlino, tra i visitatori che rimangono<br />
ipnotizzati dalle sperimentazioni del maestro c’è Walter Gropius, il quale<br />
viene talmente impressionato dalle sue opere, da insistere per averlo tra gli<br />
insegnanti del Bauhaus.<br />
L’educazione impartita nell’ambito della scuola di Weimar prevedeva la<br />
formazione dell’allievo in varie discipline artistiche come la pittura, la<br />
scultura, l’architettura, ed in seguito anche la fotografia, concepite non<br />
come materie separate ma come un unicum disciplinare. Si tratta di un<br />
approccio alla formazione artistica particolarmente interessante, che ha<br />
come obiettivo finale quello di iniziare gli studenti al concetto della totalità<br />
dell’arte. In questa officina artistica, Moholy-Nagy sviluppa la sua nuova<br />
idea di fotografia, basata essenzialmente sul concetto di forma e luce.<br />
Come chiaramente specifica Paolo Costantini 199 , l’artista ungherese non<br />
avrà mai una cattedra di fotografia nella scuola e inserirà l’insegnamento<br />
solo nell’ambito di alcuni corsi preliminari per i Bauhäusler 200 ; sarà Walter<br />
Peterhans, matematico e fotografo raffinato, ad inaugurare di fatto la<br />
cattedra nel 1929, negli anni in cui a dirigere la scuola, è l’architetto<br />
Hannes Meyer.<br />
La fotografia, scrive Moholy-Nagy, può «ampliare i limiti della<br />
rappresentazione naturalistica» 201 , permettendo di vedere magari anche ciò<br />
199 Cfr. P. Costantini (a cura di), La fotografia al Bauhaus, Marsilio, Venezia 1993.<br />
200 Le lezioni di Moholy al Bauhaus si chiamavano ‘studi di composizione’ e si concentravano sulla<br />
composizione dello spazio. In particolare il maestro – come pure altri insegnanti della scuola come Ittens<br />
e Albers – si serve di tavole ‘tattili’ allo scopo di affinare la sensibilità degli studenti per il materiale,<br />
anche se la maggior parte delle creazioni tridimensionali, in qualche modo avvicinabili a sculture e giunte<br />
a oggi grazie a foto eseguite, appaiono come semplici esercitazioni spaziali. Si utilizza vetro, ferro,<br />
plexiglas, legno per creazioni per lo più asimmetriche, definite nei modi più disparati, come ‘esercizio di<br />
equilibrio’, ‘sculture sospese nell’aria’. Cfr. Ivi.<br />
201 L. Moholy-Nagy, Pittura Fotografia Film, riedizione della Einaudi, Torino 1987.<br />
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