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Tecniche, tecnologie, esempi Cenni di termofisica applicata Donata ...

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Architettura sostenibile Progettazione ecologica a cura <strong>di</strong> Gianni Scudo e Mario Grosso<br />

AS17<br />

<strong>Donata</strong> Bori<br />

Il raffrescamento<br />

passivo<br />

degli e<strong>di</strong>fici<br />

Se<br />

sistemi e<strong>di</strong>toriali<br />

<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

<strong>Tecniche</strong>, <strong>tecnologie</strong>, <strong>esempi</strong><br />

<strong>Cenni</strong> <strong>di</strong> <strong>termofisica</strong> <strong>applicata</strong><br />

Con il contributo <strong>di</strong> Delia Marino<br />

Professionisti, tecnici e imprese<br />

Gruppo E<strong>di</strong>toriale Esselibri - Simone<br />

Excerpt of the full publication


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Copyright © 2006 Esselibri S.p.A.<br />

Via F. Russo, 33/D<br />

80123 Napoli<br />

Azienda certificata dal 2003 con sistema qualità ISO 14001: 2004<br />

Tutti i <strong>di</strong>ritti riservati<br />

È vietata la riproduzione anche parziale<br />

e con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione<br />

scritta dell’e<strong>di</strong>tore.<br />

Per citazioni e illustrazioni <strong>di</strong> competenza altrui, riprodotte in questo libro, l’e<strong>di</strong>tore è<br />

a <strong>di</strong>sposizione degli aventi <strong>di</strong>ritto. L’e<strong>di</strong>tore provvederà, altresì, alle opportune correzioni<br />

nel caso <strong>di</strong> errori e/o omissioni a seguito della segnalazione degli interessati.<br />

Prima e<strong>di</strong>zione: ottobre 2006<br />

AS17 - Il raffrescamento passivo degli e<strong>di</strong>fici<br />

ISBN 88-513-0391-6<br />

Ristampe<br />

8 7 6 5 4 3 2 1 2006 2007 2008 2009<br />

Questo volume è stato stampato presso:<br />

Cecom - Via Cardaropoli, 14 - Bracigliano - (SA)<br />

Coor<strong>di</strong>namento redazionale: Alice Berto<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

www.sistemie<strong>di</strong>toriali.it<br />

Per conoscere le nostre novità e<strong>di</strong>toriali consulta il sito internet: www.sistemie<strong>di</strong>toriali.it<br />

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n Ringraziamenti<br />

Desidero innanzitutto ringraziare <strong>di</strong> cuore Maurizio Corrado per avermi offerto<br />

l’opportunità <strong>di</strong> raccogliere i miei stu<strong>di</strong> nella collana “Costruire naturalmente”<br />

con questo volume.<br />

Ringrazio Guido Moretti che ha saputo trasmettermi la sua sincera passione per<br />

i temi affrontati in questo libro e che mi ha incoraggiato ad intraprendere attività<br />

<strong>di</strong> ricerca sostenendomi con insegnamenti preziosi.<br />

Ringrazio per avermi aiutato a comporre il repertorio iconografico del libro e per<br />

aver messo a <strong>di</strong>sposizione il proprio materiale: Pier Cesare Bori, Stefano Cenci,<br />

Azzurra D’Incà, Matteo D’Incà, Veronica Fantini, Gianfranco Irlanda, Marina Parmiggiani,<br />

Francesca Piola, Mara Sangiovanni, Roberta Segalla, Piero Sullo.<br />

Ringrazio inoltre per avermi gentilmente offerto <strong>di</strong>segni, foto e relazioni illustrative<br />

dei progetti illustrati in questo libro: lo stu<strong>di</strong>o Mario Cucinella Architects,<br />

Andrea Dal Fiume, Stefan Hitthaler, Angelo Mingozzi, Michele Pasotti, lo<br />

stu<strong>di</strong>o Pica Ciamarra Associati, lo Stu<strong>di</strong>o Raguzzino Architetti, Paolo Rava, Antonio<br />

Ravalli, Riccardo Roda.<br />

Vorrei quin<strong>di</strong> ringraziare Elena Picollo per l’attenta rilettura del testo. Un ringraziamento<br />

anche a Salahad<strong>di</strong>n Ben Abid e Mohammed Kerrou per l’assistenza<br />

offertami durante il periodo <strong>di</strong> ricerca a Tunisi e a Maria Rosaria e Jean Lepechoux<br />

per il periodo <strong>di</strong> ricerca a Parigi.<br />

Infine, un caldo e profondo ringraziamento a Piero, che mi ha aiutato e sostenuto,<br />

materialmente e moralmente, durante tutto il periodo <strong>di</strong> stesura del libro.<br />

I <strong>di</strong>segni e gli schizzi contenuti nei primi quattro capitoli sono <strong>di</strong> Marina Parmiggiani.<br />

Excerpt of the full publication<br />

3<br />

Ringraziamenti


Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

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n Prefazione<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

Tra i libri usciti sin ora nella collana “Costruire naturalmente”, questo mi ha particolarmente<br />

appassionato. Mano a mano che l’arch. Bori mi passava i capitoli<br />

per il consueto lavoro <strong>di</strong> controllo, tra le minuziose descrizioni tecniche, i puntuali<br />

<strong>esempi</strong> <strong>di</strong> realizzazioni contemporanee e la vasta casistica riportata, andavo<br />

scoprendo alcune inaspettate ‘perle’. Nel linguaggio asciutto e preciso della<br />

descrizione tecnica, incontravo passi del testo che riescono ad avere il fascino<br />

che si incontra solo in certi libri <strong>di</strong> viaggi in terre lontane, dove si documentano<br />

verità dal sapore <strong>di</strong> meraviglioso come l’abbondanza <strong>di</strong> ghiaccio nel deserto<br />

o nelle campagne emiliane del Settecento. È raro che la lettura <strong>di</strong> un testo tecnico<br />

possa appassionare, ma è quello che mi è successo con questo libro.<br />

Usare l’esperienza che abbiamo maturato in migliaia <strong>di</strong> anni nel combinare architettura<br />

e clima: questo il tema del libro. Fare il punto su queste tecniche,<br />

portare <strong>esempi</strong> contemporanei e <strong>di</strong> altri luoghi e tempi e <strong>di</strong>ffonderne l’uso è il<br />

fine. È un tema che ogni giorno <strong>di</strong>venta più importante: ci dà la possibilità <strong>di</strong><br />

non usare altre energie e <strong>di</strong> avere ambienti costantemente sani.<br />

Ma al <strong>di</strong> là degli aspetti <strong>di</strong> conoscenza tecnica, <strong>di</strong> documentazione rigorosa e<br />

precisa, questo testo ha la preziosa dote <strong>di</strong> farsi amare come fosse un appassionante<br />

romanzo. Se avete la fortuna <strong>di</strong> leggere queste parole nel vostro stu<strong>di</strong>o<br />

o a casa vostra, prendetevi il tempo necessario: non riuscirete a smettere <strong>di</strong><br />

leggere tanto facilmente. Se invece lo state sfogliando per decidere se è valido,<br />

sappiate che è uno <strong>di</strong> quei libri che cambierà il vostro modo <strong>di</strong> progettare.<br />

Maurizio Corrado<br />

5<br />

Prefazione


Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

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n Introduzione<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

La stretta attualità delle problematiche connesse all’impiego <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> energia non<br />

rinnovabile e alla loro limitata <strong>di</strong>sponibilità motiva il crescente interesse, nell’ambito<br />

della progettazione bioclimatica, verso la promozione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> teorici e <strong>di</strong> sperimentazione<br />

progettuale che abbiano come oggetto la riduzione del fabbisogno<br />

energetico nelle forme d’uso degli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> nuova progettazione. Se si considera<br />

che, rimanendo in ambito europeo, gli e<strong>di</strong>fici sono responsabili <strong>di</strong> un’aliquota superiore<br />

al 40% dell’utilizzo energetico complessivo per sod<strong>di</strong>sfare le esigenze abitative<br />

legate alla ricerca <strong>di</strong> comfort termico, si comprende come la definizione del<br />

migliore “isolamento termico” abitativo rappresenti un obiettivo primario da perseguire<br />

ai fini del conseguimento <strong>di</strong> un possibile contenimento dei consumi.<br />

Ricerche contemporanee propongono soluzioni tecnologiche e tipologie e<strong>di</strong>lizie<br />

innovative che, in linea con i principi dell’architettura bioclimatica, affrontano<br />

i problemi del comfort termico sia provvedendo a coerenti forme <strong>di</strong> riscaldamento<br />

nel periodo invernale, sia pre<strong>di</strong>sponendo soluzioni adeguate al problema<br />

del raffrescamento nei mesi estivi per i Paesi a clima temperato, o esteso a tutto<br />

l’anno per le aree con clima torrido.<br />

L’errata convinzione <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sporre senza limiti <strong>di</strong> energia a basso costo, unitamente<br />

al sempre più spinto processo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> materiali e<strong>di</strong>li e manufatti<br />

architettonici su base industriale e sintetica, ha determinato il progressivo<br />

scollamento dei prodotti e<strong>di</strong>lizi dai contesti ambientali e <strong>di</strong> storia sociale, rendendosi<br />

artefice <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazioni sempre più anonime e standar<strong>di</strong>zzate.<br />

Se, nei secoli passati, i centri urbani presentavano tessiture derivate dalle tra<strong>di</strong>zioni<br />

e<strong>di</strong>li locali capaci <strong>di</strong> produrre sistemi e<strong>di</strong>ficati con tipologie proprie secondo<br />

le necessità funzionali e climatiche, la produzione corrente, giovandosi<br />

delle tecniche costruttive a telaio, sembra, per lo più, aver derivato da esse i<br />

soli aspetti negativi che, ponendo l’accento sulla produzione seriale, hanno portato<br />

ad una e<strong>di</strong>lizia priva <strong>di</strong> qualsiasi legame con il contesto e, quin<strong>di</strong>, alla<br />

formazione <strong>di</strong> centri urbani incapaci, nella maggior parte dei casi, <strong>di</strong> esprimere<br />

elementi <strong>di</strong> riconoscibilità.<br />

La riappropriazione del rapporto con il “genius loci”, unitamente al recupero del<br />

saper fare tecnico possono <strong>di</strong>venire, in tal senso, le chiavi attraverso cui consentire<br />

ad una nuova cultura progettuale <strong>di</strong> venire alla luce; una cultura che<br />

non debba inventare un “nuovo” modo <strong>di</strong> progettare e costruire, ma che recuperi<br />

il concetto <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficio come organismo in cui si realizza il collegamento fra<br />

tutte le parti costituenti, in meccanismi <strong>di</strong> funzionamento imprescin<strong>di</strong>bilmente<br />

connessi in rapporti <strong>di</strong> causa ed effetto.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o, rivolto alla ricerca <strong>di</strong> materiali adeguati a realizzare il raggiungimento<br />

<strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> benessere termico all’interno degli e<strong>di</strong>fici (senza ricorrere, se Introduzione<br />

7


Il raffrescamento passivo degli e<strong>di</strong>fici 8<br />

non in maniera parziale, all’apporto integrativo <strong>di</strong> impianti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamento),<br />

congiuntamente al tentativo <strong>di</strong> valorizzare le potenzialità connesse alla adozione<br />

<strong>di</strong> soluzioni tipologiche e localizzative dei manufatti e<strong>di</strong>lizi nello stretto<br />

contesto inse<strong>di</strong>ativo, possono contribuire al conseguimento del duplice obiettivo<br />

<strong>di</strong> riallineare le strategie progettuali e costruttive con le necessità <strong>di</strong> contenimento<br />

dei costi energetici, e ridefinire carattere e riconoscibilità dei centri urbani<br />

<strong>di</strong> nuova e<strong>di</strong>ficazione o recupero.<br />

Entro tale ottica, oggetto <strong>di</strong> trattazione del presente scritto è, nell’ambito della<br />

tecnologia dei sistemi solari passivi, lo stu<strong>di</strong>o dei principi fisici generali che presiedono<br />

al regolamento del con<strong>di</strong>zionamento estivo e il suo trattamento attraverso<br />

l’uso <strong>di</strong> sistemi energetici cosiddetti “passivi”, o, anche, “naturali”. A partire<br />

dalla considerazione dell’e<strong>di</strong>ficio come <strong>di</strong> un tutto unico in cui i singoli elementi<br />

costitutivi – murature esterne ed interne, coperture e solai, finestre e terreno<br />

<strong>di</strong> appoggio – collaborano al raggiungimento del comfort termico per gli<br />

abitanti, si cercherà <strong>di</strong> capire come sia possibile governare la problematica senza<br />

l’intervento <strong>di</strong> impegnative quanto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>ose opere <strong>di</strong> impiantistica, ma,<br />

semplicemente, adottando materiali adeguati per la costruzione dell’e<strong>di</strong>ficio, <strong>di</strong>sponendolo<br />

in maniera opportuna rispetto ai punti car<strong>di</strong>nali e stu<strong>di</strong>ando con attenzione<br />

la <strong>di</strong>sposizione degli ambienti interni.<br />

L’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> climatizzare i nostri e<strong>di</strong>fici me<strong>di</strong>ante l’impiego <strong>di</strong> strutture impiantistiche<br />

più o meno sofisticate, ne ha ridotto l’involucro a mera funzione<br />

passiva <strong>di</strong> isolamento e protezione degli ambienti interni dall’esterno, demandando<br />

all’impianto l’intero controllo del desiderato grado <strong>di</strong> comfort termico. In<br />

questa logica, le finestre vengono a perdere la loro naturale funzione <strong>di</strong> garantire<br />

la circolazione dell’aria favorendone il ricambio entro gli ambienti, essendo<br />

più conveniente, ai fini del mantenimento delle con<strong>di</strong>zioni ambientali interne,<br />

che quelle restino chiuse e sigillate. Si capisce facilmente come, in simili<br />

con<strong>di</strong>zioni d’uso, non si renda necessaria alcuna attenzione particolare, in fase<br />

<strong>di</strong> progettazione, al carattere specifico e alle oscillazioni climatiche locali, né ad<br />

aspetti quali: la conformazione geometrica dell’e<strong>di</strong>ficio; il suo orientamento; la<br />

corretta posizione e <strong>di</strong>mensione delle superfici esterne, siano esse trasparenti od<br />

opache; la <strong>di</strong>stribuzione degli ambienti interni.<br />

I sistemi <strong>di</strong> raffrescamento passivo o, più in generale, i sistemi solari passivi,<br />

nel considerare l’e<strong>di</strong>ficio in simbiosi con il contesto nel quale si inserisce, non<br />

circoscrivono la funzione dell’involucro al ruolo <strong>di</strong> solo elemento <strong>di</strong> protezione,<br />

ma lo riconoscono nella sua capacità <strong>di</strong> me<strong>di</strong>are le con<strong>di</strong>zioni climatiche<br />

esterne, sia in riferimento alle oscillazioni giornaliere che a quelle stagionali, e<br />

<strong>di</strong> sfruttarle al fine <strong>di</strong> portare gli ambienti interni al livello <strong>di</strong> benessere termico.<br />

L’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>venta, dunque, “il” sistema passivo, con le sue strategie progettuali<br />

<strong>di</strong> posizionamento e orientamento nel lotto; <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione degli spazi interni;<br />

<strong>di</strong> scelta <strong>di</strong> materiali da usare; <strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong> forma e posizione <strong>di</strong> superfici<br />

vetrate e murature; <strong>di</strong> definizione del tipo <strong>di</strong> copertura. Senza parlare,<br />

Excerpt of the full publication


Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

ancora, della progettazione degli spazi esterni, con le pavimentazioni e le zone<br />

a verde, le alberature, eventuali specchi d’acqua e quant’altro.<br />

In quest’ottica, l’impianto <strong>di</strong> climatizzazione tra<strong>di</strong>zionale, e, nel caso specifico,<br />

<strong>di</strong> raffrescamento, non viene rifiutato, ma <strong>di</strong>viene uno strumento ausiliario a<br />

cui ricorrere nei casi eccezionali in cui le con<strong>di</strong>zioni climatiche si allontanino<br />

dallo standard per intervalli <strong>di</strong> tempo tanto lunghi da non consentire al sistema<br />

e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> svolgere la propria funzione.<br />

Il primo passo, nella trattazione della tematica proposta è stato, dunque, ripercorrere<br />

attraverso tappe significative le forme che sono state adottate, in particolari<br />

ambienti geografici e con<strong>di</strong>zioni climatiche, per garantire con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

raffrescamento passivo nelle strutture della tra<strong>di</strong>zione.<br />

Il modo in cui l’uomo nel corso dei secoli ha affrontato il <strong>di</strong>fficile rapporto con<br />

la natura non è omogeneo e <strong>di</strong>pende non solo dal clima, ma da un’ampia gamma<br />

<strong>di</strong> fattori (culturali, sociali, economici, religiosi) che hanno contribuito all’elaborazione<br />

<strong>di</strong> risposte <strong>di</strong>verse a con<strong>di</strong>zioni climatiche simili, o, viceversa, <strong>di</strong> risposte<br />

uguali a con<strong>di</strong>zioni climatiche <strong>di</strong>fferenti. 1 Tuttavia, quando il clima si fa più<br />

rigido e la necessità <strong>di</strong> proteggersi da una natura avversa <strong>di</strong>venta prevalente, le<br />

soluzioni possono convergere, e hanno come denominatore comune la necessità <strong>di</strong><br />

utilizzare il minimo delle risorse <strong>di</strong>sponibili per conseguire il massimo comfort possibile.<br />

Questo processo giustifica la <strong>di</strong>ffusione in aree anche lontanissime fra loro<br />

<strong>di</strong> modelli inse<strong>di</strong>ativi simili che ci riportano ad antichi para<strong>di</strong>gmi concettuali e alle<br />

soluzioni formali ad essi sottese e che si sono sviluppati lentamente nel corso<br />

dei secoli sino ad arrivare ad uno stato <strong>di</strong> generale accettazione e apprezzamento.<br />

Ciò spiega l’apparente cristallizzazione <strong>di</strong> alcune tipologie abitative (la casa a patio,<br />

ad <strong>esempi</strong>o) dovuta invece all’efficacia complessiva del modello stesso.<br />

Nelle pagine che seguono si cercherà <strong>di</strong> analizzare, entro i limiti che un tema così<br />

vasto impone, forme <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento, soluzioni tipologiche, tecniche costruttive<br />

e saperi tra<strong>di</strong>zionali messi a punto in con<strong>di</strong>zioni ambientali e climatiche particolarmente<br />

severe e generati dalla necessità <strong>di</strong> ottimizzare le risorse locali <strong>di</strong>sponibili.<br />

L’intero lavoro propone parte dei risultati, e costituisce il seguito, <strong>di</strong> una ricerca<br />

condotta da chi scrive con l’Ing. Guido Moretti (ideatore e coor<strong>di</strong>natore), finanziata<br />

parzialmente dal Centro Inter<strong>di</strong>partimentale <strong>di</strong> Scienze dell’Islam dell’Università<br />

<strong>di</strong> Bologna e pubblicata nel volume La Casa <strong>di</strong> Hatra. Uso delle risorse ambientali<br />

e climatiche nella tra<strong>di</strong>zione abitativa me<strong>di</strong>terranea. 2<br />

Il percorso <strong>di</strong> ricerca trova inizio nell’architettura “sottrattiva”, scavata nella terra,<br />

per poi gradualmente risalire in superficie, in un cammino, tracciato per ca-<br />

1 Rapoport A., Pour une anthropologie de la maison, Dunod, Parigi, 1972.<br />

2 Bori D. e Moretti G. , La Casa <strong>di</strong> Hatra. Uso delle risorse ambientali e climatiche nella tra<strong>di</strong>zione abitativa<br />

me<strong>di</strong>terranea, ed. Tipoarte, Ozzano Emilia (Bologna), 2005.<br />

9<br />

Introduzione


<strong>Tecniche</strong> <strong>di</strong> raffrescamento passivo in architettura 10<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

si esemplari, che ci porterà a conoscere soluzioni passo dopo passo più sofisticate.<br />

L’area geografica <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o è quella più vicina a noi, il bacino me<strong>di</strong>terraneo,<br />

in cui la nostra modernità si ra<strong>di</strong>ca, e che, nella sua complessità, presenta<br />

caratteri climatici omogenei. I saperi e le culture locali presi in esame sono<br />

dunque orientati verso una generale richiesta <strong>di</strong> adattamento ad un clima caratterizzato<br />

da estati caldo-secche e inverni miti, volti perciò a sod<strong>di</strong>sfare una<br />

<strong>di</strong>ffusa domanda <strong>di</strong> raffrescamento. In questo percorso, ci sposteremo poi verso<br />

paesaggi più lontani, non appartenenti al bacino me<strong>di</strong>terraneo, ma con culture<br />

locali contrad<strong>di</strong>stinte dal medesimo approccio, capaci <strong>di</strong> innescare processi<br />

virtuosi dove sistema antropico e naturale interagiscono a formare equilibri<br />

armonici.<br />

Cercheremo, infine, <strong>di</strong> tradurre quanto visto in linguaggio architettonico contemporaneo,<br />

attraverso l’analisi <strong>di</strong> una fitta carrellata <strong>di</strong> progetti che, a nostro<br />

avviso, hanno saputo conciliare l’attenzione per gli aspetti formali con soluzioni<br />

tecnologiche <strong>di</strong> raffrescamento attinte dalla tra<strong>di</strong>zione e dovutamente riadattate.<br />

L’obiettivo ultimo è capire quanto delle culture locali trascorse sia effettivamente<br />

attualizzabile e, in questo, fornire nuovi stimoli progettuali, mossi dalla<br />

consapevolezza che la riproposizione <strong>di</strong> <strong>tecnologie</strong> antiche non rappresenti<br />

un’opzione solo culturale (né tanto meno una negazione della modernità) ma<br />

che si tratti <strong>di</strong> un percorso necessario, capace <strong>di</strong> offrire soluzioni sostenibili sul<br />

lungo periodo.<br />

Excerpt of the full publication


n 1 Architettura della sottrazione<br />

1.1 “Atti sottrattivi”<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

L’idea che le viscere <strong>di</strong> una montagna o il sottosuolo <strong>di</strong> un altipiano dal profilo<br />

lunare siano <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti umani può sembrare irragionevole o,<br />

quanto meno, anacronistica. Il sottosuolo d’altra parte è stato per lungo tempo<br />

la sede privilegiata <strong>di</strong> necropoli e catacombe, cave e miniere, e attualmente rappresenta<br />

lo spazio urbano in cui sono relegate le funzioni secondarie a servizio<br />

della vita che si svolge in superficie: fognature, trasporti, <strong>di</strong>scariche e condotti.<br />

Non c’è da sorprendersi, dunque, se la <strong>di</strong>mensione ipogea sia istintivamente<br />

percepita come insalubre, oscura, umida, soffocante, funerea. Non solo.<br />

Le tenebre e il buio sono metafora, nella tra<strong>di</strong>zione mitologica occidentale, <strong>di</strong><br />

ignoranza e arretratezza, in opposizione alla luce, associata all’acquisizione della<br />

verità e all’idea <strong>di</strong> progresso.<br />

Non altrettanto <strong>di</strong>ffusa è invece l’idea che il sottosuolo possa ospitare fenomeni<br />

d’antropizzazione avanzata, cioè inse<strong>di</strong>amenti in grado <strong>di</strong> raggiungere le <strong>di</strong>mensioni<br />

<strong>di</strong> vere e proprie città sotterranee, funzionali e vitali.<br />

Fig. 1.1 Necropoli <strong>di</strong> Pottu Cod<strong>di</strong>nu, Sardegna (foto <strong>di</strong> Piero Sullo). Le grotte, scavate in origine<br />

a scopo <strong>di</strong> sepolcro, furono poi utilizzate come <strong>di</strong>more e ricoveri per animali.<br />

Excerpt of the full publication<br />

11<br />

1 Architettura della sottrazione


Il raffrescamento passivo degli e<strong>di</strong>fici 12<br />

Questi agglomerati costituiscono l’evoluzione più imme<strong>di</strong>ata dei preistorici ripari<br />

in grotte naturali e caverne e sono frutto dello scavo manuale <strong>di</strong> una conformazione<br />

rocciosa, in <strong>di</strong>rezione verticale od orizzontale. Abbiamo definito quest’esteso<br />

gruppo <strong>di</strong> strutture “architettura della sottrazione” 1 ad in<strong>di</strong>care involucri che si<br />

ottengono sottraendo ed estraendo materia da un volume esistente. Abbiamo preferito<br />

questa terminologia e non la più comune “architettura passiva” o “negativa”,<br />

per sottolineare l’intenzionalità dell’atto “sottrattivo”, allo stesso modo in cui<br />

l’architettura costruita in superficie è il risultato <strong>di</strong> un atto “ad<strong>di</strong>tivo”, cioè d’assemblaggio<br />

e aggiunta <strong>di</strong> materiali lavorati. La prima nasce scolpendo il paesaggio<br />

naturale, ed in esso si confonde perché ne costituisce parte integrante (non è<br />

dunque un universo a sé stante relegato in profon<strong>di</strong>tà, ma <strong>di</strong>aloga con la vita in<br />

superficie <strong>di</strong> cui è il naturale prolungamento); la seconda è calata nel contesto<br />

ambientale come oggetto aggiunto e per questo riconoscibile.<br />

1.2 La sottrazione: origini e ragioni<br />

I fattori che hanno motivato la necessità <strong>di</strong> scolpire involucri rocciosi per ottenere<br />

abitazioni sono molteplici e si intrecciano in misure <strong>di</strong>fferenti a seconda<br />

delle località geografiche, delle variabili climatiche e ambientali e delle risorse<br />

<strong>di</strong>sponibili. Se è infatti vero che, solitamente, forme <strong>di</strong> antropizzazione ipogea<br />

o rupestre si collocano in continuità con i primor<strong>di</strong>ali ricoveri in grotte naturali,<br />

rimasti per lungo tempo il modello abitativo più idoneo a contesti climatici<br />

severi per la capacità <strong>di</strong> offrire protezione e <strong>di</strong> ottimizzare le poche risorse,<br />

è anche vero che, in alcuni casi, come nella Cappadocia turca, non è stata<br />

<strong>di</strong>mostrata alcuna connessione <strong>di</strong>retta fra la fruizione <strong>di</strong> cavità naturali in tempi<br />

preistorici e la più tarda attività <strong>di</strong> scavo, che ha originato una straor<strong>di</strong>naria<br />

fioritura <strong>di</strong> architetture cavernicole dalle tipologie più <strong>di</strong>sparate. Questo significa<br />

che gli elementi generatori <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti troglo<strong>di</strong>tici possono essere<br />

<strong>di</strong>versi dalla naturale riproposizione ed evoluzione <strong>di</strong> un modello conosciuto.<br />

Il troglo<strong>di</strong>tismo sembra prevalentemente localizzato in una fascia climatica compresa<br />

tra la zona temperata ed equatoriale e conosce il massimo sviluppo nei<br />

territori attorno al bacino me<strong>di</strong>terraneo e nelle zone aride, caratterizzate da una<br />

forte escursione termica giornaliera e stagionale, da piogge scarse e <strong>di</strong>scontinue,<br />

da un paesaggio asciutto e spoglio che sconfina nelle aree desertiche. Aree aperte<br />

e, dunque, aggre<strong>di</strong>bili da incursioni nemiche. La conformazione geologica del<br />

terreno o dei rilievi presenta con<strong>di</strong>zioni favorevoli, ovvero rocce “morbide” agevolmente<br />

lavorabili. È facile dunque capire come mai, in tali con<strong>di</strong>zioni, l’architettura<br />

della sottrazione sia risultata la soluzione più naturale.<br />

1 Djerbi A., Analyse d’une architecture triglodytique: la Soustraction. Univers de l’Architecture troglodytique à<br />

Matmata, Tesi <strong>di</strong> laurea <strong>di</strong>scussa presso l’Ecole Nationale d’Architecture et d’Urbanisme de Tunis, 1998.<br />

Excerpt of the full publication


Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista strettamente climatico, l’abitazione troglo<strong>di</strong>tica fornisce una<br />

risposta esauriente, poiché stabilizza le temperature degli ambienti interni attenuandone<br />

le variazioni <strong>di</strong>urne e stagionali e, nonostante gli ambienti interrati<br />

siano generalmente piuttosto bui e poco ventilati, poiché presentano aperture<br />

sull’esterno da un unico lato (<strong>di</strong> solito la sola porta d’ingresso), l’esigenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi<br />

da punte termiche estreme ne ha fatto in alcune regioni la soluzione<br />

morfologica più efficace.<br />

Il terreno, contrariamente a quanto si pensa, non è il miglior materiale isolante;<br />

costituisce però un eccellente “moderatore” delle fluttuazioni termiche. Le sue<br />

proprietà <strong>di</strong>pendono da fattori variabili, come l’inclinazione e il colore del suolo,<br />

la presenza o meno <strong>di</strong> copertura vegetale, oltre che il suo calore specifico;<br />

fattori che determinano il maggiore o minore assorbimento dell’irraggiamento<br />

solare. In generale comunque, più si scava in profon<strong>di</strong>tà, meno gli ambienti risentiranno<br />

delle con<strong>di</strong>zioni climatiche esterne, sino ad arrivare ad un punto in<br />

cui la temperatura interna si stabilizza con variazioni prossime allo zero. Nelle<br />

aree ventose, in particolar modo in quelle desertiche, dove i venti sono carichi<br />

<strong>di</strong> sabbia, le architetture ipogee offrono inoltre un prezioso rifugio, grazie agli<br />

involucri massicci che resistono all’azione meccanica delle correnti, ma anche<br />

grazie a soluzioni scavate verticalmente sotto la superficie terrestre quali i patii<br />

a pozzo, che riparano gli ambienti domestici dai venti sovrastanti.<br />

Fig. 1.2 Necropoli <strong>di</strong> Pottu Cod<strong>di</strong>nu, Sardegna, vista dall’interno (foto <strong>di</strong> Piero Sullo).<br />

13<br />

1 Architettura della sottrazione


Il raffrescamento passivo degli e<strong>di</strong>fici 14<br />

In questi contesti inclementi manca il legno, materiale da costruzione essenziale,<br />

necessario non tanto per le strutture verticali in elevazione, quanto per fornire<br />

travi abbastanza lunghe da poter costruire coperture (piane o inclinate che siano).<br />

Tale carenza è stata affrontata e risolta tramite l’ausilio <strong>di</strong> <strong>tecnologie</strong> <strong>di</strong>verse<br />

(le coperture voltate ad <strong>esempi</strong>o risolvono brillantemente lo stesso tipo <strong>di</strong> problema),<br />

delle quali però la tecnica <strong>di</strong> scavo rappresenta la più accessibile in presenza<br />

<strong>di</strong> risorse e <strong>tecnologie</strong> limitate o arretrate: la roccia è autoportante e non<br />

necessita <strong>di</strong> altre strumentazioni se non <strong>di</strong> forza umana e attrezzi per scavare. E,<br />

nonostante la semplicità delle tecniche costruttive, le architetture troglo<strong>di</strong>tiche presentano<br />

una grande flessibilità, dovuta alla possibilità <strong>di</strong> modellare lo spazio domestico<br />

a seconda delle proprie esigenze e <strong>di</strong> personalizzarlo, allargando i vani<br />

esistenti o aggiungendo nicchie o stanze ogni qualvolta lo si ritenga necessario.<br />

Infine, un ulteriore fattore che può aver orientato la scelta su strutture scavate<br />

nel terreno piuttosto che sulla costruzione in superficie, è stata la loro capacità<br />

<strong>di</strong> mimetizzarsi col territorio e <strong>di</strong> essere visibili solo a <strong>di</strong>stanza ravvicinata;<br />

fattore particolarmente importante laddove, in un territorio aperto e privo <strong>di</strong> altre<br />

forme <strong>di</strong> rifugio, si rendesse necessario <strong>di</strong>fendersi da incursioni nemiche e,<br />

letteralmente, sparire dalla visuale degli aggressori.<br />

1.3 Architettura animale e troglo<strong>di</strong>tismo<br />

Non è <strong>di</strong>fficile supporre che molti comportamenti che l’uomo ha lentamente acquisito<br />

nel corso della sua storia derivino dall’osservazione del mondo animale<br />

e delle modalità attraverso cui questo ha saputo adattarsi <strong>di</strong> volta in volta ai<br />

contesti ambientali e climatici delle proprie aree <strong>di</strong> appartenenza.<br />

Citiamo, uno per tutti, il celebre <strong>esempi</strong>o del termitaio, che, simile ad un castello<br />

<strong>di</strong> sabbia cuneiforme, è concepito in modo da ridurre al minimo le fluttuazioni<br />

termiche al suo interno. Il nido delle termiti si innalza sopra il livello<br />

<strong>di</strong> campagna, ma nel suo volume sono scavati cunicoli che si <strong>di</strong>ramano prolungandosi<br />

fin sotto terra. L’asse maggiore <strong>di</strong> tale curiosa costruzione si sviluppa<br />

in <strong>di</strong>rezione nord-sud, in modo da esporre a meri<strong>di</strong>one il lato più corto mentre<br />

le gallerie interne sono appositamente <strong>di</strong>rezionate al fine <strong>di</strong> garantire la permeabilità<br />

ai flussi d’aria, ottenuta chiudendo e aprendo i cunicoli stessi, che si<br />

comportano come veri e propri condotti <strong>di</strong> ventilazione. La porzione più esposta<br />

all’irraggiamento solare <strong>di</strong>retto, la cresta superiore, non contiene cunicoli,<br />

costituendo così un “cappello” pieno capace <strong>di</strong> proteggere attraverso la sua massa<br />

termica le gallerie sottostanti. Queste strategie <strong>di</strong> climatizzazione generano,<br />

unitamente al metabolismo delle termiti, un microclima interno la cui temperatura<br />

si mantiene pressoché uniforme durante il succedersi delle stagioni.<br />

Abbandoniamo questa breve parentesi per tornare al nostro sistema antropico.<br />

Vogliamo osservare come le architetture spontanee, con riferimento in particolare<br />

alla “sottrazione”, rievochino inequivocabilmente la logica delle costruzio-<br />

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Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

Fig. 1.3 Alcune architetture animali<br />

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15<br />

1 Architettura della sottrazione


Il raffrescamento passivo degli e<strong>di</strong>fici 16<br />

ni proprie del mondo animale e vegetale. Frutto dell’ambiente naturale che le<br />

ospita, sono anch’esse organismi biologici in grado <strong>di</strong> autoregolamentarsi, para<strong>di</strong>gma<br />

<strong>di</strong> un armonico equilibrio tra architettura, clima, natura.<br />

1.4 Troglo<strong>di</strong>ti: una classificazione tipologica<br />

Prima <strong>di</strong> addentrarci nell’analisi in dettaglio <strong>di</strong> alcune architetture “sottrattive”<br />

particolarmente significative e per facilitare tale percorso, proviamo a fare or<strong>di</strong>ne<br />

nel complesso sistema dei troglo<strong>di</strong>ti, in<strong>di</strong>viduando alcune “famiglie” <strong>di</strong> strutture<br />

ipogee, ritenute simili per modalità <strong>di</strong> scavo.<br />

Se allarghiamo l’orizzonte oltre le terre <strong>di</strong> Cappadocia, su cui Roberto Bixio 2 ha<br />

proposto un’esauriente classificazione degli inse<strong>di</strong>amenti troglo<strong>di</strong>tici, <strong>di</strong>videndoli<br />

nei tre gruppi <strong>di</strong> “grotte”, “strutture rupestri”, “strutture ipogee”, possiamo<br />

estendere la classificazione ad ulteriori tipologie. Ne possiamo in<strong>di</strong>viduare così<br />

una quarta, costituita dalle strutture miste che includono combinazioni <strong>di</strong> soluzioni<br />

ipogee con costruzioni in superficie, una ulteriore che in<strong>di</strong>chiamo come<br />

struttura “addossata”, cioè realizzata su pareti <strong>di</strong> cavità derivanti da sporgenze<br />

rocciose, e un’ultima, costituita da quelle particolari strutture che chiameremo<br />

“intagliate”. Le “famiglie” così in<strong>di</strong>viduate possono poi essere sud<strong>di</strong>vise in due<br />

ulteriori gruppi: le configurazioni naturali, forme inse<strong>di</strong>ative che utilizzano cavità<br />

e conformazioni generati da atti sottrattivi spontanei (“grotte” e strutture<br />

“addossate”) e le architetture scavate in senso stretto, originate da un’azione antropica<br />

<strong>di</strong> scavo delle conformazioni rocciose esistenti (strutture “rupestri”, “ipogee”,<br />

“intagliate” e “miste”).<br />

1.5 Configurazioni naturali<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

1.5.1 Cavità naturali (grotte)<br />

Per grotte si intendono cavità sotterranee generate da fenomeni spontanei (carsici,<br />

erosivi o vulcanici), in cui l’azione sottrattiva è il risultato <strong>di</strong> un evento<br />

naturale. Le grotte costituiscono la prima forma <strong>di</strong> ricovero utilizzata dagli uomini<br />

in età remota. Come ci racconta Pietro Laureano, 3 durante l’ultima glaciazione,<br />

nel Paleolitico Me<strong>di</strong>o, gli uomini sono sopravvissuti in Europa grazie al<br />

ricovero offerto dalle caverne, che garantivano un efficace isolamento termico<br />

e fornivano un riparo dalle intemperie e dagli animali feroci. Inizialmente gli<br />

abitanti non <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong> utensili e tecniche adatte ad aggre<strong>di</strong>re una superficie<br />

dura come una parete rocciosa, per questo le cavità venivano utilizzate allo<br />

stato naturale senza imprimervi alcuna mo<strong>di</strong>ficazione.<br />

2 Bixio R., 1995, La cultura rupestre nell’area me<strong>di</strong>terranea e in Cappadocia, in Le città sotterranee della Cappadocia,<br />

Opera Ipogea, memorie della Commissione Nazionale Cavità Artificiali, n°1, pagg. 18/30, Società Speleologica<br />

Italiana/Erga E<strong>di</strong>zioni, Bologna/Genova (I).<br />

3 Laureano P., Giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Pietra, i Sassi <strong>di</strong> Matera e la civiltà me<strong>di</strong>terranea, Bollati Boringhieri, Torino, 1993, pag. 52.


Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

Fig. 1.4 Tipologie <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amenti troglo<strong>di</strong>ti.<br />

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17<br />

1 Architettura della sottrazione


Il raffrescamento passivo degli e<strong>di</strong>fici 18<br />

Tuttavia l’occupazione <strong>di</strong> una grotta non costituiva un evento unicamente subor<strong>di</strong>nato<br />

ad irrinunciabili necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, ma includeva una scelta, esprimeva<br />

la preferenza per un luogo anziché un altro dovuta a fattori come l’orientamento<br />

della caverna, la sua esposizione a un buon soleggiamento, la configurazione<br />

dei <strong>di</strong>ntorni, la presenza <strong>di</strong> protezione vegetale. Era cioè già implicita<br />

la ricerca <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni il più possibile vantaggiose.<br />

L’elemento che rese possibile l’inse<strong>di</strong>amento dell’uomo nelle caverne fu il fuoco:<br />

catturato in occasione <strong>di</strong> incen<strong>di</strong> naturali e trasportato nelle grotte, veniva<br />

poi costantemente alimentato. Il fuoco spaventava e allontanava gli animali feroci<br />

e permetteva <strong>di</strong> riscaldare e illuminare le nuove <strong>di</strong>more. “È facile leggere<br />

in questa vicenda la nascita del culto, la formazione <strong>di</strong> caste specializzate, prodromi<br />

<strong>di</strong> una liturgia che negli addetti alla custo<strong>di</strong>a del fuoco aveva i suoi sacerdoti<br />

e le sue vestali. Le religioni e i riti del fuoco, tramandati in tutte le culture,<br />

sono nati in questi ripari: la grotta fu il primo tempio dove recare offerte<br />

e ricevere protezione e conforto. La permanenza intorno al fuoco <strong>di</strong>latò il<br />

tempo <strong>di</strong>sponibile per momenti de<strong>di</strong>cati ai rapporti sociali e, proprio come nel<br />

mito della Caverna <strong>di</strong> Platone, stimolò la nascita <strong>di</strong> idee astratte e l’elaborazione<br />

<strong>di</strong> un simbolismo verbale”. 4<br />

Quando gli uomini furono capaci <strong>di</strong> accendere il fuoco e inventarono utensili<br />

via via più sofisticati necessari per mettere a punto tecniche <strong>di</strong> scavo, furono<br />

apportate le prime trasformazioni alle cavità dando vita a nuovi spazi<br />

architettonici. Fu così possibile modellare e adattare le grotte a precise necessità<br />

abitative e rituali, aggiungendo scavi supplementari ed estensioni. Furono<br />

pre<strong>di</strong>sposti prolungamenti esterni a completamento della cavità naturale,<br />

mentre all’interno le superfici parietali venivano ornate a graffiti e <strong>di</strong>pinti; furono,<br />

infine, approntate soluzioni migliorative per posizionare il fuoco ed evacuarne<br />

il fumo.<br />

Si assiste dunque ad una progressiva evoluzione dello spazio cavernicolo e,<br />

contemporaneamente, ad una graduale risalita verso l’esterno ad occupare i<br />

<strong>di</strong>ntorni della grotta medesima. Nascono anche sistemi costituiti da ripari<br />

sotto sporgenze rocciose utilizzati dai cacciatori durante l’inverno e abbandonati<br />

durante la stagione <strong>di</strong> caccia a favore <strong>di</strong> capanne leggere in legno.<br />

Le accresciute risorse tecnologiche e culturali e le con<strong>di</strong>zioni climatiche più<br />

miti favoriranno infine l’evoluzione inse<strong>di</strong>ativa dalle caverne ai villaggi in<br />

superficie.<br />

1.5.2 Strutture addossate<br />

In questa categoria compren<strong>di</strong>amo le numerose situazioni inse<strong>di</strong>ative realizzate<br />

in quei rifugi naturali costituiti dalle gran<strong>di</strong> sporgenze rocciose, con manufatti<br />

4 Laureano P., op. cit., pag. 32.<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

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che si addossano alla parete <strong>di</strong> fondo <strong>di</strong> queste particolari cavità. Talvolta la<br />

sporgenza presenta una profon<strong>di</strong>tà tale da farla assimilare ad una vera e propria<br />

caverna. La stessa Lalibela in Etiopia, che ascriveremo alla successiva categoria<br />

delle “strutture intagliate”, offre anche un <strong>esempi</strong>o tra i più imponenti<br />

<strong>di</strong> struttura “addossata” in forma <strong>di</strong> caverna. Tipici sono poi gli <strong>esempi</strong> dei tanti<br />

romitaggi rupestri ricavati sfruttando la conformazione <strong>di</strong> un sito isolato che<br />

doveva offrire le con<strong>di</strong>zioni per costruirvi un ricovero primario. Ideale, in questo<br />

senso, poteva essere un impervio spiazzo in quota, protetto da sporgenze<br />

rocciose: qui l’eremita costruiva il suo semplice rifugio addossandolo al fondo<br />

delle pareti scoscese, al sicuro dalle insi<strong>di</strong>e <strong>di</strong> intemperie o <strong>di</strong> aggressioni e confortato<br />

dalla gran<strong>di</strong>osità dei paesaggi sottostanti.<br />

1.6 Architetture scavate<br />

Estratto <strong>di</strong>stribuito da Biblet<br />

1.6.1 Strutture ipogee<br />

Sono strutture che si sviluppano a partire dal piano <strong>di</strong> campagna verso il<br />

basso, in profon<strong>di</strong>tà. Com’è facile intuire, inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> questo tipo sono<br />

localizzati in aree pianeggianti e aperte, prive <strong>di</strong> ripari naturali, e scompaiono<br />

completamente dalla superficie terrestre. Il prototipo <strong>di</strong> questa gruppo tipologico<br />

è il “patio a pozzo”, cavità scavata verticalmente nel terreno, <strong>di</strong> forma<br />

circolare o quadrata, da cui si <strong>di</strong>ramano i vani abitativi ricavati proseguendo<br />

lo scavo in <strong>di</strong>rezione orizzontale. Questa forma inse<strong>di</strong>ativa archetipica<br />

ha trovato larga <strong>di</strong>ffusione a partire dalla Cina, dove i primi inse<strong>di</strong>amenti<br />

a pozzo risalgono al lontano neolitico, fino all’arco nordafricano nei celebri<br />

casi <strong>di</strong> Matmata e Gharyan.<br />

Fig. 1.5 Patii a pozzo in Cina e a Matmata.<br />

19<br />

1 Architettura della sottrazione


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Applicazioni<br />

È possibile oggi <strong>di</strong>minuire il carico termico degli e<strong>di</strong>fici durante le stagioni calde,<br />

attraverso l’impiego <strong>di</strong> sistemi passivi per la climatizzazione naturale degli ambienti.<br />

Nel testo vengono presi in esame <strong>esempi</strong> dalla tra<strong>di</strong>zione dell’architettura spontanea<br />

e dei secoli passati, che hanno lasciato notevoli informazioni in materia, illustrando<br />

anche alcune realizzazioni contemporanee, analizzate dal punto <strong>di</strong> vista tecnico.<br />

Vi si <strong>di</strong>mostra che il comfort degli ambienti, durante i mesi estivi, si può raggiungere<br />

anche senza l’impiego <strong>di</strong> nuove energie, proteggendo l’e<strong>di</strong>ficio dai raggi solari,<br />

sfruttando i flussi d’aria <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>namico (il vento) e termico, ponendo attenzione<br />

all’evaporazione e alla deumi<strong>di</strong>ficazione, ottenendo, pertanto, ambienti costantemente<br />

salubri.<br />

Il raffrescamento passivo, quin<strong>di</strong>, rappresenta una possibilità progettuale concreta<br />

ed in pieno sviluppo.<br />

<strong>Donata</strong> Bori, Architetto, vive a Bologna dove si <strong>di</strong>vide tra libera professione e attività <strong>di</strong> ricerca ed insegnamento.<br />

Ha collaborato con l’Università <strong>di</strong> Bologna a progetti <strong>di</strong> ricerca mirati all’ottimizzazione dell’uso delle risorse in<br />

ambienti climatici sfavorevoli e al recupero dei saperi tra<strong>di</strong>zionali in architettura.<br />

Delia Marino, Architetto professionista, autrice <strong>di</strong> molteplici pubblicazioni su riviste tecniche specializzate a <strong>di</strong>ffusione nazionale.<br />

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Urbanistica: norme e tecniche<br />

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Volumi collegati:<br />

AS4 - Il fotovoltaico in architettura<br />

AS9 - Architettura e bioclimatica<br />

AS11 - Giar<strong>di</strong>ni pensili<br />

AS12 - La serra solare<br />

AS13 - Progettazione ecocompatibile dell’architettura<br />

AS14 - Architettura organica vivente<br />

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