Eni in Basilicata, Local Report 2012

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eni in Basilicata
I progetti per la tutela
della Biodiversità di eni
in Val d’Agri
Il progetto Piano d’Azione
per la “Biodiversità in Val
d’Agri” nasce nel 2008
come continuazione del
progetto AgriBioDiversity
(conclusosi nel 2007)
per applicarne i risultati e
continuare il monitoraggio
della biodiversità sui siti
operativi identificati come
prioritari. Le attività di
campo sono effettuate da
“ABD Monitoring”, spin off
accademico dell’Università
della Basilicata. La Val d’Agri
presenta ecosistemi diversi,
da quelli antropizzati del
fondovalle e della fascia
pedemontana, a quelli
semi-naturali e naturali
presenti prevalentemente
nella fascia montana,
caratterizzati da differenti
livelli di biodiversità. Le
aree naturali più vaste
ricadono lungo la dorsale
appenninica compresa
tra i massicci del Monte
Pierfaone, Serra di Calvello,
Monte Volturino, Monte
Madonna di Viggiano,
Monte Caldarosa, Monte
Enoc e Monte dell’Agresto.
In tali aree si sviluppano
anche attività del
Distretto Meridionale e di
conseguenza tali siti sono
sottoposte a monitoraggio.
Gli obiettivi principali di
questo progetto sono:
• ridurre gli impatti
primari nei siti prioritari
identificati dal progetto
AgriBiodiversity (2003-
2007) recuperando lo
stato di biodiversità
originario;
• dimostrare l’efficacia delle
attività di mitigazione e
ripristino monitorandone
i risultati con opportuni
indicatori di biodiversità;
• fornire evidenze
scientifiche al dialogo con
gli attori locali su come
gestire efficacemente gli
impatti secondari;
• fornire indicazioni
per le attività future
su come identificare
tempestivamente le
sensibilità ecologiche
ed evitare/minimizzare
qualsiasi potenziale
impatto sulla biodiversità;
• integrare queste
valutazioni nell’operatività
del Distretto Meridionale
eni e&p.
Dagli obiettivi principali sono
state definite azioni volte a:
• conservare le faggete
nei siti prioritari in Alta
Val d’Agri mitigando/
fermando l’effetto
margine e ripristinando la
vegetazione nativa
• ricolonizzare la flora nativa
lungo il tracciato delle
condotte, rimuovendo le
specie invasive non native
- monitorare il recupero
dei licheni dopo la
chiusura dell’impianto di
desolforazione.
domande frequenti
< Cosa sono le acque
di strato? >
Tutti gli idrocarburi estratti
dai giacimenti sono associati
ad acqua salata, fino ad un
rapporto idrocarburo/acqua
che può essere molto basso,
ai limiti dell’economicità del
processo di estrazione e
produzione. I fluidi di strato
(idrocarburi ed acqua)
riempiono completamente
gli spazi intergranulari o le
fratture della roccia serbatoio:
la loro mobilità è funzione
della loro densità e viscosità,
dei gradienti di pressione
e delle tensioni capillari
che esistono o si creano
in giacimento al momento
della messa in produzione,
nonché delle caratteristiche
petrofisiche della roccia
serbatoio stessa (porosità,
permeabilità, bagnabilità,
distribuzione e dimensioni
delle fratture, distribuzione
delle classi granulometriche).
La composizione delle acque
di formazione (e/o di strato)
è molto variabile, in quanto in
equilibrio chimico-fisico con
l’ambiente che le contiene;
basta ricordare che il fluido
originario ha la composizione
dell’acqua di mare e che si
arricchisce o si impoverisce
nel tempo di elementi diversi,
a seconda della storia
geologica dell’area e dei
fluidi circolanti, nonché della
composizione delle rocce in
cui esse sono contenute. Una
costante è comunque l’alto
contenuto in solidi disciolti, in
particolare cloruri, che rende