IL LIBRO D'AMORE (.pdf) - Voglio Vivere ONLUS

Ed ora guardiamo le cifre: nel dicembre 1964, 100.000 giovani di 55
paesi avevano già risposto. Essi erano diventati 400.000, di 71
paesi, nel gennaio 1965; poi 650.000, di 94 paesi, a luglio; poi 1
milione, di 102 paesi, a novembre; e 2 milioni, di 120 paesi, in
ottobre 1968.
3 milioni di giovani avevano risposto nel 1969.
Tutto questo non passò inosservato.
E, dal 2 dicembre 1968, 15 paesi depositarono una Risoluzione,
che invitava tutti gli Stati Membri a destinare una giornata alla pace
e a versare, ogni anno in questa occasione, un giorno delle loro
spese militari ad un Fondo Speciale per la Pace, destinato alla lotta
contro le epidemie, le endemie, la fame, la miseria e
l’analfabetismo.
Il 12 dicembre 1968, venne pubblicato il seguente comunicato:
“Il Comitato ha deciso di aggiornare la Risoluzione “Un Giorno di
Guerra per la Pace” dopo che il Presidente ha preso atto del fatto
che una consultazione tra i membri indicava che la maggioranza
era per l’aggiornamento”.
Questa decisione, disse, era fondata sul fatto che il progetto di
Risoluzione sarebbe stato iscritto all’ordine del giorno della
sessione regolare dell’Assemblea prevista nel 1969. In accordo
con quanto previsto in questa Risoluzione, l’Assemblea auspicava
sottolineare la necessità assoluta di fare tutto il possibile per
incoraggiare la diminuzione della tensione internazionale e la
riduzione delle spese militari.
L’Assemblea invitava tutti i paesi “a stabilire un Giorno di Guerra
per la Pace e, ogni anno, a mettere a disposizione del Fondo per la
Pace delle Nazioni Unite l’equivalente di un giorno di bilancio di
spese militari, al fine di combattere le malattie, la fame, la povertà e
l’ignoranza”. Inoltre, si consigliava l’Assemblea di dare mandato al
Segretario Generale di fissare le modalità di distribuire le risorse del
Fondo.
Questa non era che una mezza vittoria.
La prima vittoria, fu raggiunta grazie al Lussemburgo. Questo
paese versò nel 1969 il primo contributo al Fondo per la Pace:
500.000 Franchi Lussemburghesi.
Fu in quest’occasione che Raoul Follereau scrisse:
“Un paese non è un grande paese perché è potente.
Un paese non è un grande paese perché è ricco.
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