IL LIBRO D'AMORE (.pdf) - Voglio Vivere ONLUS
IL LIBRO D'AMORE (.pdf) - Voglio Vivere ONLUS
IL LIBRO D'AMORE (.pdf) - Voglio Vivere ONLUS
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
RAOUL FOLLEREAU<br />
Una voce che risuona ancora…<br />
Una vita che fu<br />
un unico atto d’amore<br />
1
Raoul Follereau<br />
1903 – 1977<br />
Una voce che risuona ancora…<br />
Una vita che fu<br />
un unico atto d’amore<br />
2
Raoul Follereau<br />
“Una voce che risuona ancora”<br />
Titolo originale: “Le livre d’amour”<br />
Scritto da André Récipon, figlio spirituale e successore di Raoul<br />
Follereau<br />
Edito da:<br />
Fondation Raoul Follereau, Parigi<br />
31, Rue de Dantzig<br />
F – 75015 Parigi<br />
Settembre 2005<br />
Edizione italiana: <strong>Voglio</strong> <strong>Vivere</strong> Onlus – Membro Unione<br />
Internazionale Raoul Follereau, Biella<br />
Agimi<br />
Carpignano Salentino (Le)<br />
Stampa: Tipografia …………………………<br />
1° Edizione<br />
(Maglie) …… Novembre 2005<br />
Proprietà riservata :<br />
© VOGLIO VIVERE Onlus – Membro Unione Internazionale Raoul<br />
Follereau<br />
AGIMI ………<br />
3
Presentazione<br />
di<br />
Mons. Giuseppe COLAVERO<br />
4
Dal 1920 al 1977, Raoul Follereau ha pubblicato 44 libri e<br />
libretti. Dall’opuscolo di circostanza sino all’opera in tre volumi in cui<br />
egli stesso ha redatto il compendio della sua vita e la sintesi della<br />
sua opera, poemi, romanzi, brani di teatro, racconti di viaggi,<br />
memorie: altrettante armi al servizio di un unico ideale. Altrettanti<br />
episodi, anche, della battaglia che ha sferrato, implacabile ma<br />
senza odio, per cinquant’anni, contro l’egoismo, l’ignoranza, la viltà.<br />
Questa raccolta riassume oggi la sua vita e il suo messaggio.<br />
Ci auguriamo che questa modesta pubblicazione sia un giorno tra<br />
le mani di una immensa moltitudine. Essa sarà sorgente di energia<br />
e di speranza.<br />
Avrà valore per il messaggio che reca, per l’esempio che trasmette,<br />
quello di un uomo che ha gridato, ogni giorno e ovunque nel<br />
mondo: La sola verità, è amarsi.<br />
“Il messaggio deve penetrare in lutti i luoghi senza<br />
frontiere geografiche, politiche, razziali e anche senza confini<br />
religiosi, poiché non c’è che un unico cielo per tutti… Esso<br />
contiene le idee che hanno indirizzato, condotto e illuminato<br />
tutta la mia vita. Io lo offro alla gioventù di tutti i paesi come<br />
una testimonianza di speranza ed un omaggio al suo<br />
avvenire.”<br />
5<br />
Raoul Follereau
Fotografia da scegliere<br />
Una vita<br />
raccontata da André Récipon<br />
6
1 – L’Apostolo dei lebbrosi<br />
In venti nazioni risiedono associazioni che portano il suo nome e<br />
che continuano la Battaglia che egli ha condotto per tutta la sua vita<br />
contro la lebbra e contro tutte le lebbre.<br />
Orfano a 13 anni<br />
Raoul Follereau è nato a Nevers il 17 agosto 1903. I suoi genitori<br />
avevano una piccola industria che lavorava per l’agricoltura locale.<br />
Non si trattava né della grande fortuna, né della povertà, ma di un<br />
benessere semplice e fondamentalmente onesto. Prima di lui era<br />
nato un fratello, dopo di lui nascerà una sorellina. Nel 1914, suo<br />
padre è richiamato. Nel 1917, viene ucciso nella regione di<br />
Champagne. Raoul Follereau ha appena compiuto 13 anni, ed è<br />
ora uno dei tre milioni di orfani dovuti a questa guerra con quasi<br />
cinque milioni di morti e altrettanti feriti. Per aiutare sua madre a<br />
vivere, si unisce al fratello nell’officina che non produce più pezzi<br />
per l’agricoltura, ma proiettili. Deve abbandonare gli studi e la sera<br />
lavora a casa con l’aiuto di un anziano sacerdote. Fortunatamente<br />
la sua grande intelligenza lo aiuta a superare questo handicap e di<br />
sostenere la prima parte degli esami di maturità nel 1919. In<br />
ottobre ritorna a scuola presso la grande istituzione dei Frères des<br />
Ecoles Chrétiennes, di cui diventa un allievo brillante. Nel giugno<br />
1920, si presenta alle prove scritte di filosofia della seconda parte<br />
del diploma: viene bocciato. Stupore e costernazione dei professori<br />
e della sua famiglia. A quel tempo ci si poteva ripresentare ad una<br />
seconda sessione a settembre. Così fece. Stesso scenario: viene<br />
di nuovo respinto allo scritto di filosofia. Fortunatamente, aveva<br />
preso con sé la copia della sua dissertazione.<br />
Un giovane brillante e libero<br />
Per capire il seguito, bisogna entrare nel contesto di quell’epoca.<br />
Quando scoppia la guerra nel 1914, i cattolici francesi, l’Episcopato<br />
in testa, sono all’opposizione dopo la separazione fra la Chiesa e lo<br />
Stato e la spogliazione che ne è seguita. Alla dichiarazione di<br />
guerra, l’unione sacra si forma istantaneamente. Si vedono anche i<br />
7
eligiosi francesi, cacciati dal governo, ritornare in Francia per<br />
mettersi a disposizione dell’autorità militare.<br />
Nel 1918, si sperava che questa riconciliazione sarebbe durata, ma<br />
bisognò perdere la speranza.<br />
Dal 1919, i vecchi demoni del settarismo riapparvero. Le tesi di<br />
Raoul Follereau nelle sue dissertazioni di giugno e di settembre<br />
1920, non erano piaciute agli esaminatori. Se non si potè fare più<br />
nulla per giugno, non fu la stessa cosa a settembre grazie alla<br />
copia della dissertazione. Il direttore dell’Istituzione chiese<br />
spiegazioni, prima per iscritto poi pubblicamente in seguito. Poiché<br />
la vittima dell’ingiustizia era colui che all’epoca veniva chiamato “un<br />
figlio di ammazzato”, quindi una vittima della guerra, si mobilitarono<br />
tutte le organizzazioni di anziani combattenti. Ci fu un bel baccano!<br />
Per fermare l’ondata prima che diventasse troppo forte, il Ministro<br />
dell’Istruzione Pubblica prese la coraggiosa decisione di autorizzare<br />
Raoul Follereau ad iscriversi alla Sorbona, al primo anno del corso<br />
di Lettere (indirizzo Filosofia) come se avesse avuto il diploma. Gli<br />
precisò soltanto: prima della laurea, devi ottenere il diploma. Ciò<br />
che il nostro studente fece.<br />
15 anni e già il genio della parola<br />
Nel 1918, a 15 anni, Raoul Follereau tiene la sua prima conferenza<br />
(“Dio è amore”) presso il cinema Majestic di Nevers, in occasione di<br />
una cerimonia in memoria delle vittime della guerra. Vi si<br />
definiscono e vi si riassumono tutta la sua filosofia e tutta la sua<br />
azione: “Il cuore, è la chiave del cielo. E’ la grande forza<br />
dell’Universo, la sola invincibile, la sola creatrice. Amiamoci, questo<br />
è tutto. ”<br />
E’ in questo periodo che si avvia un destino favoloso sulle Strade<br />
della Carità…<br />
Una piccola Madeleine è già ora nel suo cuore. Si sono conosciuti<br />
vendendo fiordalisi nel 1917. Fanno 30 anni in due.<br />
Nel 1920, a 17 anni, poco dopo il suo arrivo a Parigi, Raoul<br />
Follereau fonda una piccola rivista “La giovane Accademia” i cui<br />
direttori hanno tra i 16 e i 17 anni! Si tratta di una rivista letteraria<br />
“per il lirismo e per l’ideale”. Pubblica le sue prime poesie e il suo<br />
primo Libro d’Amore, con il denaro che ha messo da parte<br />
lavorando : “Non basta solo vivere, bisogna amare. Poiché amare,<br />
8
è pregare: l’amore è un battesimo!” “Beati coloro che amano<br />
poiché il Signore li benedirà ”.<br />
A 20 anni, ottiene le sue due lauree in Filosofia e in Diritto.<br />
2 – Formazione di una personalità<br />
Invitato da D’Annunzio<br />
Nel 1924, Raoul Follereau parte per svolgere il servizio militare a<br />
Bonn, in Germania, come professore in un liceo francese creato per<br />
i figli delle truppe di occupazione. Al suo congedo, il 22 giugno<br />
dell’anno seguente, sposa la sua piccola Madeleine a Nevers. Dopo<br />
la cerimonia, i giovani sposi partono per il viaggio di nozze in Italia,<br />
sulle rive del Lago di Garda. Hanno scelto questa località non solo<br />
perché Gardone è uno dei luoghi più belli del mondo ma perché<br />
Raoul Follereau vuole incontrarvi Gabriele D’Annunzio.<br />
In quel periodo, questo poeta è una leggenda vivente in Italia.<br />
Raoul Follereau gli ha inviato una poesia e, fatto straordinario,<br />
D’Annunzio, che non risponde a nessuno, gli ha risposto<br />
proponendogli di andarlo a trovare.<br />
Di ritorno in Francia, la giovane coppia si stabilisce al n° 96 di Rue<br />
Erlanger. Vi resterà per tutta la vita. Dopo la seconda guerra<br />
mondiale, la Rue Erlanger viene divisa in due: a partire dal numero<br />
50 diventa la Rue du Général Delestraint. Il numero 46 di via<br />
Général Delestraint sostituisce il 96 di via Erlanger. Proprio di<br />
fronte vi abitano Jean Mermoz e sua madre. Abbiamo tentato di<br />
acquistare questo appartamento che conteneva tanti ricordi, ma il<br />
proprietario non ha mai accettato di venderlo. Abbiamo potuto,<br />
tuttavia, fare apporre una targa sull’immobile.<br />
Avvocato, giornalista e poeta.<br />
Raoul Follereau si iscrive come avvocato all’Albo degli Avvocati di<br />
Parigi ed entra in un grande studio ma che lascia subito perché la<br />
prima causa che gli vogliono affidare è un divorzio. Entra allora<br />
come segretario di redazione in un importante giornale parigino:<br />
L’Intransigeant.<br />
9
Raoul Follereau resta fedele alla sua vocazione poetica e pubblica,<br />
nel 1925, le poesie dedicate alla sua fidanzata con il titolo Sole<br />
sulle Rose :<br />
“E poi per capirsi, mia cara,<br />
c’è bisogno di parlarsi?…<br />
Il mio sogno è questo: andarcene noi due<br />
Correre leggermente sulle verdi praterie,<br />
Poi vedere, silenziosi, il dolce incanto<br />
Della sera che scende e contemplarla lentamente<br />
Unire le nostre mani affinché possa alzarsi in volo<br />
Verso Dio il dolce profumo del nostro cuore che prega,<br />
Per un raggio che muore, una rosa fiorisce,<br />
Piangere, poi sorridersi, e sorridere alla vita<br />
Con occhi felici, velati dalle lacrime.”<br />
Un ideale da condividere<br />
Nel 1927, con alcuni amici poeti, tra i quali mio suocero Michel<br />
Rameaud, e un giovane sacerdote che diventerà più tardi Mons.<br />
Ducaud-Bourget, Raoul Follereau crea la sua prima<br />
organizzazione: La Lega dell’Unione Latina, per la difesa della<br />
civiltà cristiana, contro tutti i paganesimi e contro tutte le barbarie.<br />
Per lui, religione, politica e arte sono legate, bisogna riconciliarle. Si<br />
impegnerà attivamente in questo compito fino al 1939. “Vasto<br />
programma”, scriverà più tardi…<br />
Nella sua tesi “Raoul Follereau, ieri e oggi” Étienne Thévenin<br />
analizza perfettamente lo stato d’animo di Raoul Follereau di quel<br />
periodo: “Per Raoul Follereau, cristianità, latinità e grandezza della<br />
Francia sono tre progetti intimamente legati e quasi consustanziali.<br />
Da quel momento, toccarne uno porta a scuotere gli altri…”<br />
Raoul Follereau pensa di servire questi tre ideali tramite la<br />
letteratura. Maximilian Kolbe e Karol Wojtila faranno lo stesso<br />
qualche anno più tardi, quando serviranno la cultura polacca tramite<br />
la poesia, il teatro ed i giornali.<br />
Raoul Follereau vuole scrivere e tenere conferenze, ma vuole<br />
anche dare ad altri i mezzi di scrivere e di farsi conoscere. Vuole<br />
lottare contro una cattiva informazione dell’opinione pubblica, cosa<br />
che gli permetterà di conciliare il suo dovere di cristiano ed i suoi<br />
10
piaceri più vivi, realizzando una vera unità di vita. Liberato dalle<br />
tutele universitarie ed intellettuali, non è più schiavo della sua<br />
professione. Sua moglie lo sostiene totalmente ed entrambi<br />
gioiscono al pensiero dei bambini che nasceranno senza dubbio<br />
presto.<br />
Raoul Follereau sembra aver trovato la sua strada: realizzare a<br />
Parigi una brillante carriera letteraria e diventare forse un maestro<br />
del pensiero come D’Annunzio o Maurras. Da sempre sogna di<br />
essere una guida a modo suo…<br />
3 – Opera Latina<br />
e primi viaggi<br />
Creando la Lega dell’Unione Latina, Raoul Follereau combatte per<br />
la Cristianità, la Francia e la latinità. L’Opera Latina, organo del<br />
movimento, si rivolge soprattutto ai poeti, ma non si tratta solo di<br />
una rivista letteraria. Raoul Follereau sente pesare sulla civiltà<br />
cristiana delle minacce e identifica i nuovi barbari: il germanismo, il<br />
bolscevismo, il denaro.<br />
Il giornale mensile della Lega conta 5.000 abbonati. Si presenta con<br />
il formato dei quotidiani del momento. Bisogna sapere che a quel<br />
tempo, quando il sindacato CGT del libro non ha il monopolio, un<br />
quotidiano può vivere con 10.000 lettori e un mensile con 5.000<br />
abbonati. Il giornale crea dei Premi. Vengono aperte quattro<br />
sezioni: poesia, prosa, teatro, cinema. Raoul Follereau si impegna<br />
a pubblicare le opere premiate. In cinque anni, dal 1927 al 1932,<br />
pubblica più di 150 opere di cento autori.<br />
Grande viaggiatore, si preoccupa di andare ovunque esista una<br />
influenza latina o francese. Diventa quindi organizzatore di viaggi<br />
individuali o in gruppo. Fonda l’Istituto d’Unione Latina per il<br />
rinnovamento degli studi classici. Tutto avviene come se svolgesse<br />
parallelamente diverse professioni. Riesce a conciliare tutto grazie<br />
alla sua eccezionale capacità di lavoro ed alla sua rapidità. Ma<br />
conosce tuttavia dei momenti difficili dal punto di vista finanziario. E<br />
se organizza viaggi è anche per risollevarsi economicamente.<br />
Pubblicare le opere di poeti e scrittori non pone grandi difficoltà.<br />
Farli conoscere è invece tutt’altra cosa. Fra tutta questa attività,<br />
11
trova il modo di scrivere le sue opere. Nel 1928, i suoi poemi<br />
saranno interpretati da Madeleine Roch, la grande attrice tragica di<br />
quel tempo, nel corso delle mattinate dedicate alla poesia, presso la<br />
Comédie Française.<br />
“Notre bel Amour”, opera in un atto, è interpretata il 5 marzo 1928<br />
al Teatro du Journal. Evoca il problema della comunicazione nella<br />
coppia al tempo in cui molti degli anziani combattenti non riescono<br />
a riadattarsi alla vita famigliare. Nello stesso tempo scrive un’altra<br />
opera “Povero Pulcinella”, dove Pulcinella sembra essere il genio<br />
protettore, uomo forte e solido.<br />
“Piccole bambole” viene interpretata il 22 gennaio 1926 al Teatro<br />
del Partenone e rappresentata il 15 marzo 1930 nel corso del Gala<br />
dell’Opera in Un Atto. Vi fu rappresentata ininterrottamente più di<br />
mille volte ed il testo venne pubblicato in oltre 8.000 copie! In<br />
quello stesso periodo Raoul Follereau pubblica due importanti<br />
raccolte di poesie, “Redenzione” e “Le isole di Misericordia”<br />
stampate in 11.000 copie, cosa che per quel tipo di opere è molto<br />
onorevole. Ci si può meravigliare che il nome di Raoul Follereau<br />
sia ignorato nelle antologie di poesia del XX secolo e nei manuali di<br />
letteratura contemporanea.<br />
Nel 1929, il Ministero dell’Istruzione Pubblica, per delicatezza nei<br />
suoi confronti dopo l’affare del suo “fallimento” nella seconda fase<br />
del diploma nel 1920, gli affida una missione: ricercare le cause<br />
dell’influenza francese in America del Sud. Raoul Follereau ritorna<br />
da questa missione dopo otto mesi con due libretti. Uno è il<br />
rapporto ufficiale della sua missione, l’altro è intitolato: “Le leggi anti<br />
religiose del 1905 hanno tradito la Francia”. Nell’uno come<br />
nell’altro, si dice questo: “Tutti i Religiosi e le Religiose che sono<br />
stati scacciati dalle nostre scuole sono andati in tutto il mondo,<br />
hanno creato scuole, collegi, università, che si sono moltiplicate, da<br />
Buenos Aires a Caracas e da Rio de Janeiro a Valparaiso.<br />
Ovunque si insegna il francese e si cantano le vecchie canzoni<br />
francesi con le quali sono stato accolto”.<br />
Non è evidentemente quello che il Ministero si aspetta! Durante<br />
questo viaggio, un importante giornale argentino, La Nacion, gli<br />
chiede un reportage “Sui passi di Padre Carlo de Foucauld”. Farà<br />
quindi diversi viaggi nel Sahara e, ad ogni ritorno, scriverà degli<br />
articoli e terrà conferenze il cui ricavato permetterà di terminare la<br />
Basilica di El Golea e di costruire le Cappelle di Adrar e di<br />
Timimoum. In quell’occasione, la “Lega dell’Unione Latina”<br />
12
diventerà le “Fondazioni Carlo de Foucauld”. Tra il 1930 e il 1936,<br />
Raoul Follereau alterna i suoi viaggi nel Sahara ed in America<br />
Latina. In quel periodo inizia la famosa epopea dell’Aeropostale.<br />
“Per un favore eccezionale”, a 26 anni Raoul e Madeleine Follereau<br />
possono attraversare la Cordigliera delle Ande a bordo di uno degli<br />
aerei. E’ il loro battesimo dell’aria : “Vicino all’aereo che ci<br />
sembrava così fragile e irrisorio, un giovane molto alto, con i capelli<br />
ondulati mossi dal vento e con gli occhi azzurri che sembrano<br />
guardare oltre l’orizzonte: Jean Mermoz”.<br />
Le vette raggiungono i 7.000 metri. L’aereo vola alla quota di 5.000<br />
metri e le correnti ascendenti non sempre aiutano. Mermoz resterà<br />
preoccupato per tutta la traversata. Nata in questa circostanza,<br />
l’amicizia fra i due uomini sarà eterna. Raoul Follereau dirà più<br />
tardi: “Avevo imparato da lui che cos’è il dovere. E che, per coloro<br />
che portano un messaggio, il coraggio deve essere qualche volta<br />
eroismo quotidiano”.<br />
Ci sarà sempre sulla scrivania di Raoul Follereau una foto scattata<br />
a vuoto di Jean Mermoz, come se partisse già verso il cielo.<br />
Ugualmente, nell’appartamento di fronte al suo, dove Jean Mermoz<br />
aveva vissuto con sua madre, ci sarà sempre la sua giacca di pelle<br />
appesa nell’ingresso, come se dovesse ritornare.<br />
4 – Primo incontro<br />
con i malati di lebbra<br />
Appena rientrato dall’America, Raoul Follereau riparte per l’Africa e<br />
per il Sahara.<br />
Proprio durante uno di questi viaggi, nel 1936, attraversando il<br />
Sahara e arrivando al Niger, incontra per la prima volta dei malati di<br />
lebbra :<br />
Ecco il suo racconto dell’avvenimento:<br />
“Come iniziò questa avventura che durò tutta la mia vita?<br />
A causa di un guasto d’auto! Dovendo preparare un reportage per<br />
un importante giornale argentino, mi trovavo nel centro dell’Africa.<br />
La nostra vettura, quella mattina, aveva oltrepassato un villaggio<br />
quando fummo costretti a fermarci per fare raffreddare il motore.<br />
13
Ben presto emersero dalla foresta dei volti impauriti, poi dei corpi<br />
scheletrici.<br />
Gridai loro di avvicinarsi, alcuni fuggirono; gli altri, senza dubbio più<br />
coraggiosi, rimasero immobili, senza smettere di guardarmi, con gli<br />
occhi fissi e doloranti.<br />
Chiesi alla nostra guida:<br />
- Chi sono questi uomini?<br />
- Lebbrosi, mi rispose.<br />
- Perché sono là?<br />
- Sono lebbrosi.<br />
- Ho capito, ma non starebbero meglio al villaggio? Cosa hanno<br />
fatto per esserne esclusi?<br />
- Sono lebbrosi, mi rispose l’uomo taciturno e testardo.<br />
- Vengono curati, almeno?<br />
Allora il mio interlocutore alzò le spalle e se ne andò senza dire<br />
più niente.<br />
Quel giorno, ho capito che esisteva un crimine imperdonabile,<br />
degno di qualsiasi castigo, un crimine senza appelli e senza<br />
amnistia: “la lebbra. ”<br />
Ma in Europa gli avvenimenti precipitano. Hitler rioccupa la<br />
Renania. Raoul Follereau intuisce il pericolo. Scrive un libretto<br />
“Hitler, volto dell’Anticristo”.<br />
E’ anche inquieto per due paesi amici della Francia, che si<br />
preparano a schierarsi dalla parte di Hitler. Nel 1936, scrive la sua<br />
famosa conferenza “Ciò che il mondo deve alla Francia” e parte per<br />
l’Italia e la Romania. All’epoca, l’intellighenzia italiana e rumena -<br />
come quella di numerosi paesi - parla correntemente il francese.<br />
In Italia, l’incontro con Mussolini è breve.<br />
Il Duce esamina Raoul Follereau e la sua cravatta a fiocco e gli<br />
domanda che cos’è quella strana cravatta: “Per prima cosa è il<br />
segno di una differenza, poi è l’ultimo baluardo della libertà<br />
individuale” gli risponde senza esitare Raoul Follereau.<br />
Riportando questo dialogo, quarant’anni dopo, nel suo libro “La sola<br />
verità”, Raoul Follereau scriverà: “L’uomo restò senza fiato e si<br />
limitò a sorridere.”<br />
In Romania, ottiene un successo temporaneo: il Capo del Governo<br />
gli promette di non criticare più la Francia senza prima sottoporgli il<br />
suo testo.<br />
Mantiene la parola per un anno. Raoul Follereau, a quel tempo, non<br />
era che un giovane oratore di 33 anni!<br />
14
L’Apostolo dei lebbrosi non era ancora apparso, ma i primi 36 anni<br />
della sua vita prima della seconda guerra mondiale non sono meno<br />
pieni di avvenimenti straordinari.<br />
Ispirate dal cristianesimo le grandi idee che guideranno tutta la sua<br />
vita sono: amore e carità.<br />
Ha una lunga esperienza di vita associativa e sa galvanizzare tutti<br />
quelli che lo circondano.<br />
Ma se parla in termini molto commoventi della povertà, non ha dei<br />
contatti diretti e concreti con i diseredati. La sua lotta è altrove : le<br />
sue battaglie sono politiche e religiose. Tutto si capovolge con la<br />
guerra…<br />
5 – Verso un impegno al servizio<br />
dei più poveri<br />
La dichiarazione di guerra trova Raoul Follereau in Argentina.<br />
Termina quindi un ciclo di conferenze per l’Alleanza Francese in<br />
America del Sud. L’Ambasciatore di Francia propone di destinarlo<br />
sul posto, ma egli rifiuta e a Buenos Aires si imbarca sull’ultima<br />
nave per la Francia. Allo scalo di Montevideo, la presenza di un<br />
incrociatore tedesco, il Graf Von Spee, spinge i passeggeri a<br />
lasciare la nave. Raoul Follereau resta a bordo con alcuni altri più<br />
coraggiosi. Dieci persone in totale, che impiegheranno due mesi<br />
per raggiungere Bordeaux per evitare i sottomarini.<br />
Al suo arrivo, si presenta all’autorità militare. Nonostante sia stato di<br />
una discrezione assoluta, da alcune confidenze abbiamo saputo<br />
che le conferenze in Italia e in Romania nel 1936-37 e l’ultimo<br />
viaggio in America del Sud nel ’39, avevano lo scopo di coprire<br />
un’altra missione strettamente confidenziale. Si vede così destinato<br />
al servizio degli ascolti telefonici collegato alla Presidenza del<br />
Consiglio ed anche a qualche altra missione.<br />
Da quel momento egli è uno degli uomini meglio informati di<br />
Francia, al corrente di numerosi segreti di Stato, di cui non parlerà<br />
mai, neppure dopo la guerra.<br />
Qualche volta, tuttavia, davanti al modo di presentare i tragici<br />
avvenimenti della primavera del 1940, si stupirà e mi dirà un giorno:<br />
“Come vuoi che io, che ho ascoltato l’ultima e patetica<br />
15
conversazione telefonica tra il Presidente Reynaud e il Presidente<br />
Roosevelt, possa prendere sul serio questo modo di presentare le<br />
cose? ”<br />
Nel momento del più grande disastro militare della storia del nostro<br />
paese, egli riuscì a sfuggire alla cattura. Il 28 giugno è smobilitato a<br />
Clermont-Ferrand. La signorina Altériet, che era stata la segretaria<br />
del servizio degli ascolti telefonici, ritorna a Parigi. Ma dal 1940 fino<br />
al 1975, oltre al suo lavoro alle PTT, seguirà a titolo volontario la<br />
segreteria dell’opera a Parigi.<br />
Il 10 luglio 1940 Raoul Follereau si trova a Vichy quando il<br />
Parlamento vota il principio di una revisione costituzionale che<br />
viene affidata al Maresciallo Pétain. Raoul Follereau rifiuta qualsiasi<br />
incarico nel nuovo governo. Lascia Vichy e raggiunge la moglie che<br />
ha lasciato Parigi al momento del disastro, che aveva avuto l’idea di<br />
portare con sé lo schedario dell’Unione Latina. Trovano rifugio a St.<br />
Etienne presso Michel Rameaud, uno dei fondatori. E’ un erborista<br />
e seguirà la segreteria dell’opera per tutto il periodo della guerra.<br />
(Nel 1947, poco dopo la sua morte, io sposerò la sua unica figlia,<br />
che Raoul Follereau porterà all’altare).<br />
Dal 1940 al 1942, Raoul Follereau visita tutti i comuni di Francia<br />
ripetendo instancabilmente la stessa conferenza “Ciò che il Mondo<br />
deve alla Francia”, al fine di ridare fiducia ai Francesi brutalmente<br />
traumatizzati dalla sconfitta che hanno appena subito.<br />
E’ in questa occasione che lo ascoltai per la prima volta, verso la<br />
fine del 1941. Avevo 16 anni.<br />
Questo giro di conferenze è il grande cambiamento nel<br />
comportamento di Raoul Follereau.<br />
Fino ad allora, egli scriveva soprattutto pensando alle “élites”<br />
presenti o future. D’ora in poi sceglie di rivolgersi al grande<br />
pubblico, perché vuole raggiungere tutti gli ambienti sociali,<br />
specialmente i più modesti. Il fatto che il Generale Desmazes (ex<br />
capo di Stato Maggiore di Joffre e aggiunto al Generale Delestraint<br />
che dirige l’Esercito Segreto) lo accompagni spesso a queste<br />
conferenze è un segno che Raoul Follereau non si è ancora<br />
“sganciato” da certe attività. Il Generale Desmazes verrà arrestato e<br />
deportato a Dachau. Ma, grazie a Dio, ne ritornerà. Raoul<br />
Follereau riuscirà a cavarsela.<br />
L’anno dopo, il 1942, è l’anno della guerra totale :<br />
- A livello internazionale, tutte le nazioni del mondo sono<br />
direttamente o indirettamente impegnate nel conflitto.<br />
16
- A livello nazionale, i Francesi inizieranno a dividersi in due fazioni<br />
irriducibilmente separate da un odio così profondo che persiste<br />
tuttora. Con l’intelligenza che lo caratterizza e con le informazioni in<br />
suo possesso, Raoul Follereau intuisce chiaramente – in questa<br />
fine d’anno 1942 – che i “maréchalistes” ed i “gaullistes” non si<br />
riconcilieranno mai.<br />
A dicembre di questo stesso anno, lancia il Natale di Padre de<br />
Foucauld. “Natale – dice – questa sera, nessuno ha il diritto di<br />
essere felice da solo”.<br />
Qualche mese più tardi, nel marzo 1943, crea l’Ora dei Poveri del<br />
venerdì Santo.<br />
“ Date alla Carità, dice, l’ora in cui nacque la Carità “.<br />
L’appello della Madre Superiora Generale delle Suore di Nostra<br />
Signora degli Apostoli, presso le quali si è rifugiato, è un segno.<br />
Da adesso in poi non predicherà altro che la carità per i più<br />
sfortunati degli uomini: i malati di lebbra.<br />
E’ così che iniziò quella che lui chiamerà : la “battaglia della<br />
lebbra”…<br />
6 – La battaglia della lebbra<br />
Un villaggio per i malati di lebbra<br />
Novembre 1942. La Madre Generale delle Suore di Nostra Signora<br />
degli Apostoli ritorna da un viaggio difficile e pericoloso. Ha<br />
scoperto, in un’isola della laguna di Abidjan, un’orda di malati di<br />
lebbra rifiutati, abbandonati, maledetti, senza speranza.<br />
Concepisce allora il progetto di costruire per loro un piccolo<br />
villaggio in piena foresta vergine per rispettare i regolamenti<br />
sanitari. Ogni famiglia avrà il suo piccolo capanno e l’orto, ed<br />
avranno l’impressione di essere liberi.<br />
In quel periodo non esisteva ancora nessuna terapia medica per la<br />
lebbra. L’esclusione di cui sono vittime i malati di lebbra deriva sia<br />
dalla paura-panico dei benportanti come pure dal loro abbandono<br />
da parte del corpo medico, e dalle prescrizioni dei regolamenti<br />
sanitari.<br />
17
Come Padre Damiano (l’Apostolo dei lebbrosi beatificato da<br />
Giovanni Paolo II), solo i religiosi e le religiose accettano di lasciare<br />
tutto: famiglia, amici, paese, per andarsene molto lontano, in posti<br />
spesso ingrati e torridi, per passare la propria vita con uomini e<br />
donne che il nostro egoismo ha fatto dei lebbrosi. Questi missionari,<br />
di cui due su tre erano Francesi, hanno scritto le più belle pagine<br />
della carità.<br />
Per costruire il villaggio dei malati di lebbra di Adzopé, c’è bisogno<br />
di fondi. Raoul Follereau se ne occuperà personalmente. Per dieci<br />
anni, accompagnato da due suore, percorrerà le strade di Francia,<br />
poi del Belgio, della Svizzera, del Libano, dell’Algeria, della Tunisia,<br />
del Marocco, del Canada e terrà 1.200 conferenze.<br />
La prima ha luogo il 15 aprile 1943 nel teatro municipale di Annecy.<br />
“Ma la lebbra ormai mi aveva preso. Non che io ne fossi colpito.<br />
Ero il suo felice prigioniero. Avevo visto troppa miseria, troppo<br />
dolore, troppi volti sfigurati dalla malattia e dalla vergogna, troppi<br />
sguardi senza speranza…”<br />
Le conferenze gli faranno ricevere una enorme corrispondenza da<br />
parte di malati, medici e missionari che gli scrivono tutti più o meno<br />
la stessa cosa: non c’è soltanto Adzopé nel mondo! “Milioni, gli<br />
scrivono, sono milioni di persone che sono senza cura, senza aiuto,<br />
senza amore. ”<br />
Il Vagabondo della Carità<br />
Percorre quindi l’Africa, l’Asia, e l’America del Sud: 35 paesi dove<br />
terrà 1.296 conferenze e potrà verificare l’estensione della malattia.<br />
E’ così che, il 20 settembre 1952 rivolge una richiesta all’ONU: “La<br />
noncuranza delle nazioni civili di fronte a questo problema è tale<br />
che nessun paese sarebbe in grado oggi di fornire una statistica,<br />
anche approssimativa, sul numero dei loro malati e che si è<br />
attualmente incapaci di fissare se non a qualche milione circa, il<br />
numero dei lebbrosi che agonizzano nel mondo…<br />
Da quando percorro il mondo, chiedendo sul posto e interrogando<br />
le persone più qualificate, sono giunto alla certezza che esistono<br />
nel mondo almeno 12 milioni di lebbrosi, cioè 1 ogni 200 abitanti…<br />
Per molti paesi, la lebbra rimane una malattia vergognosa. Si<br />
nascondono i lebbrosi. Si dissimulano, si interrano. Nelle famiglie<br />
come nelle nazioni.”<br />
18
Questo documento sarebbe servito come base delle diverse leggi,<br />
ordinanze o regolamenti che, da allora, hanno liberato<br />
giuridicamente, nel mondo, gli ex “lebbrosi”.<br />
Rispetto al 1952, egli può parlare ancor più energicamente, infatti<br />
dieci anni dopo l’inizio della Battaglia contro la Lebbra, per la prima<br />
volta si dispone di un farmaco che guarisce la lebbra: i sulfoni.<br />
Immaginate la gioia che questa scoperta procurò sia ai malati come<br />
a coloro che li curavano. Finalmente, la scienza medica trionfava<br />
su una malattia antica quanto il mondo. I malati ridiventavano,<br />
infine, degli uomini come gli altri.<br />
La Giornata Mondiale dei malati di lebbra<br />
Allora, Raoul Follereau, per scuotere energicamente, prende una<br />
iniziativa spettacolare: nel 1953, lancia l’idea di una Giornata<br />
Mondiale dei Malati di lebbra che sarà celebrata l’ultima domenica<br />
di gennaio e di cui egli definisce così gli scopi:<br />
- Ottenere che i malati di lebbra siano curati e trattati come tutti gli<br />
altri malati, rispettando la loro libertà e la loro dignità d’uomo.<br />
- Guarire i benportanti dalla paura assurda e talvolta criminale che<br />
essi hanno di questa malattia e di coloro che ne sono colpiti.<br />
A partire dalla prima giornata, il 31 gennaio 1954, si è potuto vedere<br />
questo spettacolo unico e meraviglioso: abitanti di città vicine ai<br />
lebbrosari recarsi in corteo “dai lebbrosi”. L’anno seguente, nel<br />
1955, la giornata viene celebrata in 60 nazioni; nel 1961, in 116…<br />
Festa dei malati nei paesi endemici, o raccolta fondi presso i<br />
benportanti (n.d.r.: il desiderio di Raoul Follereau si è compiuto per<br />
la 52a volta, il 30 gennaio 2005, in tantissimi paesi.)<br />
Nel 1968, Raoul Follereau mi designa per continuare la sua opera e<br />
al seguito di questo uomo di genio, ho creato le strutture nazionali e<br />
internazionali necessarie.<br />
Senza condividere l’ottimismo dell’Organizzazione Mondiale della<br />
Sanità, possiamo affermare che la lebbra è sul punto di essere<br />
vinta e che le organizzazioni che portano il nome di Raoul Follereau<br />
e continuano la sua opera “contro la lebbra e contro tutte le lebbre”<br />
vi hanno preso una grande parte.<br />
19
7 – L’Apostolo della Pace<br />
Bomba atomica o carità<br />
Se Raoul Follereau ha messo il suo immenso talento al servizio<br />
della Battaglia della Lebbra, questa lotta, per quanto gli stia a<br />
cuore, non è la sua unica preoccupazione.<br />
All’epoca, non si diceva “esclusi”, si diceva “minoranza”.<br />
Parlando dei malati di lebbra, Raoul Follereau diceva “La più<br />
dolorosa minoranza oppressa del mondo”.<br />
E’ vero che se si considera il terrore che la lebbra e coloro che ne<br />
erano colpiti ispiravano ai benportanti, si può ben dire che il malato<br />
di lebbra era il simbolo perfetto dell’escluso. La Battaglia della<br />
lebbra ben rientrava nell’ambito della sua lotta generale contro tutte<br />
le lebbre che deformano il mondo.<br />
E’ per questo che, contemporaneamente alla sua battaglia contro la<br />
lebbra, ne inizierà un’altra contro la guerra e gli armamenti. Nel<br />
dicembre 1944, scrive a Roosevelt :<br />
“ Un giorno questa guerra finirà. Finirà come tutte le guerre, da<br />
dove avrebbe dovuto iniziare: la Pace.<br />
Quel giorno, a tutti, alleati di ieri e di oggi, nemici di oggi o di<br />
domani, io vi propongo di prolungare le ostilità per un giorno. <strong>Voglio</strong><br />
dire: di fare finta.<br />
Quel denaro che vi permette di uccidere da tanti anni, voi l’avreste<br />
trovato, non è vero, per uccidere un giorno di più?<br />
Allora, che i bilanci della guerra siano chiusi solo ventiquattro ore<br />
dopo l’arresto delle armi. Che per un giorno e una notte, la guerra<br />
costi ancora, ma non distrugga più.<br />
Le centinaia di miliardi così recuperati sulla morte, metteteli in<br />
comune per ricostruire insieme alcune di quelle opere che sono il<br />
patrimonio, la salvaguardia e l’onore dell’Umanità. E che la guerra<br />
ha annientato senza farci caso, senza volerlo.<br />
Oso dire per soprappiù.<br />
Questo offrirà l’occasione di un primo contatto pacifico tra coloro<br />
che, non avendo potuto distruggersi completamente, saranno ben<br />
costretti domani, a mettersi d’accordo.<br />
E questo sarà per i vostri popoli, dopo tanti anni di cupe e<br />
sanguinose disperazioni, la prima ragione di sperare”.<br />
Ma la sua voce si perse nel frastuono delle armi.<br />
20
Quattro anni dopo, quando fra gli ex alleati inizia il periodo così<br />
detto della “guerra fredda” che durerà 40 anni, Raoul Follereau<br />
tenta di alzare la voce e pubblica un manifesto, Bomba atomica o<br />
Carità.<br />
“Almeno ora, è semplice, e non c’è più posto per coloro che<br />
tergiversano o temporeggiano.<br />
Oggi, bisogna scegliere, subito, e per sempre.<br />
O gli uomini impareranno ad amarsi, a comprendersi, o l’uomo<br />
finalmente vivrà per l’uomo o gli uomini spariranno, tutti, e tutti<br />
insieme…<br />
Tutto questo era presente nella creazione di Dio, nel Paradiso<br />
terrestre.<br />
Dio l’ha voluto come tutte le cose. Dio ha permesso che l’uomo<br />
imparasse a disintegrare l’atomo, e l’ha lasciato libero di fare quello<br />
che il suo cuore gli consigliava.<br />
Se l’uomo lo vuole, è al suo servizio una fonte inesauribile di<br />
energia e di calore. Più nessuno avrà freddo.<br />
Presto, più nessuno avrà fame.<br />
Ma se l’uomo lo vuole, c’è la dispersione della terra, la scomparsa<br />
della specie umana.<br />
Sull’albero della scienza del bene e del male, quale frutto<br />
raccoglierà l’uomo?…<br />
La Carità contro la bomba atomica: ecco la guerra che comincia. Ed<br />
è una lotta estrema.<br />
Perché solo la Carità è capace di annientare la bomba atomica nel<br />
cuore dell’uomo…<br />
Bomba atomica o Carità?<br />
Catena di morte o catena d’amore?<br />
Bisogna scegliere.<br />
Subito.<br />
E per sempre…<br />
La Carità non è “del denaro”. E’ un atto d’amore, è un dono di sé<br />
che ti eleva e ripaga il tuo sforzo o la tua rinuncia con gioia.<br />
La Carità, luce della nostra vita.<br />
La Carità, fonte di ogni gioia.<br />
La Carità, ordine di Dio, riflesso della Sua eternità…<br />
Fintanto che ci sarà sulla terra un innocente che avrà fame, che<br />
avrà freddo o che sarà perseguitato; fintanto che ci sarà sulla terra<br />
una carestia evitabile o una prigione arbitraria, il grande Messaggio<br />
d’Amore di Cristo non sarà compiuto, la Cristianità non potrà<br />
21
allentare la sua marcia, e né tu né io, non avremo il diritto di<br />
tacere, né di riposarci.<br />
Bomba atomica o Carità?<br />
La lotta estrema è cominciata.<br />
Ma la nostra vittoria è certa : La carità salverà il mondo!”<br />
Questo appello, che è stato tradotto in 15 lingue e distribuito in<br />
centinaia di migliaia di copie, non è rimasto assolutamente senza<br />
eco. Ma si continuò con più ardore che mai a fabbricare, a<br />
immagazzinare delle armi di morte, sempre più numerose, sempre<br />
più terrificanti.<br />
… E a sperperare in questa corsa vergognosa e insensata il bene<br />
dei Poveri.<br />
Datemi due bombardieri<br />
Lettera aperta, al Signor Presidente degli Stati Uniti d’America e al<br />
Signor Presidente del Consiglio dell’Unione Sovietica (all’epoca il<br />
Generale Eisenhower e il presidente Malenkov) :<br />
“ Parigi, 1° settembre 1954.<br />
Signori Presidenti, Signori i Grandi,<br />
Leggerete voi questa lettera? Se essa giungerà fino a voi, la<br />
leggerete. E anche se non mi risponderete, sarete costretti a<br />
rispondervi nel segreto del vostro cuore.<br />
Perché voi avete un cuore, senza dubbio. Ben nascosto sotto<br />
l’uniforme del soldato o sotto la casacca-uniforme del proletario.<br />
Ma ben vivo.<br />
Solamente, avete il tempo di sentirlo battere? Se qualche volta lo<br />
ascoltate, è possibile che vi parli delle centinaia di milioni di altri<br />
cuori che battono nel mondo, che talvolta voi fate battere più in<br />
fretta… Perché un giorno, per causa vostra, essi potrebbero<br />
cessare di battere.<br />
Io sono un uomo di buona volontà.<br />
Come voi. Ma che ha esplorato altri campi della sofferenza.<br />
Sono un uomo che crede ancora nella buona volontà.<br />
Ed è per questo che vi scrivo.<br />
22
Voi siete, Signori, i due uomini più potenti del mondo. So bene che<br />
questo non significa gran che: gli uomini molto potenti, salvo il<br />
male, non sono affatto liberi di fare qualsiasi cosa.<br />
Ma quello che vi chiedo è così poco…<br />
Quasi niente…<br />
Datemi un aereo,<br />
un aereo ciascuno,<br />
uno dei vostri aerei da bombardamento.<br />
Perché ho saputo che ciascuno di questi apparecchi costa<br />
all’incirca cinque miliardi di franchi…<br />
E ho calcolato che con il prezzo di due dei vostri aerei di morte, si<br />
potrebbero curare tutti i lebbrosi del mondo.<br />
Un aereo in meno in ogni campo, ciò non modificherà di certo<br />
l’equilibrio delle vostre forze…<br />
Voi potrete continuare a dormire tranquilli.<br />
Io dormirò meglio.<br />
E dei milioni di poveri esseri dormiranno finalmente…<br />
Voi siete i semi-dei di questo secolo.<br />
I semi-dei, una volta, li temevano, li ammiravano da lontano. Non mi<br />
ricordo bene se i popoli li amavano molto: essi erano troppo<br />
lontani…<br />
Così come voi. Voi siete così lontani che forse non leggerete mai<br />
questa lettera.<br />
Eppure sono sicuro che voi siete buoni, che volete veramente la<br />
pace e la felicità di tutti… Solo che siete troppo lontani…E troppo<br />
lontani l’uno dall’altro.<br />
Non credete voi che questa sarebbe una bella occasione per “fare<br />
qualche cosa”?<br />
Dodici o quindici milioni di poveri esseri, non sono tutta la miseria<br />
del mondo. Ma è già una grande miseria.<br />
Due bombardieri! E si potranno avere tutte le medicine per curarli!<br />
Due aerei, di cui tutto quello che vi potete augurare è che<br />
arrugginiscano nei loro hangar, senza mai uscirne…<br />
Il problema, non sarà pertanto risolto? Lo so. Ma date intanto i due<br />
aerei: vedrete come tutto si rischiarerà!<br />
E quale speranza nascerà allora in milioni di poveri cuori che non<br />
saranno solo quelli dei lebbrosi…<br />
Per il momento, sono l’unico a sperare.<br />
Ma io spero così forte, così forte, che voi mi ascolterete, che finirete<br />
per ascoltarmi…<br />
23
Se piace a Dio, a questo Buon Dio nel quale uno solo di voi crede.<br />
Ma che vi ama entrambi…”<br />
Ai nostri Signori della Guerra<br />
Un anno dopo, il 1° settembre 1955, Raoul Follereau scrisse una<br />
seconda lettera aperta ai Nostri Signori della Guerra e della Pace:<br />
“ Signori i Grandi,<br />
Al Signor Presidente degli Stati Uniti e al Signor Presidente del<br />
Consiglio dei Ministri dell’Unione Sovietica, ho scritto una lettera.<br />
Una lettera molto rispettosa e cortese. Qualcuno deve aver<br />
pensato: molto ingenua!<br />
Non ho avuto risposta.<br />
Né dall’uno, né dall’altro.<br />
Io credo che questa sia stata per loro la prima occasione in cui si<br />
sono trovati d’accordo.<br />
Tuttavia non ero affatto esigente…<br />
Dal loro silenzio capisco ora come la mia richiesta fosse maldestra.<br />
Due bombardieri! Forse che si scherza con cose di questo<br />
genere?...<br />
Non me ne ho avuto a male.<br />
Ma non desisto…<br />
Ho fatto un altro calcolo. Se ogni volta che voi avete speso, nel<br />
1954, per la morte due milioni di franchi, aveste dato cento franchi<br />
per i poveri amici i malati di lebbra, si sarebbero potuti guarire tutti i<br />
lebbrosi del mondo!<br />
Due milioni per uccidere:<br />
cento franchi per guarire!<br />
E’ semplice, no?<br />
E ciò parrebbe così derisorio che mi chiedo come farete a<br />
rifiutarmeli l’anno prossimo…<br />
Signori i Grandi, Nostri Signori della Guerra e della Pace, forse che<br />
veramente voi non troverete mai per guarire i Poveri, per nutrirli, per<br />
allevarli, la millesima parte di ciò che voi avete sacrificato per lunghi<br />
anni per uccidere, per odiare, per distruggere?<br />
Questa domanda, è l’uomo, ciascun uomo di ogni popolo che ve la<br />
pone. Che voi rimaniate o no silenziosi, egli si rallegrerà della<br />
24
vostra iniziativa o constaterà la vostra indifferenza: in ogni caso, Voi<br />
non sfuggirete al suo giudizio…”<br />
Preghiera per tutti i poveri del mondo<br />
Poiché solo il silenzio gli rispose, allora Raoul Follereau si rivolse a<br />
Dio. Al Buon Dio:<br />
Preghiera per tutti i poveri del mondo…<br />
Signore, insegnaci a non amare noi stessi,<br />
a non amare soltanto i nostri,<br />
a non amare soltanto quelli che amiamo.<br />
Signore, insegnaci a pensare agli altri,<br />
ad amare, in primo luogo<br />
quelli che nessuno ama.<br />
Signore, facci soffrire<br />
della sofferenza altrui.<br />
Signore, facci la grazia di capire<br />
che ad ogni istante,<br />
mentre viviamo una vita troppo felice,<br />
protetta da Te,<br />
ci sono milioni di esseri umani,<br />
che sono pure Tuoi figli e nostri fratelli,<br />
che muoiono di fame,<br />
senza aver meritato di morire di fame,<br />
che muoiono di freddo,<br />
senza aver meritato di morite di freddo…<br />
Signore, abbi pietà<br />
di tutti i poveri del mondo.<br />
Abbi pietà dei lebbrosi,<br />
ai quali Tu così spesso hai sorriso,<br />
quand’eri su questa terra;<br />
pietà dei milioni di lebbrosi,<br />
che tendono verso la Tua Misericordia<br />
le mani senza dita,<br />
le braccia senza mani…<br />
E perdona a noi<br />
25
di averli, troppo a lungo,<br />
per una irragionevole paura,<br />
abbandonati...<br />
E non permettere più, Signore, che noi viviamo felici da soli.<br />
Facci sentire l’angoscia<br />
della miseria universale,<br />
e liberaci da noi stessi<br />
… Se questa è la Tua volontà.<br />
Un giorno di guerra per la Pace<br />
Lettera al Signor U Thant, Segretario Generale dell’Organizzazione<br />
delle Nazioni Unite.<br />
Parigi, 1° settembre 1964<br />
Signor Segretario Generale,<br />
nel 1944, vent’anni fa, da un piccolo villaggio di Francia, dove<br />
avevo dovuto cercare asilo, scrivevo al presidente Roosevelt: “Un<br />
giorno questa guerra finirà. Finirà da dove avrebbe dovuto<br />
cominciare: la pace.”<br />
Io propongo a Lei, come ai suoi alleati e ai suoi nemici, di<br />
prolungare, in teoria, di ventiquattro ore le ostilità. <strong>Voglio</strong> dire: che<br />
per ventiquattro ore la guerra costi ancora, ma che non distrugga<br />
più. Il denaro che vi permette di uccidere ogni giorno da cinque<br />
anni, l’avreste trovato per uccidere un giorno di più, non è vero?<br />
Quei miliardi metteteli allora in comune, per ricostruire insieme<br />
qualcuna di quelle opere che sono la proprietà e l’onore<br />
dell’umanità, e che la guerra ha distrutto senza farci caso, senza<br />
volerlo, oserei dire “in sovrappiù”. Dopo tanti anni di sanguinanti<br />
disperazioni, questo sarà per i vostri popoli il primo motivo di<br />
sperare”.<br />
Non ebbi risposta alcuna.<br />
Nel 1954, dieci anni fa, scrivevo ai due Grandi:<br />
”Rinunciate ciascuno ad un bombardiere e noi potremo curare tutti i<br />
lebbrosi del mondo”.<br />
26
Ancora nessuna risposta.<br />
Rinnovai il mio appello nel 1955. Invano.<br />
Poi il 15 settembre 1959, cinque anni fa. Questa quarta lettera<br />
non ebbe esito più felice.<br />
Infine, nel 1962, inviai un messaggio a tutti i Capi di Stato del<br />
mondo…<br />
“Ecco, si penserà, una singolare ostinazione. Ma il fatto che non mi<br />
si ascolti è forse motivo per cui io debba tacere? O debbo<br />
rassegnarmi a credere che le parole: fame, miseria, fraternità, non<br />
abbiano corrispondenza nelle lingue usate oggi nei consessi<br />
internazionali? Allora, una volta ancora, l’ultima senza dubbio, mi<br />
rivolgo alla coscienza delle grandi potenze e al cuore di tutti i<br />
popoli.<br />
“Lo faccio con una confidenza rinvigorita dalla Sua presenza.<br />
Perché Lei appartiene ad un paese, ad un continente dove non si<br />
ha bisogno di andare a scuola per sapere cosa sono la fame, la<br />
miseria: troppi, ahimé, lo sanno fin dalla nascita.<br />
Ecco la mia proposta, ripetizione di quella che formulavo<br />
vent’anni fa:<br />
“Che tutte le nazioni presenti all’O.N.U. decidano che, ogni<br />
anno, in occasione di una “Giornata mondiale della Pace”, esse<br />
preleveranno dai loro rispettivi bilanci, l’equivalente del costo di un<br />
giorno di armamento e lo metteranno in comune per lottare contro<br />
le carestie, la miseria e le grandi endemie che decimano l’umanità”.<br />
Un giorno di guerra per la pace … si penserà, forse che io non<br />
sono molto esigente.<br />
Ma questa prima riconversione di armi di morte in opere di vita sarà<br />
un gesto risonante, capace di abbozzare la salvezza di una umanità<br />
che, con le mani legate e la bocca cucita, assiste impotente al<br />
proprio suicidio.<br />
Nel 1959 scrivevo ai signori Kruschev e Eisenhower: “Se voi<br />
continuate ad armarvi, siete morti. E noi moriremo tutti con voi. Per<br />
niente. Per colpa vostra.<br />
Anche se né l’uno né l’altro di voi vuole uccidere.<br />
Ma solo perché non avete trovato il modo di fare diversamente.”<br />
Ecco un mezzo, modesto, siamo d’accordo. Ma che aprirà uno<br />
spiraglio alla speranza.<br />
Disarmate per poter amare.<br />
E’ questo ciò che, per mezzo di Lei, desidero dire all’O.N.U.<br />
Perchè sono sicuro che ci sono, in tutti i paesi che questa<br />
27
organizzazione riunisce, milioni di uomini che saranno contenti di<br />
sapere che l’ho detto.<br />
Ogni nazione, dunque, decida secondo quanto la sua<br />
coscienza le detterà.<br />
Che essa risponda o che resti indifferente a quest’ultimo<br />
appello, il mondo futuro se ne ricorderà.<br />
E nessuno potrà sfuggire al suo giudizio.<br />
Quanto a me, io continuo a sperare.<br />
Creda, Signor Segretario Generale, alla mia fiduciosa e rispettosa<br />
considerazione.”<br />
Un appello all’ONU sostenuto da 3 milioni di giovani<br />
Questa volta, Raoul Follereau era ben deciso affinché la sua lettera<br />
non rimanesse senza risposta, ed ebbe l’idea geniale di fare<br />
appello alla gioventù: quella gioventù dai 14 ai 20 anni che non<br />
aveva il diritto di voto.<br />
Stampò una cartolina postale in duplice copia.<br />
Sulla prima facciata, vi era l’indirizzo del Segretario Generale delle<br />
Nazioni Unite e, sul retro, vi era scritto questo:<br />
“Noi, giovani dai 14 ai 20 anni, facciamo nostro l’appello “Un Giorno<br />
di Guerra per la Pace” che Raoul Follereau ha inviato alle Nazioni<br />
Unite e ci impegniamo ad usare i nostri diritti civili e politici per<br />
assicurare il successo di questo appello.”<br />
Sotto questa dichiarazione, c’era il posto per la firma, i nomi e gli<br />
indirizzi di 10 giovani.<br />
Sulla prima facciata della seconda cartolina postale, vi era<br />
l’indirizzo di Raoul Follereau e nel retro la duplice copia della<br />
dichiarazione. Inoltre, ogni cartolina era numerata.<br />
Al momento della spedizione bastava separare le cartoline,<br />
affrancarle e inviarle ai loro rispettivi destinatari.<br />
Raoul Follereau ebbe così un’idea precisa dell’impatto del suo<br />
appello all’O.N.U.<br />
Prima di farne il bilancio, è necessario sapere che numerosi Stati gli<br />
scrissero per sostenerlo: Senegal, Cambogia, Gabon, Chad, Costa<br />
D’Avorio, Canada, Libano, Mauritania, Rwanda, Camerun, Niger,<br />
Guinea, Dahomey (oggi Benin), Togo, Alto Volta (oggi Burkina<br />
Faso)…<br />
28
Ed ora guardiamo le cifre: nel dicembre 1964, 100.000 giovani di 55<br />
paesi avevano già risposto. Essi erano diventati 400.000, di 71<br />
paesi, nel gennaio 1965; poi 650.000, di 94 paesi, a luglio; poi 1<br />
milione, di 102 paesi, a novembre; e 2 milioni, di 120 paesi, in<br />
ottobre 1968.<br />
3 milioni di giovani avevano risposto nel 1969.<br />
Tutto questo non passò inosservato.<br />
E, dal 2 dicembre 1968, 15 paesi depositarono una Risoluzione,<br />
che invitava tutti gli Stati Membri a destinare una giornata alla pace<br />
e a versare, ogni anno in questa occasione, un giorno delle loro<br />
spese militari ad un Fondo Speciale per la Pace, destinato alla lotta<br />
contro le epidemie, le endemie, la fame, la miseria e<br />
l’analfabetismo.<br />
Il 12 dicembre 1968, venne pubblicato il seguente comunicato:<br />
“Il Comitato ha deciso di aggiornare la Risoluzione “Un Giorno di<br />
Guerra per la Pace” dopo che il Presidente ha preso atto del fatto<br />
che una consultazione tra i membri indicava che la maggioranza<br />
era per l’aggiornamento”.<br />
Questa decisione, disse, era fondata sul fatto che il progetto di<br />
Risoluzione sarebbe stato iscritto all’ordine del giorno della<br />
sessione regolare dell’Assemblea prevista nel 1969. In accordo<br />
con quanto previsto in questa Risoluzione, l’Assemblea auspicava<br />
sottolineare la necessità assoluta di fare tutto il possibile per<br />
incoraggiare la diminuzione della tensione internazionale e la<br />
riduzione delle spese militari.<br />
L’Assemblea invitava tutti i paesi “a stabilire un Giorno di Guerra<br />
per la Pace e, ogni anno, a mettere a disposizione del Fondo per la<br />
Pace delle Nazioni Unite l’equivalente di un giorno di bilancio di<br />
spese militari, al fine di combattere le malattie, la fame, la povertà e<br />
l’ignoranza”. Inoltre, si consigliava l’Assemblea di dare mandato al<br />
Segretario Generale di fissare le modalità di distribuire le risorse del<br />
Fondo.<br />
Questa non era che una mezza vittoria.<br />
La prima vittoria, fu raggiunta grazie al Lussemburgo. Questo<br />
paese versò nel 1969 il primo contributo al Fondo per la Pace:<br />
500.000 Franchi Lussemburghesi.<br />
Fu in quest’occasione che Raoul Follereau scrisse:<br />
“Un paese non è un grande paese perché è potente.<br />
Un paese non è un grande paese perché è ricco.<br />
29
Un paese è un grande paese quando esso è capace di molto<br />
amore.”<br />
8 – Maman Madeleine<br />
Il 6 Dicembre 1977, compiuta la sua vita e la sua opera, Raoul<br />
Follereau è ritornato alla Casa del Padre.<br />
Non posso completare questa narrazione senza evocare la parte<br />
avuta da sua moglie, Madeleine Follereau, nella Battaglia contro la<br />
lebbra e contro tutte le lebbre.<br />
Nel primo volume del suo libro “La sola verità è amarsi”, pubblicato<br />
nel 1966, Raoul Follereau scrive “La mia più grande fortuna”.<br />
La mia più grande fortuna<br />
La più grande fortuna della mia vita, fu mia moglie.<br />
Quando decidemmo di sposarci, avevamo trent’anni in due.<br />
I nostri genitori furono saggi, e ne sorrisero.<br />
Più di 50 anni sono passati: sorridiamo noi, oggi.<br />
Non feci mai nessun viaggio senza di lei. Mi ha accompagnato in<br />
tutti i lebbrosari del mondo. E’ stata il mio sostegno, sempre. E,<br />
talvolta, la mia consolazione.<br />
Lo confesso, freno a stento la mia irritazione quando una brava<br />
signora le dice, con una punta di invidia mal celata: “Comunque, lei<br />
fa dei bei viaggi”.<br />
Per lo più, essa sorride senza rispondere. Forse pensa allora a<br />
quella notte che passammo in fondo alla Bolivia, in una capanna<br />
che gli Indiani Quichuas ci avevano ceduto… Venne<br />
improvvisamente colpita da una crisi di appendicite. E distavamo<br />
mille chilometri dal medico più vicino. Nella notte senza luna, la<br />
scorgevo piegata in due e la sentivo gemere; non avevamo, per<br />
difenderci e per proteggerla, che una pistola inceppata, un<br />
mozzicone di candela e tre fiammiferi. Ebbi, in quell’oscurità che ci<br />
schiacciava, l’impressione strana e un po’ terrificante che i miei<br />
capelli – avevo trent’anni – diventassero bianchi.<br />
Oppure pensa a quella sera in cui il motore del nostro canotto si<br />
fermò in mezzo all’Amazzonia e noi, nella notte rischiarata da<br />
30
lampi, ci sforzavamo di riguadagnare la riva remando con scatole di<br />
conserva, per raggiungere i canneti pullulanti di migliaia di zanzare<br />
e dove enormi caimani dormivano.<br />
E’ solo quando si è in due che si è invincibili.”<br />
9 – Una voce che risuona ancora…<br />
Terminando, vorrei citarvi alcuni testi di Raoul Follereau apparsi sul<br />
Cristianesimo nel 1948 , in “L’Età dell’Uomo”, e sulla Carità, l’anno<br />
seguente 1949, in “Bomba atomica o Carità”. Capirete meglio<br />
perché questo uomo ha avuto una così grande risonanza.<br />
Il Cristianesimo<br />
“Il Cristianesimo ha dato agli uomini le loro sole vere libertà, la loro<br />
sola duratura felicità, le loro sole giuste leggi.<br />
Ha spezzato le catene degli schiavi ed ha fatto chinare davanti alla<br />
sua giustizia le fronti dei principi e dei re.<br />
Ha fatto dell’opera materna una funzione santa e venerata.<br />
Ha reso alla donna la sua grandezza rispettata e il suo tenero<br />
potere.<br />
Ha fatto dell’individuo un uomo.<br />
Ha protetto il bambino “a cui appartiene il Regno dei Cieli”<br />
Ha maledetto le guerre.<br />
Le ha limitate fintanto che ha avuto il potere di farlo.<br />
Ha creato ospedali, scuole.<br />
Ha curato, consolato, guarito senza posa durante venti secoli nel<br />
nome del Povero che diceva:<br />
”Amatevi gli uni gli altri”.<br />
Il Cristianesimo è universale.<br />
Il suo messaggio è per tutti i popoli.<br />
La sua civiltà è simile al volto di Gesù…<br />
Il Cristianesimo, è la rivoluzione tramite la Carità…”<br />
31
La Carità<br />
“La Carità, luce della nostra vita.<br />
La Carità, non l’elemosina.<br />
La Carità, fonte di ogni gioia.<br />
La Carità, ordine di Dio, riflesso della sua eternità…<br />
La Carità deve essere fatta innanzitutto “per l’amore di Dio”.<br />
Senza l’amore di Dio che ne è la fonte, essa diventa generosità,<br />
altruismo…<br />
E’ molto bello…<br />
Ma, non è la Carità.<br />
La Carità, è la proiezione del volto di Cristo sul volto del Povero, del<br />
Sofferente, del Perseguitato…<br />
La Carità, è la storia e la gloria del cristianesimo.”<br />
André Récipon, Settembre 1996<br />
32
Un messaggio<br />
33
Contro il settarismo imbecille, contro la diffidenza<br />
dagli occhi di talpa, contro l’egoismo che fa,<br />
della vita, un deserto,<br />
mi sono battuto.<br />
Per difendere la mia giovinezza.<br />
Poi per aprire la strada a coloro che mi hanno seguito.<br />
Per aiutarvi infine, giovani della gioventù di oggi.<br />
Ma sì, ma sì, io vi assomigliavo, cinquant’anni fa.<br />
Ed ancor oggi, malgrado le mie forze consumate, a causa del mio<br />
vecchio cuore tutto nuovo, sono sicuro che vi assomiglio ancora.<br />
Allora, ascoltatemi.<br />
La sola verità, è amarsi.<br />
“Nessuno ha il diritto di vivere felice da solo”.<br />
Sono stati i primi balbettii del mio cuore.<br />
Mi si renderà atto che vi sono stato fedele.<br />
E se talvolta ho dato l’impressione di “precedere i tempi”, è perché<br />
l’amore è di tutti i tempi.<br />
Il mio ruolo, oggi, si è compiuto. Ma prima che cada la notte, voglio<br />
assicurarmi che domani, senza di me, ma con me per sempre, il<br />
giorno si leverà…<br />
34
L’amore e la carità<br />
Prime poesie - 1920<br />
1. E’ ben poco sperare; e vivere è nulla: Bisogna amare.<br />
Il libro d’amore - 1920<br />
2. Non manca che una cosa alla mia felicità,<br />
vederla estesa a tutta la terra.<br />
3. <strong>Vivere</strong>, è aiutare a vivere.<br />
Bisogna creare altre felicità per essere felici !<br />
Dio è Amore - 1923<br />
4. Il cuore, è la chiave del cielo.<br />
E’ la grande forza dell’universo,<br />
la sola invincibile, la sola creatrice.<br />
5. Amiamoci, questo è tutto. E’ il segreto della felicità, della sola<br />
felicità che valga la pena di essere gustata. Compatiamo i<br />
cattivi e tentiamo di convertirli. Mostriamo loro che battono una<br />
strada sbagliata, che il male è complice dell’infelicità, che solo<br />
la bontà conduce alla gioia. Non era Socrate che diceva : “La<br />
virtù si identifica con la felicità.”?<br />
35
Sulle Strade della Carità - 1947<br />
6. Ogni anima guadagnata alla Carità è già sulla strada di Dio.<br />
La Carità salverà il mondo - 1948<br />
7. Donare senza amare è una offesa.<br />
8. Se, per fare la carità, bastasse essere caritatevoli, dove<br />
sarebbe il merito?<br />
E dove la gioia?<br />
Se Cristo, domani… - 1954<br />
9. Nessuno ha il diritto di essere felice da solo.<br />
10. Sapere, senza saper amare, è nulla.<br />
E, a volte, peggio di niente.<br />
11. Non credo all’era sociale dell’uomo, a questa specie di<br />
fraternità legale, con i suoi regolamenti e con i suoi gendarmi,<br />
ma all’avvento, al regno libero e vittorioso dell’amore.<br />
Ciò che occorre, ciò che determinerà tutto, risolverà tutto, è<br />
amarsi.<br />
12. Attenzione. La Carità : non l’elemosina. Non quell’offerta<br />
sdegnosa che si lascia cadere “dall’alto in basso” e che, se<br />
offende colui che la riceve, disonora chi la dà. Tale elemosina<br />
è l’ombra, la caricatura della Carità.<br />
36
13. Bisogna aver fatto molto per capire che non si è fatto<br />
abbastanza.<br />
14. La felicità è la sola cosa che si è sicuri di possedere, quando la<br />
si è donata.<br />
15. Io sono sicuro che la carità avrà ragione, un giorno, sulla<br />
violenza, sull’egoismo e sul denaro.<br />
Io sono sicuro che arriverà un giorno in cui non ci saranno più<br />
carestie, tuguri e guerre;<br />
non più bambini senza amore, né vecchi senza casa;<br />
un giorno in cui tutti coloro che vivranno avranno il diritto di<br />
vivere…<br />
E la ricompensa per noi, sarà d’aver creduto, prima di averlo<br />
visto, a questo paradiso.<br />
16. Che importa se Beethoven era sordo, Rembrandt cieco,<br />
Damiano lebbroso, Pasteur paralizzato!<br />
Che importa se Dunant si doveva recare dagli incurabili e<br />
Pauline Jaricot alla mensa dei poveri!<br />
La carità accetta le prove, la carità sorride alla sofferenza, la<br />
carità è più forte della morte.<br />
Discorso sulla Carità - 7.9.1955<br />
17. La carità, è la proiezione del volto di Cristo sul viso del povero,<br />
del sofferente, del perseguitato.<br />
37
18. Troppo a lungo gli uomini sono vissuti gli uni a fianco degli<br />
altri. Oggi comprendono che devono vivere tutti insieme.<br />
Dobbiamo insegnare loro a vivere domani gli uni per gli altri.<br />
Trenta volte il giro del mondo - 1961<br />
19. Dall’intelligenza che tradisce,<br />
dalla macchina che rende schiavi,<br />
dal denaro che corrompe,<br />
Signore, salva l’amore.<br />
20. Il paradiso, è potersi addormentare ogni sera pensando che<br />
tutti gli altri sono felici.<br />
21. L’elemosina senza amore, è nulla.<br />
E a volte peggio di niente se con essa si intende non tanto<br />
soccorrere gli altri quanto liberarsi da un obbligo.<br />
Ciò che importa è che la miseria del mondo si imprima nella<br />
nostra carne, bruci il nostro sangue. Che ossessioni i nostri<br />
pensieri troppo “tranquilli”, che guasti il nostro cuore troppo<br />
sicuro di sé.<br />
Tu mi dici : “Anch’io, ho i miei poveri.”<br />
No, né tu né io abbiamo “i nostri poveri”.<br />
38
I poveri non sono nostri. Siamo noi ad appartenere a loro.<br />
Non si può dire “i miei poveri”, come la tua bambina dice “le<br />
mie bambole”.<br />
Non si può giocare alle bambole con i poveri.<br />
22. Amarsi o scomparire: non c’è altra scelta.<br />
23. La carità, è innanzitutto, scoprire nel povero, l’uomo e<br />
rispettarlo.<br />
24. Il bene è contagioso quanto il male, ma è più luminoso.<br />
Organizziamo l’epidemia della carità.<br />
… Fino al giorno in cui, rinunciando a dire: io, i miei beni, i miei<br />
affari, la mia fortuna, gli uomini proclameranno nel loro cuore<br />
liberato: ciò che possiedo, è ciò che ho donato.<br />
Una battaglia diversa dalle altre - 1964<br />
25. Colui che ha ragione, colui che avrà sempre ragione, colui al<br />
quale il domani appartiene, colui che sarà l’ultimo vincitore, è<br />
colui che ha la più grande capacità di amare.<br />
La civiltà non è né il numero, né la forza, né il denaro.<br />
La civiltà, è il desiderio paziente, appassionato, ostinato, che vi<br />
siano sulla terra meno ingiustizie, meno dolori, meno sventure.<br />
La civiltà, è amarsi.<br />
39
Dio e il cristianesimo<br />
Il tradimento dell’intelligenza - 1936<br />
26. La società, sbarazzandosi coscientemente del soccorso di Dio,<br />
è incapace, se non con la forza, di controllare l’individuo.<br />
27. Le civiltà rinsecchite hanno fatto delle religioni dei manuali di<br />
saper vivere e di status quo, perfino delle assicurazioni a<br />
basso costo contro l’incendio eterno.<br />
I benpensanti sono diventati dei nulla pensanti.<br />
Con il pretesto di conciliare, hanno disertato, hanno rinnegato.<br />
La Carità salverà il mondo - 1948<br />
28. Ho fatto questo sogno :<br />
Un uomo si presentava al giudizio del Signore : “Vedi, mio Dio,<br />
gli diceva, ho osservato la Tua Legge, non ho fatto nulla di<br />
disonesto, di cattivo o d’empio. Signore, le mie mani sono<br />
pure.<br />
- Senza dubbio, senza dubbio, gli rispondeva il Buon Dio… Ma<br />
esse sono vuote.”<br />
40
Bomba atomica o carità - 1949<br />
29. Il cristianesimo, è la rivoluzione del mondo tramite la Carità.<br />
Se Cristo, domani… - 1954<br />
30. Signore, vorrei tanto aiutare gli altri a vivere,<br />
tutti gli altri, i miei fratelli, che penano e soffrono senza sapere<br />
il perché, aspettando che la morte li liberi.<br />
31. Impedire ai poveri di morire, è bene.<br />
Ma se è per lasciarli morire di fame per tutta la vita, per fare<br />
della loro vita una morte senza fine, io divento complice di<br />
questo assassinio, poiché conservo il superfluo che a loro<br />
serve per vivere.<br />
32. Dividere amichevolmente le ricchezze del mondo,<br />
è prendere parte alla Tua creazione.<br />
33. Signore, vorrei tanto aiutare gli altri a vivere… senza<br />
l’elemosina insultante di una sterile compassione.<br />
34. Dio, è il Buon Dio.<br />
Colui che può perdonare senza fine.<br />
Colui che, sulla terra,<br />
sarà il nostro ultimo amico…<br />
41
35. Io non conosco Dio, ma sono conosciuto da Lui: e ciò è la<br />
speranza.<br />
36. Sublime superiorità del cuore ! Sulla terra noi non possiamo<br />
conoscere Dio, ma noi possiamo amarLo.<br />
37. Chi può dire che quel che ci manca non sia peggiore di ciò che<br />
abbiamo?<br />
Allora facciamo soltanto questa preghiera :<br />
“Signore, non smettere mai di amarci.”<br />
38. Felice colui che vive in Dio;<br />
benedetto colui che muore cercandoLo.<br />
39. La santità, è la grazia di fare le cose più umili sotto il segno<br />
dell’eternità.<br />
40. Amo i Santi che non sono degli angeli.<br />
41. Da duemila anni: l’era cristiana…<br />
Ma quando incominceremo noi ad essere cristiani ?<br />
Discorso sulla Carità - 7.9.1955<br />
42. Qualunque sia l’ingiustizia che ci colpisce, la prova che ci è<br />
imposta, non raggiungeremo mai la Passione del Grande<br />
Innocente. Non saremo mai rinnegati come Lui.<br />
Crocifissi come Lui.<br />
Ma, dopo la Pasqua, noi sappiamo che la morte non uccide<br />
più…<br />
42
Trenta volte il giro del mondo - 1961<br />
43. Se non alzate più gli occhi verso il cielo per pregare, lo<br />
scruterete per scoprirvi gli ordigni di morte che il vostro odio<br />
avrà forgiato.<br />
44. Signore, che cosa abbiamo fatto di Te ?<br />
Un contabile, un cassiere<br />
che restituisce la moneta delle buone azioni vendute.<br />
Uno stregone<br />
che si vendica e maledice.<br />
Un bottegaio<br />
che vende ai suoi falsi devoti<br />
piccole porzioni di paradiso.<br />
Tu, la cui potenza sfolgora tutt’intera<br />
nel più piccolo slancio d’amore.<br />
45. Limitarsi a denunciare, anzi a distruggere delle immagini del<br />
Creatore che ci sembrano insolite, anziché dare loro il soffio<br />
della carità che le animerebbe, accontentarsi di abbattere idoli<br />
che sono, anche se scandalosi, la consunta testimonianza di<br />
una fede autentica, compiacersi di condannare modi di credere<br />
e di vivere perché non sono i nostri, in cosa questi San<br />
Bartolomeo spirituali hanno fatto avanzare il regno di Dio?<br />
43
46. Uomo è il mio cognome. Cristiano il mio nome.<br />
47. Non c’è abbastanza cristianesimo nei cuori.<br />
Oppure un cristianesimo che ha perduto la sua rivoluzione per<br />
strada.<br />
Un cristianesimo in compensato.<br />
48. Ecco la verità: amarsi. Amarsi gli uni gli altri, amarsi tutti, non a<br />
ore fisse, ma per tutta la vita. Amare i poveri esseri, amare la<br />
gente felice (che sono spesso anche dei poveri esseri), amare<br />
il vicino, amare lo sconosciuto , amare il prossimo che è in<br />
capo al mondo, amare, amare…<br />
Senza questo, non ci sono genuflessioni, campane, o<br />
quaresime che tengano: se non ami, non sei cristiano.<br />
“Non è cristiano, diceva Péguy, colui che non dà la mano.”<br />
49. Lo so: alcuni ci diranno: “Il cristianesimo ha fallito. Era un<br />
bell’ideale, ma non ha cambiato nulla di veramente profondo<br />
nel cuore umano. La sua ora è passata. Gli uomini fanno oggi<br />
degli altri sogni, e la stella del Presepio non li illumina più.”<br />
Allora, risponderò con queste parole precise e amare di<br />
Chesterton:<br />
“Gli uomini, non sono stanchi del cristianesimo. Non l’hanno<br />
incontrato abbastanza per esserne stanchi”.<br />
44
La miseria e l’ingiustizia<br />
La Carità salverà il mondo - 1948<br />
50. Un cuore che non si risveglia davanti alla miseria<br />
è ben miserabile.<br />
51. I ricchi donano male perché hanno vergogna dei poveri.<br />
O ne hanno paura…<br />
Se Cristo domani… - 1954<br />
52. Quattrocento milioni di bambini hanno fame nel mondo.<br />
Perché non il tuo?<br />
Perché il tuo è nutrito, riparato, protetto?<br />
Perché il tuo, e non gli altri?<br />
Signora, ci ha mai pensato?<br />
53. Come vuoi che sia felice?<br />
Non ama che se stesso.<br />
Trenta volte il giro del mondo - 1961<br />
54. La vita, è la sua vita. Egli non lo sa, non vede, non capisce.<br />
Nella sua felicità, è il più infelice e il più solo di tutti gli uomini.<br />
45
55. Quando si ha tutto, non si fanno progetti: non si hanno che<br />
capricci.<br />
56. Prima di pensare di portare la gente sulla luna, sarebbe forse<br />
opportuno impedire loro di morire di miseria e di fame sulla<br />
terra.<br />
La sola verità, è amarsi - 1966<br />
57. I due terzi dell’umanità non mangiano a sufficienza.<br />
PERCHE’ LORO, E NON TU?<br />
Ci sono nel mondo 800 milioni di esseri umani che non hanno<br />
mai visto un medico.<br />
Più di un miliardo di esseri umani che non sanno leggere.<br />
PERCHE’ LORO, E NON TU?<br />
58. Sbarazzarsi sulle spalle degli infelici, o nelle braccia dei loro<br />
piccoli bambini, di ciò che si sarebbe senza dubbio gettato<br />
nella pattumiera è un gesto sordido. E non c’è di che<br />
rallegrarsi il cuore…<br />
59. Hai preteso di fare la carità? In verità, intendevi sbarazzarti<br />
così dei poveri.<br />
E’ Carità, questa ?<br />
E’ la carità dell’osso che si getta al cane!<br />
60. Il povero, non si tratta di dargli un po’ del nostro superfluo, ma<br />
di farlo partecipe della nostra vita.<br />
Bisogna avere il coraggio di riconoscerlo: non si risolverà la<br />
questione sociale con degli alberi di Natale, né il problema<br />
della fame, con delle questue.<br />
Il povero, il malato, il perseguitato, ha una sete oscura di<br />
ritrovarsi. D’aver coscienza che egli è un uomo come gli altri,<br />
che ha il diritto di vivere e il dovere di sperare.<br />
Procurargli il mezzo di assicurarsi, da solo, la sua esistenza e<br />
quella dei suoi, non accontentarsi di lasciargli cadere una<br />
moneta dal nostro portafoglio, ma condividere la sua<br />
sofferenza, la sua collera, il suo desiderio o la gioia, e dargli<br />
una parte di noi stessi; questo è amarlo veramente.<br />
46
La civiltà dei semafori - 1969<br />
61. Siete andati sulla luna? E poi dopo?<br />
Siete incapaci di sopprimere la miseria, la malattia, la fame,<br />
l’ingiustizia sociale.<br />
Perché il tic-tac del vostro orologio ha sostituito il tic-tac del<br />
vostro cuore.<br />
62. Quando vieni a sapere che se tutti gli affamati, gli infelici, gli<br />
abbandonati potessero sfilare tutt’intorno al mondo, il loro<br />
corteo farebbe venti volte il giro della terra,<br />
e che tu non ne sei spaventato:<br />
CAINO, SEI TU.<br />
47
63. Quando so – è l’Organizzazione Mondiale della Sanità che mi<br />
informa - che 550 milioni di uomini potrebbero essere salvati<br />
dalla malaria con 165 milioni di franchi, purtroppo introvabili,<br />
benché non rappresentino che la 132ma parte del bilancio<br />
militare della Francia, la 3.000ma parte di quello degli Stati<br />
Uniti, e che io non mi appello alla coscienza universale :<br />
CAINO, SONO IO.<br />
48
L’uomo e la felicità<br />
La luce che muore - 1925<br />
(Poema drammatico)<br />
64. …l’anima non si vende!<br />
Io non ho nulla, ma sono io<br />
e il mio cuore saprà, quando verrà il giorno, soccombere<br />
come vincitore.<br />
Sole sulle rose - 1926<br />
65. Assurdo orgoglio dell’uomo!<br />
Non sa?… Nega!<br />
Ah! voler misurare le anime con il compasso,<br />
Giudicare su vane parole, calcolare il genio<br />
di un uomo, sull’impronta del passo<br />
che camminando nella storia divenne un giorno follia!<br />
Intellettuali, astenersi - 1932<br />
(Commedia)<br />
66. Bisognerà pure che tu ti prenda il tempo di morire. Perché<br />
rifiutarti quello di vivere?<br />
49
Redenzione – 1929<br />
67. Non ci sono sogni troppo grandi:<br />
cammina ancora, non fermarti.<br />
L’orgoglio di vivere un grande ideale è la virtù suprema,<br />
e il tuo solo rifugio è l’amore<br />
68. La felicità è ovunque gli uomini la vedono:<br />
solo il male è cieco e sordo.<br />
Sappi vivere sempre al di sopra della vita…<br />
Povero Pulcinella - 1930<br />
69. Non si è mai soli quando si conserva un sogno da<br />
realizzare.<br />
Bisognerà strappare le corde della lira? - 1930<br />
(Conferenza alla Sorbona)<br />
70. La felicità, è vivere, nella propria anima, così in alto che le<br />
miserie umane non possano raggiungerti.<br />
Il sorriso della Francia - 1930<br />
(Conferenza alla Sorbona)<br />
71. Non volete ascoltare le voci delle vostre coscienze?<br />
State attenti che esse non diventino mute nell’anima dei vostri<br />
figli.<br />
50
72. Un’idea che non diventa immediatamente una forza è una<br />
chimera.<br />
73. Bisogna avere a volte il coraggio di sembrare ingiusti.<br />
Se Cristo, domani… - 1954<br />
74. L’uomo è libero nella vita come il pesce nel fiume, tra la<br />
sorgente e il mare.<br />
75. Il saggio è colui che sa prendere posizione, senza partito<br />
preso.<br />
76. Bisogna scegliere: saper morire o non vivere.<br />
77. Coloro che temono maggiormente la morte sono quelli che non<br />
hanno mai vissuto.<br />
78. Se si potesse scendere nel profondo della propria anima,<br />
come si avrebbe pietà di sé…<br />
79. La ricompensa, è di avere qualcuno che ti aspetta.<br />
Riferito da Elisée Servigné in “L’Uomo che abbraccia i lebbrosi”<br />
-1959<br />
80. Ogni volta che, con aria afflitta, dico:<br />
tutto va male, tutto va peggio a causa mia,<br />
commetto allo stesso tempo una sciocchezza e una cattiva<br />
azione.<br />
51
Una battaglia diversa dalle altre - 1954<br />
81. Un uomo non è veramente un uomo se non quando è libero. E<br />
non è libero se non quando lavora.<br />
La sola verità, è amarsi - 1966<br />
82. Per coloro che portano un messaggio, il coraggio deve essere,<br />
talvolta, eroismo quotidiano.<br />
La civiltà dei semafori - 1969<br />
83. Che Dio ci consenta di credere ancora alla virtù della<br />
sofferenza, e di poter assolvere, e dimenticare.<br />
52
Il denaro<br />
La Carità salverà il mondo - 1948<br />
84. Il male del secolo, è il denaro. Meno ancora per il potere che<br />
esso esercita quanto per la devozione di cui lo si circonda. La<br />
banconota – anche quando non ci si fa illusione sul suo reale<br />
valore – è diventata l’idolo stesso della felicità. Non si conosce<br />
altra strada per essere felici se non quella di sforzarsi di<br />
diventare ricchi.<br />
Se Cristo, domani… - 1954<br />
85. Signore, difendici dal denaro; che i nostri cuori non siano più<br />
corrosi dal desiderio sordido di essere ricchi o potenti.<br />
Discorso sulla Carità – 7.9.1955<br />
86. Sopprimendo Dio dal destino umano, si è creata la civiltà del<br />
disgusto e della disperazione.<br />
E l’uomo si è forgiato un nuovo padrone, il più tiranno, il più<br />
subdolo, il più triste che ci sia: il denaro.<br />
53
Trenta volte il giro del mondo - 1961<br />
87. Il denaro è diventato il vizio del secolo. La forma moderna del<br />
Maligno e della sua maledizione. Era lo strumento che avrebbe<br />
permesso di costruire la felicità. Non è più che la potenza<br />
anonima che pretende di sostituirla. Facendo del denaro uno<br />
scopo, l’uomo se ne è fatto lo schiavo. In questo mondo<br />
appassionato di “egualitarismo”, mai nessun tiranno fu più<br />
assoluto.<br />
54
La patria<br />
Il tradimento dell’intelligenza - 1936<br />
88. Amare il proprio paese non è odiare i paesi vicini così come<br />
amare la propria madre non è odiare le altre madri.<br />
Amare la propria famiglia non comporta rubare, saccheggiare,<br />
uccidere il vicino. Tutt’altro, l’amore per la famiglia implica e<br />
impone il rispetto delle altre case. Chi può stimare colui che ha<br />
rinnegato i propri genitori ? Così è della patria. Il vero patriota<br />
ama in ciascuno l’idea di patria e rispetta la patria di ognuno.<br />
Conferenza alla Sorbona - 1967<br />
89. Un paese non è un grande paese perché è forte;<br />
un paese non è un grande paese perché è ricco;<br />
un paese non è un grande paese se non quando è capace di<br />
molto amore.<br />
55
La lebbra e i malati di lebbra<br />
Giro del mondo fra i malati di lebbra - 1953<br />
90. Un lebbrosario senza amore, è un cimitero.<br />
Trenta volte il giro del mondo - 1961<br />
91. Lebbrosi ? Nel XX secolo del cristianesimo, ne ho trovati in<br />
prigione, nei manicomi, chiusi in cimiteri sconsacrati, oppure<br />
nel deserto, circondati da filo spinato, con guardie e<br />
mitragliatrici.<br />
Lebbrosi ? Ne ho visti nudi, urlanti, affamati, disperati. Ho visto<br />
le loro piaghe brulicanti di mosche, i loro tuguri infetti, le<br />
farmacie vuote, e i guardiani con i loro fucili. Ho visto un<br />
mondo inimmaginabile di orrori, di dolori e di disperazioni.<br />
Tutto questo continuerà ? Lasceremo noi morire, consumarsi<br />
quindici milioni di esseri umani, quando noi sappiamo adesso<br />
che si può curarli, salvarli, guarirli?<br />
92. I lebbrosi, cosa conta dar loro qualcosa, se non si dà loro la<br />
mano!<br />
56
93. Signore, ecco i veri lebbrosi: gli egoisti, gli empi.<br />
Coloro che vivono nell’acqua stagnante,<br />
Gli agiati, i codardi,<br />
Coloro che sciupano la loro vita.<br />
Signore, ecco i veri lebbrosi :<br />
Coloro che Ti hanno crocifisso.<br />
La sola verità, è amarsi - 1966<br />
94. Ma la gente che mangia tre volte al giorno non ha fretta…<br />
15 milioni di malati di lebbra sulla terra. Dai due ai tre milioni<br />
sono curati.<br />
Gli altri – 12 milioni ! – aspettano…<br />
Aspettano che si voglia pensare ad essi per guarirli.<br />
Soltanto la lebbra, essa, non aspetta. E ogni giorno delle mani<br />
sono mutilate per sempre, dei piedi si consumano, degli occhi<br />
si chiudono.<br />
Tutto questo non impedisce a nessuno di dormire?<br />
95. Può darsi che la grande lezione della “Battaglia della Lebbra”<br />
non sia tanto : “ malati guariti, vite salvate, uomini liberati”,<br />
quanto invece questa certezza che ho spesso ripetuto: senza<br />
l’amore, nulla è possibile; con l’amore, nulla è impossibile…<br />
E questa testimonianza : un uomo, anche solo all’inizio, se dà<br />
ogni giorno un colpo di piccone nella stessa direzione, senza<br />
lasciarsi distrarre o distogliere, se ogni giorno continua il suo<br />
sforzo, ogni giorno, senza mancarne uno, con gli occhi fissi su<br />
un’unica stella, se ogni giorno dà il suo colpo di piccone, anche<br />
quando il terreno fosse di roccia o d’argilla, finisce sempre per<br />
aprire una strada…<br />
E’ questo il ricordo che io vorrei lasciare…<br />
XV Giornata Mondiale dei malati di lebbra - 1968<br />
96. Se voi accettate, senza collera e senza rimorsi, che su 15<br />
milioni di uomini colpiti dalla lebbra, malattia poco contagiosa e<br />
perfettamente guaribile, 12 milioni restino ancora senza cure,<br />
senza soccorsi, senza amore, siete VOI i veri lebbrosi.<br />
57
Messaggi alla gioventù del mondo<br />
Sole sulle rose - 1926<br />
97. Nei più piccoli cuori, fate una grande estate;<br />
siate pronti a morire per la fratellanza umana,<br />
gridate a gran voce il vostro sogno al mondo,<br />
perché vivere, è lottare!<br />
Messaggio alla gioventù del mondo - 1961<br />
98. Se avete voglia di mangiare, non dite: “Ho fame !” Ma pensate<br />
ai 400 milioni di ragazze e ragazzi che oggi non mangeranno.<br />
Perché la metà della gioventù del mondo ha fame.<br />
Se siete raffreddati, non dite : “Mio Dio, come sono malato!”<br />
Ma pensate a tutti coloro che soffrono, agli 800 milioni di esseri<br />
umani che non hanno mai visto un medico.<br />
99. Non si tratta di asciugare con gesto vago una lacrima : è<br />
troppo presto fatto.<br />
Neppure di avere per un istante pietà: è troppo facile.<br />
Si tratta di prendere coscienza,<br />
e di non più accettare.<br />
Non accontentarci più di girare attorno a noi stessi – e ai nostri<br />
cari – nell’attesa della nostra piccola parte di paradiso.<br />
Rifiutarsi di continuare una piccola siesta benpensante,<br />
quando tutto urla e si dispera attorno a noi.<br />
Non accettare più questo modo di vivere che è una rinuncia<br />
perpetua dell’uomo…<br />
Non accettare più un cristianesimo negativo che i piccoli<br />
borghesi dell’eternità asfissiano in un labirinto di formule e di<br />
interdetti.<br />
Non accettare più di essere felici da soli.<br />
Messaggio alla gioventù del mondo - 1962<br />
100. Siate intransigenti sul dovere di amare.<br />
Non cedete, non venite a compromessi, non retrocedete.<br />
Ridete in faccia a coloro che vi parleranno di prudenza, di<br />
58
convenienza, che vi consiglieranno di “mantenere il giusto<br />
equilibrio”, i poveri campioni del “giusto mezzo”.<br />
E poi, soprattutto, credete nella bontà del mondo. Nel cuore di<br />
ogni uomo vi sono dei tesori prodigiosi d’amore; sta a voi<br />
scoprirli.<br />
La più grande disgrazia che vi possa capitare, è di non essere<br />
utili a nessuno, è che la vostra vita non serva a nulla.<br />
101. Siate fieri ed esigenti. Coscienti del dovere che avete di<br />
costruire la felicità per tutti gli uomini, vostri fratelli, non<br />
lasciatevi sommergere dalle sabbie mobili delle velleità o dei<br />
“non è possibile”. Lottate a viso aperto. Denunciate ad alta<br />
voce. Non permettete l’inganno attorno a voi.<br />
Siate voi stessi e sarete vittoriosi.<br />
Messaggio alla gioventù del mondo - 1965<br />
102. Perché l’amore rinasca nel mondo, dobbiamo lottare, lottare<br />
tutti i giorni.<br />
Lottare senza sosta. E senza occuparci del resto.<br />
<strong>Voglio</strong> dire: dei vili, dei calcolatori o dei codardi.<br />
Fare ciò che si può, è troppo poco.<br />
Bisogna fare di più.<br />
Bisogna fare molto di più. Molto di più di quanto si può. Per<br />
tentare di fare abbastanza. Bisogna fare di più. Ogni giorno.<br />
Tutti i giorni.<br />
Ogni amore seminato, presto o tardi, fiorirà.<br />
59
Conferenza alla Sorbona - 1967<br />
103. In questo mondo che cammina titubante fra gli sperperi<br />
insultanti e le carestie disperate, tra i ventri vuoti e i ventri<br />
troppo pasciuti, voi manifesterete il primato dell’amore.<br />
Dell’amore senza il quale ogni scienza è vana ed empia.<br />
Messaggio alla gioventù del mondo - 1968<br />
104. Tentare di distruggere le vecchie strutture sociali, come ormai<br />
scadute, come un bambino rompe i giocattoli perché li ha<br />
troppo usati, non è la testimonianza di uno spirito adulto, la<br />
prova che si è già uomini.<br />
Non lasciatevi ingannare dai teppisti dell’intelligenza : vi<br />
condurranno su strade senza fiori, e che sboccano nel nulla.<br />
Diffidate dei sistemi e allontanatevi dalle sette. Non lasciatevi<br />
impressionare dagli abulici del sofisma, dai maniaci del rifiuto.<br />
Vi lasceranno vuoti, l’intelligenza tradita e il cuore in ceneri.<br />
60
105. La vostra giovinezza deve essere creazione, elevazione,<br />
servizio e gioia.<br />
Voi non riformerete il mondo se non arricchendo il suo cuore.<br />
Per questo, vi sarà necessario imbrigliare la macchina che<br />
minaccia di divorare l’uomo, dominare la velocità di cui si è<br />
fatto prigioniero, riconquistare il tempo di amare.<br />
106. “Datemi un punto d’appoggio, diceva Archimede, ed io<br />
solleverò il mondo.”<br />
Il vostro punto di appoggio, è l’amore.<br />
Non un amore piagnucoloso che si accontenta di piangere<br />
sulle miserie degli altri, ma un amore lotta, un amore rivolta<br />
contro l’ingiustizia sociale, l’asservimento dei poveri, accettati<br />
passivamente da quelle buone anime che si mettono in<br />
smoking per rifare il mondo ed evocano le grandi carestie<br />
sgranocchiando pasticcini…<br />
Sì, ribellatevi! Ribellatevi al sapere che una portaerei atomica<br />
rappresenta il valore di tre milioni di tonnellate di grano, che<br />
con il prezzo di un missile si potrebbero distribuire ai Poveri<br />
centomila tonnellate di zucchero, che un sottomarino in più<br />
sono cinquantamila tonnellate di carne in meno per gli<br />
affamati.<br />
La rivoluzione? Sì. In favore di coloro che, questa sera,<br />
andranno a dormire – spesso per terra – con la fame, quei due<br />
miliardi di uomini dei quali il 60% ha meno di vent’anni.<br />
E’ tempo di chiudere per sempre la storia disumana<br />
dell’umanità.<br />
Le ricchezze del mondo sono per tutti gli uomini.<br />
Ecco la verità che dovete conquistare, imporre.<br />
107. Cercate uno scopo alla vostra vita?<br />
Mancano nel mondo tre milioni di medici: diventate medici.<br />
Più di un miliardo di esseri umani non sanno né leggere, né<br />
scrivere: diventate insegnanti.<br />
Due uomini su tre non mangiano a sufficienza : diventate<br />
agricoltori e, dalle terre incolte, fate spuntare i raccolti che li<br />
sazieranno. I vostri fratelli hanno bisogno di voi: non importa in<br />
quale settore, diventate semplicemente, molto nobilmente,<br />
degli “operai”.<br />
61
Perchè ogni lavoro è nobile quando lo si aggancia ad una<br />
stella.<br />
Diventate qualcuno per fare qualche cosa.<br />
62
108. Rifiutate di mettere la vostra vita al riparo.<br />
Ma rifiutate anche l’avventura in cui l’orgoglio ha più spazio del<br />
servizio.<br />
Denunciate, ma per esaltare.<br />
Contestate, ma per costruire.<br />
Che la vostra ribellione e la sua collera,<br />
sia amore.<br />
109. Siate, ognuno di voi, una particella, una scintilla di questo<br />
amore.<br />
Rendetelo contagioso. Organizzate l’epidemia del bene.<br />
E che essa contamini il mondo!<br />
Sono forti coloro che credono e vogliono costruire.<br />
Costruite la felicità degli altri.<br />
Il domani avrà il vostro volto.<br />
Il mondo si sta disumanizzando :<br />
voi, siate uomini.<br />
Messaggio alla gioventù del Mondo - 1970<br />
110. Nell’anno 2000, saranno i vostri figli, giovani di vent’anni oggi,<br />
che avranno vent’anni.<br />
Per essi, bisogna già che vi battiate.<br />
Battervi contro tutto ciò che deprezza e limita l’uomo. Contro<br />
tutto ciò che disonora e degrada la vita.<br />
E prima di tutto, la macchina e il denaro.<br />
La macchina doveva essere al nostro servizio:<br />
essa ci ha ridotti in servitù.<br />
63
Il denaro doveva essere a nostro servizio :<br />
esso ci avvilisce.<br />
Relegate al loro rango di schiavo questi tristi stregoni.<br />
E liberate l’amore.<br />
111. L’amore non è una parola farfallina, che volteggia su labbra<br />
profumate, ma lavoro, lacrime. Talvolta, sangue.<br />
Diffidate delle parole che sono tanto più sonore quanto più<br />
sono vuote. Non basta scriverle con la maiuscola perché<br />
riflettano il volto di Dio.<br />
Voi non guarirete il mondo con dei punti esclamativi.<br />
Messaggio alla gioventù del Mondo - 1971<br />
112. E poi che importa! L’essenziale non è ciò che si è, ma ciò che<br />
si offre.<br />
Le vostre mani vuote, anche se imbrattate, tendetele…<br />
Ciò che noi sappiamo di più certo quaggiù, è che gli altri hanno<br />
bisogno di noi.<br />
113. Se manca qualcosa alla vostra vita, è perché non avete<br />
guardato abbastanza in alto.<br />
Perché non aprirsi alla speranza?<br />
64
Abbiamo tanto cielo sopra di noi…<br />
Di fronte a questa civiltà di scorie, incapace perfino di liberarsi<br />
delle sue miserie, conservate la grazia di meravigliarvi.<br />
Messaggio alla gioventù del Mondo - 1977<br />
114. “Signore, vorrei tanto aiutare gli altri a vivere.” Questa fu la mia<br />
preghiera di adolescente. Credo di esserne stato, per tutta la<br />
vita, fedele…<br />
Ed eccomi al tramonto di una esistenza che ho condotto del<br />
mio meglio, ma che rimane incompiuta.<br />
Il tesoro che vi lascio, è il bene che io non ho fatto, che avrei<br />
voluto fare e che voi farete dopo di me.<br />
115. Nomino erede universale la gioventù del mondo.<br />
Tutta la gioventù di tutto il mondo: di destra, di sinistra, di<br />
centro, di sopra: che m’importa!<br />
Tutta la gioventù: quella che ha ricevuto il dono della fede,<br />
quella che si comporta come se credesse, quella che pensa di<br />
non credere. C’è un solo cielo per tutti.<br />
Allora… Domani? Il domani, siete voi.<br />
65
RAOUL FOLLEREAU<br />
UN GRANDE CUORE, UNA GRANDE OPERA.<br />
La vita di Raoul Follereau inizia il 17 agosto 1903, a Nevers,<br />
Francia.<br />
“So soffrire!“ dice. Soffre del dolore del mondo.<br />
Filo conduttore dei suoi primi poemi, punto di partenza di una vita…<br />
Oratore eloquente, avvocato di una sola causa, quella degli esclusi,<br />
parla, scrive, convince e solleva le montagne. Si rende ovunque per<br />
risvegliare le coscienze.<br />
Alle disgrazie del mondo, egli interessa il mondo intero.<br />
Non dubita. Agisce.<br />
Nel 1942, in piena guerra, il primo villaggio per i malati di lebbra ad<br />
Adzopé, in Costa d’Avorio, viene costruito al ritmo delle sue<br />
conferenze.<br />
Vagabondo della Carità per gli Americani, Apostolo dei lebbrosi per<br />
gli Africani, lotta contro tutte le barbarie. Per coloro che sono i più<br />
abbandonati, i più disperati, i lebbrosi di tutte le lebbre…<br />
Raoul Follereau denuncia l’egoismo, l’indifferenza, la vigliaccheria.<br />
E si batte per ridurre, abbattere ogni miseria immeritata, ogni<br />
sofferenza ingiusta.<br />
Invita ad unirsi liberamente tutti coloro che vogliono sforzarsi di<br />
essere fraterni, di capirsi, di aiutare e amare il prossimo.<br />
Pone il suo sguardo su tutte le miserie, di tutti gli uomini,<br />
“… di coloro che nessuno vuole e che vagano, vagano in questo<br />
deserto che è diventato il mondo…”<br />
… e ci affida la sua Opera, la sera del 6 dicembre 1977. Affida<br />
a ciascuno di noi l’eredità e la missione di fare il bene che non ha<br />
potuto fare, che avrebbe voluto fare e che noi faremo dopo di lui.<br />
66
PREGHIERA PER L’ANNO 2000<br />
Anno 2002.<br />
Tempo di paura o primavera d’amore?<br />
Atomo: trionfo dell’uomo<br />
o patibolo dell’umanità?<br />
Signore aiutaci!<br />
Detentori oramai di una particella<br />
della Tua potenza,<br />
eccoci davanti a Te, deboli, fragili,<br />
più poveri che mai, vergognosi<br />
delle nostre coscienze rattoppate<br />
e dei nostri cuori a brandelli.<br />
Signore, abbi pietà di noi!<br />
Noi abbiamo costruito chiese,<br />
ma la nostra storia<br />
è una guerra senza fine;<br />
noi abbiamo costruito ospedali, ma noi,<br />
per i nostri fratelli,<br />
abbiamo accettato la fame.<br />
Perdono, Signore,<br />
per la natura calpestata,<br />
per le foreste assassinate,<br />
per i fiumi inquinati…<br />
Perdono per la bomba atomica,<br />
il lavoro a catena,<br />
la macchina che divora l’uomo<br />
e le bestemmie contro l’Amore.<br />
Noi sappiamo che Tu ci ami e che<br />
a questo Amore noi dobbiamo la vita.<br />
Strappaci dall’asfissia dei cuori<br />
e dei corpi.<br />
Che i nostri giorni non siano più deturpati<br />
dall’invidia e dall’ingratitudine,<br />
dalle terribili schiavitù del potere.<br />
Donaci la felicità di amare<br />
Il nostro dovere.<br />
Nel mondo mancano milioni di medici:<br />
ispira i Tuoi figli a curare;<br />
Nel mondo mancano milioni di maestri:<br />
67
ispira i Tuoi figli ad insegnare;<br />
la fame tormenta i tre quarti della terra:<br />
ispira i Tuoi figli a seminare;<br />
da cent’anni gli uomini hanno fatto<br />
quasi cento guerre;<br />
insegna ai Tuoi figli ad amarsi.<br />
Perché, Signore, non vi è amore<br />
senza il Tuo Amore.<br />
Fa che ogni giorno,<br />
e per tutta la vita,<br />
nella gioia,<br />
nel dolore,<br />
noi siamo fratelli,<br />
fratelli senza confini.<br />
Allora i nostri ospedali<br />
saranno le Tue cattedrali<br />
e i nostri laboratori<br />
I testimoni della Tua grandezza.<br />
Nei cuori dei proscritti di un tempo<br />
risplenderanno i Tuoi tabernacoli;<br />
allora, non accettando altre tirannie<br />
che non quella della Tua Bontà,<br />
la nostra civiltà martoriata dall’odio,<br />
dalla violenza e dal denaro,<br />
rifiorirà<br />
nella pace e nella giustizia.<br />
Come l’alba diventa aurora,<br />
poi giorno,<br />
voglia il Tuo Amore<br />
che i figli dell’Anno Duemila,<br />
nascano nella speranza,<br />
crescano nella pace,<br />
si estinguano infine nella luce,<br />
Per ritrovarti, Signore, Tu che sei la Vita.<br />
SIGNORE, ECCO I TUOI LEBBROSI<br />
68<br />
Raoul Follereau
SIGNORE, VORREI TANTO…<br />
Signore, ecco i tuoi lebbrosi,<br />
senza mani e coi volti tumefatti,<br />
i ributtanti, i rifiuti, gli immondi,<br />
che portano come Tua Croce<br />
tutta la miseria del mondo.<br />
Signore, ecco i tuoi lebbrosi,<br />
senza mani e coi volti tumefatti.<br />
Signore, ecco i veri lebbrosi,<br />
gli egoisti, gli empi,<br />
coloro che vivono nell’acqua stagnante,<br />
i comodi, i paurosi,<br />
coloro che sciupano la propria vita.<br />
Signore, ecco i veri lebbrosi:<br />
coloro che ti hanno crocifisso.<br />
Signore, vorrei tanto aiutare gli altri<br />
a vivere,<br />
tutti gli altri, i mie fratelli<br />
che penano e soffrono<br />
senza sapere perché,<br />
aspettando che la morte li liberi.<br />
Signore, vorrei tanto aiutare gli altri,<br />
tutti gli altri, i miei fratelli,<br />
69<br />
Raoul Follereau<br />
Lavorare per poter mangiare,<br />
mangiare per lavorare ancora,con, alla fine, la vecchiaia e la<br />
morte.<br />
No, non è la Pace che hai promessa.<br />
Signore, vorrei tanto aiutare gli altri<br />
a vivere…<br />
senza l’elemosina insultante di una sterile compassione.<br />
Impedire ai poveri di morire, è bene.<br />
Ma se è per lasciarli morire di fame<br />
per tutta la vita,<br />
per fare della loro vita una morte senza fine,<br />
divento complice di questo assassinio<br />
poiché conservo il superfluo che serve loro per vivere.<br />
Dividere con amicizia le ricchezze del mondo,<br />
è prendere la nostra parte alla tua creazione.
che vacillano nella loro solitudine…<br />
Concedimi di consacrare la mia vita<br />
a tentare di liberarli<br />
dalla loro fretta, per raggiungerTi,<br />
dal loro tumulto, per ascoltarTi,<br />
dalla loro ricchezza, per comprenderTi,<br />
e dalla loro povera vanità,<br />
per conoscere la Pace che Tu hai promessa,<br />
70<br />
se questa è la Tua volontà.<br />
Raoul Follereau
“ Nomino Erede universale …”<br />
(1977)<br />
Giovani di tutti i paesi,<br />
la guerra, la pace,<br />
per voi.<br />
Scrivevo, venticinque anni fa:<br />
“o gli uomini impareranno ad amarsi,<br />
o l’uomo, infine, vivrà per l’uomo,<br />
o gli uomini moriranno.<br />
Tutti<br />
e tutti insieme.<br />
Il nostro mondo non ha che questa alternativa:<br />
amarsi o scomparire.<br />
Bisogna scegliere. Subito. E per sempre.”<br />
Ieri l’allarme.<br />
Domani, l’inferno.<br />
I Grandi – questi giganti che hanno smesso di essere uomini –<br />
possiedono, nelle loro turpi collezioni di morte, 20.000 bombe all’idrogeno<br />
di cui una sola basterebbe a fare, di una Metropoli, un immenso cimitero.<br />
Ed essi continuano la loro mostruosa industria producendo tre bombe ogni<br />
24 ore.<br />
L’Apocalisse è all’angola della strada.<br />
Ragazzi, ragazze, su tutta la terra,<br />
sarete voi che direte “no” al suicidio dell’umanità.<br />
“Signore, vorrei tanto aiutare gli altri a vivere”.<br />
Questa fu la mia preghiera di adolescente. Credo di esserne stato, per<br />
tutta la vita, fedele…<br />
Ed eccomi al tramonto di una esistenza che ho condotto del mio<br />
meglio, ma che rimane incompiuta.<br />
71
Il tesoro che vi lascio, è il bene che io non ho fatto,<br />
che avrei voluto fare, e che voi farete dopo di me.<br />
Possa solo questa testimonianza aiutarvi ad amare.<br />
Questa è l’ultima ambizione della mia vita,<br />
e l’oggetto di questo “testamento”.<br />
* * *<br />
Nomino erede universale la gioventù del mondo.<br />
Tutta la gioventù di tutto il mondo : di destra, di sinistra, di centro,<br />
di sopra : che mi importa!<br />
Tutta la gioventù: quella che ha ricevuto il dono della fede, quella<br />
che si comporta come se credesse, quella che pensa di non credere.<br />
Non c’è che un solo cielo per tutti.<br />
Più la mia vita si avvicina alla fine, e più sento il dovere di<br />
ripetervelo: noi salveremo l’umanità amandola.<br />
E di ripetervi : la più grande disgrazia che vi possa capitare, è di<br />
non essere utili a nessuno, che la vostra vita non serva a niente.<br />
* * *<br />
Amarsi o scomparire.<br />
Ma non basta belare “la pace, la pace” perché la Pace cessi di<br />
disertare la terra.<br />
Bisogna agire. A forza d’amore. A colpi d’amore.<br />
I pacifisti col manganello sono dei falsi combattenti. Tentando di<br />
conquistare, disertano. Il Cristo ha ripudiato la violenza, accettando la<br />
Croce.<br />
Allontanatevi dai mascalzoni dell’intelligenza, come dai venditori di<br />
fumo: vi condurranno su strade senza fiori e che sbucano nel nulla.<br />
Diffidate di queste “tecniche divinizzate” che già San Paolo<br />
denunciava. Sappiate distinguere ciò che serve da ciò che sottomette.<br />
Rinunciate alle parole che sono tanto più altisonanti quanto più sono<br />
vuote…<br />
72
Non guarirete il mondo con dei punti esclamativi.<br />
Ciò che occorre, è liberarlo da certi “progressi” e dalle loro<br />
malattie, dal denaro e dalla sua maledizione.<br />
Allontanatevi da coloro per i quali tutto si riassume, si spiega e si<br />
apprezza in biglietti di banca. Anche se intelligenti, sono i più stupidi di<br />
tutti gli uomini.<br />
Non si fa un trampolino con una cassaforte.<br />
Bisognerà che dominiate il denaro, senza il quale quasi nulla di umano<br />
è possibile, ma con il quale tutto marcisce.<br />
Corruttore, che esso diventi servitore.<br />
Siate ricchi, voi, della felicità degli altri.<br />
* * *<br />
Rimanete voi stessi. E non un altro. Chiunque, non è nessuno. Fuggite<br />
le facili vigliaccherie dell’anonimato.<br />
Ogni essere umano ha un destino unico. Realizzate il vostro, con gli<br />
occhi aperti, esigenti e leali. Niente può mai raggiungere la dimensione di<br />
un uomo. Se manca qualcosa alla vostra vita, è perché non avete guardato<br />
abbastanza in alto.<br />
Tutti simili ? No.<br />
Ma tutti uguali<br />
e tutti insieme.<br />
Allora sarete degli uomini. Degli uomini liberi.<br />
Ma attenzione !<br />
La libertà non è una cameriera tuttofare che si può sfruttare<br />
impunemente. Né un paravento sbalorditivo dietro il quale si gonfiano<br />
fetide ambizioni.<br />
La libertà è il patrimonio comune di tutta l’umanità. Chi non è capace<br />
di apprezzarla negli altri è indegno di possederla.<br />
Non fate del vostro cuore un ripostiglio; diventerebbe ben presto<br />
una pattumiera.<br />
Lavorate. Una delle disgrazie del nostro tempo, è che si considera il<br />
lavoro come una maledizione. Mentre è redenzione.<br />
Meritate la felicità di amare il vostro dovere.<br />
E poi credete nella bontà, nell’umile e sublime bontà.<br />
Nel cuore di ogni uomo ci sono dei tesori d’amore. Sta a voi,<br />
scoprirli.<br />
73
La sola verità, è amarsi.<br />
Amarsi gli uni, gli altri, amarsi tutti. Non a ore fisse, ma per tutta la<br />
vita. Amare la povera gente, amare le persone felici (che sono molto<br />
spesso dei poveri esseri), amare lo sconosciuto, amare il prossimo che è ai<br />
margini del mondo, amare lo straniero che è vicino a voi. Amare.<br />
Voi non pacificherete il mondo se non arricchendo il suo cuore.<br />
* * *<br />
Testimoni troppo spesso legati al deterioramento di questo secolo<br />
(che fu a momenti così bello), spaventati da questa gigantesca corsa<br />
verso la morte di coloro che confiscano i nostri destini, asfissiati da un<br />
“progresso” folgorante, divorante, ma paralizzante,<br />
con il cuore frantumato da questo grido “ ho fame ! ” che si alza<br />
incessantemente dai due terzi del mondo,<br />
rimane solo questo supremo e sublime rimedio :<br />
ESSERE VERAMENTE FRATELLI.<br />
Allora… domani ?<br />
Il Domani, siete voi.<br />
74<br />
* * *<br />
Raoul Follereau
Raoul Follereau<br />
I SUOI ULTIMI PENSIERI<br />
finiti di scrivere in ospedale<br />
Queste pagine, le ho cominciate nel giorno dei miei 73 anni.<br />
L’anno stesso in cui ho pubblicato il messaggio: “Prima dell’Anno<br />
duemila, fiorirà una nuova primavera”. Il mio ultimo messaggio,<br />
perché, quando queste pagine verranno pubblicate, io sarò morto.<br />
Conoscerò la verità e avrò ritrovato l’Amore.<br />
E’ a Gardone, in questa stessa camera, sullo stesso tavolo<br />
dove, per 50 anni, ho scritto tutti i miei libri, che consegno questi<br />
pensieri, queste volontà, che saranno conosciuti solo dopo la mia<br />
morte.<br />
Nulla, qui, è cambiato. Né il lago con le sue misteriose<br />
armonie, né gli alberi, né i fiori che fanno loro da scrigno. E io<br />
guardo questo paesaggio e questo orizzonte con lo stesso stupore<br />
che neppure in un mezzo secolo, si è potuto saziare.<br />
E’ l’ora della siesta. Persone “terribilmente felici” sono<br />
sprofondate nelle loro poltrone; i bambini giocano, gridano o<br />
cantano. Il sole scenderà presto all’orizzonte. Sicuro di se stesso.<br />
Sicuro di ritornare domani.<br />
Sicuro. Lo ero anch’io una volta. Quand’ero bambino, poi da<br />
giovane. Umilmente, ma in modo che volevo splendende.<br />
Oggi…<br />
L’ho detto molte volte, dapprima fu una certezza, poi una sfida:<br />
“Io sono così veloce e ho il cuore così pronto che la fatica o l’età<br />
non riusciranno mai a fermarmi.”<br />
Mai?<br />
E’ fatto.<br />
E non provo più né amarezza, né rabbia.<br />
Appena rimpianto.<br />
*<br />
* *<br />
Mi sveglierò domani?<br />
O mi addormenterò tra le Tue braccia, Signore, soffrendo, se<br />
Tu così vuoi, ma senza rimorsi?<br />
Ora so che era un orgoglio stupido e futile a farmi credere che<br />
avrei compiuto il mio compito da solo.<br />
Ma il domani assicurerà il cambio.<br />
75
E conosco già molti di coloro che mi sostituiranno. E quelli che<br />
non conosco, so che ci sono. Allora posso morire.<br />
Più la mia vita si avvicina alla fine e più sento il bisogno, e il<br />
dovere, di ripeterlo senza posa: solo amandolo salveremo il mondo.<br />
Io non vivrò l’Anno duemila, ma molti di voi sì.<br />
Possiate allora avere il diritto di ricordarvi di me e il diritto di<br />
dire: “Papà Raoul aveva ragione”.<br />
Non ho mai voluto fare il profeta: sarebbe ridicolo e vano.<br />
Perché scrivevo: “Amare non vuol dire donare, ma<br />
condividere”, non credo comunque di aver inventato io l’economia<br />
della partecipazione.<br />
Neppure perché nel 1948 reclamavo la creazione di un<br />
servizio sociale capace di sostituire, un giorno, le servitù della<br />
condizione militare.<br />
*<br />
* *<br />
“La sola verità è amarsi”. “Nessuno ha il diritto di essere felice<br />
da solo”.<br />
Sono stati i primi balbettii del mio cuore. Mi si renderà atto che<br />
vi sono stato fedele.<br />
E se talvolta ho dato l’impressione di “precedere i tempi”, è<br />
perché l’amore è di tutti i tempi.<br />
Il mio ruolo, oggi, si è compiuto. Ma prima che cada la notte,<br />
voglio assicurarmi che domani, senza di me, ma con me per<br />
sempre, il giorno si leverà…<br />
*<br />
* *<br />
Nomino erede universale la gioventù del mondo. Tutta la<br />
gioventù del mondo.<br />
Di destra, di sinistra, di centro, di fondo, cosa importa! Niente<br />
di tutto ciò esiste veramente.<br />
Ho sempre alzato le spalle davanti a questa mania infantile di<br />
definire, etichettare, classificare, incasellare,il cuore degli uomini.<br />
Sinistra-Destra, Sinistra-Destra.<br />
76
Ciò non ha mai fatto andare avanti altro che coloro che, in<br />
caserma o nella vita, sono costretti a marciare al passo.<br />
Andare al passo, pensare come “tutti”, come quelli che oggi i<br />
giovani non riconoscono. I giovani si sentono liberi; e persuasi di<br />
non poter più sopportare il giogo.<br />
Troppo presto verrà il momento in cui capiranno che è<br />
un’illusione.<br />
…Ma un’illusione in difesa della quale tanti tra di noi dovettero<br />
o dovranno morire.<br />
Sinistra-Destra. Sinistra-Destra – merita rispetto.<br />
*<br />
* *<br />
Forse alcune di queste affermazioni sorprenderanno,<br />
scandalizzeranno qualcuno tra voi.<br />
Vi chiedo, se non di accettarle, di considerarle almeno con la<br />
simpatia che merita la sincerità.<br />
Non credo certo di possedere la verità. Infallibile nei miei<br />
giudizi. Ma credo a ciò che scrivo; e lo scrivo così come lo credo.<br />
Non impongo a nessuno di aderire al mio pensiero, né di<br />
diffondere i miei messaggi. Ma non autorizzo nessuno a mutilarli.<br />
Né a rivendicarsene per soddisfare un qualche interesse o una<br />
qualche ambizione.<br />
La mia opera appartiene a tutti. Ognuno può, onestamente,<br />
farvi riferimento e diffonderla. Ma nessuno ha il diritto di<br />
monopolizzarla.<br />
Invidia, gelosia, cupidigia non hanno mai posto nei nostri cuori.<br />
Chi non ama, che non aiuta il suo fratello, non è mio figlio.<br />
*<br />
* *<br />
Quando voi mi leggerete, io avrò ritrovato l’Amore.<br />
Saprò quanto queste righe sono povere, anche indegne. Ma<br />
avrò ricevuto la grazia di spogliarmi dell’intelligenza che si crede<br />
verità e di sapere soltanto amare.<br />
77
Avrò ritrovato l’Amore. E sarò certo, allora, di non averlo mai<br />
perduto.<br />
E’ per voi, miei giovani fratelli, che scrivo queste ultime righe.<br />
Se non ho il potere di decidere il giorno della mia morte, ho la<br />
libertà di fare, nell’ora che ho scelto, il bilancio della mia vita,<br />
questa vita che, senza l’Amore, sarebbe incomprensibile, se non<br />
insensata.<br />
Eccomi alla sera di un’esistenza che ho riempito del mio<br />
meglio ma che resterà incompiuta.<br />
Il tesoro che vi lascio, è il bene che io non ho fatto, che avrei<br />
voluto fare e che voi farete dopo di me.<br />
Per le vostre primavere, esistere, vuol dire agire.<br />
Che domani voi possiate dire: esistere, vuol dire servire; tale è<br />
l’ultima ambizione della mia vita, e lo scopo di questo “testamento”<br />
che vorrebbe insegnarvi ad amare.<br />
Per me, nel silenzio e, se Dio così decide, nella prova, resterò<br />
vostro, ogni giorno e sempre, fino alla sera in cui questa penna<br />
cadrà dalle mie mani ed i miei occhi, allora, si apriranno…<br />
78
LA BATTAGLIA CONTRO TUTTE LE LEBBRE<br />
“La battaglia contro la lebbra non è che un capitolo, il primo capitolo<br />
di questa grande lotta che tutti, chiunque noi siamo, da qualunque<br />
parte veniamo, dobbiamo sferrare contro quelle vere lebbre, molto<br />
più contagiose, ahimè, della lebbra stessa, e che sono la miseria, la<br />
fame, l’egoismo, il fanatismo e la viltà.<br />
Queste lebbre, abbiamo imparato, al servizio dei malati di lebbra,<br />
come attaccarle, combatterle, vincerle.”<br />
In questi termini Raoul Follereau continua ad incitarci a proseguire<br />
la sua battaglia al servizio dell’uomo e a batterci dopo di lui, come<br />
lui, per ridare dignità a tutti gli esclusi e trasformare la loro<br />
esistenza.<br />
Con la preoccupazione, di efficacia e di trasparenza, questa carità<br />
senza frontiere al servizio dei più dimenticati si concretizza oggi<br />
attraverso il sostegno ai progetti per la cura e il controllo del lebbra,<br />
programmi di sviluppo, sostegno ai bambini, al reinserimento.<br />
79
L’Unione Internazionale delle Associazioni Raoul Follereau:<br />
un fronte contro l’esclusione<br />
L’Unione Internazionale delle Associazioni Raoul Follereau è stata creata da Raoul<br />
Follereau nel 1971, inizialmente con il nome “Associazione Internazionale delle Fondazioni<br />
Raoul Follereau”.<br />
Suo scopo è di mantenere e promuovere tutte le opere ispirate dalle generose<br />
iniziative di Raoul Follereau nella “Battaglia contro la lebbra e contro tutte le lebbre”,<br />
assicurare che l’attività di ogni associazione-membro rimanga conforme allo spirito del<br />
Fondatore, e di ripubblicare, diffondere nuovamente i messaggi che egli inviò in occasione<br />
delle sue numerose iniziative, conformemente al suo desiderio.<br />
Essa raggruppa associazioni di paesi dove la lebbra è scomparsa e di paesi dove il<br />
morbo di Hansen è ancora una realtà sanitaria e sociale.<br />
L’Unione ha una triplice missione: sensibilizzare i governi e le popolazioni,<br />
organizzando la Giornata Mondiale dei malati di lebbra, l’ultima domenica di gennaio di<br />
ogni anno; creare e sostenere progetti sanitari e di sviluppo; diffondere il messaggio di<br />
Raoul Follereau.<br />
Nel preambolo dello statuto adottato dall’Assemblea Generale Costitutiva, si legge:<br />
Le Associazioni che costituiscono l’Unione Internazionale aiuteranno domani<br />
i paesi ad aiutarsi, le comunità a svilupparsi, gli uomini a vivere.<br />
Fedeli all’ideale ispirato da Raoul Follereau, ricche della sua esperienza e forti<br />
della sua amicizia, esse continueranno il compito che egli affida loro e che è stato<br />
quello di tutta la sua vita : servire gli uomini nel rispetto dell’uomo e creare, giorno<br />
dopo giorno, tramite la vittoria sull’egoismo, una immensa catena di solidarietà<br />
d’amore, ponendo così, per l’avvenire, le basi di una autentica “sociologia della<br />
fraternità” sotto questo segno :<br />
“Nessuno ha il diritto di essere felice da solo”<br />
Benin Association Raoul Follereau du Bénin<br />
Cotonou<br />
Burkina Faso Association Burkinabé Raoul Follereau<br />
Ouagadougou<br />
Cameroun Association Nationale d’Assistance aux<br />
Nécessiteux - Assanec<br />
Soa-Yaoundé<br />
Chad Association de Solidarité avec les Lépreux<br />
du Tchad<br />
N'Djaména<br />
80
Congo Association Congolaise Raoul Follereau<br />
Brazzaville<br />
Costa d’Avorio<br />
Association Ivoirienne Raoul Follereau<br />
Abidjan<br />
Francia Fondation Raoul Follereau<br />
Parigi<br />
Grecia Association Raoul Follereau de Grèce<br />
Chaleida<br />
Isola Maurizio Les Amis de Moulin à Poudre<br />
Beau Bassin<br />
Italia VOGLIO VIVERE - Onlus – MEMBRO UNIONE<br />
INTERNAZIONALE RAOUL FOLLEREAU<br />
Biella<br />
www.voglio-vivere.it<br />
e.mail : vogliovivere@voglio-vivere.it<br />
Tel.-fax segreteria 051 801800<br />
Mali Union Malienne Raoul Follereau<br />
Bamako<br />
Malta The Order of Charity Raoul Follereau<br />
Foundation<br />
Valletta<br />
Mauritania Association Mauritanienne pour la Promotion<br />
des Handicapés de la Lèpre<br />
Nouakchott<br />
Niger Association Nigérienne Raoul Follereau<br />
Niamey<br />
Polonia Fondation Polonaise Raoul Follereau<br />
Zielonka<br />
81
Portogallo Associação Portuguesa Amigos de Raoul<br />
Follereau<br />
Lisbona<br />
Senegal Association Sénégalaise d’Aide aux Lépreux<br />
Dakar-Yoff<br />
Spagna Asociation Amigos de Los Enfermos de Lepra<br />
– Fundacion Raoul Follereau<br />
Madrid<br />
Togo Association Togolaise d’Aide aux Lépreux<br />
Lomè<br />
UNIONE INTERNAZIONALE<br />
DELLE ASSOCIAZIONI RAOUL FOLLEREAU<br />
31, Rue De Dantzig<br />
F – 75015 PARIGI<br />
Tel. (+33) 01 53689898<br />
Fax (+33) 01 48562222<br />
82
Breve biografia di André Récipon<br />
André RECIPON è nato il 1° ottobre 1925.<br />
Arruolatosi volontario a 18 anni nella I Armata del Generale de<br />
Lattre, ha partecipato alla campagna di Francia e di Germania.<br />
Appartiene a quella generazione che non aveva ancora 14 anni<br />
quando venne dichiarata la seconda guerra mondiale e che ha<br />
compiuto 20 anni sul campo di battaglia.<br />
Congedato, sceglie di entrare in banca dalla porta più stretta e sale<br />
tutti i gradini fino a quello di Presidente. Parallelamente alla carriera<br />
bancaria, conduce una importante attività nella vita associativa.<br />
Ricoprirà le cariche di Delegato generale delle Associazioni<br />
Famigliari Cattoliche; sarà il primo Segretario Generale della<br />
Federazione Nazionale degli Organismi di Gestione<br />
dell’Insegnamento Cattolico, fin dalla sua creazione, e per cinque<br />
anni presiederà il Coordinamento di Agen che raggruppa più di 200<br />
associazioni umanitarie.<br />
Raoul Follereau lo designerà, il 13.2.1968, con atto notarile, suo<br />
figlio spirituale e successore e creerà l’Associazione Francese<br />
Raoul Follereau, la Fondazione Raoul Follereau, l’Unione<br />
Internazionale delle Associazioni Raoul Follereau il 10 ottobre<br />
1971, in seguito la Fondazione per l’alloggio sociale.<br />
Nel 1992 ha avuto l’orgoglio di vedere suo figlio Michel succedergli,<br />
animato dallo stesso ideale per continuare l’Opera di Raoul<br />
Follereau e la sua.<br />
83
L’Associazione VOGLIO VIVERE – <strong>ONLUS</strong> – Membro Unione<br />
Internazionale Raoul Follereau.<br />
Raoul Follereau (1903-1977): un gigante della Carità.<br />
Ha fatto 32 volte il giro del mondo per soccorrere gli esclusi fra i più<br />
abbandonati, i più disperati. Ha tenuto migliaia di conferenze, per<br />
risvegliare le coscienze dei potenti e dei singoli, per sconfiggere la<br />
tremenda fama del Morbo di Hansen, per fare dei malati di lebbra<br />
“uomini come gli altri”. Insieme alla moglie Madeleine è stata la<br />
persona che, nel mondo, ha abbracciato il più alto numero di<br />
hanseniani, per sfatare la paura assurda che si aveva della malattia<br />
e di coloro che ne erano colpiti.<br />
Si è battuto per ridurre, abbattere ogni miseria immeritata, ogni<br />
ingiusta sofferenza.<br />
Ha lottato senza tregua per la Pace nel mondo “disarmate per<br />
poter amare”, sostenuto nelle sue azioni dai pontefici e dalla<br />
gioventù di tutto il mondo che aveva chiamato a combattere al suo<br />
fianco. “Vedere in ogni essere umano, un uomo, e in ogni uomo,<br />
un fratello: questa è la nostra Legge”.<br />
Ha invitato tutti a sforzarsi di essere fraterni, di capirsi, di<br />
aiutare e amare il prossimo, perché “vivere è aiutare gli altri a<br />
vivere” e perché “nessuno ha il diritto di essere felice da solo”.<br />
Il 6 dicembre 1977 ci ha affidato la sua Opera. Ha affidato a<br />
ciascuno di noi l’eredità e la missione di continuare la sua battaglia<br />
contro “la lebbra e contro tutte le lebbre, contro quelle vere lebbre,<br />
molto più contagiose della lebbra stessa che sono la miseria, la<br />
fame, l’egoismo, il fanatismo, la viltà, le vere cause del morbo di<br />
Hansen.<br />
Nel suo testamento spirituale ha scritto :<br />
Il tesoro che vi lascio, è il bene che io non ho fatto,<br />
che avrei voluto fare e che voi farete dopo di me.<br />
“L’Associazione VOGLIO VIVERE – Onlus – Membro Unione<br />
Internazionale Raoul Follereau” ha raccolto e ha fatto propri questa<br />
esortazione e lascito dell’apostolo della Carità e della Pace.<br />
E’ sorta per iniziativa di un gruppo di volontari con 40 anni di<br />
esperienza e di attività nell’aiuto ai malati di lebbra, la minoranza<br />
più sofferente ed emarginata del mondo.<br />
84
Ha lo scopo di promuovere una cultura di solidarietà attraverso<br />
la promozione delle Opere e della testimonianza di Raoul Follereau<br />
nella “Battaglia contro la lebbra e contro tutte le lebbre”.<br />
E’ un’associazione di cittadini che vogliono testimoniare la<br />
solidarietà nella vita quotidiana, per sostituire alle tante parole, fatti<br />
concreti in risposta ad ogni sofferenza e ad ogni emarginazione.<br />
Perché ancor oggi si registrano dati inaccettabili : tra i 2 e 3<br />
milioni sono i malati che, scoperti e curati troppo tardi, portano<br />
conseguenze invalidanti e irreversibili: paralisi, amputazioni, cecità;<br />
oltre 700.000 i nuovi casi scoperti ogni anno e mai curati in<br />
precedenza;<br />
di questi, più di 100.000 sono i bambini al di sotto dei 15 anni.<br />
Non esiste ancora un vaccino.<br />
“<strong>Voglio</strong> <strong>Vivere</strong>” è impegnata :<br />
- nella lotta alla lebbra in Madagascar, uno dei 12 paesi che<br />
detiene il triste record mondiale della scoperta dei nuovi casi;<br />
24 euro coprono le spese dei farmaci per un anno, per guarire<br />
la forma più grave della malattia;<br />
- nella lotta a tutte le lebbre, nel progetto “Acqua per tutti”, per<br />
consentire l’accesso a quello che è, insieme al cibo, il bene<br />
primario, il diritto di ogni cittadino del mondo: l’acqua.<br />
In Madagascar, ad Antsirabe, “Casa della Speranza”, con<br />
responsabile Sr. Romana, missionaria italiana che da 42 anni<br />
è al servizio dei più poveri, dove è necessaria la costruzione di<br />
due profondi pozzi per l’orfanotrofio, l’agricoltura e<br />
l’allevamento.<br />
In Brasile, in estese zone semi-aride, tramite la costruzione di<br />
cisterne di raccolta d’acqua, capienti 18.000 litri. 2,50 euro per<br />
cento litri di acqua, 350 euro per l’intera costruzione di una<br />
cisterna.<br />
- Nel sostegno all’infanzia, tramite il Fondo di Solidarietà, per<br />
rispondere ai bisogni più urgenti dei bambini: salute,<br />
alimentazione, scuola. 25 euro mensili per ogni piccolo della<br />
“Casa della Speranza”.<br />
“<strong>Voglio</strong> <strong>Vivere</strong>” è membro dell’Unione Internazionale delle<br />
Associazioni Raoul Follereau, creata dallo stesso Raoul<br />
85
Follereau e che raggruppa associazioni del Nord e del Sud del<br />
mondo che si ispirano e danno continuità alla sua Opera.<br />
Unisciti a noi in questa lotta universale contro la miseria e la<br />
malattia : “quello che sappiamo di più certo quaggiù, è che gli<br />
altri hanno bisogno di noi. La sola verità è amarsi.”<br />
Chiedi di diventare anche tu socio dell’Associazione. Nei tuoi<br />
ambiti di vita quotidiana – famiglia, lavoro, amici, circolo, parrocchia<br />
– puoi diffondere i valori della solidarietà, coinvolgendo altre<br />
persone a sostenere le nostre iniziative, ad organizzare “l’epidemia<br />
del bene”.<br />
Organizza insieme a noi :<br />
- La Giornata Mondiale dei malati di lebbra, l’ultima domenica<br />
di Gennaio di ogni anno;<br />
- L’Ora dei Poveri, il Venerdì Santo, che chiede a ciascuno di<br />
consacrare almeno un’ora all’anno del proprio salario, reddito<br />
o beneficio per i più poveri;<br />
- La Giornata Giubilare della Divina Misericordia, che ricorre<br />
la domenica dopo Pasqua;<br />
- L’iniziativa “Il Natale della terza scarpetta”, la vigilia di<br />
Natale, sotto il segno di P. Charles de Foucauld;<br />
- La Giornata Mondiale della Pace, il 1° giorno dell’anno.<br />
Diffondi il nostro bollettino “Amare-Agire”, facendoci conoscere<br />
altri amici.<br />
Puoi aiutarci, offrendo un po’ del tuo tempo libero, per preparare le<br />
iniziative, organizzare mostre, incontri, banchetti e convivi di<br />
solidarietà …<br />
Puoi contribuire liberamente a sostenere le iniziative<br />
dell’Associazione versando le tue offerte nel Conti Correnti Postale<br />
e Bancario riportati, oppure impegnandoti a devolvere una<br />
percentuale mensile del tuo reddito in Solidarietà.<br />
<strong>Voglio</strong> <strong>Vivere</strong> è un’associazione <strong>ONLUS</strong> (Organizzazione non<br />
lucrativa di utilità sociale), pertanto ai sensi della Legge 14/5/2005<br />
n. 80 ogni donazione a suo favore è detraibile dalle imposte<br />
(IRPEF) con il limite massimo di Euro 70mila annui.<br />
86
VOGLIO VIVERE – <strong>ONLUS</strong> – MEMBRO UNIONE INTERNAZIONALE<br />
RAOUL FOLLEREAU<br />
Sede Sociale Via Piave, 9 bis – C.P. 402 - 13900 BIELLA<br />
Cod. Fiscale 90033050023<br />
Segreteria Tel.-Fax 051 801800<br />
Conto Corrente Postale 13604137<br />
Conto Corrente Bancario 11/445860/1<br />
presso CASSA DI RISPARMIO DI BIELLA E VERCELLI – Sede<br />
Centrale - Via Gramsci, 19 - 13900 BIELLA<br />
ABI 06090 - CAB 22300 –<br />
IBAN IT 89 D 06090 22300 000000 445860<br />
E.mail : vogliovivere@voglio-vivere.it<br />
87
La Fondazione AGIMI<br />
……………………………………..<br />
……………………………………..<br />
………………………………….<br />
………………………………….<br />
88
Se questo piccolo libro ti ha portato gioia, conforto, e forse anche<br />
coraggio, puoi donarlo ai tuoi amici nelle lingue che preferisci.<br />
Se ciascuno di noi lo offre ai suoi amici, “una immensa catena<br />
d’amore si annoderà tutt’intorno al mondo”, secondo il desiderio<br />
del suo autore.<br />
Scrivete a:<br />
VOGLIO VIVERE – <strong>ONLUS</strong> – MEMBRO UNIONE<br />
INTERNAZIONALE RAOUL FOLLEREAU<br />
Sede Sociale Via Piave, 9 bis - C.P. 402 – 13900 BIELLA<br />
Segreteria: Via Brodolini, 18 – 40054 BUDRIO (BO)<br />
Tel.-fax 051 801800<br />
e.mail: vogliovivere@voglio-vivere.it<br />
sito web: www.voglio-vivere.it<br />
AGIMI<br />
Via Degli Eroi, 1<br />
73020 CARPIGNANO SAL. (LE)<br />
Tel.-fax 0836 – 586079 - 427618<br />
e.mail: info@agimi.org<br />
sito web: www.agimi.org<br />
89
INDICE<br />
Presentazione, di Mons. Giuseppe Colavero …..….…..………...... p.<br />
Una vita, raccontata da André Récipon ………………………………. p.<br />
Un Messaggio ………………………………………………………….. p.<br />
L’amore e la carità ………………………………….…………….......... p.<br />
Dio e il Cristianesimo …………..………………………………………. p.<br />
La miseria e l’ingiustizia ……………………………….……………. p.<br />
L’uomo e la felicità ……………………………………………………. p.<br />
Il denaro …………………………………………..…………………… p.<br />
La patria ………………………………………………………………. p.<br />
La lebbra e i malati di lebbra …………...…………………………….. p.<br />
Messaggi alla gioventù del mondo ..……………………………….… p.<br />
Raoul Follereau, un grande cuore, una grande opera ……………….. p.<br />
Le Preghiere ………………………………………..……………………. p.<br />
“Nomino Erede Universale” (Il testamento spirituale) .…………. p.<br />
Gli ultimi pensieri …………………………………………………………. p.<br />
La battaglia contro tutte le lebbre ……………………………………….. p.<br />
L’Unione Internazionale delle Associazioni Raoul Follereau ……….... p.<br />
Breve Biografia di André Récipon p.<br />
L’Associazione VOGLIO VIVERE Onlus – Membro Unione<br />
Internazionale Raoul Follereau ………………..……………………….<br />
La Fondazione AGIMI ……………………………………….…………... p.<br />
………………………………………... p.<br />
………………………………………………………….. p.<br />
……………………………………………. p.<br />
90<br />
p.
AGIMI ……………………………….<br />
Via Degli Eroi, 1<br />
73020 CARPIGNANO SAL. (LE)<br />
Tel.-fax 0836 586079 – 427618<br />
e.mail: info@agimi.org<br />
www.agimi.org<br />
VOGLIO VIVERE Onlus –<br />
MEMBRO UNIONE INTERNAZIONALE RAOUL FOLLEREAU<br />
Via Piave 9 bis – C.P. 402 - 13900 Biella<br />
Tel.-Fax Segreteria 051 801800<br />
e.mail: vogliovivere@voglio-vivere.it<br />
www.voglio-vivere.it<br />
91