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de senza fi ori e che terminano nel nulla. Meritate la felicità <strong>di</strong> amare il vostro dove- dove- Monica D’Atti D’Atti................................................................................................<br />
Diffi date <strong>di</strong> queste “tecniche <strong>di</strong>vinizzate”<br />
che già San Paolo denunciava. Sappiate<br />
<strong>di</strong>stinguere ciò che serve da ciò che sottore.<br />
E poi, credete nella bontà, nell’umile e<br />
sublime bontà. Nel cuore <strong>di</strong> ogni uomo ci<br />
sono tesori d’amore. Spetta a voi, scoprirli. Io non ho paura<br />
mette… Siate ricchi della felicità degli al-<br />
La sola verità è amarsi. Amarsi gli uni con<br />
tri. Rimanete voi stessi. E non un altro. Non<br />
gli altri, amarsi tutti. Non a orari fi ssi, ma per<br />
importa chi. Fuggite le facili vigliaccherie<br />
tutta la vita. Amare la povera gente, amare le<br />
dell’anonimato. Ogni essere umano ha<br />
persone infelici (che molto spesso sono<br />
un suo destino. Realizzate il vostro, con gli<br />
occhi aperti, esigenti e leali. Niente <strong>di</strong>minuisce<br />
mai la <strong>di</strong>mensione dell’uomo. Se<br />
“se non ci amiamo,<br />
ci <strong>di</strong>struggiamo”<br />
dei poveri esseri), amare lo sconosciuto,<br />
amare il prossimo che è ai margini della<br />
società, amare lo straniero che vive vici-<br />
vi manca qualcosa nella vita è perché non<br />
no a voi. Amare. Voi pacifi cherete gli uo-<br />
avete guardato abbastanza in alto. Tutti<br />
mini solamente arricchendo il loro cuore.<br />
simili? No. Ma tutti uguali e tutti insieme! Allora sarete degli [...] Testimoni troppo spesso legati al deterioramento <strong>di</strong> questo<br />
uomini. Degli uomini liberi. Ma attenzione!<br />
secolo (che fu per poco tempo così bello), spaventati da questa<br />
La libertà non è una cameriera tuttofare che si può sfruttare gigantesca corsa verso la morte <strong>di</strong> coloro che confi scano i no-<br />
impunemente. Né un paravento sbalor<strong>di</strong>tivo <strong>di</strong>etro il quale si stri destini, asfi ssiati da un “progresso” folgorante, <strong>di</strong>voratore<br />
gonfi ano fetide ambizioni. La libertà è il patrimonio comune ma paralizzante, con il cuore frantumato da questo grido “ho<br />
<strong>di</strong> tutta l’Umanità. Chi è incapace <strong>di</strong> trasmetterla agli altri è fame!” che si alza incessante dai due terzi del mondo, rimane<br />
indegno <strong>di</strong> possederla. Non trasformate il vostro cuore in un solo questo supremo e sublime rime<strong>di</strong>o: ESSERE VERAMENTE<br />
ripostiglio; <strong>di</strong>venterebbe presto una pattumiera.<br />
Lavorate. Una delle <strong>di</strong>sgrazie del nostro tempo è che si con-<br />
FRATELLI. Allora… domani? Domani, siete voi.<br />
sidera il lavoro come una male<strong>di</strong>zione. Mentre è redenzione.<br />
Raoul Follerau<br />
In Italia l'AIFO - Associazione Italiana<br />
Amici <strong>di</strong> Raoul Follereau opera, dal<br />
1961, ispirandosi al suo pensiero e alla sua<br />
opera. Dal 1986 l'AIFO, ogni anno, assegna<br />
il Premio sul campo Raoul Follereau che<br />
segnala storie <strong>di</strong> uomini e donne che hanno trasformato ideali e valori in energia, azioni,<br />
esperienze. Come <strong>di</strong>ceva Follereau “Un'idea che non <strong>di</strong>venti imme<strong>di</strong>atamente energia, è<br />
un'utopia”. Il Premio segnala persone che hanno trasformato realtà e che, con le loro storie,<br />
<strong>di</strong>mostrano che ciascuno può essere agente <strong>di</strong> cambiamento. Trai i Premi Raoul Follereau<br />
si segnalano: Dom Helder Camara (Brasile); Abbè Pierre (Francia); Albert Tèvoedjrè<br />
(Benin); Dom Samuel Ruiz (Messico); Padre Renato Kizito Sesana e I Nuba (Sudan).<br />
Per approfon<strong>di</strong>re potete visitare questi siti:<br />
• www.aifo.it (Associazione italiana amici <strong>di</strong> Roul Follereau)<br />
• www.atma-o-jibon.org/italiano4/rit_rouiller1.htm<br />
(Jacques Rouiller - "Avvenire", 2/12/’07 - Trascrizione parziale <strong>di</strong><br />
un’intervista rilasciata da Raoul Follereau il 28 gennaio 1968 a "Tsr" (la<br />
tv svizzera romanda e mai tradotta in italiano.)<br />
Che bello sarebbe poter <strong>di</strong>re sempre questo<br />
nella nostra vita: “Io non ho paura”.<br />
Come quel ragazzino del libro e del fi lm<br />
omonimo. Il suo passare leggero tra l’omertà e il<br />
timore degli adulti per scoprire, incontrare e alla<br />
fi ne liberare il suo coetaneo rapito e imprigionato.<br />
Una mancanza <strong>di</strong> paura data dal sentire che<br />
quello che stava facendo era giusto. La verità<br />
più forte della paura, vissuta con la semplicità<br />
dell’adolescenza, quando tanti meccanismi <strong>di</strong> autotutela<br />
e <strong>di</strong> convenzioni sociali non sono ancora<br />
scattati, permettendo ancora il cammino verso<br />
una responsabilità nuova, più reale. Che bello sarebbe<br />
poter <strong>di</strong>re sempre questo nella nostra vita:<br />
“Io non ho paura”. Come le Aquile Randagie, gli<br />
scout che sotto il fascismo si ribellarono alla <strong>di</strong>ttatura<br />
e continuarono <strong>di</strong> nascosto, in clandestinità,<br />
a fare attività scout. E che nell’ultimo periodo,<br />
quando tutto <strong>di</strong>venne più <strong>di</strong>ffi cile e pericoloso, si<br />
gettarono, senza paura, nell’impresa <strong>di</strong> portare<br />
attraverso le montagne ebrei e ricercati politici<br />
perché potessero salvarsi in Svizzera. L’amore<br />
per la libertà più forte della paura. Che bello sarebbe<br />
poter <strong>di</strong>re sempre questo nella nostra vita:<br />
“Io non ho paura”. Come i tanti martiri cristiani<br />
morti solo perché seguaci <strong>di</strong> Cristo e che hanno<br />
deciso <strong>di</strong> non rinnegare ciò in cui credevano;<br />
uccisi 2000 anni fa, uccisi ancora oggi nei<br />
mille luoghi dell’o<strong>di</strong>o tra i popoli. La fede<br />
più forte della paura <strong>di</strong> morire. Che bello<br />
sarebbe poter <strong>di</strong>re sempre questo<br />
Sale in Zucca<br />
nella nostra vita. Come ci <strong>di</strong>sse con voce forte<br />
quel giorno <strong>di</strong> ottobre Giovanni Paolo II all’inizio<br />
del suo pontifi cato. Quella frase che tutti noi abbiamo<br />
sentito vibrare nei nostri cuori e smuovere<br />
l’anima, anche se non eravamo lì quel giorno:<br />
“Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le<br />
porte a Cristo!”. Un appello che rimbalza nei<br />
secoli, che nasce secoli fa. Non abbiate paura,<br />
ci <strong>di</strong>ce Gesù, non abbiate paura <strong>di</strong> chi uccide il<br />
corpo, ma solo <strong>di</strong> chi uccide l’anima; non abbiate<br />
paura. Che bello sarebbe poter <strong>di</strong>re sempre questo<br />
nella nostra vita: “Io non ho paura”. Come<br />
tutti noi che abbiamo una grande paura, che abbiamo<br />
paura <strong>di</strong> tutto e giorno dopo giorno cerchiamo<br />
<strong>di</strong> vincerla. La paura nei rapporti umani,<br />
la paura <strong>di</strong> non farcela a fare qualcosa o ad essere<br />
qualcuno; la paura <strong>di</strong> non essere all’altezza, <strong>di</strong><br />
essere giu<strong>di</strong>cati, <strong>di</strong> non essere amati. Paura del<br />
più forte e violento, del più potente. E poi con<br />
il tempo, se riusciamo a crescere, nella nostra<br />
testa prende sempre più forza e coscienza che<br />
tutte le paure si possono vincere e che la paura<br />
non porta da nessuna parte. E piano piano capiamo<br />
che solo una paura dovrà rimanere e che<br />
solo quella ci potrà salvare: la paura <strong>di</strong> perdere<br />
Dio. Allora, quando avremo <strong>di</strong>stillato tutto e<br />
ci rimarrà quest’ultima e sola paura,<br />
potremo gridare con forza: “Io non<br />
ho paura”.<br />
Monica D’Atti<br />
12 <strong>Carnet</strong><strong>di</strong><strong>Marcia</strong><br />
B - <strong>2010</strong><br />
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