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Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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In Amazzonia per ripensare il mondo (Swiss Info)<br />

19 gennaio <strong>2009</strong> - 13.07<br />

Dopo un anno di pausa, ritorna il Forum sociale mondiale, che ha luogo<br />

dal 27 gennaio al primo febbraio a Belém, in Brasile. Nella città nella<br />

regione del delta del Rio delle Amazzoni sono attese decine di migliaia di<br />

persone. Al grande raduno altermondialista partecipa anche una<br />

delegazione svizzera.<br />

<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

La «Cidade das Mangueiras», la «città dei manghi» come è spesso soprannominata Belém, non è stata scelta a caso<br />

per organizzare la settima edizione centralizzata del Forum sociale mondiale (FSM).<br />

La capitale dello Stato del Parà, un milione e mezzo di abitanti, è infatti una delle principali porte d'entrata<br />

dell'Amazzonia, una regione «sotto la costante pressione delle forze più selvagge del capitalismo», come ha<br />

sottolineato in un'intervista al giornale ginevrino Le Courrier Antonio Martins, tra i fondatori del Forum, alludendo<br />

in particolare allo sfruttamento irresponsabile della foresta.<br />

L'Amazzonia è però anche un terreno fertile per i movimenti sociali. Praticamente in tutti i comuni esistono delle<br />

associazioni, ad esempio di piccoli contadini o di donne, che lottano tra mille difficoltà per costruire un futuro<br />

migliore.<br />

Nuovo slancio<br />

Il ritorno del Forum nel paese che lo ha visto nascere – le prime tre edizioni sono state organizzate a Porto Alegre –<br />

dovrebbe riportare sotto la luce dei riflettori il movimento altermondialista. A Belém sono presenti circa 100'000<br />

persone, così come 4'000 organizzazioni non governative e movimenti sociali in rappresentanza di oltre 150 paesi.<br />

Dopo un anno di pausa e un'edizione 2007 conclusasi con un bilancio in chiaroscuro (57'000 partecipanti a Nairobi<br />

e alcune critiche per la qualità dei dibattiti, nonché per il costo dell'iscrizione), l'«anti-Davos» , come è stato<br />

definito il forum in contrapposizione all'evento che riunisce nella località svizzera i grandi dirigenti mondiali, era<br />

dato in perdita di velocità.<br />

La crisi alla quale è confrontata l'economia mondiale ha però dato un nuovo slancio ai movimenti sociali e alle<br />

organizzazioni non governative, che da quando è germogliata l'idea di un forum sociale una decina d'anni fa, non<br />

cessano di denunciare le derive del capitalismo e della globalizzazione.<br />

Crisi economica<br />

«Questo sistema mondializzato ha mostrato tutti i suoi limiti», sottolinea Peter Niggli, direttore dell'ONG svizzera<br />

Alliance Sud e membro della delegazione elvetica a Belém. «Da questo forum mi aspetto soprattutto due cose: da<br />

un lato sapere in che misura tutti questi movimenti sociali possono influenzare la direzione politica nei loro paesi,<br />

dall'altro vedere se ci sono proposte per contrastare la crisi e modificare l'architettura finanziaria».<br />

Per il consigliere agli Stati ecologista Luc Recordon, unico parlamentare federale presente, dall'incontro di Belém<br />

non bisogna aspettarsi soluzioni miracolose: «Non penso che il Forum sia un luogo dove nascono delle idee, ma<br />

piuttosto dove si diffondono e si dibattono. Per fare un paragone, non è al Comptoir Suisse (una grande fiera<br />

organizzata a Losanna, ndr) che si fanno le grandi invenzioni dell'industria, ma è lì che la gente va per vedere cosa<br />

l'industria offre».<br />

Per i movimenti sociali e le organizzazioni non governative, incontri come quello organizzato in Brasile sono<br />

importanti poiché permettono di tenersi al corrente di quanto succede in altre regioni del mondo e soprattutto di<br />

tessere un fitta rete di contatti.<br />

«Grazie ai forum abbiamo potuto stabilire relazioni coi sindacalisti di altri paesi, in particolare coloro che si<br />

occupano delle multinazionali che hanno la loro sede in Svizzera. Ad esempio, abbiamo invitato da noi sindacalisti<br />

filippini della Nestlé e siamo riusciti a metterli in contatto con la centrale della multinazionale», spiega Rita Schiavi,<br />

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