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Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

costituenti ma anche dei movimenti, che ne hanno fatto una bandiera di rivendicazione. In Europa<br />

tuttavia la situazione è diversa e le priorità altre, come spiega Giuseppe De Marzo: «La crisi attuale<br />

non è solo economica, finanziaria, ambientale, sociale e alimentare. È soprattutto una crisi di<br />

democrazia, uno svuotamento dello Stato che invece di tutelare i diritti dei popoli viene utilizzato<br />

per gli interessi economici dei grandi capitali. Siamo convinti che se in America latina come in altre<br />

regioni del mondo il dibattito sullo Stato plurinazionale è centrale nel processo di cambiamento che<br />

i movimenti sociali stanno portando avanti, in Europa la battaglia è invece per ricostruire gli spazi<br />

pubblici attraverso i quali recuperare quel sentire comune e quel fare comunitario senza il quale la<br />

democrazia rimane solo un contenitore vuoto».<br />

A Boaventura de Sousa Santos il compito di tirare le «conclusioni» del dibattito che è stato molto<br />

partecipato ed ha visto i partecipanti intervenire a turno ponendo questioni, sottolineando<br />

problematiche e avanzando proposte. «Esistono ormai tre forme d democrazia: rappresentativa,<br />

partecipativa e comunitaria. Quest’ultima si basa su meccanismi nuovi, che vanno verso<br />

l’inclusione anziché l’esclusione e puntano a ricostruire una democrazia reale che finalmente<br />

garantisca le differenze. Nel 1537 il papa Paolo III riconobbe per la prima volta che gli indigeni<br />

hanno un’anima. Ciononostante ci sono voluti altri 500 anni per vedere un presidente indigeno al<br />

potere, come Evo Morales in Bolivia. Sono processi senz’altro lunghi e le costituzioni approvate<br />

sono un passo fondamentale, ma non illudiamoci che sia l’ultimo passo. È forse invece il primo<br />

passo davvero importante, nel lungo cammino che ci attende verso la costruzione di forme di<br />

convivenza e di governo nuove che riconoscano le diversità e garantiscano i diritti dei popoli<br />

piuttosto che dei colossi economici»<br />

Fsm <strong>2009</strong>. Economia solidale, sport e connessioni (Carta.org)<br />

Marica Di Pierri Associazione A Sud<br />

[2 Febbraio <strong>2009</strong>]<br />

L'ultimo giorno di lavori del Forum sociale di Belem è stato dedicato all'economia solidale, non<br />

solo come antidoto alla crisi economica globale, ma anche come tassello per la costruzione, qui ed<br />

ora, del nuovo mondo possibile. Sabato c'è stata anche la Corsa per i diritti, organizzata dalla Uisp.<br />

Positivo il bilancio dell'espansione del Forum sull'internet.<br />

Il Forum sociale mondiale numero nove volge al termine. A Belem nel cuore dell’Amazzonia si<br />

sono svolte sabato le ultime attività autogestite prima delle assemblee tematiche di domenica<br />

mattina, che convergeranno poi nel pomeriggio in una «Assemblea delle assemblee», un’altra delle<br />

novità di questo forum amazzonico, dove associazioni, movimenti e sindacati si incontreranno per<br />

concordare una agenda comune di azione per i prossimi mesi.<br />

Nella giornata di sabato alcuni incontri e manifestazioni importanti si sono succeduti nei tendoni<br />

delle due università amazzoniche che hanno ospitato il Fsm.<br />

Tra esse l’incontro organizzato dalla Ripess, la Rete intercontinentale di promozione dell’economia<br />

solidale, che ha dedicato la giornata alle proposte dell’economia solidale per far fronte alla attuale<br />

crisi. L’incontro si è svolto in preparazione del vertice internazionale di Ripess, che si svolgerà ad<br />

aprile in Lussemburgo. Euclides Mance, uno dei maggiori rappresentanti dell’economia solidale del<br />

subcontinente latinoamericano, ha invitato le organizzazioni internazionali a cambiare le politiche<br />

promosse sul tema della crisi alimentare, spiegando che «se davvero dobbiamo combattere la crisi,<br />

soprattutto quella alimentare, dobbiamo chiedere all’Onu di smettere di regalare soldi alle imprese<br />

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