Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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WSF 09. Belem: marcia bagnata, marcia fortunata (Vita) 28 gennaio 2009 Press Report Europe WSF 2009 • La pioggia è stata protagonista della prima giornata del WSF. Ma le attese non sono state tradite La tradizionale marcia che ogni anno dà il via al più importante appuntamento altermondialista, il World Social Forum, quest'anno è stata accompagnata delle note della canzone “Gracias a la vida” e dalla pioggia torrenziale caduta per un’ora consecutiva. La pioggia incessante però, non ha scoraggiato nè fermato la galassia di associazioni, attivisti, simpatizzanti e curiosi che hanno preso parte alla marcia tra le strade di Belem. Gli organi competenti e la stampa locale parlano di 50.000 partecipanti e di circa 100.000 persone presenti in città, mentre sono state circa 3000 le presenze appartenenti alle popolazioni indigene. Al via il Forum di Belém (Vita) di Daniele Biella 27 gennaio 2009 Il forum sociale mondiale torna in Brasile dopo tre anni di assenza. Tanti i temi che verranno trattati. L'associazione A sud è presente all'avvio dei lavori e illustra il programma dell'evento E' appena iniziato il World Social Forum 2009, che dopo tre anni torna in Brasile, nel cuore dell'Amazzonia, dove movimenti sociali, popoli indigeni, associazioni, sindacati, ong e gruppi religiosi si sono dati appuntamento ancora una volta per celebrare il più importante appuntamento globale della società civile organizzata. Oltre 100 mila delegati, appartenenti a quasi 6.000 organizzazioni sfileranno domani per le strade della città di Belem, nello stato di Parà, per la marcia inaugurale del Forum. Alle 8.30 di oggi (ora brasiliana, le 13.30 in Italia) si parte con la conferenza stampa di lancio, presso nel Teatro Maria Sylvia Nunes, Estação dai Docas, nel centro della città. Alla conferenza saranno presenti, in rappresentanza dei movimenti sociali dei 5 continenti, attivisti provenienti da Asia, Africa, Europa, Americhe. Anche le popolazioni originarie saranno rappresentante da un delegato, a testimonianza del ruolo più che mai centrale che avranno i popoli nativi in questo FSM. Oltre 4.500 sono fino ad ora i giornalisti accreditati per il FSM. Alle 14.00 l'appuntamento è invece in Piazza Pedro Texeira dove i rappresentanti di 60 nazioni indigene apriranno l'evento con una cerimonia inaugurale che simboleggerà il passaggio di testimone dai popoli africani (che hanno ospitato l'ultimo Forum svoltosi in forma centralizzata, a Nairobi nel 2007) ai popoli Amazzonici, padroni di casa dell'edizione 2009. Tra i principali temi sul tavolo per questa 9°edizione del Forum, che si preannuncia carica di novità, ci saranno come è prevedibile la crisi economica mondiale, i cambiamenti climatici e le alternative al modello di sviluppo. Particolare attenzione sarà dedicata alle proposte provenienti in tal senso dai popoli indigeni portatori di una idea dello sviluppo altra - in armonia con l'ambiente - e di una idea della economia comunitaria e solidale. Il 28 gennaio, 2° giorno del Forum, sarà dedicato proprio ai Popoli Pan-Amazzonici, le cui attività si concentreranno prevalentemente su Cambiamenti Climatici e Giustizia Ambientale, Diritti umani, Lavoro, Migrazioni, Criminalizzazione dei Movimenti Sociali, Terra, Territorio, Identità, Sovranità Alimentare. 130

Press Report Europe WSF 2009 Il 29, 30 e 31 saranno invece dedicati alle attività autogestite. Assemblee, dibattiti, panel e laboratori saranno l'occasione per rafforzare e stringere nuove relazioni tra associazioni, movimenti, sindacati e per discutere di proposte e strategie di lotta e resistenza contro la crisi finanziaria, economica,sociale ed ambientale che vive il pianeta. L'ultimo giorno, il 1 febbraio, prima della manifestazione conclusiva si terranno le assemblee tematiche per discutere in maniera plenaria ed orizzontale dei principali temi e proposte emersi durante i giorni di lavoro. Già confermata per il 29 la presenza dei presidenti di Brasile, Bolivia, Paraguay, Ecuador e Venezuela, che hanno in comune la caratteristica di essere emanazione dei processi portati avanti dai movimenti sociali nei diversi paesi del continente, divenuto ormai da un decennio – che molto chiamano il decennio dei lumi – punto di riferimento per l'immaginario collettivo mondiale di rivendicazione e di lotta per un mondo diverso e più giusto. Fsm 2009. Lo stato plurinazionale visto da Belem (Carta.org) Marica Di Pierri Associazione A Sud [2 Febbraio 2009] Il riconoscimento della pluralità culturale come chiave per il cambiamento degli stati in America latina pone una questione fondamentale anche ai movimenti europei: come riempire di contenuti democratici il guscio dello stato nazione? Una delle novità rappresentate dal Forum Sociale Mondiale 2009 è stata senz’altro la centralità assunta dal movimento indigeno, dalle sue lotte, proposte e visioni. Tra i protagonisti dei processi sociali che hanno portato nell’ultimo decennio a profondi cambiamenti politici in America latina, i popoli indigeni sono portatori di proposte innovative, declinate su un paradigma di sviluppo e relazione con l’ambiente del tutto diverse da quello dominante. Tra di esse alcune hanno trovato spazio nelle nuove carte costituzionali approvate in Ecuador e in Bolivia, come ad esempio la definizione di tali paesi come Stati Plurinazionali, concetto che implica il pieno riconoscimento delle diversità culturali ed etniche, scardinando la concezione rigida dello stato nazione. Proprio al concetto di Stato plurinazionale come modalità di superamento della crisi di civilizzazione è stato dedicato uno dei principali panel del Forum, promosso dalla Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene, assieme ai movimenti indigeni dei cinque continenti. Al panel, tenutosi nell’affollato tendone per i diritti collettivi dei popoli, hanno preso parte leader indigeni, rappresentanti di movimenti sociali e intellettuali. Sul lungo tavolo predisposto sotto la bandiera dei popoli senza Stato Boaventura de Sousa Santos, Luis Evelis Andrade Casama [presidente del Fondo Indigeno], Giuseppe De Marzo dell’Associazione A Sud e rappresentanti dei popoli maya, mapuche, del movimento di donne MarcoSur e della conferenza Circumpolare Inuit e dei paesi baschi. La domanda a cui il dibattito ha tentato di dare risposta è come arrivare a definire forme di organizzazione collettiva che superino lo stato centralista, nato per garantire i diritti dei popoli ma spesso costituitosi senza una reale partecipazione di quegli stessi popoli. «Si parla spesso di cultura nazionale, di identità nazionale, di società civile nazionale – ha detto Luis Evelis Andrade – Disconoscendo le diversità, la pluriculturalità, le varie anime e culture che convivono ad esempio in Colombia. È per superare questo limite che abbiamo bisogno di ripensare alla forma di stato e di governo, come sta accadendo ad esempio in Bolivia». In America latina il concetto di stato plurinazionale è stato al centro dei dibattiti delle assemblee 131

<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

Il 29, 30 e 31 saranno invece dedicati alle attività autogestite. Assemblee, dibattiti, panel e laboratori saranno l'occasione<br />

per rafforzare e stringere nuove relazioni tra associazioni, movimenti, sindacati e per discutere di proposte e strategie di<br />

lotta e resistenza contro la crisi finanziaria, economica,sociale ed ambientale che vive il pianeta.<br />

L'ultimo giorno, il 1 febbraio, prima della manifestazione conclusiva si terranno le assemblee tematiche per discutere in<br />

maniera plenaria ed orizzontale dei principali temi e proposte emersi durante i giorni di lavoro.<br />

Già confermata per il 29 la presenza dei presidenti di Brasile, Bolivia, Paraguay, Ecuador e Venezuela, che hanno in<br />

comune la caratteristica di essere emanazione dei processi portati avanti dai movimenti sociali nei diversi paesi del<br />

continente, divenuto ormai da un decennio – che molto chiamano il decennio dei lumi – punto di riferimento per<br />

l'immaginario collettivo mondiale di rivendicazione e di lotta per un mondo diverso e più giusto.<br />

Fsm <strong>2009</strong>. Lo stato plurinazionale visto da Belem (Carta.org)<br />

Marica Di Pierri Associazione A Sud<br />

[2 Febbraio <strong>2009</strong>]<br />

Il riconoscimento della pluralità culturale come chiave per il cambiamento degli stati in America<br />

latina pone una questione fondamentale anche ai movimenti europei: come riempire di contenuti<br />

democratici il guscio dello stato nazione?<br />

Una delle novità rappresentate dal Forum Sociale Mondiale <strong>2009</strong> è stata senz’altro la centralità<br />

assunta dal movimento indigeno, dalle sue lotte, proposte e visioni. Tra i protagonisti dei processi<br />

sociali che hanno portato nell’ultimo decennio a profondi cambiamenti politici in America latina, i<br />

popoli indigeni sono portatori di proposte innovative, declinate su un paradigma di sviluppo e<br />

relazione con l’ambiente del tutto diverse da quello dominante.<br />

Tra di esse alcune hanno trovato spazio nelle nuove carte costituzionali approvate in Ecuador e in<br />

Bolivia, come ad esempio la definizione di tali paesi come Stati Plurinazionali, concetto che implica<br />

il pieno riconoscimento delle diversità culturali ed etniche, scardinando la concezione rigida dello<br />

stato nazione.<br />

Proprio al concetto di Stato plurinazionale come modalità di superamento della crisi di<br />

civilizzazione è stato dedicato uno dei principali panel del Forum, promosso dalla Coordinamento<br />

Andino di Organizzazioni Indigene, assieme ai movimenti indigeni dei cinque continenti.<br />

Al panel, tenutosi nell’affollato tendone per i diritti collettivi dei popoli, hanno preso parte leader<br />

indigeni, rappresentanti di movimenti sociali e intellettuali. Sul lungo tavolo predisposto sotto la<br />

bandiera dei popoli senza Stato Boaventura de Sousa Santos, Luis Evelis Andrade Casama<br />

[presidente del Fondo Indigeno], Giuseppe De Marzo dell’Associazione A Sud e rappresentanti dei<br />

popoli maya, mapuche, del movimento di donne MarcoSur e della conferenza Circumpolare Inuit e<br />

dei paesi baschi.<br />

La domanda a cui il dibattito ha tentato di dare risposta è come arrivare a definire forme di<br />

organizzazione collettiva che superino lo stato centralista, nato per garantire i diritti dei popoli ma<br />

spesso costituitosi senza una reale partecipazione di quegli stessi popoli.<br />

«Si parla spesso di cultura nazionale, di identità nazionale, di società civile nazionale – ha detto<br />

Luis Evelis Andrade – Disconoscendo le diversità, la pluriculturalità, le varie anime e culture che<br />

convivono ad esempio in Colombia. È per superare questo limite che abbiamo bisogno di ripensare<br />

alla forma di stato e di governo, come sta accadendo ad esempio in Bolivia».<br />

In America latina il concetto di stato plurinazionale è stato al centro dei dibattiti delle assemblee<br />

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