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Press Report Europe WSF 2009 - OpenFSM!

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<strong>Press</strong> <strong>Report</strong> <strong>Europe</strong> <strong>WSF</strong> <strong>2009</strong><br />

impegnate a difendere la Madre Terra, dall’altro le solite multinazionali che accompagnano il<br />

processo onnivoro di distruzione del pianeta legato al modello capitalista. Dare voce a questo<br />

conflitto, farlo emergere e metterlo al centro dell’agenda di azione mondiale dei movimenti è una<br />

sfida indispensabile e fondamentale per tutti noi, non solo per coloro che si identificano nell’idea<br />

che «un altro mondo è possibile» con il quale si è dato inizio alla costruzione di uno spazio che<br />

ancora oggi è il luogo più importante e consistente dell’alternativa al modello si società imposto<br />

dalla globalizzazione neoliberista.<br />

A distanza di otto anni dalla prima edizione del Fsm tenutasi a Porto Alegre, sempre in Brasile, si<br />

torna in America Latina dopo le tappe in India e in Africa a dire che non solo un altro mondo è<br />

possibile ma oggi è urgente e necessario. Sono i tempi e le modalità della feroce crisi abbattutasi<br />

anche sull’occidente in tutte le sue forme, a imporci un cambiamento globale. Non vi è<br />

un’alternativa a questo cambiamento, tranne la fine stessa dell’umanità e del nostro pianeta, che non<br />

passi per le questioni legate alla sostenibilità sociale ed ambientale. Declinare le proposte di azione<br />

politica su questa bisettrice è l’unica maniera per uscire con una proposta unitaria, che non può<br />

prescindere dalle esperienze che vengano dai sud del mondo. È per questo che a Belem le questioni<br />

«ambientali» saranno al centro dell’agenda e dell’attenzione di tutti i movimenti, così come<br />

interrogarsi sul superamento dell’idea di «sviluppo» sarà la sfida da proporre sin da subito. È<br />

proprio la crescita economica il paradigma che riproduce il modello capitalista e che accelera<br />

dall’altro lato la distruzione ambientale. Ed è per questo che non può essere più lasciata alla vecchia<br />

politica l’egemonia dell’azione e dell’iniziativa. Il fallimento del recente G20 a Washington ha dato<br />

la rappresentazione di quanto ormai incapace e sterile sia quella politica. I famosi grandi della Terra<br />

in compagnia dei «promossi» al club dei potenti hanno prodotto come unica decisione la necessità<br />

di continuare sul terreno della crescita e della flessibilità, con unanime accordo sulla bontà della<br />

privatizzazione dei servizi basici e dei beni comuni. È proprio su questo terreno che invece si gioca<br />

la partita per ricostituire quello spazio pubblico che è stato cancellato dall’ultimo stadio della<br />

globalizzazione neoliberista. È lì che si riannodano i fili della società, delle relazioni e di quel senso<br />

comune necessario a ricostituire un campo, un blocco storico. Per questo non c’è niente di buono<br />

che emergerà in futuro da una vecchia politica lontana dalla realtà, legata al dogma della crescita e<br />

devota alla fede nel libero mercato. Sono invece i movimenti a presidiare il terreno dei beni comuni,<br />

della lotta contro le privatizzazioni, della ricerca di una democrazia che sappia coniugare benessere,<br />

sostenibilità ambientale, rispetto dei diritti e pace. Per questo il Fsm è uno dei pochi luoghi al<br />

mondo capace di sprigionare l’energia per dar vita ad un nuovo corso.<br />

Guardando indietro in questi dieci anni, moltissima è stata la strada fatta e le vittorie ottenute. Per<br />

questo non c’è da disperarsi. Partiamo da alcuni risultati importanti. Le nuove Costituzioni di<br />

Ecuador e Bolivia sono ad esempio uno dei più importanti risultati dell’impegno e delle lotte dei<br />

movimenti sociali, in particolar modo di quelli indigeni che a Belem saranno protagonisti.<br />

Conquiste impensabili sino a poco tempo fa sono state tradotte nel nuovo contratto sociale di due<br />

paesi latinoamericani. Per la prima volta si riconoscono diritti inalienabili come quello all’acqua,<br />

alla plurinazionalità e alla stessa natura, capovolgendo finalmente lo schema antropocentrico che<br />

tanto male continua a fare alla politica. Per la prima volta si riconoscono nelle Costituzioni forme di<br />

economia comunitaria e pubblica, eliminando finalmente la sudditanza verso il mercato. E tanto<br />

altro ancora. Questi risultati sono una testimonianza della necessità dell’azione dei movimenti, della<br />

loro importanza storica e della loro capacità di immaginare e costruire.<br />

A Belem ottantamila persone in rappresentanza di migliaia e migliaia di organizzazioni di tutto il<br />

mondo, e di centinaia di milioni di esseri umani, si incontrano per dare risposte concrete alla crisi e<br />

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